Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

71 - Non sai quanto ti voglio bene

Salve a tutti, come avrete notato in quest'ultimo periodo sembro esser diventata più puntuale con gli aggiornamenti. Ebbene si, SEMBRO, perché il merito non è completamente mio ma dell'influenza che mi ha tenuta a casa nell'ultima settimana. Premesso questo, per non crearvi false illusioni, direi di non essere certa dell'italiano contenuto in questo capitolo. Si, sto mettendo le mani avanti ma non sono certa di aver tenuto fede alle basi della grammatica italiana insegnatemi a scuola. Ci sono dei pezzi che... Be' diciamo che sono creativi!

In realtà, forse mai come adesso, ho voglia di finire questa storia. In primis perché ve lo meritate e son due anni che mi state dietro, in secondo luogo perché ho tante di quelle cose in mente che vorrei lasciare un po' di spazio anche a loro. E poi ultimamente Paolo è collaborativo, dovrò pur approfittare di lui ora che mi si mette a completa disposizione.

Sarà forse l'amore a renderlo loquace?

Chissà, giudicate voi...


Dopo aver raccontato la "lieta notizia" ad Adriano e, quindi, di conseguenza, anche ad Alessia, tornammo a casa e subito ci mettemmo alla ricerca di un biglietto ferroviario. Fissammo la partenza al giovedì e, senza nemmeno rendermene conto, mi trovai sul treno che mi avrebbe portato a scrivere un nuovo capitolo della mia vita.

Da solo, con la musica ad aleggiare nelle orecchie, vidi passarmi davanti le immagini di quella sera. Era ridicolo come fosse bastata un messaggio a farmi sentire qualcosa che avevo da mesi davanti agli occhi. Ero stato uno stupido, come al solito, come ogni volta che non avevo ammesso nemmeno a me stesso i miei reali desideri.

Ed era stato strano, ma bello allo stesso tempo, leggere la mia stessa felicità negli occhi dei miei amici. Anzi, se possibile, la loro era amplificata. I miei timori, i miei possibili ripensamenti, le mie mille congetture erano state spazzate via dai loro sorrisi. Mi avevano reso immediatamente più forte e convinto della mia scelta; e anche tutte le difficoltà che inevitabilmente sarebbero potute esserci, grazie a loro non mi sembrarono poi così insormontabili.

Nessuno sembrò stupito da quella che io credevo fosse una grande rivelazione, sembrava anzi che tutti non aspettassero altro. Io che avevo lottato contro me stesso per un tempo infinito mi ero trovato di fronte ad un'apparente semplicità. Troppo facile guardare la vita degli altri dal di fuori; vista dal mio punto di vista la mia, di vita era stata solamente un enorme punto interrogativo.

Sciogliere tutti quei nodi mi aveva fatto bene, mi aveva fatto sentire più leggero e mi aveva reso inconsapevolmente più sereno. Non sapevo cos'avrei fatto, come mi sarei comportato ma sapevo che qualcosa sarebbe cambiato, non nell'immediato certo ma prima o poi la mia vita avrebbe preso quella nuova piega che tanto mi ero accorto di desiderare.

Per prima cosa avrei dovuto chiudere con Carmela che, però, a conferma della sua scarsa maturità, aveva scelto proprio quella settimana per partire e concedersi una vacanza con le sue amiche. Quella inopportuna scelta mi aveva dato mille conferme tra le quali c'era la più importante: definitivamente Carmela non era la donna della mia vita.

Una che non aveva il coraggio di parlarmi, di guardarmi in faccia, di reggere il confronto, una che scappava alla prima occasione utile, una che non riusciva a dedicarmi il tempo per chiarire non faceva per me.

Ormai lo avevo capito e nulla mi avrebbe più fatto tornare indietro. Ci avrei messo un po', mi sarei goduto quei giorni di tranquilla vacanza e, quando sarebbe giunto il momento opportuno, avrei affrontato la realtà delle cose.

Contornato da tutti quei pensieri quasi non mi accorsi della lunghezza del viaggio. Una volta sceso dal treno mi guardai intorno e subito vidi Lei e Manuel venirmi incontro. Immediatamente mi sentii felice, li raggiunsi e li abbracciai, poi un pensiero mi ricordò che ad aspettarmi sarebbe dovuto esserci papà.

-Che ci fate voi qua? Dov'è papà?- domandai.

-Non c'è!- rispose Manuel ridacchiando insieme a Lei.

-Cos'avete da ridere voi due? Sapevo che avreste finito per confabulare alle mie spalle-

-Noi non confabuliamo- puntualizzò Lei  -anzi, ringraziaci, perché siamo venuti a prenderti-

-Voi da soli?- chiesi incerto  -E... Come...-

-Con la macchina!- disse Manuel ovvio.

