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Capitolo 30: Un serpente velenoso

Lui mi si avvicinò, ma prima che mi coprisse la bocca abbassai la testa e in quel momento apparve Cosimo che mi aiutò a rialzarmi e colpì Max con un pugno.
"Prova a toccarla ancora e ti ritroverai dietro le sbarre!" lo minacciò. "Mi hai sentito, imbecille?"
"Come andrei in prigione?" chiese Max.
"Non sono cose che dobbiamo dirti! Vieni Cari, andiamo!" disse Cosimo prendendomi per mano e riportandomi a casa.
Quando arrivammo davanti al cancello Lucia aprì e ci fece entrare. L'avevo avvertita con un messaggio di quello che volevo fare, quindi le consegnai la cassetta e le dissi: "Conosci un posto di polizia o qualcuno che possa aiutarci ad incastrare quel mostro senza cuore?"
"Sì, lo conosco! Tu resta qui, vado subito a portare questo gioiello alla polizia" disse mia sorella. "E parlerò anche di quello che quel mostro ha fatto a Tommaso! Stai tranquilla, piccola!"
I miei amici rimasero insieme a me tutto il tempo. Mi fecero compagnia, facendomi dimenticare per un po' quello che mi aveva fatto quel ragazzo che voleva aggiungermi alla sua lista di conquiste o qualcosa di questo genere.
"Cari, se ti dicessi una cosa mi crederesti?" chiese Sandra.
"Tu dimmela, poi vedrò" le risposi.
"Amica mia, stai guarendo in fretta, le tue ferite sono molto ristrette" disse.
La verità è che l'idea di guarire non mi dispiaceva, ma non mi aspettavo che avrei avuto tanto presto dei miglioramenti. Mi toccai le tempie e mi accorsi che le crosticine erano un po' più piccole del giorno prima. Mi trovavo in quella situazione da tre settimane, molto poco ad essere sincera, ma non mi sentivo a disagio, come se quella cosa facesse parte di me da sempre e aspettasse solo il momento opportuno per mostrarsi nel suo tutto. Ciro aveva ragione, quelle che avevo non erano ferite di cui vergognarsi, anzi, dovevo andarne fiera perché quelle ferite facevano capire che avevo lottato e stavo continuando a lottare. Anch'io ero una guerriera pacifica, non volevo fare del male a nessuno, volevo solo continuare a camminare a testa alta ed essere felice, ma mi rendevo conto che per avere la felicità bisogna sapersela conquistare e tenerla stretta.
Mentre ci pensavo qualcuno bussò alla porta. Andai ad aprire ed entrò un uomo molto alto e credo anche molto forte.
"Tu sei Carina?" mi chiese quell'uomo.
"S-sì.. sono io.." balbettai. Quell'uomo non mi ispirava molta fiducia e sentivo che qualcosa non andava, che avrei sofferto ancora molto.
"Dove sono i tuoi genitori?" mi chiese.
"Sono al lavoro, perché me lo chiede?"
"Sono stati accusati di maltrattamento" disse quell'uomo tutto d'un fiato.
Feci un passo indietro e iniziai a tremare. Non poteva essere vero! I miei non avrebbero mai fatto del male a nessuno, il fatto che litigassero spesso non era di sicuro indice di cattiveria!
Mariano mi si avvicinò mi appoggiò le mani sulle spalle e disse: "Stai calma Cari, non succederà niente!"
"Loro non hanno fatto niente!" dissi. "Non farebbero mai una cosa del genere! Chi ve l'ha detto, chi ve l'ha detto?"
"È stato un ragazzo, Massimo Ferito!"
Lo so che è un cognome ridicolo, anche perché lui non aveva ferite, ne procurava e basta!
"Come?" Sentii la testa girare, presi a tremare e mi venne un attacco di nausea. Crollai all'indietro e Mariano mi afferrò per le spalle e mi sostenne.
In quel momento entrò mia sorella che si mise accanto a me e mi prese le mani.
