14 - Non ti basto io?
Quando finalmente la vidi arrivare tirai un sospiro di sollievo. Dal mio arrivo era passato più di un quarto d'ora e, da alcuni minuti, avevo cominciato a perdere ogni speranza di poterla rivedere.
Lei non si accorse subito di me ma quando i nostri occhi si incontrarono sembrò stupita.
Mi alzai andandole incontro.
-Ciao- La salutai quando fummo abbastanza vicini.
-Ciao, ma... cosa ci fai tu qua?- chiese stupita.
-Ti aspettavo da un po'. Ho pensato che ti avrebbe fatto bene chiacchierare con qualcuno- dissi.
-E gli altri?-
-Non saprei, non ti basto io?-
Lei mi sorrise ma spostò subito l'attenzione da me per dedicarsi a cercare qualcosa nella sua borsa.
-Cosa cerchi?- Le chiesi curioso.
-Le chiavi di casa- rispose ovvia.
La guardai stranito.
-Secondo te sono venuto qui per vederti tornare a casa?-
-Scusami ma vorrei solamente rimanere da sola-
-Ma ti pare? Sprecare una serata così a casa?-
-Non vorrei sembrarti scortese ma tu puoi tornare con gli altri se vuoi-
-Se me lo dici così non sei affatto scortese, ma io insisto. Solo pochi minuti, te lo chiedo come favore personale-
-Non sarei per niente di compagnia-
-Non ho mica detto che voglio compagnia? Io sono qui per stare con te, sono venuto proprio per questo. Dai, solo dieci minuti, poi puoi anche andare via-
L'ombra di un sorriso sembrò attraversarle il viso. Forse ero riuscito a persuaderla.
-Mi hai convinta, però non prendertela se non parlerò molto-
-In quel caso parlerò io- le feci un occhiolino complice.
-Certo che tu sei strano-
-Perché scusa?-
-Perché ancora mi stai dietro-
-Ma lo faccio con piacere, ormai dovresti averlo capito-
-L'ho capito si, ed è questo che mi fa strano. Sei troppo gentile con una come me-
-Una come te?!- sottolineai. Cosa voleva intendere? Perché tendeva sempre ad avere una così bassa considerazione di sé?
-Davvero non ti capisco- continuai -A me piace stare con te, mi piace ascoltarti e non mi va di vederti così triste. Vorrei vedere un sorriso sul tuo viso-
-Che carino. Solo non credo di meritare tutte queste attenzioni-
-Ancora- lamentai -non so se te le meriti e nemmeno mi interessa, a me sei simpatica, con te mi trovo bene e mi basta. Ora me li concedi questi quattro passi?-
-Certo che si. Dove andiamo?-
-Non lo so ancora, lo capiremo strada facendo-
Finalmente convinta cominciò a camminare al mio fianco in un religioso silenzio. Probabilmente Lei era davvero restia ad avere compagnia quella sera ma era vero che a me non interessava. Non volevo essere invadente, non volevo prevaricarla ma ero convinto che a Lei servisse sfogarsi. Forse aveva ragione Eli, Lei aveva bisogno di un viso amico.
Ed io sarei stato felice di essere proprio quell'amico.
Quando mi riscossi dai miei pensieri notai che non fosse più al mio fianco, mi voltai per aspettare che mi raggiungesse e Le sorrisi.
-Allora?- Le chiesi.
Lei mi guardò per un attimo senza dire nulla, poi mi stupì.
-Parlami un po' di te-
-Di me? Credo di averti detto già tutto-
-Ripetimelo se necessario. Ci conosciamo da così poco e... Cavolo, sei stato l'unico che vedendomi in difficoltà è corso qui ad aspettarmi. Mi piacerebbe conoscerti meglio, sapere qualcosa di più sulla tua vita, sulla tua famiglia. Non so, qualcosa del genere. Ti prego, non mi va di pensare-
A quegli occhioni non sarei mai riuscito a resistere.
