13 - Luca
E così decisi di partire.
Chiesi al mister un permesso che mi concesse volentieri. Aveva capito che avessi delle questioni da risolvere e un attaccante distratto, a mezzo servizio non gli sarebbe servito a nulla.
Preparai di fretta e furia il mio borsone riempiendolo con alcuni vestiti presi alla rinfusa e presi il primo treno utile per tornare a casa.
Ai miei non avevo detto nulla, per loro quindi fu una sorpresa vedermi arrivare a casa poco prima dell'ora di cena. Naturalmente il più felice di vedermi fu Manuel che, quasi fosse mio padre, mi fece il terzo grado per quel viaggio improvvisato.
L'indomani avvisai Luca e Stefano del mio arrivo. Come immaginavo (e, forse inconsciamente, speravo) loro misero in piedi una partita per quel pomeriggio.
Dopo aver pranzato con tutta la mia famiglia e dopo aver aiutato Manuel con i compiti di matematica mi preparai per uscire.
Al pomeriggio raggiunsi il campetto, appena vi misi piede La vidi.
Erano passati una decina di giorni da quando ci eravamo salutati e non riuscii ad impedirmi di sorriderLe appena incrociai il suo sguardo.
-Ehi!- dissi raggiungendola -Sono contento di trovarti qua-
-Anch'io- rispose timidamente -non mi aspettavo di vederti-
-Sorpresa!- dissi senza smettere di sorridere.
-Come stai?-
-Molto bene, tu?-
-Anche- disse arrossendo leggermente.
Rimanemmo a parlare ancora un po' fin quando la lasciai per recarmi negli spogliatoi e lasciare le mie cose.
Mi allontanai con un sorriso, rivederla mi aveva regalato una piacevole sensazione di pace.
Come ogni volta in cui ci ritrovavamo sul quel campetto di periferia il tempo perdeva importanza lasciando spazio alla nostra voglia di libertà e spensieratezza.
Si, quando giocavo a calcio con i miei amici ero spensierato. Non ero sotto pressione, non avevo bisogno di dimostrare nulla e nessuno e potevo permettermi di vivere tutto davvero come un gioco.
La nostra partita durò poco meno di due ore. Una volta negli spogliatoi decidemmo di non salutarci tutti ma di raggiungere il centro per un aperitivo.
Quando notai che Luca si stesse defilando mi avvicinai a Lei e, in un sussurro, le chiesi:
-Come va con lui?-
-Ma... va!-
-Ecco! E cosa vuol dire?-
-Vuol dire semplicemente che va... Ci siamo visti poco in questi giorni, quando ci vediamo è distante e appena può scappa. Almeno non litighiamo-
-Mi spiace- dissi scorgendo il suo sguardo triste.
-Tranquillo, meglio questo che niente-
-Vabbè non pensiamoci ora- le sorrisi, poi mi rivolsi agli altri -andiamo che mi sta venendo fame?-
Tutti furono d'accordo con la mia esortazione quindi ci separammo per ricongiungerci in centro.
Una volta raggiunto il locale ordinammo qualcosa da bere e rimanemmo un'oretta circa a chiacchierare poi ognuno se ne andò per la propria strada dandoci appuntamento al pomeriggio seguente per un'altra partita.
La mia mattinata tra una colazione veloce e una corsetta al parco trascorse sulla falsa riga di tutte le altre. Come al solito poi, nel pomeriggio, dovetti sorbirmi le lamentele di Manuel a cui non andava affatto giù che passassi il tempo con chiunque non fosse lui. Dovetti fargli un paio di promesse per convincerlo a lasciarmi andare senza fare troppe storie.
Arrivai al campetto felice, col mio borsone issato sulle spalle ma la scena che mi trovai di fronte mi lasciò interdetto.
Di spalle, al fondo delle gradinate c'erano Lei e Luca solo che, all'improvviso, quest'ultimo di scatto si allontanò lasciandola sola.
Continuai a camminare con lo sguardo fisso su quella scena, ero talmente rapito che nemmeno mi accorsi di Eli seduta poco distante da me. Mi voltai verso di lei solo quando richiamò la mia attenzione.
-Credo abbiano litigato- disse indicando il fondo degli spalti.
-Perché?- le chiesi.
-Non lo so ma Luca è strano. E' passato senza nemmeno salutarci e Lei non ha resistito-
-E?- provai a saperne di più.
-Niente, hanno parlato un po' poi lui se n'è andato lasciandola lì da sola-
Mugugnai qualcosa tra i denti mentre i miei occhi non riuscivano a staccarsi da quella schiena che si faceva sempre più piccola ai miei occhi.
