41 - Tu che ci fai qua?
Quando la luce del mattino si fece largo nella mia stanza mi accorsi, mio malgrado, che fuori la pioggia imperava. Uno sbuffo improvviso fuoriuscì dalle mie labbra mentre svegliavo Manuel e lo costringevo a seguirmi nella stanza dei ragazzi.
-Piove!- sbuffai facendo irruzione.
I lamenti dei tre e il tonfo sordo del corpo di Manuel che si schiantava su di una poltrona furono gli unici rumori che udii in quella stanza.
Odiavo quando nessuno mi prestava attenzione, odiavo dover ripetere più volte la stessa cosa, odiavo la pioggia, ma in quel momento dovetti accettare tutto comunque.
Presi un profondo respiro e mi costrinsi a ripetere: -Ragazzi, piove!-
-Abbiamo capito- la voce di Luigi arrivò ovattata a causa del cuscino che gli copriva il volto.
-Io odio la pioggia- mi lamentai.
-Rimettiti a letto- borbottò Adriano.
-Ma non posso, abbiamo appuntamento coi ragazzi tra un'ora ma piove ed io vorrei davvero non essermi mai alzato-
-Il solito melodrammatico- disse Luigi sollevandosi per lanciarmi contro il suo cuscino.
-Non solo melodrammatico, odio solo la pioggia-
-E anche questo lo sappiamo- si unì Manuel -quante volte avrai ancora intenzione di dirlo?-
-Fin quando non smette?- chiesi ironico.
-Seh allora cambia stanza- bofonchiò Manuel con la voce ancora mezza addormentata.
Cominciai a girare in tondo, lamentandomi del tempo come farebbe un bambino capriccioso.
-Paolo stoppati- mi bloccò Luigi -mi stai innervosendo-
-Che palle- sbottai -ma perché proprio oggi doveva piovere-
-Sei una lagna, hai rotto- chiuse Andrea alzandosi dal letto per raggiungere il bagno.
Lo seguii con lo sguardo prendendo il suo posto a letto subito raggiunto da Manuel che si rannicchiò al mio fianco.
-Ho sonno- disse.
-Lo so- mormorai scompigliandogli i capelli io non c'ho proprio voglia, quasi quasi chiamo Stefano e disdico-
-Senti prima che ti dice lui-
-Ok, ok ma voi alzatevi-
Il silenzio tombale regnante mi fece capire all'istante che al mio ritorno non avrei trovato niente di diverso.
Sotto consiglio di Manuel decisi di chiamare Stefano, mentre uscivo dalla stanza mi scontrai col viso insonnolito di Andrea che ne stava rientrando. Non disse una parola strofinandosi un occhio col pugno chiuso, bastò quell'espressione a ridarmi un pizzico di buonumore.
Raggiunsi l'altra stanza, recuperai il cellulare e mi avvicinai alla finestra dove le gocce, lente, accarezzavano delicatamente il vetro.
Provai a chiamare Stefano ma la segreteria telefonica mi informò che il telefono fosse occupato.
Mi rigirai per qualche istante il cellulare tra le mani fin quando, quasi d'impulso composi il numero di Lei.
Al terzo squillo rispose.
-Buongiorno, ti ho svegliata?- dissi.
-No c'ha pensato la pioggia-
-Appunto! Hai sentito qualcuno?-
-Ho provato a chiamare Eli ma era occupato-
-Starà parlando con Ste, anche il suo cellulare è occupato. Magari provo a sentire Luca- mi bloccai un attimo -Lo sai che viene anche lui vero?-
-Si, potevo immaginarlo-
-Sei preoccupata?-
-No-
-Sicura?-
-Si, tranquillo. Ma poi, anche se fosse ci sei tu no?-
Sorrisi a quella frase e la salutai consapevole di risentirla poco dopo.
Uscii dalla stanza e trovai i miei amici pronti per la colazione che mamma stava preparando per loro.
-Allora?- chiese Andrea.
-Niente. Tra un po' richiamo Stefano e sento cosa mi dice-
Proprio in quel momento il cellulare che ancora tenevo tra le mani prese a squillare. Era Stefano ed io mi allontanai per rispondere. Neanche a dirlo, il tono allegro che mi giunse alle orecchie, mi diede ai nervi.
"Visto che brutta giornata?" risposi al suo buongiorno.
"Che vuoi che saranno mai quattro gocce?"
Ok, Stefano era impazzito.
"Sai... un pic nic sotto l'acqua non è proprio tra le mie attività preferite"
Lui rise "smetterà prima o poi"
Oh, ma bene!