-Mi state prendendo in giro?- 

La risposta alla mia domanda furono una serie di sbuffi ai quali non riuscivo a dare una spiegazione almeno fin quando Lei non mi sventolò di fronte delle chiavi con un'espressione che pareva dirla tutta sulla mia innocente stupidità.

-Perché tu guidi?-  domandai appena feci mia quell'associazione di idee.

-Ti sembra così strano?- chiese Lei cogliendomi ancora una volta impreparato.

-No, è che non me l'hai mai detto, non ti immagino alla guida-

-A che serve immaginare quando potrai vedermi tra un attimo?-

Con una sicurezza che non mi aspettavo da Lei mi indicò la strada e, una volta raggiunta l'auto si sistemò alla guida. Consegnò la borsa a Manuel affinché la posasse sulle sedute, controllò gli specchietti e solo infine allacciò la cintura di sicurezza.

-Potresti evitare di fissarmi, mi sento osservata- mi beccò.

-Scusami è che... Sei strana!- 

Ed era vero, era strana ed io non riuscii a toglierle gli occhi di dosso. Ne ero quasi affascinato, la sua padronanza della strada, la sua concentrazione, i sorrisi che ogni tanto mi riservava, tutto mi richiamava a Lei.

-Però! Non male-  le dissi, con finta aria di sufficienza, appena mi accorsi che aveva parcheggiato l'auto sotto casa mia. 

In tutta risposta mi arrivò una gomitata dritta dritta tra le costole che più che dolore provocò una profonda risata di Manuel. Mi accorsi con sorpresa di aver quasi dimenticato la sua presenza tanto ero concentrato su di Lei.

Cavolo se mi era mancata e rivederla avendo la consapevolezza di provare qualcosa per Lei me la mostrava ancora più bella di quanto potessi ricordare.

-Ti va di salire?- le domandai allora prima di salutarla.

-No dai, meglio tu stia un po' con i tuoi-  si schermì.

-Ma scherzi? Muoviti e sali con noi che stasera ci vediamo assieme la partita-

-Quale partita?- 

-Ma devo davvero spiegarti tutto!- sbuffai  -Hai presente il mondiale?-

-Si, ma non comincerà a giorni?-

-Veramente comincia domani-  sorrisi  -comunque stasera in tv trasmettono l'ultima amichevole della nazionale e tu- la indicai per rafforzare il concetto  -hai bisogno di qualche lezione!-

-D'accordo, d'accordo-  alzò le mani in segno di resa seguendomi verso casa.

Appena varcata la soglia corsi ad abbracciare i miei, prima mia mamma, poi mio padre. Ricambiarono forte la mia stretta poi si dedicarono ad accogliere Lei con tutto l'affetto possibile.

Mia mamma soprattutto la guardava con un sorriso radioso stampato in volto, le accarezzava i capelli e le parlava fitto fitto quasi a scambiarsi dei segreti solo loro.

Una volta che ebbi sistemato le mie cose in camera ci spostammo tutti sala a fare quattro chiacchiere. Mio padre ascoltava tutto in silenzio mentre mia mamma si profuse in mille domande. Voleva sapere le ultime novità, voleva sapere della festa, della casa, di Andrea, di Adriano e Alessia. Mi avrebbe chiesto anche del tempo non avesse saputo che dopo un po' l'avrei bloccata.

Quando si alzò per andare a preparare la cena si rivolse a Lei.

-Rimani per cena?- 

-Non preparare niente per noi-  risposi al suo posto  -stasera c'è la partita-

Alzò le mani arrendevole, poi le domandò  -sei anche tu un'appassionata di calcio?-

-Veramente...- cercò di giustificarsi Lei prima che la interrompessi nuovamente.

-Non ancora ma lo sarà presto, la mia amica deve per forza condividere la mia passione!-

Mia madre sorrise rassegnata -mi dispiace per te-

Lei rispose al suo sorriso mostrandone un altro bellissimo che mi lasciò imbambolato per qualche istante.

Mi sentivo un emerito cretino, la guardavo e mi sembrava di non capire più nulla, i miei occhi brillavano ogni volta che incontravano i suoi e mi sentivo stranamente leggero.

Presto io, Lei e Manuel ci spostammo in camera di quest'ultimo per vedere la partita, ci sistemammo sul letto e non smettemmo un attimo di fare commenti. In realtà eravamo io e Manuel a parlare senza sosta, Lei dovette subirci tutta la sera.