-Penso che le farebbe piacere se tu andassi a parlarle-
-Io?- chiesi spalancando gli occhi per l'assurdità di quell'affermazione.
-Si, credo abbia bisogno di un viso amico-
-Ma io...- ero titubante, non riuscivo a trovare le parole adatte.
-Sta male- disse lei.
-Ok- risposi meccanicamente.
Presi un sospiro e la raggiunsi adagiando una mano sulla sua spalla.
Quando si voltò nella mia direzione vidi chiaramente il suo sorriso spegnersi.
-E' bello vedere che ti faccio questo effetto- dissi cercando di regalarle un sorriso -mi ha mandato Eli ma se vuoi vado via-
-No, scusami è colpa mia. E' che...-
-Non c'è bisogno che continui- la bloccai -Eli mi ha raccontato qualcosa-
-Non credo che lei abbia afferrato tutto. Ma tu non fartene carico, vai a cambiarti, io sto bene-
-Errore!- dissi -sai che con me puoi parlare, anzi, devi-
Lei si aprì in un timido sorriso e senza nemmeno pensarci le accarezzai una guancia.
Proprio in quell'istante Mariano richiamò la mia attenzione invitandomi a raggiungere gli spogliatoi. Mi guardai intorno e quando notai che ci fossero ancora poche persone decisi di rimanere al mio posto.
Forse aveva ragione Eli, Lei aveva davvero bisogno di me.
-Mi racconti cosa è successo?- le chiesi.
-Praticamente niente. Quando Luca è arrivato quasi non mi ha salutata. Io ho pensato di andare a parlargli, speravo che trovandoci faccia a faccia, guardandoci negli occhi lui... Non lo so cosa speravo Paolo. Ormai quando si parla di Luca non so più cosa pensare-
-Ma avete litigato?-
-Magari! Forse sarebbe stato meglio. Non so come raccontarti la nostra conversazione, lui parlava a monosillabi. Alla fine mi ha detto di non voler parlare ed è andato via-
-Vedrai che gli passa. Magari più tardi ti invierà un messaggio-
-Non lo so, spero che tutto torni al proprio posto perchè per me Luca è troppo importante-
-Luca ti vuole bene ha solo dei momenti no-
-Ormai questi momenti no come li chiami tu sono diventati un po' troppi ma lasciamo stare. Ora vai a cambiarti e vai a giocare che serve il professionista in campo-
-Ah! Ah!- finsi una risata -magari tiro una pallonata sulla testa di qualcuno e faccio tornare le idee buone-
Finalmente la vidi sorridere.Certamente non era felice ma il suo umore era di gran lunga migliorato.
Raggiunsi gli spogliatoi sicuramente più tranquillo. Quando incrociai Luca però qualcosa si mosse all'altezza del mio stomaco. Avrei voluto parlargli, chiedergli spiegazioni riguardo il suo atteggiamento ma mi convinsi che sarebbe stato meglio non intervenire.
D'altronde non ero nessuno per intromettermi nei loro litigi. Se ci fosse stato qualche problema sicuramente lo avrebbero risolto tra loro. Non dovevo farmi coinvolgere più di tanto.
Lo salutai comunque ma il suo rispondere distaccato mi diede da pensare.
Non volevo mettermi in mezzo ma fare qualche domanda era lecito. Avevo il diritto di preoccuparmi per uno dei miei migliori amici?
Mi sedetti al suo fianco fingendo indifferenza, sistemai le mie cose poi mi voltai a guardarlo. Aveva una strana espressione rapita, era assorto nei suoi pensieri.
-Lu tutto bene?-
-Cosa?- chiese frastornato.
-Ti ho chiesto se è tutto ok-
-Oh si- sorrise -piuttosto cambiati ti aspetto in campo-
Feci come mi aveva suggerito e lo raggiunsi.
In breve formammo le squadre, sei per parte e come in un vero match fischiammo l'inizio.
In quel contesto Luca era diverso, era sereno, spensierato, sembrava tornato quello di sempre. Non mi preoccupai più di tanto quindi, mi dedicai esclusivamente alla partita che stavamo giocando.
Quando concludemmo il match ci rintanammo negli spogliatoi dai quali fui uno dei primi ad uscire.
La mia sorpresa fu grande quando sull'uscio ritrovai Lei intenta a giocherellare con le sue dita.
-Hei, che ci fai tu qui?- Le chiesi.
-Aspetto Luca-
Corrucciai la fronte.
