55 - Non dire niente
Appena misi piede nella grande sala dove tutti erano assiepati vidi Carmela venirmi incontro col suo sorriso tirato in volto.
-Finalmente- sibilò porgendomi una mano che afferrai d'istinto -vieni-
Mi guidò verso il fondo della sala dove alcune panche erano sistemate rasenti il muro. Mi indicò di sedermi facendo lo stesso al mio fianco.
Appena ci ritrovammo entrambi seduti, lei si accoccolò a me adagiando il capo sulla mia spalla.
Il suo silenzio era frustrante, mi stava mettendo a disagio. Forse era tutto frutto della mia mente o forse era un semplice retaggio di quella promessa fatta solamente un giorno prima.
Cominciai a vagare con lo sguardo per la sala in cerca di un'unica persona che però non c'era. Potevo vedere Luca, Stefano e Giovanni con le ragazze, i miei compagni di squadra raccolti in vari gruppi, compresi i miei più cari amici.
Allora mi chiesi dove potesse essere Lei.
Ero certo del fatto che i ragazzi non l'avessero abbandonata a sé stessa, ci avrei giocato un occhio della testa. Sapevo anche che non si sarebbe allontanata da sola, non conoscendo a menadito la zona. Mi rimaneva una sola opzione: doveva trovarsi nella sua camera.
Chissà a cosa stava pensando, cosa stava facendo...
Magari stava rifacendo le valigie o stava messaggiando con Manuel o ancora era al telefono oppure...
-Paolo mi ascolti?-
Fu la voce di Carmela a farmi tornare sulla terra.
Non ricevendo risposta scostò il viso dal mio e mi guardò indispettita.
-Scusami- dissi staccandomi completamente da lei -ero distratto-
-Mmh- mugugnò picchiettando con l'indice sulle labbra -ultimamente sei parecchio distratto. Chissà cos'è che ti distrae così tanto...-
Lasciò la frase in sospeso tornando a stringersi a me.
-Comunque, torniamo a noi, ti stavo chiedendo se fossi contento di avermi avuta qui-
-Molto contento- risposi -tu invece ti sei trovata bene?-
-Diciamo di si- asserì convinta.
-Diciamo?- domandai provocatore.
-Si, diciamo... Non è che abbiamo passato poi così tanto tempo assieme. Tu sei sempre troppo impegnato in chissà cosa-
-Lo sai che qui ci sono gli allenamenti, gli orari impossibili e il tempo sembra volare via troppo velocemente-
-Il problema, ad esser sinceri, non sono gli orari, né i tuoi allenamenti, ma il tempo perso con altri invece che con me-
Sbarrai gli occhi incredulo, non credevo lo avesse detto davvero.
I suoi occhi però erano duri, limpidi, fin troppo sinceri.
-Dici sul serio?- chiesi.
-Assolutamente- mi fulminò lei.
Allora mi allontanai drasticamente da Lei per scorgere qualsiasi briciolo di ripensamento. Naturalmente non vi trovai nulla di tutto ciò che immaginavo, solo un'assurda determinazione e uno sguardo che ormai stentavo a riconoscere.
-Cosa c'è?- disse allora lei assottigliando lo sguardo -non dici nulla?-
-Veramente mi hai lasciato senza parole- risi amaramente.
Un'ombra passò nei suoi occhi.
-Ti aspettavi che me ne rimanessi zitta?-
-Mi aspettavo che mi parlassi-
-E quando, sentiamo?-
-Di sicuro non un attimo prima di partire-
-Tu pecchi sempre di superficialità, pensi solo e solamente a quello che tocca te ma non provi nemmeno minimamente a metterti nei miei panni-
Mi guardò dura.
-Io sono stata qui, in un posto che non mi piace e non mi è mai piaciuto, con persone che non reputo amiche, io il mio passo l'ho fatto ma tu- mi indicò con l'indice -tu non apprezzi mai nulla-
Provai ad intervenire ma lei non aveva ancora finito.
-Tu sei distante, hai fatto in modo di passare con me il meno possibile. Ti ho visto scappare, sfuggire dal mio tocco, tu quando sei con me non ci sei proprio. Dove sei? Cosa ci è successo?-
Carmela mi stupì ancora una volta. Aveva dato, in un certo qual senso, voce ai pensieri che mi turbavano da un po'.
Eppure dovevo aspettarmelo, Carmela era una ragazza intelligente e sveglia, avrebbe capito prima o poi che le cose tra noi stavano cambiando.
-Io sono sempre qui- risposi cercando le parole adatte a rendermi chiaro senza ferirla -ci sono sempre quando sei con me, il problema è il modo che sta cambiando. Credo...-
-Fermo, fermo, fermo, cosa stai cercando di fare?- mi bloccò lei irruenta.
-Sto cercando di fare ciò che mi hai chiesto di fare: parlare-
-Si ma non ora e soprattutto non qui. Troveremo tempo e modo di parlare una volta a casa-
Il suo sorriso glaciale e quel cambio improvviso nel tono di voce mi diedero i brividi.
