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Capitolo 20: Cena romantica

Eravamo usciti tutti in comitiva quel giorno quando Ciro mi prese da parte e mi chiese: "Cari, domani potremmo vederci allo spiazzo dove c'è quell'albero? Quello della tua casetta? Vedi, c'è una cosa che vorrei dirti."
Iniziai a preoccuparmi. Non sapevo se fosse una cosa positiva o negativa, ma l'idea di stare da sola con lui mi dava una strana sensazione, un misto di gioia ed emozione, un'emozione incontenibile.
Ciro dovette percepirlo. Mi strinse la mano e mi disse: "Tranquilla, non è niente che possa farti male. Per me è una cosa bella, poi starà a te decidere. Se ti fa piacere, è chiaro."
"Sì, sì che mi fa piacere" risposi con gli occhi che mi si illuminavano per la gioia e la sorpresa.
"E se facessimo come si fa di solito?"
"Che vuoi dire?"
"Potrei venire a prenderti."
"Va... va bene" risposi, "e ti assicuro che non mi farò attendere un secolo."
Ci mettemmo entrambi a ridere e tornammo dal nostro gruppo. Si vedeva che ero contenta, non riuscivo a stare un attimo ferma ed ero ben disposta a qualunque faccenda da sbrigare che di solito non mi piaceva, "anche se il più delle volte la facevo lo stesso." Sandra mi si avvicinò e mi chiese cosa mi avesse detto Ciro. Non sapevo se dirglielo o meno, Ciro non mi aveva detto di tenerlo segreto, ma non ero così sicura. Alla fine, però, scoppiai.
Ero troppo felice per tenermelo dentro.
Avevo già provato che quando la felicità è grande si sente il bisogno di gridarlo al mondo intero e anche se non dici che sei felice o non dici il perché la gioia ti fa sempre scoprire da chi ti conosce e prima o poi non riesci più a tenertelo dentro e ne parli con una persona alla quale tieni molto, o è quella persona a darti la spinta o te ne occupi per conto tuo, così, di colpo.
Tornai a casa e mi confidai con mia sorella.
"Vedo che l'idea dell'appuntamento con Ciro ti rende f€licissima" mi disse.
"Si nota tanto?" domandai lreoccupata.
"Beh, sì, per notarsi si nota, Cari, ma non c'è niente di cui vergognarsi, è una cosa bellissima" ribadì mia sorella.
"Però vorrei continuare ae essere me stessa" dissi.
"Cioè, nel senso che non vuoi apparire, vero?"
"Hai colto nel segno."
"Beh, non devi f"arlo per forza" disse Lucia, "l'importante è che tu sia così come sei e vedrai che andrà tutto bene."
Giunse la sera dell'appuntamento con" Ciro ed io avevo l'emozione alle stelle e non riuscivo a stare ferma in un posto per più di due secondi. Mi davo da fare perché il tempo trascorresse più in fretta e due ore prima andai a prepararmi, più a livello psicologico che a livello fisico. Cercai di vestirmi in modo semplice e sufficiente all'occasione, come facevo sempre, non misi niente di troppo vistoso perché non riuscivo a portare abiti del genere in un giorno qualunque, figuriamoci quel giorno che avevo il cuore a mille, il viso rosso come un pomodoro e un brivido che sembrava durare un'eternità e mi percorreva il corpo su e giù, su e giù.
Non provai nemmeno i tacchi bassi, ero sempre stataabituata a farmi piccola piccola e mai come quella volta le cose che non garantivano l'equilibrio mi erano d'impaccio. Io avevo una tendenza a cadere quasi inverosimile, come Costanza del libro: "Il mondo nei tuoi occhi", figuriamoci quando ero così emozionata cosa rischiavo di combinare!
Non sk come, ma mia sorella, con le mollette per capelli, riuscì a formarmi una sorta di cuore.
I preparativi fisici durarono poco mentre quelli psicologici furono quella che si definisce "una tragedia." Pensavo sempre che avrei fatto qualche sciocchezza, che avrei detto qualcosa di sbagliato, che avrei creato un equivoco per la mia mancanza di esparienza in certa cose. Non volevo deludere Ciro.
Lucia mi vide agitatissima e mi disse: "Tesoro, tranquilla, non succederà niente di male, anzi, tornerai a casa saltando, fidati!"
"Ho paura di sbagliare qualcosa" dissi.
"In amore non si sbaglia, si agisce e basta. Io so che tu tieni molto a Ciro e so che non ci saranno problemi. Non devi crearti mille complessi su cosa dire o non dire, cerca soltanto di dire quello che provi, perché quello che provi per Ciro è una cosa bellissima."