Ma nemmeno in quel caso riuscimmo a fermarci. Per me e Manuel il calcio era davvero una passione irrefrenabile e quale occasione, meglio di un mondiale, per scatenare tutta la nostra loquacia. La rosa, la formazione, le divise, le acconciature, nulla sfuggì alla nostra lente d'ingrandimento. 

Verso la fine della partita non potei fare a meno di ammettere a me stesso che forse la nostra foga fosse stata esageratamente esasperata. Sicuramente avevamo finito per annoiarla anche se Lei non lo avrebbe mai ammesso.

Era però palese, da come ci guardava, da come cercava di seguire tutto senza però capirci un granché, da come sbadigliava ogni tanto e da come cercava di nascondere la noia dietro splendidi sorrisi.

Quando a fine serata decise di andare mi proposi di accompagnarla ma in sala fummo intercettati dalla mamma che volle fermarsi a salutarla.

-Divertita?- le chiese.

-Si, con loro è impossibile non farlo- 

Sorrisi senza riuscire a contenermi perché sapevo che quella fosse in parte una bugia ma la consapevolezza che Lei con me e Manuel stesse bene a prescindere mi rese comunque felice.

-Ascolta- mi sorprese ancora mamma -io e Francesco stavamo pensando che domani sera tu e i tuoi potreste venire a cena. Sempre che per loro non sia un problema-

La mia bocca si spalancò senza che potessi in qualche modo impedirmelo. Non che non mi facesse piacere ma davvero non me lo aspettavo, non così presto almeno.

Confuso da quell'invito mi persi il resto della conversazione fino a quando non vidi le gote di Lei colorarsi di un tenue rosso. Era carina quando arrossiva, quando era imbarazzata e spiazzata non aveva altro modo in cui reagire.

In un attimo le fui accanto posandole una mano su di una spalla per farle sentire che c'ero, bastò quello per farla voltare e, il solo vedere i suoi occhi luccicanti mi fece sorridere ancora.

E ancora sembravo un cretino, fermo a fissarla senza riuscire né a parlare né a fare nient'altro.

Per fortuna mi salvò mia madre che attirò la sua attenzione per salutarla. Una volta che ebbe salutato anche papà e Manuel si diresse verso l'ingresso ed io naturalmente le fui subito dietro, indossai una felpa e la scortai all'auto.

Quando fummo uno di fronte all'altra e Lei stava per salutarmi la bloccai.

-E' tardissimo, ti accompagno io- 

-Come hai visto sono in grado di guidare- rispose con sicurezza.

-Non c'entra, non mi va che torni da sola-

-Guarda che non ho problemi-

-Io si, dai sali e fammi vedere che sai fare-

Sbuffò ma non protestò, salì in macchina e io feci lo stesso.

Appena si sistemò catturò nuovamente tutto il mio interesse, le sue mani si muovevano abili, leggere e forti allo stesso tempo.

-Mi spieghi cos'hai?- chiese dopo un po'.

-Mi piaci quando guidi!- risposi sparando fuori la prima cosa che mi passò per la testa.

Pensai di dovermi pentire della mia sfrontatezza ma il rossore che aleggiò sul suo viso mi indusse solamente ad accentuare il sorriso che da quel pomeriggio non ero proprio riuscito a metter via.

-Siamo già arrivati?- le domandai quando mi accorsi che stava parcheggiando sotto casa sua.

-Già-  rispose scrollando le spalle.

-Mmh, che fai domani pomeriggio?-

-Non lo so, perché?-

-Mi hanno chiesto di andare al campetto, ti passo a prendere?-

-No- 

-Come no?-

-Non ho voglia di venire al campetto-

-Non ho possibilità di convincerti?-

-Stavolta no-

-Ok, non insisto. Tanto ci vediamo a cena-

-Si- sorrise.

Le accarezzai una guancia e le dissi l'unica cosa che in quel momento mi era concessa.

-Non sai quanto ti voglio bene- 

-E tu non sai quanto te ne voglio io-

Il mio cuore sussultò di gioia.

Avrei voluto baciarla lì, seduta stante, ma mi trattenni.

Non potevo permettermi di complicare le cose più di quanto già non lo fossero.

Non potevo tradire la sua fiducia e non potevo tradire me stesso.

Quindi la abbracciai solamente prima di sorriderle e lasciarla andare.

Usciti dall'auto ci demmo appuntamento ancora una volta all'indomani, ci salutammo ed aspettai che rientrasse come ero solito fare.

La vidi chiudere la porta, poi corricchiare su per le scale e infine sparire.

Solo allora me ne andai con il cuore più leggero, con la convinzione che tutto sarebbe andato bene, che tutto, prima o poi sarebbe stato perfetto.



Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro