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51 - Un nuovo inizio 1

Capitolo corto corto, piccolo piccolo (quasi da vergogna insomma), solo per rispettare la scadenza fissata al lunedì anche in questi giorni di festa...

La sala comune era piena di persone stranamente rumorose e divise nei due soliti gruppi ben distinti.

C'era chi chiacchierava, chi rideva, chi spiluccava in giro o beveva caffè.

E poi c'ero io.

Mi guardavo intorno in cerca di un'unica persona che però non vedevo arrivare.

Camminavo su e giù lungo la sala, prestando poca attenzione a tutto il resto, guardando di tanto verso l'ingresso nell'attesa che il mio qualcuno arrivasse.

Avevo raccontato ad Adriano tutta la situazione di cui mi ero reso partecipe e lui non aveva tardato a spifferare tutto a tutti gli altri. 

Lo sospettavo ma ne ebbi certezza quando, mentre Lei ed Andrea varcarono la soglia, un brusio di risatine e mormorii si levò tra i miei amici.

Senza esitazioni mi avvicinai a loro sfoggiando il mio miglior sorriso da bastardo.

-Buongiorno bellissimi!-  feci volontariamente leva su quella parola -Dormito bene?-

La sua espressione mutò all'istante, arrossì fino all'inverosimile ma poi, per colpa o merito dello sguardo comico di Andrea, prese a ridere.

Subito però tornò seria quando Eli le si fece vicina.

-Finalmente ti si rivede! Che fine hai fatto?- le chiese.

-Sono stata, come dire... Impegnata?-

Impegnata?

Ma che razza di risposta era mai quella?

Cercai di trattenere una risata ma, quando incontrai lo sguardo di Andrea, messo nelle mie stesse condizioni, mi lasciai andare. 

E non fui il solo.

Lei ed Andrea mi seguirono a ruota.

Eli ci guardò per un attimo confusa.

-Mmh ok-  disse ancora dubbiosa  -mi dovrai spiegare tante cose- 

Anche quando Eli si allontanò Lei continuò a ridacchiare senza tregua.

-Che c'è da ridere?- le chiesi allora.

-Le vostre facce, mentre io parlavo con Eli, voi non potete vedervi ma io si-

-Dai- le sorrise Andrea -in effetti ti sei fatta vedere poco. Saranno stati in pensiero per te-

-Loro?- chiese sbuffando  -lasciamo stare-

-Perché dici così?- continuò lui.

Il suo sguardo si fece scuro.

-Perché è palese che a loro di me importi solo fino ad un certo punto-

-Cioè?-  chiesi con una nota di preoccupazione nella voce  -Ti hanno forse detto qualcosa?-

-Ma guardateli- disse amara  -nessuno mi ha chiesto nulla, credo che nemmeno si siano resi conto che stanotte non sono rientrata per dormire-

Sentii lo stomaco accartocciarsi su se stesso ed il mio viso dovette assumere un'espressione del tutto sgradevole perché, ancora una volta, fu Lei a risollevare me.

-Hei-  disse accennando un sorriso  -guardate che per me è meglio così, non dovrò dare spiegazioni-

Poi si guardò intorno e disse, con aria di sfida  -Tu invece tra un po' ti ritroverai sotto assedio-

-Cioè?- chiesi non cogliendo la sua osservazione.

-La tua fidanzata ci sta guardando e non sembra molto felice-

Quelle parole mi colpirono, e fu un colpo davvero davvero doloroso.

Non so perché lo disse ma fu come ricevere una secchiata d'acqua gelida in pieno volto, senza preavviso.

Sapevo benissimo anch'io che quella fosse una situazione scomoda ma era davvero il caso di sbattermela in faccia in quel modo?

Abbassai lo sguardo colpevole fino a quando una sua mano non corse a sfiorare il mio braccio.

I miei occhi vagarono prima verso la sua mano, poi verso di Lei che, contro ogni mia aspettativa, mi sorrise dolcemente.

-Guarda che a me non interessa- disse.

Non conoscevo quello sguardo. Era complice e spontaneo, una novità sorprendente.

Ero così preso da quegli occhi che quasi non mi accorsi di Andrea che, mormorando qualcosa, si stava allontanando.

-Nemmeno a me-  chiesi dopo un attimo di smarrimento.

-Cosa?-  domandò aggrottando le sopracciglia.

-Nemmeno a me interessa che qualcuno ci stia guardando, non stiamo facendo niente di male-

Le riservai la stessa occhiata complice ricevendo in cambio un sorriso.

-Adesso dovrei lasciarti un attimo-  dissi a malincuore  -voglio capire come organizzare la giornata-

-Va bene- rispose Lei con uno strano tono di voce.

-Tutto ok?-

-Tutto ok-  rispose.

Inutile dire che quella risposta non mi convinse per niente, mi lasciò invece con una sensazione di irrisolto che non riuscivo a spiegarmi.

Appena mi allontanai da Lei a sguardo basso, sentii le mani di Carmela stringersi al mio braccio.

-Amore mio-  sospirò  -finalmente ti sei liberato-

La guardai di traverso, cercando di capire dalla sua espressione il senso delle sue parole.

-Lascia stare-  disse in risposta alla mia domanda inespressa  -piuttosto... quali sono i programmi per oggi?-

-Non ho ancora deciso, pensavo di parlarne con voi-

-Oh, allora io ho voglia di stare sola sola con te-

-Impossibile-  sorrisi.

-Perché?-  rispose lei arricciando le labbra.

