Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 14: La gita di compleanno

Due giorni dopo Lucia toccò a me. Per il giorno del mio compleanno, subito dopo una giornata scolastica che mi sembrò interminabile, andammo tutti a un fiume che si trovava nel quartiere. Ora eravamo dieci perché oltre al gruppo di sempre c'erano Flora, la sorella di Ciro, e mio fratello Tommy.
Di colpo vidi una barchetta che mi piaceva molto.
"E quella di chi è?" chiesi, sorpresa.
"Quella è mia" disse Mariano, "ci ho messo un secolo ma alla fine l'ho messa su per cominciare a fare quello che mi va di fare."
"Ma bravo Mariano!" disse Sandra. "È bello avere la tua tenacia, che bravo!"
"Che ne direste di farlo cominciare?" propose Cosimo. "Se ci sa fare e gli piace potremmo fare una piccola gita per il tuo compleanno, Cari. Che ne dici, ti andrebbe?"
"Ma sicuro che mi andrebbe!" risposi. Mi era sempre piaciuta l'acqua e avevo una bella sensazione riguardo quel giro.
Salimmo tutti sul piccolo battello e il futuro timoniere si mise alla guida. I miei fratelli mi avevano detto di portare l'occorrente da spiaggia, non so perché ma sentii che avevano ragione.
Mi ero coperta la testa, ma il calore mi prendeva a schiaffi sulla fronte facendomi sentire poco bene. Ciro mi si avvicinò e mi sfiorò delicatamente il viso. Poi si sporse dal battello, mise le mani nell'acqua fresca e me le passò sulle guance, dandomi un certo sollievo.
"Va meglio, piccola?" mi chiese, premuroso come sempre.
E come sempre il mio cuore perse il controllo e il mio viso non ne parliamo.
"Molto meglio" risposi, cercando senza successo di non far tremare la mia voce.
Il battello prodeceva senza intoppi. Mi sporsi verso destra e immersi anch'io le mani. L'acqua era fredda e limpida e quella sensazione mi piaceva.
Non mi sentivo cotta da quel calore che mi batteva con prepotenza sulla fronte.
Guardai in alto e un sorriso mi apparve sul viso arrivandomi da un orecchio all'altro. Mi sentivo libera e felice.
Di colpo Mariano si fermò. Eravamo arrivati sull'altra sponda del fiume.
"Che ne direste di saltare?" ci propose sorridendo e alzandosi per scendere dal battello.
Togliemmo tutti gli abiti che coprivano i costumi e uno per volta saltammo giù.
Io fui l'ultima. Non ero mai saltata da un'imbarcazione e la cosa mi agitava.
Avevo paura di travolgere qualcuno. Ma quando vidi due mani tendersi verso di me e le stesse presero delicatamente le mie mi feci coraggio e, stringendo le mani di Ciro che mi diceva: "Tranquilla, ti prendo io", saltai giù.
Mi ritrovai proprio tra le sue braccia.
Era così bello stargli tanto vicina! Sentivo il cuore che batteva forte e d'istinto gli gettai le braccia al collo e finalmente riuscii a stringerlo a me.
Ero felice, così tanto felice! Mi sentivo così leggera e in quel momento!
Lui mi strinse a sé e mi sentii felice.
Forse mi stringeva perché sentiva battere il mio cuore all'impazzata e voleva tranquillizzarmi. Mi sentivo così bene!
Lo abbracciai e questa volta fui io ad avvicinarmi e posai la testa sulla sua spalla. Lui mi lasciò andare con una mano e mi accarezzò dolcemente la testa.
Poi ci mettemmo tutti a schizzarci e a saltare nell'acqua fredda e limpida. I miei amici, dopo un po', uscirono. Li raggiunsi a malincuore e tutti insieme ci mettemmo seduti per terra in cerchio.
Il calore era fortissimo ma la felicità di quel giorno lo era ancora di più. Sedetti tra mia sorella e Ciro, ma dopo un po' lui si alzò e vidi che saltava in acqua e correva verso il nostro battello. Tornò poco dopo con una bottiglia piena d'acqua, me la porse e disse: "Se vuoi puoi berla o bagnarti la faccia per rinfrescarti." I suoi occhi erano posati su di me e nel suo sguardo c'era una grande dolcezza. Bevvi un po' d'acqua e me ne passai altra sul viso per rinfrescarmi un po'.
"Ragazzi, che ne dite di fare un gioco? Quello della mela in comune" propose Sandra.
Quel gioco consisteva nel mettersi due a due su una mela e mangiarla tirandola su con un laccio. L'avevo anche letto in un racconto e mi era sembrato carino.
Anche Ciro lo conosceva. Mi prese per mano e ci preparammo per afferrare la mela. Le coppie si sistemarono e tutti ci preparammo. Poi Sandra ci diede il via e partimmo tutti all'attacco. Nello stare così vicina a Ciro sentii la guancia più vicina al suo viso arrossire e lui non poteva non accorgersene dato che quella guancia si era surriscaldata.
