16 - Troppo tardi
Benché il centro sportivo ormai fosse diventato il mio mondo c'era una cosa che avrei sempre rimpianto di quella che da sempre era stata casa mia: la tranquillità che si respirava al mattino.
Confortevolmente disteso nel mio letto in quella che era sempre stata la camera di mia sorella Daniela mi sentivo in pace. Avevo trascorso una notte bellissima, forse cullato dai ricordi della serata precedente.
Nemmeno la pioggia quella mattina riuscì a mettermi di cattivo umore.
Io odiavo la pioggia. Odiavo quella sensazione di umido che si attaccava alla pelle, quell'odore nauseabondo emanato dall'asfalto bagnato, il colore grigio che diventava dilagante.
Odiavo la pioggia ed amavo poter rimanere a letto senza dovermi per forza alzare per raggiungere gli allenamenti o dover disputare una partita.
Casa mia era silenziosa quella mattina, Manuel era a scuola, mamma al lavoro e papà, probabilmente, era in giro per qualche commissione. Me ne rimasi a lungo sepolto tra le lenzuola fin quando decisi che fosse ora di alzarmi. Mi preparai una colazione veloce, feci una bella doccia calda e mi rilassai sul divano di fronte alla tv che trasmetteva vecchie serie televisive.
Non avevo molta voglia di fare nulla. Avrei passato l'intera mattinata ad oziare, magari in compagnia di un buon libro o di una cioccolata calda al massimo. Stare a casa era fantastico, potevo contravvenire a tutte le ferree regole imposte in ritiro e concedermi piccole trasgressioni che, al contrario, sarebbero rimaste soltanto lontane illusioni.
Cedendo alla gola riuscii ad abbandonare momentaneamente il divano per raggiungere la cucina e preparare la cioccolata. Con la mia bevanda calda tra le mani tornai in sala e ripresi possesso del divano.
Quando un suono a me noto riecheggiò in tutta la casa ricordai di aver dimenticato in camera il cellulare, di malavoglia mi separai dalla mia comoda seduta per recuperarlo.
Il nome che comparve sullo schermo mi fece automaticamente sorridere.
Risposi subito.
"Adri"
"Come stai?" disse.
"Bene" risposi con un sorriso.
"Loquace stamattina" mi prese in giro.
"Mi hai preso in un momento di completo relax, alle prese con divano e cioccolata calda. È quasi come se mi avessi tirato giù dal letto"
"Hai capito! Si tratta bene il signorino"
"Lo sai che casa è la mia beauty farm preferita"
"Visto che tornare ti ha fatto bene?"
"Benissimo direi"
"Quindi stai meglio?"
"Si"
"Sicuro?"
"Adri sto bene, fidati"
"Ok, ok. Tanto, peggio di come stavi non potresti"
"Sempre gentile tu eh?"
"Mamma mia quanto sei scemo! Ti ho lasciato frastornato, con la testa tra le nuvole, incapace di concentrarti. È normale che fossi preoccupato"
"Ok hai ragione tu, però davvero, non c'è alcun bisogno di preoccuparti. È stato un momento di confusione. Adesso sto davvero meglio"
"Ma..." disse titubante "è successo qualcosa di nuovo?"
Sorrisi per i suoi modi sempre discreti di chiedere ogni cosa "nessuna novità, sono solo più tranquillo"
"Ok" disse lui, forse convinto "ci sentiamo domani"
Lo salutai e, nel chiudere la chiamata, notai la presenza di alcuni messaggi.
Erano da parte di Stefano e Carmela.
Lessi subito il messaggio di Stefano, mi dava appuntamento per quel pomeriggio al solito bar. Vista la pioggia, per quel pomeriggio, la nostra partita a calcetto era stata cancellata.
Il messaggio di Carmela invece era di tutt'altro genere. Mi chiedeva se nel pomeriggio mi andasse di accompagnarla a fare shopping.
Come al solito era lei a proporre, era lei a cercarmi. Nonostante io fossi un disastro di fidanzato lei c'era comunque. C'era sempre.
E non m'importava se costantemente finissimo per litigare, se quello per lei ormai non potesse più definirsi amore, se non si fosse mai integrata nella mia vita. I sensi di colpa erano più forti di tutto.
L'idea che in qualche modo potessi ferirla mi feriva a mia volta.
Intorno alle 15 ero sotto casa della mia fidanzata, le scrissi un messaggio col quale la invitavo a raggiungermi.
Carmela non si fece attendere e dopo alcuni secondi eravamo in viaggio verso il centro commerciale fuori città. Fu un percorso piuttosto piacevole con in sottofondo la musica e le chiacchiere leggere di Carmela.
