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Capitolo 29: Due cuori trafitti dallo stesso arciere

Quando tornai a scuola ero del tutto attrezzata, i professori sapevano quello che era successo e non avevo problemi.
Beh, forse un problema ce l'avevo, ma non era collegato alla salute, era Max.
Mi seguiva ovunque, mi mandava meisaggi minatori, quando ero sola mi spaventava di continuo ed ero presa dal panico.
Un giorno uscii dalla classe perché mi aveva colpita l'ennesimo mal di testa, il dottore diceva che era normale, voleva dire che il nervo stava guarendo.
Elen volle accompagnarmi, ma se ne pentì prestissimo. Due ragazzi ridevano e scherzavano nel corridoio: Max e Giuditta! All'improvviso Elen lasciò la mia mano e scappò via singhiozzando.
"Elen, aspetta, ti prego!" dissi e la rincorsi. Arrivai in giardino, inciampai un milione di volte e alla fine la raggiunsi e l'abbracciai forte.
L'unica cosa che riuscii a dirle fu: "Non so cos'abbia fatto Max, ma so che siamo vittime dello stesso arciere."
"Ha baciato Giuditta, Cari!" disse Elen. "Prima ha fatto l'imbecille con te e ti ha baciata con la forza e adesso come se niente fosse ha baciato lei! Ma perché mi sono innamorata di lui?"
"Sarebbe potuto succedere a chiunque!"
"Sì, ma non va bene, non va bene! Devo dimenticarlo perché è solo un mostro!"
"Elen, ti giuro che non so cosa dirti!"
"Tu hai già tanti problemi, non devi preoccuparti anche dei miei!"
"Tu sei mia amica Elen, come faccio a non preoccuparmi per te? Ti voglio bene e non voglio vederti soffrire per lui!"
L'abbracciai più forte e pensai che quel maledetto arciere doveva essere fermato prima che combinasse altri guai.
"Elen, forse sarebbe meglio rientrare."
Sentii lo sguardo della mia amica su di me e lei disse: "Le tue ferite si stanno rimarginando!"
Feci un salto indietro per la sorpresa e stavo per battere la testa su un tronco, ma mi spostai all'ultimo momento. Mi toccai le tempie, la destra aveva ancora la ferita aperta mentre la sinistra sembrava stare molto meglio.
Elen mi prese la mano, io l'aiutai ad alzarsi e ritornammo in classe.
Durante il resto della giornata pensai a quello che era successo in corridoio.
Volevo fare qualcosa, ma allo stesso tempo avevo paura di quello che avrebbe fatto quell'arciere privo di sentimenti.
Durante l'ultimo cambio d'ora della giornata Elen chies:: "Professore, potrei parlare un attimo con Carina?"
Il professore acconsentì ed Elen si diresse verso di me e mi prese le mani.
Non stupitevi, ho imparato a guardare il mondo da molte altre prospettive.
La mia amica mi prese le mani e disse: "Scusami se ti ho lasciata sola, ma non avevo la forza di restare a guardarlo!"
"Ma io ti capisco benissimo, Elen! Io e te siamo vittime dello stesso arciere e io credo che dovremmo fermarlo prima che possa far soffrire qualcun'altoo" le dissi stringendo fortissimo le sue mani. "Dobbiamo fare qualcosa, Elen!"
"Non capisco! Cosa vuoi fare, Cari?"
"Io farò da esca, tutto quello che devi fare è registrare Max. Nasconditi in modo che lui non capisca che sei stata tu a registrarmi! Io avvertirò gli altri in modo che qualcuno intervenga e lo fermi! Ma poi dobbiamo custodire il video, almeno finché non verrà visto da qualcuno che può aiutarci" le spiegai. "Ma se non te la senti stai tranquilla, io ricordo come si fanno le riprese, non devi preoccuparti! Cosa vuoi fare?"
"Sì, me la sento di farlo! Voglio che paghi tutto quello che ti ha fatto! Per quanto riguarda me non preoccuparti, lui non sa nemmeno che lo amo, ma tu sei stata minacciata, aggredita, separata dal ragazzo che ami e per colpa sua hai avuto l'incidente che ti ha ridotta così! Sei tu che devi riscattarti!"
L'abbracciai fortissimo e la lasciai andare. Mi voltai verso Cosimo e gli sussurrai all'orecchio quello che avevo detto ad Elen.
"Finalmente potremo vendicarci!" disse.
Quando uscimmo da scuola incontrai Max che disse ai miei amici: "Devo parlare con Carina, lasciatemi solo con lei!"
"Ma sei pazzo? Dopo quello che le hai fatto non meriti neanche che qualcuno ti rivolga la parola!" disse Cosimo lasciandomi la mano e avvicinandosi a Max.
"Fermo Cosimo!" gridai. "Sentiamo cosa vuole dirmi! Andate un attimo, non preoccupatevi, non mi succederà nulla!"
"Va bene, ma resterò nei paraggi, se ti spaventa grida, capito?"
"D'accordo Cosimo, ti ringrazio" dissi tendendogli la mano e sorridendogli.
Restai da sola con quel mostro, eravamo faccia a faccia e io contrassi la mascella per simulare uno sguardo di fuoco. La cosa mi riuscì inaspettatamente bene, infatti Max indietreggiò di qualche passo.
"Allora piccola, come stai?" mi chiese.
"Prima di tutto non chiamarmi piccola!"
"E chi me lo impedirebbe?" disse lui. "Tu non hai tanta forza da fermarmi!"
"Sarà, ma non sono un mostro come te!"
"Ricominciamo da capo: come stai?"
"Come dovrei stare dopo quello che mi hai fatto?" dissi abfehrandogli la mano e facendogli toccare la ferita sulla mia tempia destra. "La senti questa? Se sono ferita e per il momento i miei occhi sono andati a farsi friggere è per colpa tua! Tu mi fai solo stare male!"
"Ah, davvero? E se ti dicessi che con queste parole rischi di non rivedere mai più la tua famiglia?" disse lui. Lo sentii ridere sotto i baffi, una risata che mi avrebbe fatta retrocedere se non avessi giurato che mi sarei vendicata. Più che una vendetta era una difesa, ero stanca che nessuno facesse niente per aiutare chi soffriva per colpa sua.
"Perché dici questo?" chiesi lasciando la sua mano e dandogli una leggera spinta perché si allontanasse da me.
Lui mi afferrò i polsi e mi costrinse a girarmi. Sentii il suo respiro sul collo, quella situazione mi spaventava.
Mi concentrai sulla mia rabbia e restai rigida, così rigida che lui si ritrasse per qualche istante, ma un attimo dopo mi afferrò nuovamente per le spalle. Mi strinse fortissimo in quel punto e mi trascinò con forza verso l'uscita della scuola. Mi girò attorno come una iena e si avvicinò pericolosamente alle mie labbra. Un attimo prima che mi baciasse mi gettai per terra e gridai: "Aiuto!"

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