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9 - Io voglio conoscerti


La puntualità era uno dei miei pregi.

Cedere all'agitazione era uno dei miei più grandi difetti.

Avevo un luogo d'incontro, un orario, ma non conoscevo nemmeno il suo cognome.

Cominciai a fare avanti e indietro lungo il marciapiedi in attesa che fosse Lei a scendere. L'idea di bussare a tutti i campanelli presenti mi era balenata in mente ma l'avevo scartata immediatamente. Fare la figura dello stupido molestatore non era minimamente nei miei piani.

Improvvisamente La vidi sbucare dal portone.

-Ciao- disse sgranando leggermente gli occhi -mi aspettavi da tanto?-

-No- mentii -un paio di minuti-

-Potevi bussare-

Le scrutai il viso -bussare?-

-Si, oh!- disse rendendosi conto dell'errore commesso.

Mi mostrò il campanello giusto e mi disse di tenerlo a mente per la prossima volta.

-Ci sarà un'altra volta?- chiesi senza pensarci.

-Forse si- rispose sorridendo.

Anch'io sorrisi di rimando, cominciai a camminare assicurandomi che Lei mi stesse seguendo. Le chiesi come stesse e se avesse dormito bene.

-Si, credo di si- rispose -Tu invece?-

-Non saprei. Ieri sera non sono riuscito a prendere sonno subito, mi passavano in mente tante cose. Quando penso troppo prima di addormentarmi mi agito, faccio strani sogni-

-E cos'hai sognato stanotte?-

-Non ricordo molto, c'erano Manuel, Luca, credo stessero giocando a tennis. Stranissimo no?-

-Bhe un po'-

-Te l'ho detto, quando penso troppo non controllo il sonno, ora basta con i miei sogni però. Ti va di dirmi qualcosa di te?-

-Sai, non sono poi così interessante. Mi chiedi di parlarti di me come se fosse realmente importante quello che ho da dire-

-Tu invece sembri volerlo nascondere. Hai qualche segreto inconfessabile?- Le chiesi.

-Se lo avessi non te lo direi...- disse con un sorrisetto furbo -Sappi solo che non mi piace parlare di me, è una cosa che mi imbarazza, mi rende vulnerabile-

-Almeno provaci, non aver paura di aprirti. Non sono un tipo che giudica-

-Non è il giudizio degli altri che mi fa paura-

-E allora?- chiesi davvero incuriosito.

-Aiuto, così mi metti a disagio. E' che raccontando di me è come se imparassi anch'io a conoscermi, come se scoprissi qualcosa su di me. Mi starai prendendo per pazza ma è impossibile fermare i miei viaggi mentali-

-Non voglio metterti a disagio, vorrei solo conoscerti un po'. Niente di complicato, ad esempio, cosa ti piace fare?-

-Mmh, più di tutto viaggiare, lo so, non è molto originale-

-Forse no ma è significativo, voglia di conoscere, sperimentare, scoprire, evadere. E, dove ti piacerebbe andare?-

-Bhe, ho un desiderio nascosto, mi vergogno un po', non ne ho mai parlato con nessuno-

-Puoi farlo adesso- le dissi provando ad infonderle coraggio.

-Mi piacerebbe vedere Berlino- disse -non so nemmeno perché ma mi affascina-

-Berlino- ripetei -scelta interessante. Io una volta l'ho sfiorata ma non ho avuto modo di visitarla-

-Cioè?-

-La storia è un po' lunga, se ti va te la racconto-

-Certo che mi va!-

-Allora, ricordi quando ti stavo parlando del calcio?-

-Si, quando stavamo rientrando con Luca e Giovanni-

-Ecco. Io in realtà gioco a calcio per davvero, cioè sono, come dire, un calciatore-

Lei mi guardò improvvisamente con gli occhi sgranati e mi sentii pervadere da un leggero imbarazzo che mi colorò le guance.

Dopo un momento continuai -a volte in estate facciamo delle tournée anche all'estero e due anni fa siamo stati a Berlino per tre giorni circa. Potrai immaginare che non abbiamo visto molto. Magari prima o poi la vedremo insieme-

Mi lasciai sfuggire quell'ultima frase con fin troppa leggerezza ma Lei non parve farci caso.