Dopo circa due ore passate tra abiti, scarpe e cosmetici decidemmo di tornare a casa, prendere un gelato e programmare la serata, io avevo appuntamento con Stefano e i ragazzi e lei avrebbe raggiunto i suoi amici per un aperitivo. Mi aveva chiesto di unirmi a lei ma, con la scusa di una promessa fatta a Stefano, declinai il suo invito.
Durante il viaggio di ritorno sentii il mio cellulare squillare. Di primo acchito non vi diedi troppa importanza ma, quando riprese una seconda volta, mi adoperai a recuperare quell'aggeggio.
-Cosa stai facendo?- chiese Carmela.
-Cerco di recuperare il cellulare- risposi ovvio.
-E perché?- mi chiese infastidita -stai guidando-
Preferii non risponderle e concentrarmi sulla strada e sullo schermo del cellulare che lampeggiava mostrando il nome di Stefano.
Premetti il tasto di riposta ed adagiai il cellulare tra la spalla e l'orecchio.
"Pronto?" risposi.
"Ehm, Paolo ciao" disse leggermente titubante "ti disturbo?"
"No, dimmi tutto"
"Luca" disse soltanto.
"Cos'è successo?" ero teso, quella chiamata non prometteva niente di buono.
"Ancora niente ma... è strano"
"Ascolta, io sto rientrando, sono in statale. Ci vediamo più tardi" poi dopo un attimo di silenzio continuai "se invece dovesse succedere qualcosa avvisami, ok?"
"Ok"
"E, Ste..." non riuscii a pronunciare altro, le parole mi morirono in gola. Per fortuna Stefano mi capì al volo e non ebbe bisogno di ulteriori spiegazioni.
"Lei sta male" disse.
"Arrivo il prima possibile" gli assicurai chiudendo la chiamata.
Sospirai rumorosamente. Era strano pensare a Luca come ad un pericolo ed era strano sentirmi in pensiero per Lei, per una persona che conoscevo così poco.
-Cos'è successo di tanto grave?- chiese Carmela distogliendomi dai miei pensieri.
-Niente di importante- mentii.
-E allora perché dovresti "arrivare il prima possibile"?-
-Hai presente Luca?- le chiesi.
-Certo-
-Ecco, in questi giorni è un po' nervoso e ho paura possa fare qualche stupidaggine-
-Sicuro che stiamo parlando dello stesso Luca?-
- Capito perché sono preoccupato?-
Lei annuì impercettibilmente ma presto ricominciò a parlare.
-Però non ho capito, che stupidaggine potrebbe fare?-
Quella era una domanda che non mi aspettavo. Troppi pensieri si stavano sovrapponendo e mi sentivo come braccato in quello spazio fin troppo piccolo.
Provai a riflettere su una risposta consona da darle ma tutto mi sembrava troppo o, al contrario, troppo poco.
Decisi di rimanere sul vago per non espormi troppo, per non tradire me stesso.
-Mi dispiacerebbe se dovesse litigare coi ragazzi-
-Non capisco però tu che c'entri-
-Come che c'entro? Luca è mio amico-
-Ma se non vi vedete mai!-
-Se è per questo nell'ultimo periodo ho visto più lui che te-
Lei si ammutolì restando a guardarmi con occhi sbarrati.
Mi pentii subito di ciò che avevo detto. Non era giusto scaricare su di lei la mia frustrazione.
Mi passai stancamente una mano sul viso, poi le chiesi scusa.
-Scusami Carmela. Io non... Non volevo dire quello che ho detto-
-Tu non vuoi mai dire quello che alla fine dici-
-Ti prego non litighiamo adesso-
-Ok, ok. Però non farmi pesare le tue scelte, sei tu che preferisci stare con i tuoi amici piuttosto che con i miei-
-Non è così-
-E invece si, però basta, non mi va di discuterne adesso, non mi va di rovinarmi la giornata-
Preferii non ribattere. Scelsi il muto silenzio come alleato e continuai a guidare.
Quando raggiungemmo casa sua la aiutai a lasciare i vari sacchetti. Salutai velocemente i suoi genitori ed aspettai che fosse pronta ad uscire.
Il nostro pomeriggio continuò senza parole. Non eravamo realmente insieme, ognuno percorreva strade parallele destinate a non incontrarsi.
Raggiungemmo in auto la sua gelateria preferita, ci sedemmo in uno dei tavolini interni poiché il tempo non prometteva nulla di buono e procedemmo con le ordinazioni. Lei scelse una coppa a tre gusti io un sorbetto. Il mio stomaco si era completamente chiuso e non avevo più alcuna traccia di appetito.
