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Capitolo 28: Una vita nuova... ma non troppo!

"Dottore, non capisco" disse Lucia.
"I nervi ottici si sono allentati, per questo Carina non potrà vedere come prima e non deve fare sfohzi altrimenti il processo di guarigione rallenterà."
"Cioè, mi sta dicendo che mia sorella è in condizioni gravi? Cosa può rischiare, dottore?" chiese Lucia. "A me non importa che resti così, ma voglio essere sicura che non corra pericoli!"
In quel momento mi alzai e corsi verso di lei per abbracciarla. Per me quell'esperienza non era del tutto nuova, spesso chiudevo gli occhi e mi concentravo su chi avevo intorno, su ciò che provavo, quindi diciamo che avevo comunque imparato a guardare in altri modi.
"Ti voglio bene!" dissi scoppiando in lacrime e appoggiando la testa sul suo petto. "Ti voglio tanto bene, Lucia;"
"Piccola!" mi disse mia sorella. Mi strinse a sé e mi tranquillizzò. "Non m'importa come andrà, voglio solo che tu stia bene! Hai capito?"
"Sì" risposi con un filo di voce.
"Piccola, adesso però devi riposarti, è stato un colpo molto duro" mi disse mia sorella facendomi sdraiare sul letto.
"Ehi! Devi stare tranquilla, non c'è nessun pericolo" disse il dottore, "però devi avere un po' di pazienza, capito?"
"D'accordo" risposi alzando la testa e sorridendo. "Mi piacciono le sfide e di solito non do in escandescenza con tanta facilità! Vedremo chi l'avrà vinta se io o le novità."
"Brava piccola, è questo lo spirito giusto!" disse il dottore stringendomi la mano. "Sono sicuro che ce la farai!"
Durante le due settimane di convalescenza decisi di imparare a leggere in un altro modo che un ragazzo che io chiamo San Louise Braille aveva inventato quando aveva avuto un incidente. Avevo deciso di attivarmi subito, non volevo rischiare di restare troppo tempo spaesata in quello stato, con quelle ferite sulle tempie che non mi permettevano più di leggere "nel modo classico più che normale." In quel periodo imparai che la parola "normale" viene utilizzata in modo spropositato. "Normale" nel vocabolario, è tutto quello che consideriamo perfetto, senza intoppi. Quando un ingranaggio non funziona o smette di funzionare per i cervelli di gallina si diventa anormali, se non peggio! Beh, io giurai di dimostrare a me stessa e agli altri che normale non significa proprio questo. Il primo a cui volevo dimostrare che non mi sarei mai piegata era... Max. Se credeva che quella cosa mi avesse in qualche modo indebolita si sbagliava di grosso e promisi di fargliela pagare, ma a modo mio, senza sangue o crudeltà.
Mi divertivo in quello studio perché i simboli del Braille mi piacevano, ad esempio la T mi veniva descritta come una sedia e la cosa mi faceva sorridere.
Quando tornai a casa, non potendo sforzare troppo le palpebre, decisi di chiudere gli occhi e sperimentare la memoria e la cosa andò a buon fine. I miei amici, poi, non mi avevano mai lasciata e molto spesso Ciro era venuto a trovarmi, anche se non si tratteneva per molto perché suo fratello non mi rompesse le scatole per l'ennesima volta.
Una volta gli sentii chiedere ai miei amici che mi proteggessero da suo fratello, non perché non fossi in grado di difendermi, ma perché ero un po' provata da quello che era successo e più ero lontana da quel ragazzo meglio era.
Prima che andasse via, l'ultimo giorno in cui lo vidi, ero un po' sconfortata, ehi, non sono mica invincibile! Spesso mi sentivo triste, ma non durava troppo.
"Piccola, cos'hai?" mi chiese prendendo le mie mani bagnate dalle lacrime.
"Mi sento triste" risposi sottovoce. "Ho paura di non meritare un angelo come te!"
"Non dirlo nemmeno per scherzo! Vedi queste ferite?" chiese portandomi a toccare le mie tempie. "Queste sono le cicatrici di una battaglia che tu potrai vincere solo se avrai il coraggio che hai dimostrato fino ad ora, amore mio!"
"Ma io non ce l'ho più! Tuo fratello mi ricatta di continuo e l'unico motivo per cui vorrei avere uno sguardo è fulminarlo con gli occhi!"
"Tu sei furiosa con lui e gli basterà guardare la tua faccia quando lo vedrai per essere fulminato! Lo sguardo non viene solo da questi" disse prendendomi la mano e appoggiandola poco più su dei miei occhi. "Adesso credi che io ti stia guardando?"
"No" dissi sottovoce. Lui aveva la faccia rivolta verso il mio orecchio, ma non sentivo addosso il suo sguardo.
