[Dieci]
𝐒𝐜𝐨𝐫𝐫𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐯𝐢𝐝𝐞𝐨 ➙
Noah.
«Noah.. ti prego vieni!» riconobbi a stento la voce di Lilith, le sue parole risuonavano lontane e confuse nella mia mente. La musica non aiutava di certo nella comprensione «Riguarda Audrey..» la mia vista era annebbiata a causa della quantità notevole di alcol che avevo ingerito. Quel nome fu l'unica cosa che riuscii ad udire con chiarezza, la paura prese il sopravvento del mio corpo quando intravidi delle lacrime scorrere sul volto della rossa.
Impiegai qualche secondo per assimilare quelle informazioni nella mia mente «Cos'è successo?» alzai il tono di voce per farmi sentire ma non rispose, mi trascinò dietro di sé in mezzo a quella massa di corpi sudati. Quando quella scena si presentò davanti ai miei occhi capii che dovevo essere lucido per lei «Quanto cazzo ha bevuto?!» mi avvicinai barcollante al suo corpo inerme chinandomi alla sua altezza, l'aiutai a sedersi notando che gli occhi le stessero aperti a stento. Cercai di cacciare via le lacrime che minacciavano di uscirmi, in quella situazione piangere non avrebbe sicuramente aiutato Audrey.
Cercai di rimanere lucido pensando a una soluzione «Cerca di tenere gli occhi aperti, ti prego guardami..» la mia voce tremava, appoggiai la mano sulla sua guancia accarezzandola. Se non fossi intervenuto avrebbe rischiato un coma etilico se non peggio, in qualche modo doveva espellere l'alcol che aveva in corpo.
L'aiutai a mettere un braccio dietro al mio collo recandoci al piano di sopra, il pomeriggio avevo sofferto a causa sua e in quel momento mi ritrovavo a soccorrerla.
L'ansia mi stava logorando dall'interno e vederla in quelle condizioni non aiutava, chiusi la porta del bagno prima di farla sedere. Iniziai a porle domande cercando di tenerla sveglia il più possibile «Mi senti?» in risposta mormorò qualcosa che non capii. Cercai di concentrarmi sul suo viso rimanendo lucido «Riesci a guardarmi?» annuii debolmente come risposta, le sue palpebre si aprirono mostrandomi i suoi occhi magnetici e tirai un sospiro di sollievo.
Le nostre fronti rimasero a contatto, continuavo a ripetermi con insistenza quanto fosse bella ma in quel momento c'era altro a cui pensare. Si alzò in piedi barcollante dirigendosi verso il water chinandosi, le sue mani si appoggiarono sulla tavoletta bianca. Mi catapultai da lei prendendo dolcemente i suoi capelli tra le mie dita mentre smaltiva l'alcol che aveva in corpo, dopo qualche minuto si alzò sciacquandosi con l'acqua corrente del lavandino. Sospirai profondamente cercando di mantere quello stato di lucidità «Stai meglio?» annuì prima di sentire la sua voce farsi spazio in quella piccola stanza «Si.»
Cercava di reggersi sulle sue gambe senza ottenere collaborazione da esse, mi affiancai ad Audrey permettendole di sorregersi «I miei se mi vedono in questo stato.. mi uccidono..» sentivo le sue parole lontane pronunciate a voce bassa, uscimmo dal bagno trovandoci Lilith di fronte. Mi rivolsi a lei «C'è qualcuno a casa tua?» la rossa annuì «Ci sono i miei genitori ma lei non può rientrare in queste condizioni» annuii a mia volta concordando con lei. Mi morsi nervosamente l'interno della guancia «I miei tornano domani sera, potrei portarla a casa mia. Avvisa i suoi genitori inventando una scusa plausibile» il mio sguardo cadde su Audrey.
Perché l'aveva fatto?
Perché aveva dovuto ridursi in quello stato?
