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Capitolo 15: Cuori opposti

"Sai che sei carina quando ti arrabbi?"
"Mi stai chiamando per nome, non mi stai facendo un complimento, è chiaro?"
Max mi afferrò e mi portò vicino a sé, tanto vicino che sentii le ossa della sua spalla sotto la mia fronte. Sentivo che le mie guance si raffreddavano ed impallidivano ogni secondo che passava.
Non provai nemmeno a liberarmi, sentivo il sangue che mi si gelava nelle vene.
Lui mi teneva praticamente inchiodata a quella spalla e sentivo le sue mani che mi sfioravano il collo. Erano gelide.
Quelle dita mi afferrarono i capelli e mi tirarono su la testa con delicatezza, ma allo stesso tempo molto velocemente.
Ebbi paura di quello che voleva farmi.
Sembrava uno che non ha avuto il regalo che vuole e mette il broncio per averlo e in un certo senso si poteva dire che fosse proprio così, solo che lui metteva le mani invece del broncfo! Chiusi gli occhi e mi sentii malissimo. Se Ciro avesse visto quello che Max voleva fare? D'accordo, non voleva sparare o fare altre cose, ma io ero una ragazza che si sentiva in colpa molto facilmente e mi sarei data dell'idiota a vita oltre ad accettare la rabbia di chiunque nei miei confronti e dandogli ragione.
Di colpo mi sentii prendere un braccio.
Aprii gli occhi e mi accorsi che nessuno mi teneva ferma la testa, quindi mi voltai e vidi che accanto a me c'era l'angelo più dolce che avessi mai visto e il mio cuore si riempì di emozione. Si trattava proprio di una persona che non volevo deludere: insomma, era Ciro!
Lui prese a correre tenendomi per mano.
"Dove stiamo andando?" chiesi, agitata.
"Fidati di me, ti prometto che andrà tutto bene, tesoro" mi rassicurò Ciro.
Continuammo a correre finché Max non ci si parò davanti dicendo: "Eccolo qui il mio fratellino principe azzurro!" E dicendo quelle parole guardava Ciro. Il mio cuore prese a battere fortissimo e la mia mente mi ferì con un pensiero.
Fratellino principe azzurro! Quindi in realtà Max e Ciro erano... Fratelli!
Erano così diversi, ma niente mi impediva di credere che fossero fratelli per davvero. Li guardai: il primo rideva, il secondo era esterrefatto. I loro volti erano così diversi e simili allo stesso tempo! Quello di Max era illuminato da un sorrisetto malvagio e quello di Ciro era calmo ma sorpreso. Mi avvicinai a Ciro e gli tesi la mano perché sentivo di dover fare qualcosa.
"Hai detto fratellino?" chiese Ciro. "Non scherzare, è un argomento delicato e con queste cose non si gioca, Max!"
"E chi sta giocando? Sono serissimo!"
"Dalla tua faccia non si direbbe Max."
Max si allontanò a testa bassa. Cosa voleva dire quell'assurda conversazione?
Mi voltai a guardare il volto di Ciro.
Quando lo feci provai dolore per lui. Non doveva essere facile scoprire di avere un fratello così, all'improvviso.
Soprattutto se era il tipo di fratello che di questo tipo di legami se ne frega e all'improvviso ti colpisce alle spalle e ti fa soffrire.
Non potevo allontanarmi da lui in quel momento, non ne avevo il coraggio. Mi sarebbe piaciuto dirgli qualcosa, ma come al solito la voce si rifiutò di compiere il suo dovere, piantandoki lì.
"Sei molto gentile a preoccuparti per me" disse di colpo Ciro, provocandomi un'emozione non indifferente. "È bello da parte tua metterti nei miei panni."
"Purtroppo non posso capirti, ma l'hai detto tu stesso, se la persona che viene aiutata lo merita farlo è sempre un piacere, anzi, ti dirò di più, un dono."
Quando mi resi conto di quello che gli avevo appena detto diventai tutta rossa.
Ah, accidenti, un'altra volta, perché?
Non sopportavo quando mi accadeva questo, cioè praticamente quasi sempre!
