72 - Senza speranza
Quello che stava per cominciare sarebbe stato un gran giorno: il giorno della tanto attesa cena di famiglia. Prima però avevo da risolvere alcune questioni con l'università e la partitella al campetto tra amici.
La mattinata passò senza problemi e giunse il pomeriggio. Con Manuel raggiungemmo il campetto ma, appena arrivati, fummo accolti da una battuta poco piacevole.
-Siete da solo oggi? Non ce l'avete l'accompagnatrice?- disse Marta con un sorrisetto viscido.
Manuel sbuffò rumorosamente mentre io mi trattenni dal risponderle male cercando aiuto in Luca che, invece, se ne stava lì scrollando le spalle.
-Si scherza- la giustificò.
Allora capii quello che Lei mi aveva detto qualche tempo prima al telefono.
Luca non era davvero affidabile, Luca cedeva alla vicinanza di Marta e, in sua presenza, si comportava come un burattino manovrato dai fili della sua ragazza.
-Molto simpatica- commentai con freddezza superandoli e raggiungendo Manuel che si stava dirigendo agli spogliatoi.
-Quella è cretina!- mi disse appena mi vide.
-Manu...- lo ripresi.
-Non dirmi che a te ha fatto piacere quell'uscita-
-No, ma-
-Nessun ma- fu perentorio -quando una è cretina è cretina, non esistono attenuanti-
Malgrado volessi poter ribattere non riuscii a contraddirlo, quella era davvero stata un'uscita infelice e fuori luogo. Non mi capacitavo di come Luca avesse potuto assistere rimanendosene sulle sue, era davvero incomprensibile quel suo atteggiamento. Allora non riuscii a non pensare a Lei, a come dovesse sentirsi, a come ogni sguardo o parola dovessero ferirla, a quanto l'ostentata indifferenza di Luca potesse farle del male.
Non potei non mettermi nei suoi panni e rielaborare le sue parole partendo da un nuovo punto di vista. Era impossibile non comprenderla e impossibile era non darle ragione. Doveva aver sentito parecchio freddo in quel periodo e mi sentii in colpa per non essermene accorto prima.
Nella mia testa scorrevano le sue parole mentre cercavo un rimedio alle mie mancanze, e l'unica risposta che riuscii a darmi fu lo starle accanto, sempre, in ogni momento, con ogni fibra. Non l'avrei più lasciata da sola e avrei scaldato tutto il gelo che si era portata dentro.
Portai con me quei pensieri per tutta la partita e non mi lasciarono nemmeno quando, dopo la doccia, tornai con Manuel alla macchina.
-Si può sapere cosa ti passa per la testa?-
Mi voltai a guardarlo senza capire cosa volesse dire.
-Dai, è da quando siamo arrivati che hai la testa tra le nuvole, non starai mica pensando ancora a quella cretina?-
-No, certo che no, o almeno non proprio-
-Paolo, mi stai confondendo-
-E' che, non lo so, oggi credo di aver capito come si sente Lei nell'ultimo periodo-
-Triste?- chiese lui.
-Sola- risposi.
Lui rimase zitto a fissare la strada davanti a noi.
-Forse è vero- disse dopo un po'.
-Già e penso che un po' sia colpa mia-
-E perché mai?-
-Forse l'ho monopolizzata troppo, credo di averla allontanata un po' da tutti-
-E non pensi che forse, semplicemente, l'hai salvata?-
-E da cosa precisamente?-
-Da chi l'avrebbe lasciata sola comunque prima o poi. Quando ha litigato con Luca voi quasi non vi conoscevate. Diciamo che sei arrivato al momento giusto-
-Però...-
-Però niente. Hai visto com'è felice con noi? Secondo me tu le fai solo del bene-
-Non lo so, so soltanto che io non ho intenzione di abbandonarla-
-Nemmeno io- mormorò lui sottovoce quasi a non voler interrompermi.