"Esatto! Non mi serrve guardarti, hai le mani bagnate di lacrime e la voce spezzata, e poi tu stessa mi hai detto che sei triste! Ricordi la promessa che ti sei fatta? Riuscirai a mantenerla e io ti aiuterò, te lo prometto! Non potremo vederci per un po', ma quando ci vedremo ti renderò felice e quando saremo lontani io sarò accanto a te!"
"Grazie" gli dissi e per la prima volta riuscii ad agire d'istinto e lo strinsi forte a me. Volevo stare tra le sue braccia e sentirmi protetta per sempre.
Di colpo lui si alzò e mi prese per mano dicendo: "Vieni con me, voglio farti stare meglio!"
Faceva ancora caldo anche se eravamo agli inizi di ottobre. Io avevo gli occhi chiusi, ma non mi sentivo tanto insicura, anzi, tutt'altro! Arrivammo nel posto in cui voleva portarmi, una spiaggia magnifica, tranquilla, dove andavo tutte le volte che avevo bisogno di stare accanto al mio amico del cuore: il Mare!
"Adesso siediti e alza un po' la testa" mi disse conducendomi verso un lettino.
Sentii un calore piacevole sul viso e d'istinto alzai una mano e salutai l'amico Sole, l'amico celeste!
"Sapevo che ti avrebbe fatto piacere!"
"Come hai fatto?" chiesi sorpresa.
"Ti conosco bene e una ragazza dolce e delicata come te può amare le cose più semplici, quelle che io posso offrirle!"
"Ecco... io... io credo c-che... proprio le cose semplici... siano le più belle" balbettai con timidezza.
Lui si avvicinò e mi lasciò un bacio sulla guancia. Sentii i miei battiti diventare più veloci e mi resi conto che le sensazioni che provavo non erano cambiate. Non mi ero mai concentrata fino in fondo sulla sua traiettoria, mi ero lasciata semplicemente trasportare in un mondo tutto nostro dal calore e dalla dolcezza delle sue labbra, dal loro tocco sulla mia pelle quasi sempre rossa o bollente a causa dell'emozione.
"Non m'importa cosa succederà" disse, "tu per me sarai sempre la mia piccola!"
"Lui mi ha baciata! Io non sono quella che sembro, sono solo una traditrice!"
"Tu non sei una traditrice! È stato lui a farti soffrire e io questo non posso accettarlo! Ti amo e non voglio che qualcuno ti faccia stare male! Non piangere, ti prego! Non posso vederti soffrire così piccola mia, non posso!"
Mi si avvicinò di più e mi sentii avvolta da un dolce abbraccio, quello che più desideravo in quel momento e che mi fece capire che per l'amore gli ostacoli sono una semplice fonte di energia, l'amore trae forza da essi, si abbatte su più anime e le lega in modo che il suo lavoro sia indistruttibile a meno che non sia lui stesso a volerlo.
Lui mi riaccompagnò a casa e poco dopo mi ritrovai testimone di una conversazione tra lui e mia sorella.
"Grazie" disse Lucia, "è un momento molto difficile per mia sorella ed è molto bello quello che stai facendo per lei! Il fatto è che non è stato l'incidente a ferirla così, ma la persona che l'ha provocato perché non voleva che lui la baciasse. Ha anche detto che quel mostro l'ha minacciata!"
"Lo so" disse lui, "me l'ha raccontato. Mi dispiace che stia male, ma non so come farle capire che per me non è cambiato niente se non il fatto che tengo a lei più di prima! Non m'importa di quello che ha fatto mio fratello, ma è come se lei si sentisse.. sbagliata!"
Aveva ragione, io mi sentivo sbagliata per quello che Max mi aveva fatto, so che ne sto parlando come se fosse andato molto più oltre, ma io mi sentivo male.
Poi l'incidente che mi aveva ridotta così aveva gettato benzina sul fuoco e spesso mi sentivo giù, ma non tanto per l'incidente quanto per colpa di Max. Ero disposta a restare così per sempre, anche perché avevo capito di chi potevo fidarmi, i miei amici erano sempre con me, mi sostenevano e mi volevano bene. Sapevo che loro non mi avrebbero mai lasciata, come sapevo che non l'avrebbe fatto la mia famiglia e... il mio amore.
L'unica cosa che avrei voluto cancellare era quello stramaledetto bacio, ma riguardo all'incidente avrei aspettato che le mie ferite guarissero, non avrei avuto fretta, anche perché la mia vita non era cambiata così tanto. Alcune sensazioni e alcuni trucchi non mi erano nuovi, oltretutto avevo la possibilità di leggere in modi diversi, sia i libri che il cuore delle persone.

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