-Sicura che vuoi parlargli adesso?-
-Si-
Era convinta e mostrava una sicurezza che in genere non le apparteneva. Io però non ero della stessa idea.
-Non credo sia una buona idea parlargli ora. Dagli un po' di tempo, dagli modo di riordinare le idee poi vedrai che sarà lui a venire da te-
-Voglio sapere adesso cosa gli passa per la testa- disse, la sua voce era dura, priva di espressione.
-Come vuoi- risposi.
Sentivo che la sua non sarebbe stata la scelta migliore ma preferii non intromettermi oltre.
Lei aveva l'aria di sapere ciò che faceva. Sapevo fosse una ragazza intelligente, con la testa sulle spalle ed io non ero nessuno per impedirle qualsivoglia azione.
Le sorrisi tristemente un'ultima volta senza riuscire a trovare le parole adatte e mi allontanai sistemandomi sulle gradinate.
Passarono un paio di minuti poi Luca fece capolino dagli spogliatoi, nemmeno si fermò quando La vide lì ferma ad aspettarlo, quasi fosse invisibile.
Lei però gli afferrò un braccio ponendosi di fronte a lui. Luca, dal canto suo, non riusciva a stare fermo, spostava il peso da un piede all'altro, segno che fosse parecchio nervoso. Inquadrare il suo viso mi risultava impossibile dal momento che mi dava le spalle ma i suoi atteggiamenti erano sufficienti per percepire il suo stato d'animo.
Dalla distanza a cui ero posto non potevo comprendere in pieno la conversazione, mi arrivavano solo poche parole che anche messe insieme non assumevano pieno significato.
Era chiaro che Luca volesse essere lasciato in pace come era palese che Lei cercasse in ogni modo di trattenerlo. Quando però lui cominciò ad urlare un campanello d'allarme risuonò in me. Non sapevo se muovermi o rimanere a guardare.
Ebbi la risposta alle mie domande quando vidi Luca andare via ed Eli e Stefano raggiungere Lei. Ste La cinse in un abbraccio, Lei si fece piccola piccola e anche da lontano potei vedere i suoi occhioni luccicanti.
Quando lui si allontanò i miei occhi si incontrarono con quelli di Lei e le rivolsi un piccolo sorriso che voleva risultare incoraggiante. Ma fu un attimo prima che Eli ne catturasse nuovamente l'attenzione.
Stefano mi si avvicinò passandosi una mano sul viso.
-Problemi?- domandai schiaffeggiandomi mentalmente per l'assurdità che mi ero lasciato sfuggire.
-Luca sta esagerando- disse solamente.
Annuii senza aggiungere altro, le parole, in quel frangente, sarebbero state superflue.
Ci raggiunse anche Giovanni con un'espressione tra il confuso e il mortificato. Anche lui si sedette senza riuscire a dire una parola.
Quando le ragazze uscirono dalla struttura decidemmo di seguirle.
Accantonata quella brutta situazione in un angolo tutti si dedicarono a Lei cercando di farla ridere o di alleggerire la tensione. Decidemmo di rimanere ancora un po' assieme ma, dopo soli pochi istanti Lei decise di tornare a casa.
Il suo sguardo mentre si scusava, mentre salutava tutti con occhi bassi mi fece nascere una sorta di tristezza.
La vidi allontanarsi e la seguii con lo sguardo.
Con una scusa salutai tutti e mi recai a casa mia per posare l'auto in garage. Poi, dopo aver inviato alcuni messaggi a Carmela, nei quali disdicevo il nostro appuntamento per quella sera, cominciai a correre.
Cercai di muovermi il più velocemente possibile. Secondo i miei calcoli pur partendo con qualche istante di ritardo con una camminata a passo svelto sarei arrivato alla meta nei tempi opportuni.
Quando arrivai nel luogo prefissato mi adagiai lungo il muro col fiatone e con un dolore pungente al fianco destro.
Non mi restava che sperare di essere arrivato in tempo.
Non mi restava che aspettare Lei.
Nella speranza che questo capitolo sia di vostro gradimento vorrei lasciarvi con un paio di informazioni.
Come detto in precedenza vorrei pubblicare questa storia due volte a settimana, più precisamente lunedì e giovedì. Se dovessero esserci problemi di storta vi avvertirei di ogni cambiamento.
Altra cosa.
Vi interesserebbe partecipare ad un contest di scrittura?
Se si chiedete pure, vi saprò dare tutte le informazioni del caso.
Un abbraccio a tutte, ci "leggiamo" lunedì.
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