-E che farò di tutto per non farla sentire più in questo modo. Anzi, ti dirò di più, io in queste condizioni, non ho nemmeno più voglia di andare a giocare-
Manuel sbarrò gli occhi e si voltò a guardarmi, senza fare domande. Poi dopo un attimo di riflessione riportò gli occhi davanti a sé.
-Penso che non ci andrò più nemmeno io- disse.
-Manu, non devi rinunciare a qualcosa solo perché lo faccio io-
-Ma io ci andavo perché c'eri tu, se ho voglia di giocare io comunque mi organizzo. Però, anche tu non dovresti rinunciare a fare qualcosa che ti piace solo perché a Lei non va più-
-E', diciamo un po' più complicato. Per me era diventata una consuetudine andarci con Lei, era un modo di conoscerci e stare assieme ma adesso invece mi sembrerebbe un po' come tradirla, come affrontare il buio da solo-
-Come parli bene tu- mi prese in giro.
-Dai scemo, hai capito che voglio dire-
-Io ho capito solo che tu non me la conti giusta-
-Vedi Manu, in questi giorni ho capito una cosa-
-Cosa?- chiese voltandosi col busto verso di me.
-Credo di aver capito che Lei, per me, sia molto più importante di quanto avessi mai pensato-
-Paolo- mi richiamò con tono minaccioso - e ti è servito tutto questo tempo per capirlo?-
Spostai il capo verso di lui per poi annuire debolmente, quasi stessi ammettendo una colpa.
-Sei proprio senza speranza- sospirò.
-Lo so- dissi prima di unirmi a Manuel in una sonora risata.
Una volta tornati a casa trovai i miei alle prese con l'organizzazione della cena. Mi offrii di dare una mano ma fui prontamente spedito in camera dove Manuel si era già rintanato appena rientrato.
Raggiunsi il letto che per anni era stato mio e mi stesi chiudendo gli occhi mentre massaggiavo le tempie.
Poi l'arrivo di un messaggio mi distrasse.
"Com'è la situazione lì da te?"
Era Lei naturalmente. Sorrisi.
"Tutto tranquillo perché?"
"Qui sono tutti impazziti, sembra che i miei si stiano preparando per un ricevimento"
Una risatina scivolò dalle mie labbra, potevo benissimo immaginare il suo sguardo confuso e scocciato.
"E perché? Digli di stare tranquilli, non c'è davvero bisogno di agitarsi"
Alla sua risposta affermativa tornai a rilassarmi col sottofondo di Manuel che giocava ai videogiochi.
In quella condizione dovetti addormentarmi e mi destai solo quando sentii mamma chiamarmi dalla sala.
Erano ormai le 19, era quasi l'ora fissata per la cena e di corsa mi chiusi in bagno per darmi una veloce sistemata.
Quando fui pronto aiutai mamma ad apparecchiare e persi un po' di tempo davanti alla tv.
Ancora una volta fu il cellulare a distrarmi.
C'era un nuovo messaggio ed era nuovamente Lei il mittente.
"Mi sto agitando"
"Perché?" risposi.
"Non lo so, mi sembra tutto così ufficiale"
"E' solo una cena, zero paranoie e... respira!"
Non rispose ma dopo qualche istante sentii suonare al citofono.
Lei e i suoi fecero il suo ingresso accolti dal calore che i miei genitori sapevano riservare. Io mi defilai e mi accostai a Lei.
-Ti senti meglio?- sussurrai.
-Molto meglio- sorrise.
Mi scostai per poterla osservare meglio e vidi un luccichio di gioia nei suoi occhi, mi chinai per baciarle la fronte quindi la abbracciai e la tenni al mio fianco.
Anche Manuel ci raggiunse e senza che me lo chiedesse mi feci da parte per lasciare che anche lui la salutasse senza però lasciarla andare del tutto.
-Come siete carini voi tre!- trillò allora mia mamma -La facciamo una foto?-
-Mamma ti prego- si lagnò Manuel.
-Tesoro, siete così belli che mi piacerebbe immortalare questo momento-
-Ok!- sospirai sorridendo a Manuel per cercare di convincerlo.