La guardai accigliato ma prima che potessi dire qualsiasi cosa lei si alzò in piedi e, senza darmi tempo di riflettere, mi baciò una guancia sussurrandomi all'orecchio un "ti amo" che aveva il forte sapore dell'odio.
Rimasi per qualche istante impietrito a fissarla muoversi tra la gente come se nulla fosse. Come se non avessimo quasi rotto, come se non avesse mai pronunciato quelle parole che a me giunsero fredde come non mai.
La guardavo e ancora una volta pensavo a quanto sbagliato fosse continuare quella cosa che non aveva più un senso, se non quello di prendersi in giro.
Forse anche lei lo aveva capito, forse semplicemente non voleva arrendersi all'idea di veder finire qualcosa che andava avanti da anni.
E forse il problema era proprio quello, l'aver lasciato che la nostra storia andasse avanti così, per inerzia, senza pensare di nutrirla in alcun modo.
Avevamo sbagliato, ci era mancato il coraggio di chiudere con un passato che forse faceva comodo a entrambi.
Ma io ormai ero stanco. Ero stufo delle continue litigate, delle frecciatine, dei baci dati a scopo dimostrativo, delle parole fredde e degli sguardi di ghiaccio.
Non ne potevo avvero più.
E se chiudere con Carmela avesse significato rimanere da soli, lo avrei accettato volentieri.
Perché l'esser soli è preferibile al sentirsi tali in compagnia di qualcuno che, in realtà, dovrebbe costituire la propria metà del mondo.
Perso nelle mie riflessioni, non mi ero accorto di quanto si fosse fatto tardi, di quanto ormai l'ora dei saluti si fosse fatta prossima. Me ne accorsi solo quando un brusio di fondo accompagnò abbracci e strette di mano.
Me ne rimasi defilato, osservando quel lento movimento da un angolo. Potevo dirmi fortunato dato che in quel momento non dovevo salutare nessuno.
Una sola immagine mi colpì forte impedendomi di voltare lo sguardo.
Lei, mani nelle mani con Andrea, con le lacrime agli occhi.
Era bellissimo vedere il legame che li univa, quelle mani che si stringevano sembravano sancire un patto. Loro erano belli davvero.
Presto però fu il momento di interrompere quel momento, il pulmino messo a disposizione dalla società ci aspettava per condurci in stazione.
Il clima, in quel piccolo mezzo, era teso o forse l'unica tensione presente era la mia.
Da un lato c'era l'ilarità generale, dall'altro una ragazza sola e triste che fissava dal finestrino le figure dei miei amici farsi sempre più distanti.Quando una svolta le impedì la visuale tornò a voltarsi verso il nulla e solo allora le sorrisi comprensivo. Potevo comprendere i suoi sentimenti e non potevo fare a meno di sentirla vicina.
Mi si stringeva il cuore nel vederla così. Non potevo immaginare che le bastassero pochi giorni assieme per stringere un legame così forte quando a Carmela...
No.
Non potevo metterle a paragone. Loro erano talmente diverse da non poter trovare nemmeno un punto in comune.
Erano diversi i loro sorrisi, le loro emozioni, il loro modo di vivere la vita.
Senza che nemmeno me ne accorgessi il piccolo vano fermò la sua corsa nella piazza antistante la stazione.
Era arrivato anche per me il momento di dare il via ai saluti.
Non pensai a molto quando tra gli altri mi ritrovai di fronte proprio Lei.
Eravamo uno di fronte all'altra e fu come esser soli in mezzo al nulla. In quel momento c'eravamo solo noi.
Le accarezzai il viso prima di cingerla in un abbraccio.
-Grazie- sussurrai in modo che solo Lei potesse sentire.
-Non so che dire- rispose soffocata dal mio abbraccio.
-Allora non dire niente- la tranquillizzai -ti prometto che ci vediamo presto-
-Ti voglio bene- disse.
-Anch'io!-
Rafforzai per un attimo la presa su di Lei, mi cullai del suo profumo e le baciai una guancia in una sorta di muta promessa. Poi mio malgrado mi costrinsi a lasciarla andare.
Mentre Lei saliva sul treno io salutai gli altri.
Carmela rimase per ultima, mi abbracciò, si strinse al mio petto e di sottecchi mi guardò negli occhi.
-Ci vediamo presto si?- domandò Lei.
-Ci vediamo presto- risposi.
Si allungò sulle punte per sfiorarmi le labbra e con un sorriso si staccò dal mio abbraccio.
La vidi allontanarsi, salutarmi mentre saliva sul treno e sparire tra la gente.
Rimasi imbambolato per qualche istante a vedere il treno allontanarsi, tirai un sospiro di sollievo e me ne tornai mesto mesto nel mio alloggio.
Appena varcai l'uscio gli occhi di Andrea e Adriano si voltarono verso di me.
-Stai bene?- chiese il mio migliore amico.
-No, per niente- risposi prima di passarmi le mani tra i capelli e cadere rovinosamente seduto sul sofà.
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