Sentii il citofono, risposi con voce agitata, uscii di corsa e corsi da lui.
"Sei stata velocissima, tesoro!" disse.
"Sì, quando posso permettermelo lo faccio" risposi con voce tremante.
Sentivo il cuore battere fortissimo, le tempie facevano altrettanto e un rossore incredibile mi salì alle guance.
"Sei dolcissima quando ti emozioni, sai?" disse Ciro sorridendomi. "Ma anche quando sei tranquilla."
"N-non so come ringraziarti" balbettai.
Oh no, ecco, proprio quello che temevo!
Ma dovevo proprio essere così stupida?
Perché balbettavo in quel modo, perché?
Ripensai alle parole di mia sorella: "In amore non si sbaglia, si agisce e basta." Cercai di tranquillizzarmi. "In amore non si sbaglia." mi ripetevo.
"Che cos'hai, piccola? Stai tremando!"
"No, io... niente... davvero, niente!"
"Ti senti in imbarazzo? C'è qualcosa che ti preoccupa?" chiese lui premuroso.
"No, è che sono molto emozionata." Non so come riuscii a dirglielo, ma sta di fatto che ce la feci e compresi che lui non era arrabbiato, era molto contento.
"Oh, tesoro, come sei dolce! Spero che la mia proposta non ti metta tensione."
"Proposta? Non capisco, cosa intendi?"
"Vieni, andiamo nella casa sull'albero, ti spiegherò tutto" disse Ciro prendendomi gentilmente per mano e accarezzandomi il viso. Il mio cuore non stava fermo un attimo dall'emozione.
Salimmo sull'albero, entrammo nella casetta e ci chiudemmo la porticina alle spalle.
"So che avrei dovuto chiedertelo il giorno del nostro primo bacio" mi disse, "ma non volevo dirtelo così, di colpo."
"Sono stata inopportuna in qualcosa, vero?"
"No, che dici? È stato il contrario, è stato così bello! E io volevo chiederti se ti andrebbe di provare a... Beh, insomma, provare a stare insieme. Andare leggermente oltre l'amicizia."
In quel momento non sapevo cosa dira. Lui stava facendo una proposta di fidanzamento... a me? Proprio a me? Il mio cuore traboccava di emoziona in quell'istante così bello, così speciale!
"Cikè, mi stai chiedendo... di metterci insieme? Cioè, come una coppia vera?"
Lui mi guardò sentendosi quasi in colpa per la proposta che mi aveva fatto.
"Perdonami se ti ho spaventata." disse.
"No, non mi hai spaventata, sul serio!"
Sentivo il bisogno di avvicinarmi a lui, stringermi a lui, lasciarmi cadere tra le sue braccia e desideravo sentire le sue carezze, i nostri cuori che battevano all'uniskno, le nostre mani che si stringevano intorno ai corpi e restare così per sempre, in modo che nulla di male ci potesse accadere e che niente e nessuno ci potesse separare.
Lui mi lesse praticamente il pensiero.
Mi si avvicinò e mi strinse forte a sé.
Volevo dirgli di sì, volevo dirgli che si stava realizzando un sogno splendido.
Ci avvicinammo sempre di più, sempre di più, finché le nostre guance non si unirono. Percepii un fortissimo calore.
Quel calore mi saliva verso il viso e Ciro si avvicinò con le labbra al mio orecchio e mi sussurrò con dolcezza: "Tesoro, stai bene?"
"S-sì, sto bene" balbettai con il cuore cbe saltellava.
Lui si avvicinò alle mie labbra e il nostro bacio fu la cosa più bella della mia prima serata da fidanzata. Sentivo che dentro di me c'era qualcosa di nuovo ed era una sensazione davvero speciale!
Non volevo staccarmi da lui. Eravamo stretti l'uno all'altra. Di sera faceva freddo, ma il mio rossore e il mio angelo mi scaldavano abbastanza da non farmi sentire il freddo di quella s€ra.
"Ti amo" disse lui con dolcezza. Quelle parole mi scaldarono il cuore e con il cuore che batteva forte dissi: "A-anche io." Ci stringemmo più forte.
Non ci eravamo mai separati del tutto.
Le nostre labbra continuavano a sfiorarsi e non volevano saperne di dividersi. Noi non volevamo saperne.
Non mi sarei mai aspettata quel: "Ti amo." Quella proposta? Ancora di meno.
"Vorrei restare sempre con te!" dissi.
"Anche io" disse lui.
C'era solo una cosa che mi preoccupava: dovevo avvertire almeno mia sorella e dovevo dirle che ero al sicuro con lui.