-Perché non siamo soli, sarebbe scortese-

-Quanto sei formale-  ridacchiò  -ma mi piaci lo stesso-

Sorrise e, sollevandosi sulle punte mi lasciò un bacio a stampo, poi sorrise di nuovo trascinandomi verso gli altri.

Stefano e Luca se ne stavano abbracciati alle loro compagne mentre ascoltavano quello che Giovanni stava raccontando con enfasi.

Per un momento mi fece strano non ritrovare Lei tra quel gruppetto. Ripensai alle sue parole, all'amarezza nell'ammettere che qualcosa si fosse allentato, al costante pensiero di saperla sola e triste.

Spostai per un attimo lo sguardo lungo la sala e quando la vidi al fianco di Andrea mi sentii in qualche modo tranquillizzato.

Com'era successo tutto quello?

Come si era arrivati a quel punto?

Tutte domande che non ebbero una risposta, solo la certezza che qualcosa di importante stesse accadendo sulle nostre vite.

Impiegammo qualche istante per decidere cosa avremmo fatto ed alla fine optammo per una giornata tranquilla da trascorrere tra una passeggiata ed un pranzo al fast food.

Mi incaricai di comunicarlo a tutti e li guidai in un giro della città che ci stava ospitando. Mi impegnai ad essere il più possibile sincero con me stesso. Pur tenendo la mano salda in quella di Carmela cercai di non trascurare nessuno.

Di tanto in tanto, tra gli altri, riuscivo anche ad incrociare i suoi occhi, e allora ci ci perdevamo entrambi in uno stupido sorriso.

Quei momenti stavano diventando, sempre più, i miei preferiti. I suoi sorrisi erano terapeutici in un certo senso, se non altro perché potevo sentirmi veramente in pace con me stesso.

Quel sorriso mi faceva stare bene in un modo che credevo impossibile.

La passeggiata era stata piacevole ma ben presto tutti reclamarono qualcosa da mangiare. Vista la bella giornata decidemmo di prendere posto all'esterno del fast food ma quando stavo per prendere posto tra i miei compagni di squadra Carmela mi afferrò per un braccio attirandomi verso di sé.

-Non ci sediamo con le coppie?-  mi chiese entusiasta.

Le sorrisi per il bel pensiero che aveva avuto e scusandomi con Lei e con i ragazzi la seguii al tavolo stabilito.

Ero sereno, tutto sembrava procedere nel migliore dei modi, proprio come avevo sperato. Intorno a me tutti erano sorridenti, forse per una volta ero riuscito a fare qualcosa di giusto.

Dopo il veloce pranzo ci spostammo lungo i viali alberati per raggiungere infine la piccola piazzetta.

Una volta lì decidemmo di fermarci e mi stupì trovarmi di fronte allo sguardo assente di Lei.

La osservai per qualche istante, i ragazzi le parlavano ma Lei sembrava non esserci davvero. Aveva una strana espressione triste che mi fece subito sentire in colpa. Le avevo promesso che sarebbe andato tutto bene eppure non ero stato in grado di renderla felice.

Lasciai Carmela alle chiacchiere con le ragazze e mi avvicinai al gruppetto che aveva cattutato la mia attenzione.

Lei non mi vide arrivare quindi trasalì quando mi abbassai sulle ginocchia per essere alla sua altezza.

Le accarezzai una guancia e le chiesi come stesse.
Lei si guardò intorno spaventata, era stupita dal mio slancio.
Non si aspettava di certo che mi dedicassi a Lei di fronte a tutti.

Bloccai il suo sguardo stralunato fermandogli il volto con una carezza.

Lei tornò a guardarmi, annuì poco convinta e rimase a fissarmi come incantata.

Non mi piaceva quello sguardo. Quella non era l'espressione che volevo vederle impressa il volto.

Le presi allora una mano invitandola ad alzarsi. Quando lo fece la portai con me lontano dagli altri per poterle parlare in santa pace.

Ci guardammo negli occhi per un attimo poi posi la domanda che tanto mi premeva farle.

-Sicura di star bene?-

-Si- disse -che ci facciamo qui?-

-Io... Volevo parlati, ho bisogno di sapere che tra noi sia tutto come prima-

-Perché?-  chiese Lei corrugando la fronte.

-Perché ti ho guardata e non mi sembravi felice-

Lei scosse la testa e mi prese una mano tra le sue.

-Tra noi non cambierà mai nulla-  disse.

Quella frase sembrò scaldarmi il cuore, che bella che era.

-Mi abbracci?-   le chiesi.

Lei non aspettò altro, si lanciò tra le mie braccia e si lasciò stringere.

Era sempre bello sentirla tra le mie braccia, schiacciata contro il mio petto. Mi sembrava di stringere un fagottino.

-Sei speciale-  le dissi.

Lei si allontanò per un attimo, fissò gli occhi nei miei senza parlare, senza quasi nemmeno respirare.

Mi sentii infinitamente felice, ma alla velocità di un battito di ciglia Lei ruppe quell'istante perfetto.

-Forse dovremmo tornare tra loro- disse.

-Sei sicura?-  chiesi sperando che cambiasse idea.

-Sono sicura- rispose.

Controvoglia le presi una mano, la guardai complice e la riportai tra gli altri rompendo per un attimo l'incantesimo che finalmente eravamo riusciti a creare.

...



Lo so è corto, lo so non accade nulla ma vi avevo avvisati.

La continuazione di questo capitolo arriverà presto, non temete.

Intanto continuo ad augurarvi buone feste e ad abbracciarvi forte.

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