69 - Parte Prima
"E' successo un casino"
Quelle parole mi gelarono il sangue ma il colpo di grazia mi tramortì dell'udire il resoconto di tutto quello che era avvenuto quella sera.
Andai nel panico più totale, ero lontano e non sapevo davvero cosa fare per porre rimedio a quella spiacevole situazione che, in qualche modo, ero stato io a far nascere.
Carmela aveva fatto la sua mossa.
Aveva sfogato la sua frustrazione sull'unica persona che non aveva colpe.
L'aveva aggredita e umiliata ma non aveva avuto il coraggio di parlarne con me.
Quella fu davvero la goccia che fece traboccare il vaso. Dovevo agire e farlo al più presto, non potevo permettere che Lei soffrisse per causa mia.
Per prima cosa chiesi al mister la possibilità di usufruire al più presto di un permesso ma, a giudicare dalla sua espressione contrariata, vidi quest'eventualità come lontanissima.
Allora provai a mettermi in contatto con Carmela. Volevo sentire dalla sua viva voce cosa le fosse passato per la mente. Anche in quel caso però il mio fu un fallimento dal momento che a quella telefonata non rispose nessuno.
Aspettai di rientrare in hotel, di ritrovare una certa calma e solitudine, per contattare l'unica persona della quale veramente volevo notizia.
Dovevo essere vago, non dovevo metterle pressione, non potevo permettere che si chiudesse a riccio anche con me.
Cercai il suo numero in rubrica e lasciai partire la chiamata.
Dopo alcuni squilli la sua voce rispose assonnata.
"Hei, stavi dormendo?" chiesi malcelando un sorriso.
"Quasi" bofonchiò.
"Come stai?"
"Bene"
"Sei uscita stasera?"
"Si, ho fatto una passeggiata" rispose dopo un attimo di esitazione.
"Mmh, è andata bene?"
"Si..."
"Sicura?"
"Perché mi fai tutte queste domande?"
Ecco, mi aveva beccato.
"Mi dispiace" dissi senza riuscire a mentire.
"Per cosa?"
"Luca mi ha detto quello che è successo e... Mi dispiace" ripetei ancora.
"Luca?" domandò Lei.
"Si, era preoccupato per te"
"Preoccupato? Non ci credo"
"Perché ti stupisci? Lo sai che ti vuole bene"
"Mi vuole bene?" la sua voce sembrò tremare "Questa è una battuta? Perché a me non fa ridere..."
"Non dire così" provai a rassicurarla "io penso che questo sia il suo modo di dimostrarlo"
"Sai invece cosa penso io?" la sua voce tradiva tutta la rabbia che si portava dentro "Io penso che Luca sia un vigliacco, uno che si nasconde dietro un sorriso di circostanza. Se Luca avesse avuto le palle e se anche mi volesse almeno un po' di bene non se ne sarebbe rimasto lì in silenzio a guardare la scena"
"Hei, non è niente, calmati" sentivo la disperazione nella sua voce e non sapevo cosa fare per poterle essere d'aiuto.
"No che non mi calmo" disse con ancor più rabbia "quella stronza della tua fidanzata mi ha offesa, mi ha dato della poco di buono senza farsi troppi problemi e nessuno e dico nessuno si è scomodato ad aprir bocca"
Fece una pausa che mi fece tremare il cuore.
"I miei amici assistevano alla scena muti come se fossero al cinema. E poi, tu mi dici che Luca ha chiamato te, mi spieghi che senso ha?"
"Forse voleva che mi occupassi di te"
"Troppo tardi Paolo, io l'umiliazione l'ho subita senza che lui dicesse nemmeno mezza parola. Ma che ho fatto di male per meritare questa gente intorno? Che ho fatto?"
Sentii le lacrime nella sua voce incrinata.
In quel momento avrei voluto mollare tutto e correre da Lei. Avrei voluto asciugare quelle lacrime una ad una e poi baciare ogni singola scia.
"Mi dispiace" ripetei inerme ancora una volta "Carmela non doveva comportarsi così con te, ha sbagliato proprio alla grande. Le parlerò, stanne certa"
"Non ci pensare nemmeno" urlò "non voglio che le parli di me, ne adesso ne mai. Ti giuro che se vengo a sapere che le hai detto qualcosa riguardo a stasera tra noi è chiusa"
"Ma..."