Di male in peggio.
"E noi intanto cosa facciamo?"
"Intanto ci vediamo, poi ci organizziamo"
"Ok"
"Ah Paolo" mi richiamò prima di riattaccare "lascia a casa l'insofferenza perché quando fai così sei insopportabile"
Mi lasciò senza parole non dandomi modo di replicare perché richiuse immediatamente la chiamata.
Forse aveva ragione, probabilmente stavo esagerando, ma che potevo farci?
Odiavo la pioggia e mal tolleravo l'idea di passare la mattinata in macchina! Avrei largamente preferito restarmene a dormire.
Presi un paio di respiri prima di raggiungere gli altri. Loro erano a tavola che ridevano per chissà quale battutina. Mi posai allo schienale di una sedia e li informai sulle novità.
-Pronti a passare una bella giornata in macchina?-
-Cioè?- chiese Adriano guardandomi sbieco.
-Ci incontriamo ed aspettiamo che spiova-
-Bella idea!- esultò ironico Andrea.
-Lascia stare che mi hanno già detto che sono insopportabili-
-Ah se ne sono accorti anche loro?- chiese Manuel sogghignando.
Mi unii alle risate che seguirono e mi sedetti con loro per la colazione.
Tra un tè ed una fetta di torta scambiai qualche messaggio con Lei. Sembrava felice, scocciata dalla pioggia ma non intenzionata a dargliela vinta. Forse ero l'unico a cui mancava l'entusiasmo.
Avevamo appuntamento nel parcheggio antistante il parco. Quando vidi arrivare Stefano accostai l'auto alla sua e, una volta abbassato il finestrino, cominciai con le mie lamentele.
-Avete idee?- chiesi.
-Ancora niente, aspettiamo che spiova e decidiamo che fare-
-Io mi son scocciato di aspettare, scendiamo, facciamo qualcosa ma basta macchina, mi si stanno atrofizzando le gambe-
-E dai- sbuffò Stefano -provaci almeno a resistere-
Sbuffai anch'io ma provai a concentrarmi su qualcosa di piacevole.
Allora fu una l'immagine che mi si fissò in mente.
-Mi fai affacciare l'amica tua che sta dietro?- chiesi.
Fu un attimo e la vidi comparire tra i due sedili anteriori con quel bellissimo sorriso che le illuminava il volto e l'intera giornata.
-Hai visto chi ti ho portato?- dissi facendo cenno a Manuel di sporgersi.
Lei sorrise ancora di più e fece l'occhiolino a Manu.
Solo allora Stefano, in un lampo di lucidità, ci propose di spostarci al bar in attesa di decidere cosa fare.
Certo, non era la situazione ideale ma almeno saremmo finalmente usciti da quelle auto.
Una volta raggiunto il parcheggio del bar scesi dall'auto sperando che i ragazzi mi seguissero. Naturalmente, invece, nessuno dei quattro si mosse.
-Che c'è?- chiesi, ormai stanco di tutta quella situazione.
-Piove!- rispose ovvio Manuel.
-E allora?-
-Noi non scendiamo-
-Adri, almeno tu- lo guardai implorante.
Lui alzò gli occhi al cielo imprecando tra sé ma mi seguì. Per non bagnarci aumentammo il passo e raggiungemmo subito il bar. Mi guardai intorno cercando una persona in particolare ma non la vedevo.
Ero confuso, mi chiedevo dove fosse. Forse era impegnata al telefono o forse era rimasta in macchina come i ragazzi.
No, quell'opzione non era contemplabile, Eli era arrivata nel bar saltellando assieme ad altre amiche.
Smisi di pensarci quando cominciai a salutare tutti i ragazzi presenti, trattenendomi più tempo con Luca. Quando anche lui si allontanò per raggiungere Marta tornai a cercarla, ma Lei non c'era.
Cominciai a preoccuparmi.
-Che hai?- chiese Adriano, sempre al mio fianco.
-Niente- mentii continuando a guardarmi intorno.
Presi un caffè, ascoltai distrattamente le chiacchiere degli altri, ma con la mente ero altrove.
Presi il cellulare dalla tasca, cercai il suo numero e feci partire la chiamata.
Uno squillo, due, cinque, poi il vuoto.
Fissai lo schermo in cerca di qualcosa ma non c'era nulla che potesse darmi le risposte che cercavo.
Adriano era di fronte a me ma io non lo vedevo davvero.
Continuavo a volgere lo sguardo ovunque quando la mano grande di Adriano si posò sul mio braccio. Incatenai i miei occhi ai suoi e per un attimo mi resi conto di sembrare un pazzo.
-Non c'è- mi lasciai sfuggire.
-Chi?- chiese lui spalancando gli occhi.
Fu un attimo e un lampo di consapevolezza gli attraversò lo sguardo.
-Non c'è- ripeté lui annuendo.
Mi sfuggì una risata per quell'espressione buffa.
-Chiamala no?- mi suggerì.
-Già fatto- dissi mostrando il cellulare.
-Un messaggio?-
-Ci provo-
Digitai il messaggio e lo inviai ma dopo alcuni minuti nessuna risposta era arrivata.
-Niente?- chiese Adriano.
Negai col capo.
-Andiamo a prendere un po' d'aria?- chiese.
Annuii e lo seguii all'esterno.
Una volta sull'uscio mi guardai nuovamente intorno, di Lei non c'era alcuna traccia.
Decisi di non lasciarmi sopraffare dai cattivi pensieri e di raggiungere invece la macchina, forse i ragazzi avrebbero saputo dirmi qualcosa.
Appena mi avvicinai però vidi dei capelli che non potevano che appartenere a Lei.
Tirai un sospiro di sollievo ed aprii lo sportello.
-Ma tu che ci fai qua?- chiesi.
-Chiacchiero- rispose scrollando le spalle.
-Ti stavo cercando, nessuno sapeva più dove fossi-
-Sono sempre stata qua con loro! Voi avete deciso qualcosa?-
-Veramente no. Lì dentro ognuno la pensa in modo diverso, noi siamo usciti a prendere un po' d'aria-
-E a cercare te!- aggiunse Adriano lasciandomi basito.
Gli lanciai un'occhiataccia che però ebbe l'unico merito di far ridere tutti e dare a Manuel il coraggio per pungolarmi.
-Hai visto che quando qualcuno sparisce chi gli vuole bene si preoccupa?- disse.
Ancora una volta, l'espressione sul mio viso sembrò cristallizzarsi. Appena lui sorrise però, sorrisi di rimando.
-Fratellino, io e te facciamo i conti dopo- lo sfidai..
-Invece di chiacchierare perché non entrate in macchina che vi state tutti bagnando- propose Luigi.
In effetti aveva ragione, pur trattandosi ormai di sole poche gocce non aveva smesso di piovere.
-Già!- disse Lei quasi ridestandosi, arrossendo leggermente -Ho occupato il tuo posto, sali io vado al bar-
-Allora non hai proprio capito niente. Io salgo in macchina ma tu non vai da nessuna parte. Vieni- le dissi tendendole la mano -ci stringiamo-
Provò ad accampare mille scuse ma non le permisi di averla vinta, la portai con me in macchina e ci sistemammo come meglio riuscimmo. Era stranamente piacevole starne lì stipati in quell'auto.
Il pensiero che in quell'angusto spazio ci fossero le persone più importanti della mia vita mi fece quasi paura.
La verità era che stavamo talmente bene lì dentro che avrei preferito trascorrere il quel modo l'intera giornata.
Il mio idillio però durò poco. Terminò nell'esatto istante in cui Stefano , seguito da Eli e gli altri si affacciò sulla soglia del bar.
A nulla servirono le mie proteste, fu Lei ad averla vinta trascinandomi praticamente verso l'ingresso del locale.
Per fortuna c'erano buone notizie. Il nonno di Stefano aveva una cascina fuori città e a lui era venuto in mente di usare quel luogo per dare un senso a quella giornata. Ci dividemmo di nuovo per raggiungere in macchina il luogo stabilito.
Quando arrivammo alla cascina l'entusiasmo di Manuel era alle stelle, non riusciva più a starsene fermo ed aveva cominciato a blaterare ad una velocità supersonica.
-Stasera se uscite mi portate con voi?- chiese ad un certo punto.
-Ma certo che si- disse Luigi arrufandogli i capelli come faceva sempre.
-E viene anche Lei?-
-Eh?- quella domanda così semplice mi aveva spiazzato.
-Se Lei non viene non vengo nemmeno io- disse fiero Andrea.
-Cioè?- chiesi girandomi per guardarlo.
-Finalmente abbiamo una persona simpatica che ti tiene testa, perché mai dovrei perdere quest'occasione-
Quando tutti risero capii di aver perso miseramente.
-Ok, ok. Dopo glielo chiediamo-
Urla di giubilo e cinque battuti si affollarono alle mie spalle.
Scossi la testa sconsolato.
Contro di Lei non potevo niente.
Con Lei avrei perso, sempre.
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