-Solo perché me lo chiedi così... Dai, cosa vuoi sapere?-
-Tutto! Parlami di tutto quello che vuoi, di qualsiasi cosa-
Restai a pensare per qualche istante. Cosa raccontarle? Da dove cominciare?
Dopo un attimo di smarrimento mi resi conto che non ero di fronte ad una commissione d'esame. A lei non sarebbero serviti discorsi arzigogolati, a lei serviva qualcosa che, almeno per qualche minuto, riuscisse a distrarla.
Quindi non mi curai ulteriormente della forma e presi a raccontare.
-Io sono nato qui, abbiamo sempre vissuto nella casa che hai visto l'altra volta. Ho una sorella più grande, si chiama Daniela, è sposata e non vive più con i miei e un fratellino, Manuel. Mi sono diplomato all'istituto tecnico con 85 e ora gioco a calcio a tempo pieno. Sono cresciuto col pallone da calcio in mano, lo tenevo sempre pronto per tirarlo fuori in ogni momento. Conservo ancora le mie prime scarpette coi tacchetti. Ho cominciato come portiere ma ho capito subito che non era il mio ruolo, non potevo correre, né inventare. Non mi piaceva-
-E allora perché lo facevi?-
Sbuffai una risata.
-Perché mamma ricattava il mister. A cinque anni ero magrolino e deboluccio e mia mamma aveva paura che potessi ammalarmi o prendere troppi colpi, ma alla fine è stata lei a cedere. Io avevo sempre avuto il mito del 10, Maradona, Zidane, Baggio, chi non vorrebbe essere come loro? A cinque o sei anni è così facile sognare e devo ringraziare proprio mia madre per aver conquistato quella maglia alla fine. Quando ha capito che tra i pali non ero felice ha detto al mio allenatore che poteva cambiarmi ruolo a patto che dicesse ai più grandi di non farmi male nei contrasti. Il mio allenatore fu ben contento, in porta ero una schiappa ma facevo certi rinvii-
Lei ridacchiò sommessamente. Era bello vederla finalmente rasserenata.
-Che c'è da ridere?- Le chiesi.
-Niente, ti immaginavo piccolo e indifeso nascosto dietro un paio di guantoni enormi, posso immaginare la paura di tua madre-
Alzai le spalle noncurante, un sorriso al pensiero della mia infanzia.
Subito ricominciai a raccontare.
-Poi ho conosciuto Luchino. Sai dove?-
-No- disse curiosa.
-Sul campo da calcio. Eravamo piccoli e facevamo i raccattapalle insieme. La prima volta che l'ho visto abbiamo litigato ma eravamo troppo piccoli, non ricordo nemmeno il motivo, la seconda volta l'ho difeso perché alcuni ragazzi più grandi lo avevano preso di mira. Da allora non ci siamo più divisi anche se ora ci vediamo poco-
-Luca è così, una volta che ti ci attacchi non lo lasci più-
-Oops- dissi appena mi resi conto di aver sfiorato un argomento delicato -non volevo parlare di Luca! E' che per raccontarti della mia vita devo menzionarlo per forza, lui ne fa parte. Siamo cresciuti assieme, fino ai 12/13 anni siamo stati praticamente inseparabili. Poi forse sei arrivata tu e hai preso il mio posto-
-Forse. Sai, lui era così orgoglioso di te. Ormai sono convinta parlasse di te quando parlava del suo amico calciatore. Credo facesse la raccolta degli articoli di giornale che parlavano di te. Però non mi ha mai raccontato nulla di te come amico, come persona intendo-
-Io non mi meraviglierei troppo, tranne Stefano, Giovanni e alcuni dei ragazzi con cui giochiamo non conosco altri amici di Luca. Non conoscevo neanche te! Lui non parla molto degli altri, anzi, non parla molto e basta. Sa ascoltare tanto, è fortissimo. Sai che ogni volta che hai bisogno lui c'è-
-Lo so, ed è proprio questo che più mi manca-
-Scusa- dissi dandomi una pacca sulla fronte. Avevo sbagliato di nuovo.