Sentivo sempre che quel rossore mi avrebbe creato problemi e m'infastidiva.
"Non devi vergognarti. Ti assicuro che mi ha fatto molto bene quello che hai detto, vuol dire davvero molto per me."
"Anche a me ha fatto bene quando eri tu a dire questa cosa a me" dissi con voce tremante. "Non hai idea di quanto mi abbia fatto bene!"
Era la prima volta che gli dicevo tanto spontaneamente quelle cose. Le pensavo da sempre, ma le dicevo molto raramente a lui, in modo tanto diretto e sciolto.
Forse Lucia aveva ragione e avrei superato anche la mia timidezza nei confronti di Ciro che poi era l'ultima persona con la quale essere in tensione.
Era un ragazzo che sapeva come trattare le persone che aveva intorno, non forzava mai troppo la mano e sapeva scherzare senza prendere in giro nessuno. Sapeva tranquillizzarti quando la paura ti saltava addosso ed era così umile, così carino, che sarebbe stato impossibile non provare affetto per lui.
Ma per me il punto era come avesse fatto _lui ad affezionarsi tanto a me? Ero una sconosciuta, una timida cronica e non avevo fatto nulla per quel eono.
Non capivo, ma desideravo tanto sapere!
In quel momento, però, la mia timidezza fece il suo ritorno trionfale e mi fermò prima che potessi dire una parola.
Lui mi sorrise. Mi conosceva bene e sapeva quello che stavo pensando, me lo sentivo. Quel sorriso che apparve sul suo volto non era derisorio ma rassicurante e la cosa mi fece piacere.
"E se mettessimo una pietra sopra alla questione e tornassimo dagli altri? Non cambierebbe molto se ci pensassi ora o più avanti e non voglio che ti preoccupi per questa storia, piccola! Va bene?"
Mi sorprese quel suo affrontare le cose con un sorriso e far stare bene chiunque gli fosse accanto al momento.
Iniziava a fare davvero molto freddo ed era impossibile riattraversare il fiume per tornare a casa con il forte vento.
Quelle furono le parole di Mariano e decidemmo di cercare una casetta per la notte. Sembrava di essere in un film.
Attraversammo un sentiero che sembrava più che altro un'arrampicata per arrivare ad una casetta dove passare la notte. Camminavamo a due a due e le coppie erano sempre le stesse. Stavo facendo pratica con l'albero, ma quello era un sentiero piuttosto particolare e Ciro si offrì gentilmente di aiutarmi.
Di colpo misi male il piede e stavo per scivolare lungo quei gradini di pietra, ma lui mi strinse il braccio e mi tenne in piedi, anche se non sapevo come. Mi venne in mente una storia che avevo letto in un libro delle elementari, con la differenza che i protagonisti erano in città e Katherine era indifferente alle gentilezze di quel ragazzo, ma la stretta di Ciro era forte e rassicurante e lui era come quel giovane della storia, forte e premuroso.
"Attenta" mi disse con dolcezza, "non è molto facile procedere per questa via."
"Ho rischiato di far cadere anche te."
"Ma no, non preoccuparti, va tutto bene. Piuttosto: ti sei fatta male?"
Mi si illuminarono gli occhi quando mi fece quella domanda. Mi piaceva sentire la sua voce e sentirgli chiedere se stessi bene mi faceva vibrare il cuore.
"No, non preoccuparti, tutto bene" risposi con la voce che tremava più del solito.
Mi si avvicinò anche Lucia e mi aiutò con quel gradino che a momenti mi faceva rompere l'osso del collo. Sorridevo al pensiero di quella prontezza, non che mi facesse ridere, mi faceva emozionare.
Consideravo Ciro e Lucia come angeli custodi perché mi avevano dato moltissimo e con pochi mi sentivo così.
"Tutto bene, tesoro?" mi chiese Lucia.
"Tutto bene" risposi, "solo non vorrei rischiare di rompermi una gamba!"
"Stai tranquilla, siamo molto vicini."

