Capitolo 23: Il rapimento
Ero così contenta del regalo del mio Ciro, se potevo chiamarlo in quel modo, che dimenticai quello che era accaduto con Max finché non mi arrivò un messaggio da un numero che non conoscevo ma stavolta non era niente di positivo.
"Ciao piccola calamita! Cosa diresti se ti chiedessi di uscire insieme a me?"
Risposi con parole dure: "Ti direi che non ti conosco, non mi piace il tuo modo di fare, ho già un ragazzo e se sei chi credo devi sparire dalla mia vita!"
Scrissi questo messaggio e bloccai quel contatto.
Mia sorella venne in camera mia e vedendomi tremare mi chiese: "Tesoro, che cosa ti succede, non ti senti bene?"
"È che... Qualcuno mi ha scritto!" fu la mia risposta data tra i singhiozzi.
"Chi, piccola? Fammi vedere!"
Mostrai i messaggi ancora lì e lei capì chi mi scriveva: si trattava di Max!
"Capisco perché sei così spaventata!"
Mi strinse forte e mi fece poggiare la testa sulla sua spalla. Sentivo che lei mi avrebbe protetta sempre e per sempre e io avrei fatto qualunque cosa pur di vederla felice, di vedere che stava bene e sarebbe stato il regalo più grande per me.
Non ce la facevo a stare in casa, presi la mia borsa con l'occorrente e mi diressi verso la mia casa sull'albero. Mentre camminavo, però, mi sentii afferrare ler le spalle e qualcuno mi prese, mi spinse in avanti e mi batté in terra.
Non gridai, non avevo la folza di farlo e mi sentivo svenire, infatti di lì a pochi istanti caddi svenuta tra le braccia di qualcuno che mi faceva paura.
Quando mi svegliai ero in una casa che non era la mia e a pochi centimetri dal mio viso c'era l'ultimo ragazzo che mi sarebbe piaciuto vedere. Sì! Era Max!
Si avvicinava sempre di più al mio viso ma io mi spostai di lato! Avevo paura!
"Che cosa vuoi? Perché mi hai presa?"
"Non gridare piccola, stai tranquilla!"
"Non mi toccare, Max, non mi toccare!"
Lui mi mise una mano su un braccio ma io feci un movimento brusco e gliela feci togliere. Quel ragazzo mi metteva una paura incredibile, non volevo che mi mettesse le mani addosso, lo detestavo!
Non detestavo lui, non ne sarei stata in grado, detestavo quello che faceva!
"Ti ho portata qui perché tu sei mia!"
"Mi hai presa per una bambola o cosa?"
Un fuoco cominciò a bruciarmi dentro, era rabbia, dolore, paura, era tutto ciò che di peggiore mi potesse succedere! Mi toccai il viso: era pieno di ferite.
Avevo dolore, ero caduta in modo brusco e sentivo la testa che batteva forte. Il cuore? Non ne parliamo neanche! Mi tirai su a sedere, non volevo rimanere lì con lui, ci doveva pur essere qualcuno in grado di capirmi o aiutarmi!
"Sei a casa mia piccolina, tranquilla!"
"Non chiamarmi mai più in questo modo!"
Lui non teneva a me, mi facava stare male, mentre per me "piccolina" era una parola che ti dice chi ti vuole bene, ad esempio Ciro... O mia sorella Lucia!
Ero lontana da lei da poco e mi mancava già tanto, anche perché temevo che quel ragazzo volesse impedirmi di rivederla.
Lui mi appoggiò una mano sulle labbra e il mio panico schizzò alle stelle. Gli feci spostare immediatamente la mano.
"Non toccarmi, lasciami stare!" gladi.
"Calma, calma, non ti faccio niente!"
"Tu mi fai paura, mi hai sbattuta per terra come un sacco di patate, mi hai rapita, mi hai dato contro tante volte e adesso pretendi anche che io ti creda?"
Mi divincolai dalle sue braccia, mi alzai da quel letto, ma crollai a terra, mi girava terribilmente la testa. Max mi prese per un braccio e io scoppiai in lacrime. Non mi piaceva la sua stretta perché non riuscivo a fidarmi di lui.
"Non c'è bisogno di piangere, piccola!"
