20 - Il confronto
Arrivato in casa mi spogliai immediatamente dei vestiti e, dopo aver indossato il pigiama, mi lanciai a letto. Finalmente mi lasciai andare, abbandonando ogni resistenza.
Avevo proprio bisogno di riposare, di spegnere il cervello, di concentrarmi su me stesso. Ero talmente sereno che mi addormentai in un lampo. Tutta la tensione era scemata lasciandomi riposare placidamente.
Al mattino, il silenzio assordante dei giorni precedenti fu sostituito da un brusio che mi raggiungeva fin dentro il letto.
Controllai che ore fossero ma decisi di continuare a poltrire tra le lenzuola. Sapevo cosa mi aspettava oltre quella porta e sapevo che non sarebbe stato niente di piacevole.
Mi riaddormentai subito quasi fossi spossato da chissà quale fatica, quando mi risvegliai decisi di alzarmi subito per scongiurare ripensamenti.
Subito raggiunsi la cucina da cui sentivo giungere le voci dei miei genitori.
-Buongiorno- bofonchiai appena rientrarono nella mia visuale.
Entrambi lasciarono perdere quello che stavano facendo per voltarsi verso di me e scrutare ogni dettaglio della mia figura.
-Mi state facendo una radiografia?- dissi.
Poi mi rivolsi a mia madre -tu non dovresti essere a lavoro?-
-Ho preso un permesso. Abbiamo qualcosina da dirci, o sbaglio?-
-No, non sbagli ma mi sembra la stiate prendendo un po' troppo sul serio-
-Paolo- si inserì mio padre -ieri è successa una cosa grave, benché noi ci fidiamo ciecamente di te, non possiamo far finta di niente-
Sbuffai frustrato.
-Non c'è niente da sbuffare- mi riprese lui.
Finalmente presi posto di fronte a loro, strinsi i pugni e cercai il loro sguardo.
-A me sembra che voi facciate finta di non capire. Dite che vi fidate di me quando in realtà avete messo su il tribunale dell'Inquisizione-
Mio padre provò a ribattere ma lo bloccai prima che cominciasse con un cenno della mano.
-Vi ho mai dato da pensare? Ho mai fatto del male a qualcuno? Ditemelo voi per favore perché mi sembra tutto così assurdo-
-Certo che no ma...-
-Ma quest'occhio nero ha cambiato l'idea che avete sempre avuto di me- il mio tono sconfortato mostrava tutto il mio rammarico e la mia frustrazione.
-Non essere sempre così drastico- disse mia madre -noi vogliamo solamente capire cosa sia successo, ti sembra chiedere troppo?-
-E va bene, se proprio vi interessa sapere tutto nei minimi dettagli io non ho problemi a raccontarvi tutto- sbottai.
-Vuoi qualcosa per colazione prima?-
Sbuffai ancora. Mia madre e le sue convinzioni sulla nutrizione.
-No, mi si è chiuso lo stomaco. Prima vi dico tutto meglio è!-
Loro annuirono concentrando la loro attenzione totalmente su di me.
-Allora- cominciai leggermente sulle spine -per potervi spiegare tutto devo cominciare dall'inizio-
-Ok- disse mio padre mentre mia madre aveva uno sguardo che mi implorava solamente di continuare.
-Un po' di tempo fa ho conosciuto una persona- morsi il labbro inferiore -una ragazza, un'amica di Luca.
-E, niente, con Lei si è instaurato subito un bel rapporto, abbiamo passato molto tempo a chiacchierare e senza accorgercene abbiamo finito per legarci in un certo senso.
-Ora, da un po' di giorni Luca era strano, non lo so, nervoso forse, e ieri... Ieri è scoppiato, ha dato in escandescenza scaricando tutta la sua rabbia su di Lei-
Mia madre ebbe un sussulto mentre mio padre continuava ad ascoltare attento.
-Voi dovevate vederla- dissi sentendo nuovamente montare quell'angoscia -era così piccola, indifesa, bagnata dalla pioggia...-
Mi coprii il viso con le mani quando quelle immagini si riaffacciarono nella mia mente.
-Cosa, cosa le ha fatto?- sussurrò mia madre con voce quasi inudibile.
-Niente di così grave, Luca non è cattivo né tanto meno violento, però l'ha spezzata, ha spezzato il loro legame-
-E come passiamo da questo a quello?- disse mio padre indicando il mio zigomo.
Presi fiato -quando lui è scappato via, lasciando tutti costernati, io gli sono corso dietro perché volevo capire, volevo cercare nei suoi occhi il Luca che credevo di conoscere.