«Se vuoi puoi venire anche te, non mi piace l'idea di lasciarti qua da sola Lilith» scosse leggermente il capo accennando un lieve sorriso «Me la caverò» cercai di ricambiare il sorriso prima di salutarla, feci sedere Audrey su una poltrona rosa confetto accanto all'appendiabiti. Riconobbi il suo giubbotto e la pochette appesa li vicino, l'aiutai a vestirsi prima di fare lo stesso. In quell'istante mi sembrava una piccola bambina indifesa bisognosa di attenzioni, cercai i miei amici con lo sguardo senza risultato.
Uscimmo dall'edificio dirigendoci verso casa mia, la ragazza accanto a me continuava a sbiascicare parole incomprensibili «Perché lo fai?» quella domanda però l'avevo compresa, non risposi. Non lo sapevo nemmeno io il vero motivo, mi aveva frantumato il cuore quello stesso giorno. Ogni tanto pronunciavo qualche parola o ponevo qualche domanda, volevo verificare se mi sentisse ma soprattutto se capisse. In breve tempo arrivammo a destinazione, infilare le chiavi nella serratura non fu cosa poco. Non avevo ancora smaltito l'alcol e in più dovevo aiutare Audrey a reggersi in piedi, dopo alcuni minuti riuscimmo ad entrare in casa.
L'aiutai a sedersi sul mio letto mentre il suo sguardo vagava senza sosta su ogni mio singolo movimento, frugai nell'armadio in cerca di una mia tuta da farle indossare. La afferrò tra le dita insistendo nel recarsi da sola in bagno «Nel secondo cassetto del mobile c'è uno spazzolino nuovo» non ero certo che avesse sentito. La preoccupazione aumentava a dismisura, mi sedetti sul divano osservando il vuoto con mille pensieri per la testa. Le parole che aveva pronunciato quel pomeriggio mi rimbombavano nella mia mente, mi voleva fuori dalla sua vita.
A quel pensiero gli occhi ripresero a pizzicarmi, eravamo così vicini eppure così distanti allo stesso tempo. Il tonfo di una porta mi fece risvegliare dai miei pensieri, cercava di sostenersi da sola anche se era evidente che non poteva riuscirci. La seguii in camera «Dormirai qui, io andrò sul divano» feci per recarmi in solotto quando le sue dita si posarono delicatamente sul mio braccio. Mi voltai incrociando quegli occhi incantevoli, ci misi del tempo a realizzare le sue intenzioni.
Sbottonò i bottoni della mia camicia permettendo alle sue mani gelide di scontrarsi con la mia pelle calda, si avvicinò al mio volto con gli occhi socchiusi e un sorriso sbilenco a incorniciarle il viso.
Il mio respiro era affannato, il cuore minacciava di uscirmi dal petto da un momento all'altro, quel suo tocco mi mandava in estasi. La mia tuta era grande per lei eppure pensavo a quanto stesse bene con dei miei vestiti addosso.
Mi ripetevo quanto fosse sbagliato, di certo non avrei fatto nulla con lei in quelle condizioni.
Probabilmente il giorno dopo se ne sarebbe dimenticata e avrebbe proseguito con la sua indifferenza, come se nulla fosse accaduto.
Le sue labbra si appoggiarono sull'angolo della mia bocca come se fosse il gesto più semplice che lei avesse mai compiuto, in quel momento mi resi seriamente conto di cosa stesse cercando di fare. L'allontanai a malincuore mentre l'alcol scorrazzava ancora libero nel suo corpo «Buona notte, se hai bisogno chiedi» dopo aver pronunciato quelle parole chiusi la porta della camera alle mie spalle senza degnare Audrey di uno sguardo. Sospirai estraendo il cellulare dalla tasca dei miei jeans, comunicai ai miei amici la spiegazione per cui ero scomparso da quella festa.
Tornai sul divano grigiastro sedendomici sopra, afferrai il telecomando iniziando a cercare qualcosa di interessante. Presi la coperta beige piegata con cura prima di coprirmi con essa, appoggiai la testa al bracciolo sommerso dai miei pensieri oppressivi.
×××
Eccoci con un altro capitolo, in questo periodo pubblicherò il più possibile dato che la settimana prossima con la scuola sarà difficile.
Ditemi cosa ne pensate, se ci sono errori fatemeli notare!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro