Capitolo - Sei
Dopo cena , Sharon non voleva assolutamente che Karina se ne andasse, e francamente neanche io.
-Dai rimani - le dico.
-Grazie, ma domani ho un impegno e mi devo alzare presto - mi risponde.
Così sconsolate la accompagniamo alla porta, abbracciandola forte.
-Hey Kary, poi domani sera chiamami così mi racconti com'è andato il tuo appuntamento, mi devi raccontare ogni minima cosa, - le dico, ansiosa.
-Puoi contarci - mi risponde mentre mi abbraccia forte per un'ultima volta, poi dà un bacio a Sharon e se ne va.
-Cucciola non è ora di andare a letto? - Dice Sean a Sharon, mentre la prende in braccio per portarla in camera sua per metterla a nanna.
Le sere che Sean è a casa ci pensa lui a far dormire la bambina. Di solito lo faccio sempre io, ma quando c'è lui, Sean ci tiene a stare con lei in questo momento che lui definisce un momento da mettere nella scatola dei ricordi e delle emozioni da tenere sempre strette nel cuore, ed è anche sicuro che questo momento sarà un qualcosa di importante anche per Sharon, lui è convinto che questo ricordo, lei, se lo porterà con sé nel suo cuore, per sempre.
È un momento quello della nanna a cui tengo particolarmente anche io. Dopo che Sharon si è messa il pigiamino ed ha lavato i denti, ci infiliamo tutte e due insieme nel suo lettino, poi lei aspetta concitata la lettura della storia di quella sera.
Così prendo il libro dei racconti che è sempre appoggiato lì, sul suo comodino. È un libro tutto sgualcito ormai, non so quanti anni abbia. Era il libro delle fiabe che mia nonna leggeva a mia madre, poi mia mamma le leggeva a me, ed ora io, cioè noi lo leggiamo a Sharon.
È un libro che appartiene forse ad una delle prime enciclopedie fatte in Italia, appartenente ad una collana che si chiamava i Quindici. Erano appunto quindici libri, ognuno di loro parlava di qualcosa, chi di storia, chi di geografia, chi di scienza.
Ora questi libri non si possono più consultare in quanto sono obsoleti, perché tutto è cambiato, come la geopolitica degli stati, come le scoperte scientifiche. L'unico che si può usare ancora è il libro dedicato alle fiabe.
Lì dentro ci sono storie bellissime ed antiche ormai, non più raccontate, ma che Sharon, come me allora, adora. Vi trovi dentro per esempio la storia di riccioli d'oro, quella dei tre orsi che è la preferita della mia bambina, soprattutto perché le piace quando faccio le voci dei protagonisti, facendo una vocina sottile sottile quando parla il piccolo orsetto, una voce grossa la metà quando parla mamma orsa, e una voce grossa grossa quando parla babbo orso.
Mamma me l'ha raccontava così anche a me, ed ora io la racconto così a Sharon, e Sean si è dovuto adeguare. Era buffo vederlo la prima sera mentre impacciato cercava di recitarla, era esitante ed imbarazzato, poi col tempo ci ha preso la mano, forse anche fin troppo.
Ora si diverte a fare le voci dei tre orsi, tanto che alle volte esagera con quella di papà orso, lui ha già di suo un gran vocione quindi quando amplifica la voce grossa del babbo orso, alle volte Sharon ha paura.
Allora ecco che lui si deve modulare, cercando di non farsi prendere troppo dal racconto. Poi di storie ce ne sono tantissime altre, come la storia di zio lupo, la storia del calzolaio e i tre folletti, la storia dei sette capretti, e la vera storia di Rapolina, e tante, tante altre.
E così mentre Sean è di sopra con la piccola per il rito della nanna, io ne aproffitavo per sistemare casa. Non c'è molto da fare, per fortuna a parte mettere i quattro piatti ed i quattro bicchieri usati per la cena nella lavastoviglie, non c'è molto altro in effetti, niente pentole, perché abbiamo mangiato la pizza surgelata, e neanche posate, solo tovaglioli, tanto Karina ormai è di famiglia e così per non sporcare anche lei si è abituata a tagliare la pizza con le mani e mangiarla senza la stoviglieria.
Così mentre attendo l'arrivo di Sean, mi vado a sdraiare sul divano, accendendo un po' la tv. Ma dopo un paio di minuti mi addormento, sono proprio esausta. È stata una giornata lunga e pesante, soprattutto mentalmente, ogni volta che devo fare una operazione, l'ansia e l'agitazione e la concentrazione sono alle stelle, e tutto ciò mi debilita fisicamente.
Sono così in un sonno talmente profondo, da non percepire l'arrivo di Sean. Lui arriva e si viene a sdraiare accanto a me avvolgendomi nel suo caldo abbraccio.
-Ciao. - gli dico, assonnata.
-Ciao amore. - mi dice mentre sposta una mia ciocca di capelli per baciarmi il collo.
-Sai mi è dispiaciuto che Karina, non si sia fermata. - gli dico con una voce impastata, in quanto ancora non del tutto sveglia.
-A me no! - mi risponde Sean, secco.
-Perché? - Gli chiedo allibita per questa sua uscita, girando il viso verso di lui, per guardarlo negli occhi.
Lui invece di rispondermi prende il mio volto con la sua mano, stringendo le mie guance per poi baciarmi con passione.
-No, io sono contento che non si sia fermata. - Mi dice appena smette di baciarmi.
- Perché noi due, abbiamo in sospeso un qualcosa da oggi pomeriggio. - mi dice con un tono appena sussurrato e in un modo suadente, appoggiando la sua bocca sul mio orecchio. E nel mentre infila le sue mani calde sotto la mia maglia in esplorazione del mio corpo. Al contatto del mio corpo freddo a confronto con le sue mani bollenti ho un sussulto.
Lo blocco.
-Sean... Sharon potrebbe svegliarsi e scendere giù. -
-Hai ragione! - mi dice, mentre toglie una delle sue mani da sotto la mia maglia per prendere di nuovo il mio viso per farmi voltare verso di lui, in modo che mi possa baciare con una certa bramosia. Poi senza dire altro, si alza di botto dal divano tirandomi a sé, prendendomi in braccio, e dirigendosi a passo svelto verso la nostra camera da letto.
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