"Chi è lei? Che cosa vuole?" chiese rivolgendosi allo sconosciuto. Lui le spiegò tutto e Lucia mi strinse forte.
Mi baciò entrambe le guance con delicatezza, poi mi prese il viso tra le mani.
"Amore mio, che hai? Sei gelida!" disse. "Stai tranquilla, mamma e papà non avranno problemi. Te lo prometto!"
"Dobbiamo arrestare i vostri genitori!"
Sentii la mia faccia diventare sempre più fredda e Lucia mi strinse più forte e disse: "Ma non vede che sta male?"
"So che sta male, ma non posso farci niente, devo arrestarli" disse lui.
"Non si tratta di non potere, lei non vuole! Le vede queste ferite che mia sorella ha sulle tempie? Ha avuto un incidente e adesso dovrà stare al buio per chissà quanto tempo! Prima vedeva tutto scarabocchiato, adesso non vede più niente e deve tenere gli occhi chiusi perché non deve sforzarli! E sa quanto possono essere atroci i mal di testa che ha dal giorno dell'incidente?"
"Non posso farci niente, signorina!"
"Qualcosa invece può farla! Quel ragazzo che ha denunciato i miei genitori l'ha fatto solo per coprirsi la faccia, mi sono spiegata? Lui è solo un mostro! Fino a poco tempo fa nella casa accanto alla nostra abitava un ragazzo d'oro che a mia sorella teneva davvero e lui l'ha allontanato e non le permette di vederlo!"
"Perché non le permette di vederlo?"
"Non mi fraintenda, lei non sta con lui, non si è mai fidata di lui, ma questo ragazzo ha i mezzi per allontanare la persona a cui mi riferisco."
"Come si chiama questo ragazzo?"
Misi le mani sul cuore e con un filo di voce balbettai: "C-Ciro A-Aiello."
"Signorina, rintracci il ragazzo e lo faccia venire qui!" disse quell'uomo che a me sembrava tutto fuorché un agente di polizia.
"Io avvertirò Ciro oggi stesso, ma per piacere, se ne vada! Mia sorella sta malissimo, non le faccia più pressione!"
L'uomo si allontanò e quando fu uscito Mariano si offrì di avvertire Ciro.
Lucia mi fece mettere seduta e mi abbracciò fortissimo. Ero sul punto di piangere, infatti poco dopo esplosi in un lago di lacrime e di sofferenza.
"Tranquilla amore mio, non ti agitare!"
"Non ce la faccio" dissi con un filo di voce. "È un mostro, è un mostro!"
"Sì, ma non devi dargli soddisfazione!"
"Che cosa devo fare, Lucia?" chiesi.
"Tu devi essere forte, questo è solo un periodo, orribile ma non eterno, e ti giuro che ti starò accanto piccola mia!"
"Sei la sorella migliore che io abbia mai sperato di avere!" dissi d'istinto.
Lucia mi si avvicinò e mi lasciò un piccolo bacio per parte nella zona delle ferite. In quel momento provai un incredibile sollievo, poi le sentii dire: "Anche tu lo sei per me, tesoro!"
Mariano si avvicinò e disse: "È tutto pronto, Ciro sta già venendo qui! La casa dove vive ora è lontana, ma lui dice che vi aiuterà, dovesse crollare il mondo!"
"Non ci sarà mai qualcuno come lui" dissi. "Perché quel mostro l'ha portato così lontano? Perché vuole ferirmi?"
"Perché è un mostro, è solo un mostro!"
Ci mettemmo tutti seduti intorno alla tavola e i miei amici cercarono di consolarmi, ma io mi sentivo a pezzi.
Di colpo si udì una scampanellata, mia sorella andò ad aprire e una voce disse: "Dov'è la piccola?"
"Vieni, ti accompagno" gli disse Lucia e poco dopo mi ritrovai davanti un angelo che mi strinse a sé e mi sfiorò con delicatezza i capelli per calmarmi.
Mi gettai tra le braccia di quell'angelo e mi sentii al sicuro. Lui continuò a farmi mille carezze, quasi avesse capito che mi avrebbe fatto bene.

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