-Ho di nuovo toccato questo tasto dolente. Recupero subito, vuoi sapere un po' del mio fratellino?-
Lei annuì.
-E' meraviglioso. E' certamente la persona più importante della mia vita. Io lo adoro e l'ho portato prestissimo con me sul campo da calcio. Lo facevo di nascosto perché come al solito mamma non voleva. Io tentavo di non farlo sudare, gli volevo insegnare a calciare i rigori, le punizioni ma lui niente. Manuel vuole fare lo stopper, altro che evitare contrasti, lui li cerca, ed è anche bravo. Ora gioca in una squadra di Prima Categoria, sono sicuro che presto me lo ritroverò sulle caviglie. Non sai quanto vorrei portarlo via con me, potrei tenerlo sempre sotto controllo-
-Paolo, il paladino degli indifesi!- disse mostrando il suo bellissimo sorriso pieno.
Mi finsi offeso -al massimo paladino della giustizia-
-Si, Sailor Moon- disse cominciando a ridere a pieni polmoni.
La guardai con tanto d'occhi, quasi sotto shock, non mi aspettavo da lei un'uscita del genere. Affinai lo sguardo cercando di risultare almeno un minimo minaccioso e finsi di riprenderla.
-Signorina, mi sembra che lei stia un po' esagerando-
-Ahia, stavolta l'ho fatta grossa!- disse continuando a sorridere - Però te la sei cercata. E non credo ti starebbe male il completino da marinaretto-
Ad un'immagine di quel calibro, di me in versione guerriera Sailor, con tanto di gonnellino svolazzante non riuscii a non ridere. E fu una risata rumorosa che sgorgò dal profondo, non riuscivo nemmeno più a fermarla.
Appena riuscii a riprendermi mi sistemai un ciuffo di capelli cadutomi sulla fronte e prendendo un respiro Le dissi -se mi avessero chiesto di pensare ad un cartone animato nel quale immedesimarmi non avrei certo scelto quello, mi sento più tipo da "Holly e Benji"-
-Troppo scontato- disse Lei sbuffando.
-Semplicemente mitico! Per un ragazzino come me patito per il calcio quello era il massimo-
-Il calcio è veramente il centro della tua vita!-
-Si, non riuscirei a vivere senza. Mi dà forza, coraggio, mi aiuta ad affrontare tutti i momenti bui che ho dovuto affrontare. Pensa che, quando andavo a scuola, appena finivo di studiare, perché studiavo, correvo al campetto vicino casa. I giorni prima della maturità li ho passati sul campo di allenamento calciando il pallone ripetendo continuamente ad alta voce gli argomenti da studiare. Io e il pallone, praticamente gli parlavo e lo faccio ancora! La mattina degli orali ero terrorizzato, devo ammetterlo, uscii prestissimo di casa passando prima per il campo. Alla fine ero gasatissimo, cominciai a tranquillizzare tutti e a dare forza dovunque ne vedessi il bisogno, ero davvero carico-
-Beato te, io sono terrorizzata al solo pensiero-
-E' presto per pensarci, quando verrà il momento vedrai che ti sembrerà tutto più facile-
-Io però non ho nessun campo su cui sfogarmi-
-Ci sarà qualcosa che ti tranquillizza-
-Non saprei, quando mi prende la paura non sono capace di reagire-
-Pensa a qualcosa che ti fa stare meglio. Cosa fai quando sei giù di morale?-
-Leggo, scrivo, ascolto musica strappalacrime-
-Ecco, magari strappalacrime no, qualche bella canzone rock sarebbe meglio. Troverai un modo per stare meglio. Scaricare la tensione fa bene, dovresti provare a prendere a calci un pallone, vedrai che funziona-
-Ti dico un piccolo segreto: il calcio non è la panacea di tutti i mali del mondo-
Mi finsi sconvolto, guardandola ad occhi sbarrati -ma dai?! Ed io che ero convinto che lo fosse-
Sorridemmo entrambi poi i nostri discorsi ebbero una naturale battuta d'arresto.