Ce ne stavamo seduti allo stesso tavolo senza parlare e senza nemmeno guardarci. I nostri sguardi sfuggivano, persi in chissà cosa. Era diventata una consuetudine fin troppo consolidata quella di litigare per un nulla, di non chiarirsi, di preferire il vuoto silenzio ad un abbraccio pacificatore.
D'altronde eravamo fatti così, non c'era più da stupirsene.
Stavamo ancora aspettando le nostre ordinazioni quando un messaggio richiamò la mia attenzione.
Da Stefano:
"Luca cerca guai. Vieni appena puoi"
Sentii i battiti del mio cuore accelerare vorticosamente, Luca avrebbe combinato qualche casino, ne ero pienamente consapevole. Dovevo raggiungerli immediatamente.
Mi mossi a disagio sulla sedia in attesa di trovare le parole adatte. Non servì sforzarmi più di tanto perché fu Carmela a togliermi dall'imbarazzo.
- Devi andare vero?-
-Si, mi ha scritto Stefano-
-Ok- disse abbassando lo sguardo.
-Vuoi che ti riaccompagno a casa?-
-Preferisco restare ancora un po'-
-Allora ti lascio le chiavi della macchina così, se dovesse piovere, non ti bagni-
Lei annuì senza aggiungere altro. I miei dannati sensi di colpa erano alle stelle ma non dovevo pensarci in quel momento.
Pagai per entrambi poi mi avvicinai a lei e, dopo averle baciato una guancia, le sussurrai un flebile "scusa" all'orecchio.
Uscii in fretta dal locale e senza pensarci ulteriormente mi lanciai in una folle corsa mentre cercavo di comunicare con Stefano. Con difficoltà rintracciai il suo numero in rubrica e feci partire la chiamata.
"Paolo!" rispose preoccupato dopo soli due squilli.
"Dove siete?"
"In piazzetta, corri"
"Due minuti e sono là"
L'aria sembrava sfuggire dai miei polmoni ma a spingermi c'era qualcosa di più importante.
Una forza fuori controllo, il desiderio che non accadesse quello che tanto temevo, la speranza di arrivare in tempo.
- Non sei più il centro della mia vita-
Forse però era già troppo tardi.
Eccomi qui puntuale come le tasse!
Oggi vi delizio col mio Piccolo Spazio Pubblicità (lo so che in fondo in fondo, ma in fondo, ma proprio in fondo, lo amate).
In effetti, è un po' che non lo faccio, però mi sembra giunta l'ora così, tra un capitolo e un altro potrete intrattenervi in modo piacevole.
Le storie che vi proporrò oggi sono quattro. Quattro storie fantastiche di quattro persone fantastiche.
Amate la fantascienza? Le storie distopiche ricche di azione e colpi di scena? "Contact-I promise" di ElianaPi fa al caso vostro.
Qui troverete davvero di tutto, verrete catapultati in un universo alternativo in cui la lotta per la sopravvivenza porta alla luce la vera natura dell'animo umano. Per gli eterni romantici ci sarà spazio anche per l'amore che sarà il punto di forza a cui i protagonisti si aggrapperanno per non soccombere.
Amanti dei grandi classici? Per voi consiglio "Bleeding Love" di AstridVonHardenberg.
Un viaggio nel passato fuori dal comune, nella Verona delle lotte tra Montecchi e Capuleti. Un mondo di storie che si intrecciano tra amori passati e presenti, tra grandi sofferenze e piccoli attimi di felicità. Un prequel della tragedia shakespeariana forse più famosa.
Tornando ai giorni d'oggi se amate le storie d'amore complicate, passionali e apparentemente "sbagliate" fate un salto sul profilo di MaryJ87 e date un'occhiata alla serie "Quando il passato ritorna".
A cavallo tra New York e Pisa scoprirete le storie di giovani vite raccontante in prima persona da diversi punti di vista. A voi scegliere i vostri preferiti.
Infine, per ultimo ma, assolutamente, non ultimo, c'è Colin!
Lui è. .. è. ..
Lui è mio!
Quando un "supereroe" giunge nella vita di una ragazza dal passato difficile che le ha lasciato ferite aperte, che faticano a cicatrizzarsi, tutto cambia.
Una storia d'amore semplice, delicata e divertente tutta da vivere. Tutto questo è "Non lasciarti vivere" di DarkSwan26.
Come avrete visto sono migliorata. Ho messo questo spazio a fine capitolo invece che in un capitolo a parte.
Adesso fate le brave voi e passate a leggere queste storie.
Un abbraccio a tutte e, come sempre, grazie, grazie, grazie!
A giovedì <3
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