Lui sbuffò ma non se lo fece ripetere, si mise in posa e aspettò che papà, sbucato dal nulla col suo cellulare saldo tra le mani, scattasse quante più foto possibile.
Mi sentivo stupido e un po' ridicolo in quel momento ma il sorriso adorante delle quattro persone che avevamo di fronte non aveva prezzo alcuno.
Erano così fieri e orgogliosi di noi che mi fu impossibile non sentirmi parte di qualcosa di molto più grande.
Dopo la realizzazione del nostro book fotografico ci spostammo a tavola per la cena che scorse via in una tranquilla serenità. Non ci furono motivi di imbarazzo, né momenti di inopportuno silenzio. Fu tutto molto naturale, come se non avessimo fatto altro.
A cena terminata, mentre gli adulti si intrattennero a chiacchierare, noi ci spostammo ancora una volta in camera di Manuel.
Parlottammo un po' del più e del meno fino a quando non finimmo per affrontare un discorso che non era mia intenzione aprire, almeno non così presto.
-Domani è sabato, non avete appuntamenti al campetto?- mi chiese quando le domandai se avesse voglia di organizzare qualcosa con noi.
-Non credo ci andremo- risposi cercando di tenermi sul vago.
-Perché non ci andrete?- colse subito Lei.
-Io vado un attimo di là- si dileguò Manuel facendomi alzare gli occhi al cielo.
-Cos'ha Manuel? Perché è scappato via così?- domandò Lei lasciandomi in un'enorme difficoltà.
Cercai le parole adatte a spiegarle quello che stava accadendo in quella stanza ma non fu facile. Era un po' come doverle aprire il cuore e non ero pronto a quello.
-Lui non voleva che te lo dicessi ma... Non sono bravo a nascondere le cose. Ho deciso di non andare a giocare perché non mi diverto più, non mi piace andarci senza di te-
-Non chiedermi di venirci, non mi sento più a mio agio tra tutti loro-
-Lo so, lo so, non te lo chiederei mai solo che a me ora non va più-
-Non voglio che tu non vada più a giocare per colpa mia-
-Non è colpa tua anzi è solo mia, ti ho tolto tutto, i tuoi amici, le tue abitudini e... Mi dispiace un sacco-
Non avevo il coraggio di guardarla, tenevo gli occhi bassi e fissi sulle mie mani ma Lei in un impeto mi prese il viso tra le mani e mi costrinse ad alzare lo sguardo.
-Ma stai scherzando?- disse.
Borbottai un suono senza senso.
-Ascoltami- disse modulando la voce e continuando a fissarmi con quegli occhi che parevano stregarmi -io penso che alla fine per me sia stato meglio così. Tu hai portato una bella ventata d'aria nella mia vita. Io non sono mai stata meglio di così-
-Ti ho allontanato da tutti-
-Ma non è vero, anzi adesso ho te, ho Manuel, Adriano, Andrea, Alessia, e poi ho sempre Marco, ci sarà un motivo se gli altri sono scappati e lui è rimasto?-
-Io Marco lo capisco, credo sia intelligente, un bravo ragazzo insomma. Sono gli altri che non capisco-
-Cos'è che non capisci?-
-Non capisco il perché, me lo chiedo da giorni, da quando ho capito che avessi problemi con Eli-
-Io non ho problemi con Eli, ormai con lei non ho più niente-
-Avete litigato?-
-Magari... Paolo, nessuno sembra condividere le mie idee-
-In che senso?-
-Lo vuoi sapere davvero?-
-Si-
-Nessuno approva la nostra amicizia-
-E perché mai?-
-Non lo so, non me lo chiedere-
-E a te interessa?-
-No- sorrise.
-Bene-
-E a te?-
-Assolutamente no!-
I suoi occhi presero a brillare più di quanto non avessero fatto prima.
Eravamo così vicini, mi sarebbe bastato un niente per far congiungere le nostre labbra ma non volevo che accadesse.
Non era il momento adatto, non ero pronto e non ero disposto a rovinare tutto.
Mi defilai quindi, sorrisi ancora una volta ad aspettai che le cose seguissero il loro corso.
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