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32 - Lo stesso motivo

-In che senso scappare?-  mi chiese Lei voltandosi di colpo verso di me.

Era così bella in quel momento, pura, semplice e con quell'espressione sorpresa.

-Me lo dovresti dire tu. Ho fatto per caso qualcosa di sbagliato? Te la sei presa perché l'altra settimana sono partito senza nemmeno salutarti?-  chiesi tutto d'un fiato.

-Perché pensi questo? Io non ce l'ho con te-  disse guardandomi come se fossi un pazzo.

-Sicura? Io ti sento distante in questi giorni, non è più come prima-

-Ma ci siamo visti così poco...-  

-Se lo dici tu...-

-Se pensi qualcosa del genere forse sono stata io a sbagliare-

-No, forse ho frainteso io-  mi affrettai a continuare  -comunque possiamo recuperare perché stavolta resto un po' di più-

-Stavolta Adriano potrebbe arrabbiarsi sul serio-

-E' già stato informato, sa che quando ho il turno di squalifica mi trattengo qualche giorno in più-

-Squalifica?-  i suoi occhi si spalancarono  -E che hai fatto per essere squalificato?-

-Niente, somma di ammonizioni, ero un po' nervoso ma sul campo non faccio mai cose sconsiderate-

Lei parve apprezzare la mia risposta, quindi con un sorriso chiese  -vecchie reminiscenze degli insegnamenti di tuo padre?-  

-Forse, ma fondamentalmente fa parte del mio carattere-

-Non hai l'aria di uno che fa del male-

-Almeno questo...-  ridacchiai  -comunque giocando può capitare di alzare un braccio o una gamba e fare fallo. Poi c'è chi lo fa con cattiveria ma sono in pochi e soprattutto non è il mio caso-

Una volta colta la sua espressione soddisfatta mi voltai e concentrai la mia attenzione sullo schermo.

Nella mia testa però cominciò a frullare un'idea del tutto inaspettata.

Mi voltai nuovamente verso di Lei e sussurrai  -ti va se dopo ti accompagno io a casa?-

-Ma, io in realtà sono venuta coi ragazzi-  disse imbarazzata sbattendo le ciglia.

-Che fai ricominci a scappare?-  sorridi  -Non accetto rifiuti-

-Allora non ho scelta, però glielo dici tu a Stefano, e poi, tu non sei venuto con Giovanni?-

Giovanni!

L'avevo proprio dimenticato!

-Si, hai proprio ragione... Bisogna cambiare i piani allora-

-Possiamo vederci anche domani-

-Certo che possiamo ma ci vediamo anche stasera-

-E come?-  chiese assottigliando lo sguardo divertito.

-Ancora non lo so. Tu continua a guardare il film che io ci penso-

A dire il vero a me del film importava davvero poco in quel momento, mi stavo arrovellando il cervello per trovare una soluzione degna di nota.

-Allora, hai deciso?-  chiese lei dopo alcuni minuti.

-Non lo so, potrebbe essere rischioso-  risposi di getto.

Lei trattenne una risata  -non dobbiamo mica fare una missione segreta?-

-Quasi... Se lo dico a loro è diverso-

-Scusami ma non sto capendo-

-Voglio chiacchierare un po' con te-  le dissi  -da solo-

Vidi un sorriso illuminare il suo viso colorato dal rossore che piano si stava espandendo sulle sue guance, era bella quando arrossiva imbarazzata. 

Scossi la testa e distolsi lo sguardo tornando a guardare lo schermo.

Passarono pochi istanti ma sentivo il peso del suo sguardo gravarmi addosso. 

-Cosa c'è da guardare? Non ti piace il film?-  le chiesi.

-Onestamente non c'ho capito niente-

-Nemmeno io a dire il vero-  confessai   -aspetta, però mi è venuta in mente una cosa. Finito il film tu vai via con Stefano ed Eli e io con Giovanni. Poi ci vediamo, vengo da te e chiacchieriamo un po'-

-E se i ragazzi vogliono rimanere a fare un giro?-

Quante domande...

-Semplice, se loro vogliono rimanere, rimaniamo anche noi, poi ti riaccompagno a casa io e diamo il giusto senso alla serata-

-Sei proprio un pazzo!-

-Ebbene si! Sai che vorrei uscire? Mi sta stancando vedere un film che non ho seguito-

Sbuffai ma rivolsi nuovamente le mie attenzioni al film cercando di sbrogliarne intrecci e trama.

Provai davvero a concentrarmi sulle immagini che mi passavano davanti ma la mia mente era troppo occupata da immagini di un volto sorridente.

Me ne rimasi immobile e in silenzio fino alla fine della proiezione. Il fatto che io non riuscissi a seguire il film non doveva implicare che nemmeno gli altri potessero goderne in pace.