Mi persi tra i miei pensieri finché non giunsi ad una conclusione non richiesta che nemmeno mi preoccupai di nascondere.
-Forse l'unica cosa che non posso collegare al calcio è la mia storia con Carmela. Ci siamo conosciuti a scuola, non eravamo in classe insieme ma galeotta fu una riunione tra i rappresentanti di classe per decidere della gita. Ero in seconda, lei mi colpì subito, era allegra, spigliata e non lo so... Mi sembrava speciale. Alla fine non siamo nemmeno andati in gita insieme ma quando siamo tornati abbiamo cominciato a frequentarci e finita la scuola ci siamo messi assieme-
-Wow è da tantissimo che state insieme!-
-Si ma è una storia strana. Appena ci siamo messi assieme io ho cambiato scuola e città, mi sono trasferita per seguire il mio sogno. Sono stato acquistato da un'altra squadra e da allora ci siamo un po' persi. All'inizio era tutto bello forse perché non ci conoscevamo ma ora non lo so, sembra che non abbiamo più punti d'incontro.Ora sono un po' confuso ma assieme abbiamo comunque trascorso bei momenti, ci siamo voluti bene infondo...-
Appena finii di parlare posai lo sguardo su di Lei che proprio in quell'istante mi stava guardando incuriosita, in cerca di risposte. Capii subito le sue perplessità, il modo in cui io parlavo di Carmela non era quello che ci si aspettava da un fidanzato di lungo corso.
-Ti sembra strano che io parli di bene?-
Lei annuì.
-Lo so ma davvero non credo sia amore, o almeno non ora. Forse all'inizio poteva sembrarlo ma... Forse eravamo solo due ragazzini-
-Mi fa strano che tu parli di lei al passato-
-Lo so ma è più forte di me, non fraintendermi, io le voglio bene, nutro dei sentimenti per lei anche se non sono quelli di prima. La verità è che a noi la lontananza ha fatto proprio male anche se non ce ne siamo resi conto. A volte non ci sentiamo per giorni, tra noi c'è pochissima gelosia anche se io in realtà sono una persona fin troppo gelosa. Lo so, non è un bel discorso da fare ma questo è quanto-
-Non ho alcuna intenzione di giudicare una situazione così personale, magari è solo un periodo che state passando-
-Non lo so, e non so nemmeno perché sto qui a romperti le palle con questi discorsi- dissi quando mi accorsi di essere andato oltre.
-Ti ho chiesto io di raccontarti della tua vita-
-Si ma questo è diverso, non ne ho mai parlato davvero con nessuno. Forse sei tu che mi tiri fuori le parole. Sarai mica una strega?-
-Mi hai scoperta! Lo confesso, con un filtro magico ti incanto e ti faccio parlare. Attento a quello che dici, potrebbe ritorcersi tutto contro di te!-
-Non mi fai paura, non hai per niente il viso di una strega cattiva-
-Fa parte del gioco, se mostrassi la mia vera natura tu lo capiresti e non mi riveleresti nulla-
-Interessante, non avevo considerato questo aspetto, ma ormai ti ho detto tutto, mi hai in pugno-
-Ci sono ancora troppe cose che dovrai raccontarmi... Però grazie per avermi aperto le porte del tuo mondo-
-E' stato piacevole. Vuoi tornare a casa?-
-Non lo so, ho smesso di pensare, con te sembra tutto facile-
-Allora resta ancora un po'-
-Sei sicuro di non voler andare? Non vuoi vedere gli altri? Divertirti? Fare qualcosa?-
-Stasera io ho voglia di stare qui, con te e, detto tra noi, io mi sto divertendo comunque-
Ed era vero, stavo bene lì, lì con Lei.
In quell'istante non c'era altro posto in cui sarei voluto essere.
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