-Quando l'ho raggiunto mi sono trovato di fronte una persona a pezzi ma l'ho capito troppo tardi. Ho continuato ad incalzarlo con domande alle quali lui non voleva o, in quel momento, non sapeva rispondere fino a portarlo all'esasperazione.
-Non mi sono fermato nemmeno quando mi ha spinto via, è dovuto arrivare a tirarmi un pugno per farmi smettere di parlare-
-E tu?- domandò ancora mio padre.
-Io sono rimasto lì, fermo, immobile a chiedermi chi fosse quello che avevo di fronte. Tutto mi sarei aspettato tranne che mi colpisse-
Lui abbassò lo sguardo sulle sue mani, mia madre invece mi raggiunse e mi cinse le spalle in un abbraccio scomposto. Mi beai di quel calore rassicurante, aspirai il suo profumo e rivolsi lo sguardo a mio padre.
-Adesso vi ho detto tutto. Credete ancora io sia un teppista?-
-Paolo- mi richiamò lui con tono di rimprovero -non lo abbiamo mai pensato e lo sai-
Annuii sconfitto.
-Volevamo solo capire perché. Non è normale che un ragazzo come te, che non ha mai dato problemi, si presenti a casa conciato in questo stato-
-E...- fece mia madre titubante -Lei come sta?-
Bastò quel semplice riferimento a Lei per farmi ritrovare un piccolo sorriso. Mi voltai tra le sue braccia per trovarmi di fronte ai suoi occhi -Lei è più forte di quanto possa apparire-
-Com'è?- chiese ancora mamma.
Incredibile che lei e Manuel mi facessero le stesse domande.
-E'... Non saprei definirlo- milioni di aggettivi e definizioni volteggiavano nella mia mente.
-Cioè?- chiese curiosa sollevando le sopracciglia in modo buffo.
-Tu cosa vuoi sapere?-
-E' simpatica? Intelligente? Alta? Bella?-
Dovevo capirlo. Le domande di mia madre avevano sempre un fine preciso: mettermi in difficoltà!
-E' molto simpatica, ma è anche timida, insicura; è sicuramente una ragazza intelligente, alla mano, una con cui parlare di qualunque cosa-
-Ed è bella?-
-Si, è bella!- ammisi infine consapevole di aver detto la pura verità.
-Oh, mi piacerebbe tanto conoscerla-
-Mamma! Se non la conosco quasi nemmeno io-
-Sai com'è, fra donne ci si intende-
Lei mi fece l'occhiolino ed io non riuscii a trattenere una risata.
-Forse abbiamo un po' esagerato- disse mio padre posizionato ancora alle mie spalle.
-Togli il forse- dissi.
Lui mi guardò con un sorriso che sciolse l'ultimo briciolo di amarezza che ancora mi portavo dentro.
-Oggi, per farti perdonare- dissi - ti dovrai superare. Mi dovrai preparare un pranzo da Oscar-
-Addirittura!- sorrise lui fingendo un inchino -ti va di andare a fare la spesa, così magari scegli il menù del giorno?-
Annuii con convinzione, baciai la guancia di mia madre e andai a prepararmi per uscire.
Una volta al supermercato dopo aver girovagato per i vari corridoi ed aver riempito ben due carrelli mi soffermai nel reparto dolciumi. Dopo aver preso un po' di schifezze da sgranocchiare con Manuel i miei occhi caddero su di alcune confezioni di cioccolatini.
Ne presi una, me la rigirai tra le mani e pensai ad un sorriso, ad occhioni brillanti e a guance rosee come pesche mature. Senza pensarci ulteriormente la lasciai cadere nel carrello insieme al resto della spesa.
Quando raggiunsi mio padre alla cassa lo vidi sorridermi per la mole di cibo spazzatura che avevo accumulato. Dopo un'analisi più attenta puntò l'indice in direzione della confezione di cioccolatini.
-E quella? Hai qualcosa da farti perdonare da qualcuno?-
Sentii il rossore farsi spazio dal collo alle tempie.
-No, ehm... Veramente sarebbe per la ragazza di cui vi ho parlato stamattina-
La sua espressione mutò in un attimo da divertita a sorpresa.
-Mi sa che ha ragione la mamma allora- disse poi.
-Cosa?-
-Non vedo l'ora di conoscerla questa ragazza-
Si voltò nuovamente verso di me, sorrise ammiccando e prese a depositare la spesa sul nastro come se nulla fosse.
Mi lasciò di sasso. Rosso come un peperone. Con un'espressione da pesce lesso.
La mia non era affatto una famiglia normale!
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