61 - Parte due
Quando al fischio dell'arbitro rientrammo negli spogliatoi eravamo tutti piuttosto sconvolti. Quei primi quarantacinque minuti ci avevano lasciati stremati e confusi in egual misura.
Ancor prima di entrare nella nostra stanza tecnica fui affiancato dal mister.
-Di chi era quella voce?- domandò senza voltarsi verso di me.
-Quale?- risposi preso alla sprovvista.
-L'unica che hai ascoltato- disse lui.
In quel momento capii, stava parlando di Lei.
Un brivido mi percorse la schiena.
Non volevo che nessuno pensasse che la colpa della mia distrazione fosse sua.
Non potevo permettere che il mister guardasse a Lei con occhi velati di un preconcetto inesistente quindi tergiversai nella speranza di un'illuminazione.
-Allora?- m'incalzò lui.
Mi sentii braccato, sull'orlo del precipizio. Stavo per cadere nella trappola architettata dalla mia mente ed avevo paura.
-Di un'amica- sussurrai nella vana speranza che lui non mi sentisse e passasse oltre.
-Un'amica...- ripeté invece lui tra sé -dev'essere proprio un'amica speciale...-
-Cosa?- la mia bocca non riuscì a trattenere quella domanda sorta immediatamente nella mia mente.
-Dicevo che deve trattarsi di una persona davvero importante se ti è bastato sentire la sua voce per dare una svolta alla gara-
-Ecco... Io...- blaterai senza alcun senso logico colpito a fondo dalla realtà di quelle parole.
-Ale, Alessandro!- chiamò il mister d'un tratto senza apparentemente dar peso a quella mia risposta sconclusionata.
Alessandro e Gennaro, due dei componenti della rosa, relegati per quel match in tribuna, deviarono il loro tragitto verso gli spogliatoi per raggiungere il mister.
-Ho bisogno che facciate una cosa- disse lui perentorio.
I ragazzi annuirono.
-Tornate fuori e portatemi Alessia e i suoi ospiti-
I miei occhi si spalancarono e la terra sotto i miei piedi sembrò tremare.
Nessuna parola, nessun verso di senso incompiuto uscirono dalle mie labbra.
Il mio sguardo stravolto si spostava senza logica dai ragazzi al mister per poi tornare indietro senza sosta.
Ero confuso, spaventato ed eccitato. Tutto pericolosamente condensato assieme.
A breve l'avrei incontrata, mi sarei specchiato nei suoi occhi ma...
Cosa voleva il mister da Lei?
Perché aveva chiesto di vederla?
E perché io me ne stavo lì impalato senza riuscire a porre quelle domande all'unica persona che avrebbe potuto fornirmi tutte le risposte?
Quando trovai la forza e il coraggio di voltarmi trovai a fissarmi il mister.
-Va' a rinfrescarti prima che cambi idea- disse lui.
Io continuai a fissarlo imbambolato, non afferrando affatto il senso della sua affermazione.
Lui dovette accorgersi della mia difficoltà perché con un sorriso divertito mi posò una mano su di una spalla e disse:
-Non vorrai mica lordare si sudore quando abbraccerai la tua preziosissima amica?-
Ancora una volta qualsiasi parola mi morì in gola.
Sentivo le palpebre abbassarsi frenetiche, il respiro irregolare e il cuore correre a mille, non stavo più nella pelle.
-Dopo quello che ho visto prima- aggiunse lui guardandomi con biasimo -credo Lei sia l'unica arma che ho per farti rimettere in carreggiata-
Annuii in automatico come un forsennato.
Anche se le sue parole non avevano minimamente fatto tappa nel mio cervello ed fermo all'idea di poterla abbracciare seguii il suo consiglio raggiungendo in fretta gli spogliatoi per potermi quanto meno cambiare.
Quando bussarono alla porta tutte le idee che mi ero costruito caddero rovinosamente nel vuoto assoluto della mia mente.
Il mister mi fece cenno di raggiungere la porta ma quando mi sollevai le mie gambe sembrarono composte di molle gelatina. Feci un paio di respiri per calmarmi e, con tutta calma, mi mossi verso la porta.
Appena la scostai tutto perse d'importanza, l'unica cosa che vidi furono quegli occhi che mi mandarono nella confusione più totale.