Appena i titoli di coda presero il loro posto sullo schermo Lei scattò in piedi e fece per uscire dalla sala. Tutti la seguimmo fino al parcheggio dove ci dividemmo.

Chiesi a Giovanni di non accompagnarmi a casa ma di lasciarmi in centro, da lì, gli dissi, avrei fatto quattro passi.

La mia non era del tutto una bugia, feci davvero una passeggiata certamente però non diretto verso casa mia.

Quasi giunto a destinazione le inviai un messaggio e, nell'attesa presi a camminare lungo il marciapiede.
Appena la vidi giungere mi fermai ad aspettarla.

-Ciao-  le dissi appena mi raggiunse.

-Ciao-  rispose lei guardandosi le scarpe.

-Stanca?-

-No, non direi-

-Facciamo una passeggiata,  ti va?-

Lei annuì.

Prendemmo a camminare lungo il viale principale, inizialmente in silenzio poi parlando del più e del meno.

Mi facevo rabbia.

Le chiedevo della scuola, di Eli e Stefano, delle cose più stupide ma non riuscivo a parlarle di quello che la mia mente in quel momento stava urlando.

Avrei voluto parlarle di Carmela, a Lei potevo raccontare qualsiasi cosa. Sapevo che mi avrebbe capito ma c'era comunque qualcosa che mi impediva di intavolare quel discorso.

Ero vago, inconcludente e nemmeno mi sentivo a mio agio. Lei dovette notarlo perché, dopo aver camminato per un po' nel quartiere, quando ci sedemmo su di una panchina, mi inchiodò col suo sguardo e mi chiese se avessi qualcosa di importante da dirle.

Anche quella volta il mio coraggio andò a farsi benedire, le parlai della squadra, di Adriano e Andrea, poi addirittura del tempo. Ero ridicolo!

Quando la riaccompagnai a casa rimanemmo per un attimo a guardarci fin quando le feci cenno di andare. Lei annuì e fece per rientrare ma, dopo la prima rampa di scale, si fermò e si voltò come per cercarmi.

Quando si accorse della mia effettiva presenza scosse la testa divertita per poi riprendere la sua ascesa.

Fu quello l'istante in cui capii che, in tutta quella serata, almeno una cosa buona l'avevo fatta.

Lei si era voltata perché si aspettava che fossi lì, ed io c'ero. Per una volta ero nel posto giusto al momento giusto.

Le mie mani corsero immediatamente a cercare il mio cellulare. Scrissi un messaggio e subito lo inviai.

"Hai visto che non sono andato via?"

Col cuore più leggero tornai a casa in attesa di una risposta che non tardò ad arrivare.

Tutto sembrava finalmente tornato a girare nel verso giusto, non potevo che sentirmi bene. Era come se il mio benessere morale si trasmettesse in presa diretta al fisico.Per una volta riuscii a dormire con una tranquillità invidiabile. 

Trascorsi la mia giornata nell'ozio più totale fin quando, al pomeriggio, cominciai a pensare alla serata precedente.

Tutto sommato non era stato nulla di eccezionale ma ci eravamo concessi di chiarire alcuni punti rimasti in sospeso. Certo, ero stato molto vago, non ero riuscito ad aprirmi del tutto come ero solito fare ma avevo la certezza che prima o poi sarebbe accaduto.

Ripensai anche al film, a quelle immagini che scorrevano davanti ai miei occhi senza che riuscissi a dargli un senso. Con una risatina divertita constatai che non ero stato in grado di concentrarmi sulla proiezione, ero stato tutto preso dalle mie macchinazioni da dimenticare completamente ciò che mi circondava. Per un attimo mi sentii in colpa, con le mie farneticazioni avevo impedito anche a Lei di seguire il film.

Non che Lei sembrasse particolarmente infastidita dalle mie distrazioni, anzi sembrava piuttosto divertita.

In realtà, ero io quello infastidito.

Non dal nostro parlottare, non dal suo modo discreto di ridacchiare quando cercava di nascondersi. Io ero infastidito da me stesso, dalla voglia inspiegabile che sentivo di passare con Lei più tempo possibile.

E nella mia testa avevo bisogno di dare un senso razionale a quella voglia.

Avevo bisogno di scuse, di giustificazioni. 

Fu così che decisi che ci fosse bisogno di farmi perdonare.

Le avrei proposto di seguirmi, l'avrei allontanata da tutti gli altri e avrei fatto in modo di rimanere da solo con Lei.

"Per stasera ritieniti impegnata. Passo a prenderti per le 20"

Le scrissi.

Dopo qualche istante giunse la sua risposta.

"E se avessi già un impegno?"

Sorrisi.

"Verrei ad annullarlo. Semplice!"

Ecco, questo era quello che mi piaceva nel nostro rapporto.

Era tutto spontaneo, non avevamo bisogno di mezze misure né di fingere. A volte, nel rapportarmi con Lei mi sembrava di avere a che fare con uno di quegli amici storici coi quali non c'è bisogno di parlare troppo perché ci si capisce al volo.