Poco dopo arrivammo davanti alla casa.
Era una casa diroccata, come quelle dei film. Il pensiero all'inizio mi fece rabbrividire, poi scoppiai a ridere per quello che mi stava capitando. In quel periodo mi sembrava di vivere in un film. Le sorprese, i baci, quella casa.
Non sapevo davvero che cosa aspettarmi.
Entrammo tutti insieme e ci guardammo attorno. D'istinto tesi una mano e toccai un muro, ma subito dopo mi spostai perché senza volerlo l'avevo toccato con le unghie e avevo provato un brivido di freddo. Continuammo a girare per quella grande casa, sistemammo le nostre cose e preparammo qualcosa per rifocillarci dopo quella scalata fatta per arrivare a quel posto.
"Ne sono successe di cose, oggi!" disse Cosimo. "Credo che questa giornata non la dimenticheremo per un bel pezzo!"
In quel momento rividi il viso sorridente e maligno di Max quando aveva chiamato Ciro: "Fratellino." Mi sentivo malissimo a quel pensiero, non perché disprezzassi quella possibilità, ma mi dava fastidio il modo in cui Max si era rivolto a Ciro, quasi con scherno e quello era un atteggiamento che non mi andava proprio per niente. Infatti con Max mi ero sempre sentita un po' a disagio all'inizio, mentre ora mi provocava solo un'incredibile rabbia.
Guardavo Ciro e sentivo che anche lui stava pensando a quello, anche se stava cercando di non darlo troppo a vedere. Lo confrontai con Max a livello ei carattere e pensai che l'unica cosa ahe avevano in comune fosse quella tenacia.
Ciro era tenacee nel senso migliore della parola, Max era l'esatto opposto.
Ciro, poi, era sempre pronto a darti un affetto che Max voleva solo ricevere.
Mentre ci pensavo sentivo che il mio viso si faceva sempre più rosso e il mio treno interiore riprendeva la sua corsa verso chissà quale destinazione.
"Che cos'hai, Cari? A cosa pensi?" mi chiese Chiara guardandomi preoccupata.
"No, niente. Pensavo ad una sciocchezza" risposi. Non volevo dire a nessuno quello che Max aveva detto a Ciro, non mi sembrava corretto nei suoi confronti. Ma allo stesso tempo non volevo mentire e quella era una pseudo verità perché poteva benissimo trattarsi di una sciocchezza o di un'invenzione.
Non potevo esserne troppo convinta con un tipo come Max. Non volevo azzardare ipotesi o farmi dei film sulla questione, anche se era molto difficile.
"Forse è una sciocchezza" disse Ciro.
Forse non voleva crearmi problemi dato che fu lui a spiegare tutto agli altri.
"Cioè, Max ti ha detto che tu voi siete fratelli? Tu, lui e Flora?" chiese Mariano con un'espressione seria e preoccupata dipinta sul viso.
"Sì" rispose Ciro, "ha detto questo!"
"Non so perché ma non mi convince" disse Chiara che era molto percettiva.
Era stata la prima a mettere in guardia Sandra riguardo a Max e non era escluso che Max avesse inventato tutto.
Ma a che scopo? Cosa voleva da Ciro?
Ciro, quasi leggendo i miei pensieri, disse: "Non devi preoccuparti, tesoro."
"Cosa?" Quelle parole mi sorpresero. Come faceva a percepire come mi sentivo o cosa pensavo? Come faceva a capirmi?
"Sei così dolce e innocente che ti si può quasi leggere nel pensiero, tesoro."
"Quasi? Tu ci sei proprio riuscito!" La voce mi si smorzò a poco a poco come quasi fosse stata una veecchia candela.
Il mio cuore cominciò a crescere dentro di me, lo sentivo in tutto il mio corpo perché batteva fortissimo e non sapevo davvero che cosa fare o pensare allora.
Iniziai a premermi con forza sul petto.
Sentivo qualcosa in quel punto che quasi mi impediva di respirare, ma per un caso fortunato nessuno se ne accorse.
Quella sensazione mi fece quasi tremare ma non volevo, quindi provai a calmarmi e mi disse: "Non è niente! Non è niente! È solo la cosa più bella della mia vita e non voglio viverla in questo modo! Non voglio affatto viverla così!"
Il momento più bello della mia vita era quello in cui lui mi chiamava con nomi carini perché mi faceva provare una forte emozione che non era imbarazzo. C lui mi sentivo emozionata, non nervosa come quando qualcuno mi prendeva in giro per essere simpatico perché lui non lo faceva. Lui faceva l'esatto contrario.
Lucia mi conosceva, sapeva che le prese in giro mi mettevano molta agitazione.
Sapeva che gli angeli erano la mia più grande passione e sapeva che capivo come fosse fatto qualcuno dai suoi modi. Il mio cuore era pieno di ammirazione per quell'angelo che mi aveva preso la mano.

Spazio Autrice

Ciao a tutti quelli che leggeranno e non leggeranno questa storia, e anche a chi l'ha letta! Comunque vi devo chiedere un favore, potreste dirmi se preferite che Ciro e Max siano fratelli o che sia un'invenzione di Max o di qualcun altro?

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