"Ma allora non capisci? Non toccarmi!"
Volevo alzarmi, ma mi girava la testa.
"Stai buona buona qui, non fare pazzie, ti assicuro che non ti farò del male!"
Lui si allontanò. Non potevo fare altro, il mio viso era macchiato di rosso e le mie ferite erano doloranti, inoltre avevo un terribile capogiro, non potevo muovermi. Se mi aveva sbattuta per terra come potevo credere che lui non mi avrebbe fatto del male se fossi rimasta lì tranquilla come aveva detto?
Presi dell'acqua, un fazzoletto e mi disinfettai le ferite. Mentre lo facevo piangevo, non potevo fare nient'altro.
Poi fu come se Ciro fosse lì, vicino a me. Sentii che mi baciava la fronte, si spostava verso il mio orecchio e mi sussurrava: "Non fare così, piccolina!"
In quel caso quel diminutivo mi piaceva tanto perché lui mi considerava così.
Poi mi sembrò di sentire la voce di mia sorella che diceva: "Tranquilla tesoro mio, vedrai che presto tornerai a casa, non ti succederà niente, non piangere!"
In quel modo mi sentii più tranquilla.
A poco a poco smisi di singhiozzare e mi feci coraggio. Dirgli che volevo tornare a casa sarebbe stato inutile, mi avrebbe detto quello che mi aveva detto fino a quel momento: "Stai tranquilla!" Sì, come se fosse facile!
Con lui non si poteva stare tranquilli!
Dopo che mi aveva praticamente aggredita la mia fiducia in lui era zero ma allo stesso tempo qualcosa mi diceva che i suoi gli nascondevano una verità che lui voleva far passare per un suo modo di divertirsi con me e con Ciro.
E se fossero stati davvero fratelli? In quel caso che cosa sarebbe successo?
All'improvviso sentii la porta cigolare e voltandomi vidi Max che mi guardava.
"Allora? Ti sei tranquillizzata un po' vedo!" Il suo tono era sarcastico.
"Tranquilla? Qui? È impossibile!" gli risposi, fredda. "Con te ancora meno!"
"Su, Cari, lo so che ti piacciono i ragazzi con una forte personalità!"
"Non mi chiamo sottomessa!" gli dissi.
"No, ma devi ammettere che un po' ti piace l'idea di avere accanto qualcuno come me! A chi non piacerebbe?"
"Vedo che sei anche pieno di te, mi fa molto piacere, ma non capisci niente! A me non piacciono i tipi come te, okay?"
Lui si avvicinò con il viso alla mia bo_cca, ma io feci d'istinto un salto indietro. Non avrei permesso che nessuno toccasse le mie labbra oltre al mio Ciro, non l'avrei permesso, non lo volevo! E meno che mai quel vigliacco!
"Come devo dirtelo? Non devi toccarmi! Non devi provare a toccarmi, capito?"
"Ascoltami ragazzina, tu vuoi tornare a casa dalla tua famiglia? Se lo vuoi la devi smettere di fare la bambina viziata e darmi ascolto, mi hai capito?"
"Io sarei l'immatura? E tu che cambi ragazza come cambi maglietta che cosa saresti? Tu fai il duro, ma quello che ti riesce meglio è ferire e poi scappare perché tu sei soltanto un... coniglio!"
Lui mi guardò molto sorpreso e mi prese un braccio per calmarmi, ma la mia paura e la mia rabbia aum€ntarono dopo le cattiverie che mi aveva detto e lo respinsi bruscamente alzandomi dal letto su cui lui mi aveva distesa.
"Cari, io..."
"Mettimi un'altra volta le mani addosso e ti giuro che mi dimentico come sono e ti tiro uno schiaffo!" Mi allontanai.
Non volevo essere dura con lui, ma più lo conoscevo più mi rendevo conto che se l'avessi ascoltato ne avrebbe di sicuro approfittato per farmi soffrire. Mi sentivo malissimo ma cercai di non darlo a vedere. Di colpo mi vibrò il cellulare e lessi un messaggio di mia sorella.
"Dove sei, piccola, che ti è successo?"
Risposi subito: "Sono in una casa molto grande, ma non mi fido di nessuno! Max mi ha portata via.. e mi mancate!"