-Per questo l'altro giorno hai detto che ti piaceva il calcio ma non come per tutti gli altri-

-Te lo ricordi?-

-Certo, io ascolto sul serio chi mi parla, non è che faccio solo finta- disse assottigliando lo sguardo -allora per questo non ti avevo mai visto prima? Ora mi spiego tante cose-

Parve riflettere un attimo poi si illuminò -tu sei quel calciatore... L'amico famoso di Luca!-

-Ma... Famoso mi sembra un parolone- dissi -Non sono mica Maradona! Sai chi è vero?-

-Certo che si. Sono una ragazza ma non sono mica stupida!-

-Questo l'ho capito. E inoltre non penso che le ragazze siano stupide-

-Meno male, altrimenti avremmo dovuto tagliare i ponti-

-Femminista?-

-Assolutamente no, realista!-

E lo disse con un tono talmente convinto che mi fece ridere

-Sai che sei strana?- le dissi.

-In realtà si!-

-Ma non fraintendermi, sei strana in senso buono. Sei divertente, ironica, mi fai stare bene-

-Questo è un bel complimento-

-Si, lo è. Sai, domani riparto, mi aspettano gli allenamenti, un po' mi mancheranno queste chiacchiere-

-Avrai un motivo in più per tornare più spesso-

-Vero! Nell'ultimo periodo sono tornato davvero poco-

Lei parve per un attimo perdersi nei sue pensieri quindi toccò a me riportarla sulla terra.

-Tu come stai messa col calcio?-

-In che senso?- rispose presa alla sprovvista.

-Ti piace? Tifi per qualche squadra in particolare?-

-Amo lo sport in generale, amo guardare gli occhi degli sportivi, tifo in generale per le nazionali di qualsiasi sport. Non sono un'esperta comunque, è tutta una questione di emozioni. Come avrai capito non sono molto normale quindi mi lego agli sportivi, purtroppo mi affeziono troppo alle persone, anche a quelle che non conosco, mi basta uno sguardo, una parola e sono fritta-

-Wow! Sei proprio tutta da scoprire- Le dissi colpito da tutta quella spiegazione -Comunque deve essere bello-

-No, affatto!- disse abbassando lo sguardo e prendendo a tormentare le sue mani -Sembra bello perché condividi le emozioni di molti ma alla fine tu resti solo, perché molte di quelle persone non sanno nemmeno che esisti...-

-No ti prego, non avere quell'espressione triste. Non era mia intenzione farti rabbuiare-

-Tranquillo non c'è nessun problema. Come avrai visto sono molto particolare, capirei se adesso tu volessi scappare!-

Cosa?

-Non pensarci nemmeno. Io non voglio essere come tutte quelle persone che non sanno nemmeno della tua esistenza. Io voglio conoscerti-

-Grazie, ma ti prego, non pensare che io sia solamente questo- sorrise timidamente.

-No, non lo penso affatto! Questo è solo un lato del tuo carattere e se devo essere sincero a me piace-

-Lasciamelo dire, tu sei più strano di me!-

-In effetti è vero! Però con te sto bene, non so come spiegarlo, mi sembra di poter essere completamente me stesso-

Quella si che era una strana sensazione.

Con Lei mi sentivo a mio agio, era stato qualcosa di immediato, qualcosa che non necessita di spiegazioni perché lo senti sulla pelle.

Ero totalmente sincero con Lei, avevo davvero voglia di conoscerla, di trascorrere con Lei del tempo, di parlarle. Mi sarebbe piaciuto continuare a passeggiare anche quella sera ma avevo fatto una promessa a Manuel e non mi andava di deluderlo proprio prima della partenza.

-Ti va se ti riaccompagno a casa?- Le chiesi.

-Oh, certo!-

-Si è fatto tardi e devo organizzarmi per domani-

-Si, si logico-

Non parlammo più molto, arrivammo sotto casa sua e ci salutammo.

In quell'istante odiai il fatto di vivere così lontano, mi sarebbe piaciuto sapere di poterla rivedere presto, ma non sarebbe stato così, la mia vita era altrove.

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