Non volevo rompere quel momento magico, ma ero preoccupata per Lucia. Volevo dirlo almeno a lei perché i miei non si preoccupassero.
Anche Ciro ebbe la mia stessa idea, entrambi avvertimmo qualcuno, ricevemmo un: "Okay" come risposta e ci sedemmo.
D'improvviso iniziai ad avere freddo.
"Tieni piccola. Copriti con questa." Ciro mi coprì con una coperta che mi avrebbe avvolto tutto il corpo, mise per terra delle cose morbide, ci distendemmo l'uno vicino alll'altra e ci addormentammo. Mi sentivo così bene da toccare quasi il cielo con un dito. Anzi non quasi, proprio! Senti"vo che il mio cuore volava e noi eravamo così vicini da fonderci in un'unica persona.
Pensai a quante facce avessero questi sentimenti, a quanto fosse bello provarli e difficile descriverli. Non mi sembrava ci fossero parole sufficienti a dire quanto fossi felice.
Mi svegliai solo una volta quella notte, quando era giorno fatto e un uccello venne accanto alla finestra. Mi voltai e vidi che lui mi guardava ed eravamo stretti l'uno all'altra. Non me la sentivo di muovermi, non volevo che quel momento finisse, o almeno non così presto.
Alla fine ci tirammo su a sedere.
"Buongiorno piccola!" mi disse Ciro.
"Buongiorno" risposi sorridendogli.
"Posso chiederti un favore, amore mio?"
"Tutto quello che vuoi" risposi.
"Puoi avvicinarti?" Obbedii fiduciosa.
Lui mi si avvicinò, mi spostò i capelli dal viso e mi baciò entrambe le guance.
"In realtà sei tu che hai fatto un favore a me. È stato un gesto molto dolce" dissi stringendomi a lui: tremavo come una foglia dall'emozione ed ero felice.
Non volevo lasciare quel posto, ma era giunto il momento di tornare a casa.
"Mi permetti di accompagnarti?" chiese.
"Sì, sicuro che puoi farlo" gli risposi prendendogli timidamente la mano.
Stavamo insieme! Noi stavamo insieme ed io ero al settimo cielo! Ero felice!
Con lui mi sentivo emozionata, non ero imbarazzata perché sapevo che lui non era il tipo di ragazzo che prende in giro al minimo errore, alla minima frase o parola detta. Lui era così speciale!
Mi piaceva tanto quando mi trattava con dolcezza, quando si preoccupava per me, mi chiamava con qualche nome carino, mi faceva sentire bene, felice, apprezzata e ben accetta nella sua vita. Non che io mi considerassi una specie di mostro, ma lui l'aveva fatto da subito, da quando ci eravamo incontrati, e io non riuscivo proprio a spiegarmi il perché.
"Ecco, siamo arrivati!" mi disse Ciro.
Questa volta, non so come, ebbi il coraggio di seguire l'istinto senza troppi complessi e gli gettai le braccia al collo.
"Grazie! Grazie!" continuavo a dirgli.
Lui mi sorrise con dolcezza. "Sei una ragazza con una spiccata gratitudine" mi disse, "è una cosa molto bella, Cari."
Ci separammo e ognuno andò a casa sua.
Imboccai il cancello e mi sentii prendere con delicatezza una mano e non potevo non riconoscere quella stretta, era la persona che più speravo di incontrare in quel momento: mia sorella!
Ci salutammo e corremmo al piano di sopra. Lei non fece domande conoscendomi, ma sentivo che aveva aapito cos'era successo e voleva chiedermelo per esserne proprio sicura.
Ci chiudemmo nella camera e ci mettemmo entrambe a sedere sul letto.
"Com'è andata, piccola?" mi chiese.
"È stato bellissimo" risposi, e le raccontai tutto quello che era successo.
"Visto? Te l'avevo detto che in amore non si sbaglia e sarebbe andato tutto per il meglio!"
"Non sai quanto sono felice, Lucia!"
"Non c'è bisogno di saperlo, ti si legge in faccia, hai un tono allegro e non stai un attimo ferma!" disse Lucia.
Io infatti non riuscivo a stare ferma quando ero felice, mi mettevo a saltare, dovevo muovere almeno una parte del corpo, che fosse la testa, una mano, qualsiasi cosa, anche un capello, ma lo dovevo muovere! In quel momento, poi, le farfalle nello stomaco giocavano ad acchiappalella, il cuore faceva l'arbitro e il resto degli organi erano spettatori. Ero semplicemente.. felice!
Spazio autrice
Ciao a tutti i lettori! Che mi dite, vi piace questo capitolo? Se volete darmi qualche suggerimento sono pronta a leggere i commenti sotto la storia. Ciao!

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