Non sapevo se scrivere a mia sorella cosa mi era successo fosse la scelta più giusta, non volevo farla preoccupare, ma non ce la facevo più a stare là dentro e soprattutto con lui, avevo molta paura che si comportasse come i vampiri! Io non ero chissà quale bellezza, ma per Max ogni ragazza andava bene purché fosse qualcuno che lo attraeva per qualcosa ed io ero nei guai perché purtroppo avevo qualcosa che gli piaceva e non sapevo che cosa fosse o come fare per non dover più soffrire.
Mi vibrò ancora il cellulare e lessi: "So dove abita e questa notte torneremo a casa insieme amore mio, lo prometto!"
Quelle parole mi confortarono non poco.
Chinai la testa da un lato e mi portai le mani sulla fronte. Mi scoppiava la testa. Non mi sentivo granché bene, ma dovevo resistere, non sarebbe durato per troppo tempo, presto sarei ritornata a casa ed ero più che convinta che sarebbe passato tutto una volta tornata a casa.
Di colpo mi ritrovai a urtare qualcosa.
Mi avvicinai e riconobbi un cassettone.
Presi la prima cosa che mi trovai fra le mani, ma nel vedere che era il peggior diario del mondo l'avrei bruciato molto volentieri.
"Abbiamo portato via un bambino dall'ospedale, è molto carino, biondo, con gli occhi verde scuro, sta ridendo!"
Biondo... Occhi verde scuro... Max! Volevo buttare il diario in quel grosso cassetto che avevo di fronte, ma sentii che c'era dell'altro che dovevo sapere.
Girai le pagine e di colpo lessi: "C'è un ragazzo nella scuola di Max che ha una straordinaria somiglianza con quella donna che ha fatto nascere nostro figlio. Lui è identico a noi, ma questo ragazzo è l'esatto contrario di lui! Mia moglie l'ha visto: è praticamente identico all'uomo che stava accanto a quella giovane e i lineamenti sono quelli della ragazza! E ora che si fa?"
Mi congelai. Ciro non era sempre stato nella nostra scuola, era arrivato da poco prima che io lo conoscessi! Era stato l'unico ragazzo della classe ad arrivare dopo! Ma allora Max e Ciro.. erano davvero fratelli! Max era stato ingannato dai "suoi" fin dalla nascita!
E la famiglia di Ciro non sapeva nulla di questa storia, non ne sapeva niente!
All'ultima pagina, però, c'era qualcosa che non mi sarei mai aspettata.
"Ho un peso qui, un peso qui sul petto! Non so cos"a fare, mi sento malissimo! Ho una g"ran voglia di piangere, ma non voglio ahe mio m"arito e quello che ora considero un figlio mi vedano triste perché mi sono trovata costretta a diventare così, non ho potuto fare altro che trasformarmi... in questo mostro.."
In quel momento sentii che la mia testa prendava fuoco, non volevo più leggere.
In preda a un impeto di dolore buttai a terra il diario e crollai sul pavimento sentendomi debole. Mi sentivo male. I miei occhi bruciavano per le lacrime...
"Tesoro! Tesoro mio, cosa ti succede?"
Una voce familiare, un sussurro, il più dolce e positivo che sperassi di sentire. Era la voce di mia sorella!
"Come hai fatto ad arrivare qui?"
"Non ha importanza come ho f"atto! Ora tirati su. Piano, piano, non alzarti troppo in fretta!" Mi prese per mano e mi aiutò a tirarmi su, senza fretta. Mi sentii più tranquilla, ma quel malessere non voleva saperne di lasciarmi stare.
Mia sorella mi fece calare giù dalla finestra con un ;et di corde. Persi l'equilibrio per i giramenti, ma Lucia aveva pensato a tutto visto che atterrai sul morbido. Mi raggiunse e si avvolse quel gruppo di corde attorno al polso.
Mi alzai tutta tremante. Lasciammo la casa di Max e ci dirigemmo verso la nostra. Lucia non mi lasciò mai la mano perché quasi non potevo stare in piedi.
"Siamo arrivate tesoro, stai calma!" mi sussurrò mentre entravamo in casa.
Entrammo, ma in quel momento crollai da un lato e mia sorella mi afferrò all'ultimo momento.
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