-Ciao- riuscii a soffiar fuori.
Lei non rispose al mio saluto ma, inaspettatamente, mi lanciò le braccia al collo stringendosi forte contro di me. Io di rimando le cinsi la vita e mi ricordai di quanto bello fosse tenerla tra le braccia.
Era così bello ritrovarsi così, abbracciati e stretti l'uno all'altra.
Non ebbi però abbastanza tempo per vivere quel momento perché troppo presto per i miei gusti Lei si allontanò, splendendo ai miei occhi con quel suo sorriso magnifico.
-Sei venuta- dissi balbettando come uno stupido, poi guardai mio fratello -siete venuti! Manu vieni qui, fatti abbracciare-
-Ah allora mi hai visto?- rispose lui -Sembravi preso da altro-
Tutti risero alla sua battuta ma i miei occhi erano già oltre, puntati verso di Lei e il suo sorriso. Istintivamente portai le mani alle sue e cercai di avvicinarla a me il più possibile.
-Ma, ma come avete fatto?- chiesi a corto di parole.
-E' una storia lunga, te la raccontiamo stasera se ci ospiti a casa tua- rispose Lei facendomi un occhiolino.
-Si, certo che si. Si, si e si!- fu la mia risposta.
Quello che avevo creduto essere un sogno si rivelò essere una fantastica realtà ma assimilarlo era complicato, era tutto fin troppo bello.
-Oddio, ancora non ci credo- Continuai.
-Paolo credici, siamo qua!- mi disse seria -E smettila di cercarci durante la partita, noi ci saremo fino alla fine. Non ce ne andiamo-
Quindi mi aveva visto?
Annuii senza pensarci.
-Tu concentrati sulla partita, su quello che sai fare. Non farmi pentire di essere venuta- continuò.
-Ma...- provai a dire la mia.
-Niente ma! Ricordi? Volevi giocare anche per me! Ecco, adesso puoi farlo. Lascia tutto fuori, per il resto ci sarà tempo!-
Quelle parole, dette col suo tono più duro e convincente sembrarono sortire in me l'effetto desiderato, mi sentivo carico e pronto a dimostrarle quanto fossi in grado di fare.
Avrei fatto qualsiasi cosa per Lei.
E per quanto quel pensiero fosse spaventosamente enorme era l'unico che avevo in mente.
Dopo quello che Lei aveva fatto per me regalarle la mia migliore prestazione mi sembrava il minimo.
Ebbi solamente il tempo di annuire che il mister fece il suo inquietante ingresso in grande stile.
-Tempo scaduto!- urlò.
Poi fissò gli occhi su di Lei tendendole una mano -Piacere di conoscerla, sono il Mister Blandi. Ottimo discorso, ho fatto bene a chiederle di raggiungerci-
Lei faticava a reggere il suo sguardo ma non lo abbassò mai, continuava a fissarlo mentre il suo viso tendeva ad una tonalità di rosso sempre più accesa.
E solo quello bastò a rendermi felice.
Mi accorsi allora che anche vederla arrossire mi era mancato tanto, era Lei che mi era mancata e non potevo ignorare quella sensazione che mi bruciava nel petto.
-Ora saluti tutti- le disse il mister frettoloso -e tornate di sopra-
Lei si allontanò da me per salutare tutti gli altri, si trattenne qualche istante con Andrea e poi tornò al mio fianco.
-Mi raccomando- sussurrò.
-Per te!- soffiai.
Lo dissi senza pensare ma con la voglia di crederci davvero.
Volevo dimostrarle quanto valevo e quanto Lei valesse per me.
Volevo ricambiare il suo gesto e l'unico modo per farlo era dare tutto me stesso sul campo da gioco per Lei.
Solo per Lei.
Perdonatemi davvero davvero tanto.
So che non è molto, che vi avevo promesso impegno e che dopo tanto tempo vi aspettavate molto di più ma, anche se voi non ci crederete, questo per me è già troppo.
Non so come spiegarlo ma...
boh, forse è meglio non spiegarlo!
Sono sicura che non sia all'altezza delle vostre aspettative ma credetemi ora come ora, non riesco a fare di meglio!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro