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4 -Tutta colpa del destino?-


Alla fine il nostro appuntamento fu fissato per il giorno seguente.

Come da abitudine mi alzai presto e raggiunsi il parco per un po' di corsa. Amavo l'aria fresca del primo mattino e una corsetta per sgranchire le gambe era il mio modo per iniziare al meglio la giornata. Correndo riuscivo a scaricare i nervi, era in qualche modo rilassante poter sfidare le mie potenzialità.

Quella mattina, in effetti, un po' teso lo ero.

Avrei rivisto Lei.

Si, a me stesso non potevo mentire, ero felice di rivederla e mi piaceva l'idea di poter conoscere qualcosa in più sul suo conto. Mi era sembrata così misteriosa, discreta, sulle sue...

Però i suoi occhi mi dicevano altro.

Non riuscivo ancora ad interpretare ciò che volessero dirmi ma prima o poi l'avrei fatto. Avrei scavato fino al fondo di quegli specchi.

Tornai a casa per il pranzo, una delle cose che più mi mancavano quando ero via era la cucina di mio padre, il vero cuoco di casa. In generale mi mancava il pranzare assieme alla mia famiglia. Era un momento per ritrovarci, per starcene attorno a quel tavolo a discutere delle nostre giornate. Lì riuscivo a respirare la vera essenza della mia casa. Mia madre, mio padre e Manuel, il mio fratellino. Certo mancava mia sorella ma i suoi mille impegni con la sua nuova famiglia le impedivano di essere presente ogni giorno.

Dopo pranzo raggiunsi il divano in sala, me ne restai lì a contemplare il televisore spento senza che la mia mente riuscisse a formulare anche un solo pensiero degno di nota.

Quando mio padre mi raggiunse si sistemò al mio fianco e cominciò a parlarmi dei suoi ragazzini, quelli della scuola calcio di cui era responsabile. Era bello rivedere nei suoi occhi la passione che lo aveva sempre sostenuto nel suo lavoro.

Come avrei potuto non amare il calcio con un esempio così da emulare?

Lui era la mia roccia, era colui che mi aveva insegnato gran parte delle convinzioni su cui basavo la mia intera esistenza. Non parlo di nozioni rintracciabili sui libri di scuola, parlo piuttosto del modo in cui affrontare la vita. Era stato il mio faro, pronto ad illuminare costantemente la mia strada con la sua luce. Era un faro speciale però, non di quelli che ruotano a 360° per illuminare l'integrità della baia, lui illuminava sempre e solo la strada giusta!

Appena ebbe finito di fare i compiti Manuel mi richiamò dalla sua stanza, quella che anni addietro era stata anche la mia, chiedendomi di giocare con lui alla Play Station. Quando gli dissi che si, per me si poteva fare, mi raggiunse in sala entusiasta con tutto l'armamentario.

Passammo le due restanti ore a rincorrerci virtualmente e a superare missioni dai contenuti più variegati. Recuperammo funghi, lottammo contro mostri e alieni e per finire andammo alla scoperta di tesori nascosti. Guardare gli occhi felici di Manuel brillare mi ripagava di tutto il tempo speso assieme a lui.

Manuel era la persona a cui più tenevo, era la mia mascotte. Era un pezzo di cuore.

Quando gli dissi che sarei dovuto uscire mise il broncio. Era sempre la stessa storia.

Ogni volta che tornavo a casa per lui era un momento di festa. Avrebbe voluto che tornassi per stare al suo fianco in ogni istante. Non aveva mai tollerato il fatto che una volta a casa potessi decidere di muovermi senza di lui.

-Devi andare per forza?- chiese sporgendo le labbra.

-Non per forza Manu, è che mi va- gli risposi concedendogli un sorriso.

-Non è giusto- bofonchiò.

-Cosa?-

-Niente- rispose continuando a giocare alla Play Station.

Gli accarezzai la testa scompigliandogli i capelli.

-Ti voglio bene Manu- sussurrai.

Lui sbuffò fingendo di non darmi peso per concentrarsi sulla partita che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.

Andai in camera per scegliere dei vestiti da indossare, mi preparai e in un quarto d'ora fui pronto già in strada per aspettare Luca.

Giunti nei pressi del luogo dell'incontro incontrammo Stefano che stava parcheggiando la moto. Insieme cercammo di raggiungere gli altri ma prima che potessimo congiungersi vidi colei Eli, la ragazza di Stefano, gettarsi tra le sue braccia.

-Finalmente!- urlò.

-Ciao amore- disse lui stringendola- non è colpa mia, è Luca che tarda sempre-

Luca scrollò le spalle e strinse Lei tra le sue braccia.

Io le sorrisi e Lei, guardandomi da sopra la spalla di Luca sussurrò un flebile "ciao".

-Allora è vero che sei tornato- la voce di Giovanni giunta alle mie orecchie mi fece subito distogliere lo sguardo e voltare verso di lui.

-Ciao Gio, da quanto tempo. Come stai?-

-Io bene tu? Che si dice ai piani alti?-

-Scemo, che vuoi che si dica? Sempre il solito-

-Però quest'anno siete messi bene-

Feci per rispondere ma Luca richiamò la mia attenzione.

-Paolo, fammi capire una cosa, ma quando vi siete conosciuti voi due?- disse indicando la ragazza che teneva ancora ancorata a sé.

I miei occhi si focalizzarono su di Lei mentre quelli di tutti gli altri spaziavano tra noi due.

Le sue gote si arrossarono all'istante e i suoi occhi, i suoi occhi si nascosero scendendo a fissare il pavimento.

-Non credo dobbiate saperlo. Questo è, come dire, il nostro segreto- dissi.

Lei spalancò i suoi occhi voltandosi verso di me, io non spostai il mio sguardo, continuai piuttosto a guardarla.

Mi sentivo suo complice in quel momento, era come se, in quel momento, ci fosse qualcosa di magico ad unirci.

Eli ruppe quel particolare momento con una risata che catturò l'attenzione di tutti.

-Qualcuno sa qualcosa che non vuole dirci- disse Stefano giocando coi fianchi della sua ragazza.

Lei provò a scostarsi e appena si fu liberata cominciò a parlare -Semplicissimo! Lei è cascata e lui ce l'ha recuperata-

Tutti si unirono in una risata. Tutti tranne io e Lei che ancora tenevamo gli sguardi incastrati.

Non mi curai degli altri, focalizzai la mia attenzione su di Lei e, ad esser sincero, provai una sorta di fastidio nel sapere che quella ragazza sapesse qualcosa che immaginavo appartenere soltanto a noi.

Per fortuna nessuno si dilungò a parlare di quell'argomento che sicuramente avrebbe messo Lei in imbarazzo.

Il nostro gioco di sguardi proseguì per tutta la sera. Lei in realtà non faceva nulla per attirare l'attenzione su di sé ma i miei occhi venivano calamitati dai suoi. Era come se mi richiamassero in continuazione, come se io e lei fossimo in qualche modo legati.

La nostra serata trascorse tra chiacchiere allegre fin quasi a mezzanotte quando, stanchi dalla lunga giornata trascorsa, decidemmo di salutarci. Prima di andare via Stefano domandò qualcosa sui programmi per la serata successiva.

-Magari se vi va possiamo andare al cinema- dissi senza pensarci.

-Allora sarai dei nostri?- chiese Luca felice.

-Se a voi fa piacere...-

-Non dirlo nemmeno per scherzo, certo che ci fa piacere- continuò Luca.

-Allora aggiudicato! Ci sentiamo domani per i dettagli- disse Stefano prendendo Eli per mano e accompagnandola alla moto.

Quando loro andarono via io, Luca, Giovanni e Lei continuammo a piedi verso casa. Luca Le si avvicinò parlottandole all'orecchio mentre io e Giovanni continuammo le nostre discussioni sul calcio.

-Ascolta Giovanni- chiese Luca raggiungendolo e posandogli una mano su di una spalla -ma quella ragazza, quella bruna, la sorella di Alfonso, te la ricordi?-

Giovanni parve pensarci un attimo poi rispose che non ricordava di chi si stesse parlando.

A quel punto della conversazione deviai la mia attenzione su qualcos'altro. Lei era rimasta un po' indietro quindi mi voltai verso di lei accennando un sorriso.

-Strana storia- dissi - prima la tua caduta, poi gli amici in comune, saranno mica solo coincidenze?-

Lei mi stupì, per la prima volta non abbassò lo sguardo anzi, rispose a tono.

-Forse sarà stato il destino a farci incontrare-

-Bhe qualsiasi cosa sia stata, mi ha piacevolmente colpito-

Le sue guancie si colorarono immediatamente di rosso e i suoi occhi sembravano cercare qualcosa nel nulla.

Pensai di aver sbagliato qualcosa, forse mi ero preso qualche libertà di troppo, forse l'avevo infastidita.

-Ehi?- Le chiesi -ho detto qualcosa di sbagliato?-

-No, no- disse accompagnando la voce con un movimento convulso delle mani –tutto questo ha colpito anche me-

Restò qualche istante in silenzio poi continuò -sai, mi è piaciuta la tua proposta,adoro il cinema-

-Ancora questo benedetto destino- esordii prendendola in giro -anche a me il cinema piace tanto. Però i miei interessi principali sono altri-

-Tipo?- chiese stupendomi ancora una volta.

Finsi di pensarci un attimo -Tipo il calcio direi!-

-Un classico!- rispose sprezzante.

-Perché?- la mia era pura e semplice curiosità.

-E' risaputo che a voi ragazzi il calcio piace, è quasi una religione-

-Luoghi comuni- risposi ovvio -come se fosse vero che tutte le ragazze impazziscono per le borse-

-In realtà questa è la verità- disse concludendo con una risata.

-Forse hai ragione- le concessi -nel mio caso però si tratta della mia vita, io...-

-Cosa vi raccontate?- disse Luca interrompendo la mia frase.

-Niente, parlavamo del più e del meno- mentii senza neanche rendermene conto.

Non stavamo parlando "del più e del meno", stavo per parlarle di me.

E quella non era una cosa che facevo con tutti, non con le persone appena conosciute almeno.

Ma Lei era diversa dal resto delle persone, Lei mi faceva sentire a mio agio in un modo strano. Era come se la conoscessi da sempre, come se sapessi che Lei potesse capire tutto quello che mi passava per la mente senza nemmeno dover sprecare tempo a spiegarglielo. Era una sensazione strana ma io ero un istintivo e mi ero sempre affidato alle mie sensazioni.

Loro, a differenza mia, non sbagliavano mai.

Non riuscii a continuare il discorso appena accennato con Lei perché in breve ci ritrovammo sotto casa mia. Fui costretto a salutare tutti dandogli appuntamento all'indomani.

Rientrai in casa con le parole che mi morivano in gola, mi sarebbe piaciuto continuare quel discorso, mi sarebbe piaciuto scoprire qualcosa in più su di Lei.

Non mi lasciai buttare giù però, avrei colto la prima occasione utile per parlarle.

E l'occasione giusta sarebbe arrivata la serate seguente.

Se la colpa era tutta del destino io lo avrei sfruttato a mio favore!


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