Mi piaceva quel suo modo di prendermi in giro, mi piacevano le espressioni che apparivano sul suo viso quando rideva con me e quanto mi piaceva quel suo modo così naturale di arrossire ad ogni parola, ad ogni sguardo.

Mi resi conto di essermi nuovamente perso nei miei pensieri quando scorsi Manuel affacciato sull'uscio di camera mia.

-Ciao!-  dissi facendogli cenno di entrare.

Lui non se lo fece ripetere due volte, entrò e mi raggiunse sul letto.

-Da quanto eri lì?-  chiesi.

-Da un po'-

-E perché non sei entrato prima?-

-Non volevo disturbarti, sembravi così assorto nei tuoi pensieri-

-Scemo-  dissi accarezzandogli i capelli  -lo sai che tu non disturbi mai-

Lui sorrise e si lasciò cadere completamente sul letto.

-A che pensavi?-

-Ad un po' di cose-  risposi.

-E non vuoi condividerle col tuo fratellino?-

-No-  scossi la testa  -non credo-

Manuel non si scompose, rimase in silenzio fin quando cercò i miei occhi.

-Era qualcosa di bello, vero?-

-Perché?- gli chiesi colto di sorpresa.

-Perché stavi sorridendo-

E si, Manuel aveva visto giusto. Era qualcosa di bello davvero.

Intorno alle 20 ero sotto caso sua, pronto ad aspettarla.

Quando la vidi le sorrisi e la raggiunsi.

-Ciao, hai visto che sono riuscito a tenerti lontana da altri impegni?-  le chiesi.

Lei nascose una risata ma non disse nulla sedendosi in macchina e aspettando che avviassi il motore.

-Allora, mi dici dove andiamo?- chiese dopo un po'.

-Andiamo al cinema-

-Ma ci siamo stati ieri-  disse sorpresa.

-Ma ieri però il film non te l'ho fatto vedere, quindi ci dobbiamo rifare-

-Io non credo che le cose cambieranno stasera-

-Prometto di non distrarti, di non fare troppe domande e di non parlare-  dissi quasi fossi un piccolo scout.

-In pratica è meglio se ci vado da sola al cinema-  disse sbuffando.

-Perché scusa?-

-Dai, che senso avrebbe andare al cinema senza confabulare e commentare-

Sorrisi  -il senso sarebbe quello di vedere il film-

-Ok allora sarò io a non infastidire te-

-Ma tu puoi fare quello che vuoi-  le dissi guardandola con un mezzo sorriso al quale Lei rispose con una scrollata di spalle.

Quando arrivammo al cinema e presi i biglietti Lei sembrò stupita dal notare che avremmo rivisto lo stesso film. Le feci presente che, in realtà, noi del film avevamo visto ben poco. Mi scusai nuovamente e la accompagnai ai nostri posti.

Guardammo il film senza parlare, uno accanto all'altro, ognuno immerso nel proprio silenzio.

Mi stupì rendermi conto di quanto poco avessi capito del film alla prima visione, di quanto in realtà piacevole fosse.

Una volta terminata la proiezione inviai Lei a lasciare la sala. Appena fuori mi chiese di riaccompagnarla a casa. Non capii davvero quella reazione affrettata ma accettai la sua decisione senza discutere.

Eravamo quasi arrivati ma, quando stavamo per svoltare lungo il viale principale, Lei mi bloccò. Sembrava presa dal panico.

-Hei-  le chiesi  -c'è qualcosa che non va?-

Lei scosse la testa.

-Eli mi ha cercata-  disse  -mi sta aspettando sotto casa-

I suoi occhi erano quasi spaventati, sembrava stesse per piangere.

Forse l'avevo messa in difficoltà ma non era davvero quello il mio intento. Non volevo causarle problemi, dovevo trovare una soluzione rapida il prima possibile.

-Perché non le dici che ti sei addormentata?-  buttai fuori senza pensarci davvero  -Noi intanto facciamo un altro giro-

La vidi annuire e scrivere qualcosa al cellulare ma non mi sembrava convinta. C'era ancora qualcosa che non andava.

-Cosa c'è? Vuoi tornare a casa?-  chiesi.

-No è che non mi piace mentire ad Eli-

-Ma non le hai mentito-  sorrisi   -diciamo che alcune cose è meglio tenerle per sé, ad esempio, nessuno sa dove sono stasera-

-Perché?-

-Per lo stesso motivo per cui nessuno sa dove sei tu-

I suoi occhi si dilatarono a dismisura e sembrò trattenere il fiato per un attimo.

Ero felice di quella reazione.

Avevo raggiunto il mio scopo.

Ecco a voi il nuovo capitolo della storia.
Spero sia di vostro gradimento.
Scusatemi ancora per l'attesa.
Un abbraccio.

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