"Niente ma" bloccò i miei propositi "parlate di quel cavolo che volete ma non parlate di me. Adesso non ho più voglia di pensare, buonanotte"
Senza darmi il tempo di rispondere alle sue parole pose fine alla comunicazione lasciandomi basito e col telefono ormai muto all'orecchio.
Subito provai a richiamarla ma il telefono risultava staccato.
Provai ancora e ancora ma non riuscii a mettermi in contatto con Lei. Una sorta d'ansia prese il sopravvento, Lei stava male ed io non potevo fare nulla per farla stare meglio.
Frustrato lanciai il cellulare lontano da me ma subito corsi a riprenderlo per verificare che fosse ancora integro e funzionante.
Fissai lo schermo per un tempo che mi sembrò infinito fino a quando sentii gli occhi chiudersi e la speranza di risentire la sua voce scemare.
Fissai quel vuoto sentendomi in colpa, perché non ero stato in grado di proteggerla prima né di starle accanto poi. Avrei voluto poterla consolare, stringere e parlarle ancora, di ogni cosa per farle dimenticare tutto il resto.
Avrei, come al solito voluto fare tante cose ma sapevo solamente complicare la mia vita e quella di coloro che gravitavano al mio fianco. Tutto per colpa della mia codardia e della mia indecisione che non mi spingevano ad agire ma, anzi, solamente a tergiversare e prendere tempo.
Stavo per cedere, per pensare che fosse tutto perso e inutile quando vidi lo schermo illuminarsi e mostrare il suo nome.
Presi un respiro, nervoso, profondo, ed accettai la chiamata.
"Hei..." sussurrai.
"Scusami" mugugnò Lei.
"Mi hai fatto preoccupare"
"Non volevo"
"Non fa niente, come stai?"
"Come pensi che stia?"
Come?
Era spezzata e nella sua voce ciò era evidente.
"E' colpa mia, ti ho messa io in questa brutta situazione, col mio comportamento ti ho resa attaccabile"
"Ma lo vuoi capire che a me non interessa l'attacco? Uno perché sono tutte stronzate, due perché, mi dispiace dirtelo ma a me dell'opinione di Carmela frega davvero poco e poi, se proprio lo vuoi sapere, io la mia piccola soddisfazione me la son presa"
"Cioè?"
"Prima di andarmene le ho detto che se avevate invitato me e non lei alla partita doveva farsi qualche domanda"
Quel suo cambio di tono e la fierezza impresse nelle sue parole mi fecero sorridere e non riuscii ad impedire che una risata cristallina fluisse dalle mie labbra.
"In effetti se lo è cercata- dissi appoggiandola in pieno -mi piaci quando parti all'attacco"
"Quando ci vuole ci vuole"
"Dovrò stare molto attento da oggi in poi"
"Cioè?"
"Credo che mettersi contro di te sia piuttosto pericoloso"
"Credi bene Paolino"
Quel nomignolo mi fece sorridere ancora una volta e, ancora una volta, non fu una sorpresa per me.
Con Lei era così facile sorridere che mi sarei stupito se per qualche istante non lo avessi fatto.
"Comunque" tornai serio "Ho chiesto al mister di poter scendere in settimana ma non credo mi accordi il permesso"
"Una settimana passa in fretta"
"Lo so" poi senza pensarci aggiunsi "Stanotte vorrei dormire con te"
"Anch'io"
Il mio cuore sembrò perdere un battito, il suono di quelle parole mi si incastrò dentro e solo allora mi sentii sollevato davvero.
Finalmente avevo scorto la vera Lei, finalmente era tornata alla luce.
Solo allora mi sentii tranquillo, mi misi a letto e cominciai a pianificare tutti i passi che avrei compiuto da lì in avanti.
Ho provato a scrivere qualcosa qui sotto per voi ma ho dovuto ammettere di non esserne capace. Ho impiegato mezz'ora per cancellare e riscrivere una cosa che comunque non sono riuscita a dire, quindi andrò di punti.
1. Buon Anno (con mooolto ritardo);
2. Questo è solo uno stralcio di capitolo;
3. Non so quando riuscirò a postare la restante parte;
4. Ho pubblicato perché mi scoccia farvi aspettare e tenervi sulle spine come se doveste aspettare la proclamazione del vincitore degli Oscar;
5. Mi scoccia soprattutto deludere chi mi scrive in privato;
6. Grazie per il pensiero costante;
7. Scusate ma credo di non saper più scrivere.
Buona notte!
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