Oh no! E adesso che cosa dovevo fare?
Mi vergognavo tanto di quelle reazioni!
Non sapevo come comportarmi in quei casi. Mi sentivo davvero in imbarazzo.
Sapevo solo che dovevo cercare di non apparire troppo nervosa, quindi mi sfogai su quella mela che ai teneva così vicini e che mi faceva diventare come lei: rossa!
Gli ultimi a finire furono Chiara e Cosimo. I primi furono Sandra e Mariano. Ora Chiara e Cosimo dovevano fare qualcosa per pegno.
"Dovete abbracciarvi" disse Sandra. I due si avvicinarono, visibilmente nervosi, anche se si trattava di una cosa bella e semplice. Ma quando l'amore è in gioco le cose, per quanto possano essere semplici e innocenti, sono come il momento più importante della vita e io ne sapevo qualcosa. Vidi che Chiara tremava e volevo dirle di non preoccuparsi e che tutto sarebbe andato bene, ma forse così l'avrei messa in un imbarazzo ancora più grande.
Quella era l'ultima cosa che volevo, quindi restai a guardare, incapace di dire o fare qualunque cosa. Nella mia amica rivedevo me quando ero stata molto vicina a Ciro. Mi sentivo sicura dato che lui mi sorreggeva, ma l'emozione mi colpiva a tal punto da gettarmi quasi o proprio a terra. In quei momenti la mia timidezza era più perfida del solito e mi giocava scherzi davvero terribili.
Mi strappava la voce, mi faceva tremare come una foglia e arrossire come un pomodoro. Ma perché proprio con lui che mi aveva dato tanto e continuava a darmi tanto come se fosse stata la cosa più naturale del mondo, perché con lui?
Avrei preferito mille volte diventare rossa con Max perché lui mi metteva una grande agitazione, ma con Ciro che era un ragazzo così caro, così dolce, non c'era motivo di diventare così rossa. E allora perché non riuscivo a parlare o se ci riuscivo mi tremava la poca voce che tiravo fuori per dirgli anche una cosa semplice e innocente come: "Ciao?"
Quando Chiara sciolse l'abbraccio con Cosimo mi si avvicinò e mi sussurrò: "Posso parlarti un secondo, Cari?"
"Sì, va bene" risposi sorridendole e tirandola in disparte.
"Che cos'hai, Chiara?" le chiesi un po'' preoccupata.
"Non ce la facevo a stare di là" disse.
"Ti sentivi addosso tanti occhi, avevi il cuore a mille e non volevi fare una brutta figura con Cosimo Chiara, eh?"
"Esatto! Per questo volevo parlarti."
"Ma perché? Io non sono molto brava a dare consigli su questo argomento, mi capitano le stesse cose che succedono a te, non saprei da che parte cominciare."
Mi sentivo in colpa per non poter fare molto per la mia amica, insicura come me e forse, anche se io speravo con tutto il cuore di no, anche un po' più di me.
Quello che sentii di fare fu stringerla e la cosa sembrò funzionare sul serio!
"Infatti è proprio quello che mi serve" disse Chiara, "qualcuno che mi capisca e che sappia come mi sento, come sto."
Il mio cuore si gonfiò di tenerezza. La vedevo così spaventata da quelle reazioni! Aveva anche i suoi motivi per esserlo. La capivo! La capivo eccome!
Poi vidi qualcuno che proprio non avrei voluto vedere. Si trattava di Max e l'espressione del suo volto non prometteva niente di buono. Fece finta di non vedermi e io tentai di fare lo stesso, ma quell'espressione mi faceva paura. Cosa voleva fare, ancora? Cosa cercava ancora? Gli avevo detto di no!
Gli avevo detto che non volevo saperne più nulla di lui e delle sue cattiverie!
Come mi aspettavo lui venne verso di me. Lo guardai per un po', poi cercai di tranquillizzarmi e lo salutai, per non far vedere che mi metteva tensione.
"Possiamo parlare?" mi domandò Max.
"Tanto non ho scelta" risposi sprezzante. "Chiara, forse dovresti andare dagli altri, non credo ti convenga stare troppo tempo da sola."
"Sì, credo anch'io che sia meglio così" rispose Chiara, tornando dal gruppo.
Io e Max eravamo soli e lui mi guardava com"@e un lupo guarda un agnello.
Non che io fossi così innocente, ma ero timida come un agnello e lui si sporgeva un po' oltre per i miei gusti.
"Cosa vuoi dirmi?" chiesi, spaventata.
"Quanta fretta!" mi prese in giro Max.
"Smettila di fare l'idiota e deciditi a dirmi quello che mi devi dire, capito?"

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro