Capitolo 11: Una persona dai mille volti
Come Lucia aveva già detto sorridevo nel sonno perché avevo sognato il mio angelo. Avevo sognato le sue labbra, le più dolci del mondo, il suo cuore e il mio che combaciavano alla perfezione, il suo abbraccio che mi aveva permesso di stare in piedi durante quel bacio così dolce, così dolce! Come lui: dolce. Il bello era che lo diceva anche lui a me.
"Buongiorno piccola valentina!" disse Lucia entrando nella mia stanza. "Guarda un po'!"
Mi fece vedere un video. Non c'erano suoni, si vedevano solo le mie labbra e vedevo ahe praticamente si muovevano per conto loro, come se pensassero con una loro testa.
"Meno male che non l'ho negato! Hai vinto la scommessa!" dissi saltando in piedi e correndo verso di lei per abbracciarla. "Ti devo ringraziare."
"Ringraziare per cosa?" chiese Lucia.
"Perché se non fosse stato per te non sarei andata da nessuna parte! Chi ha chiamato Ciro per farmi una sorpresa e mi ha portata per mano da lui quando mi sono bloccata e nen riuscivo a muovermi? E per finire: chi ha sopportato i miei timori di perderlo o di avere un cartellino attaccato in fronte con su scritto che mi piace Ciro?"
"Per questo? Io l'ho fatto perché lo volevo, non per farmi ringraziare, e se dovessi tornare indietro lo rifarei."
Mi strinsi forte a mia sorella e sentii che il mio cuore cresceva dentro di me, come mi era successo all'ospedale, quando ero diventata un po' smemorata...
Corremmo al piano di sotto e dopo una colazione familiare e, per la prima volta dopo un tempo che mi era sembrato un'eternità, come la più bella famiglia del mondo, andammo tutti a prepararci e ognuno andò per la sua strada, diciamo così.
Correndo fuori dal cancello, però, mi capitò di vedere qualcuno che sembrava, ma era tutt'altro che un angelo: Max! Affrettai il passo, dopo l'incidente mi premeva stargli il più lontano possibile. Max, però, mi seguì e mi prese una mano con una strana delicatezza.
"Ciao Cari!" mi disse con un sorriso.
"Ciao" gli dissi, cercando di tagliare corto.
"Come va?" chiese Max tirandomi a sé.
"Tutto bene" risposi brevemente. "A te?"
"A me non proprio bene" rispose Max. "Vedo che cerchi di evitarmi. Perché?"
"Chi me l'ha fatto fare di chiederglielo? Dovevo immaginare che mi avrebbe risposto così!" pensai. "E adesso che faccio? Come faccio? Se conosco bene Max non mi fa queste domande per un fatto di cortesia, poco ma sicuro!"
Cercai di mantenere la calma e gli chiesi: "Se mi vuoi bene perché mi hai spaventata in quel modo quel giorno?"
"Non ero io, era Ciro" disse Max.
"Non era ancora così buio e io ho visto che Ciro non ha un cane e il tuo mi ha lasciato un segno su una caviglia e tu un segno me l'hai lasciato qua!" Puntai un dito verso la mia fronte che era ferita. Io avevo visto benissimo Max, quando aveva sentito dei passi aveva detto al suo compagno di scherzi di lasciarmi ed era scappato. Ciro non aveva di sicuro una voce così profonda e così falsa!
Max mi strinse la mano.
"Dai, piccola! Non volevo spaventarti" disse.
"Tu conosci benissimo le mie paure, non cercare di prendermi in giro!" gridai.
Da una parte lo compativo, non sapevo il perché ma lo compativo.
"E sai una cosa? Se prima avevo paura adesso sono teroorizzata che è peggio!"
Mi rividi davanti quel giorno: lui dietro, il suo compagno davanti, io che mi agitavo come la bambina di un film dell'orrore e gridavo come una disperata nel tentativo di liberarmi dalle strette. Per un momento, a causa dello spavento, mi era mancato il respiro ed ora Max mi faceva quelle domande che per me non significavano domande di cortesia, ma, conoscendolo, Max voleva farmi qualche proposta per legarmi a sé.
"Ti d€vo parlare. Allontaniamoci un po' da qui" disse conducendoki altrove, anzi, si può dire che mi stesse portando con una certa fretta in quel posto. Mi trovai nel fitto di un boschetto. Di solito mi sentivo al sicuro in quei posti ma questa volta era diverso. Se fosse successo qualcosa gridare sarebbe stato inutile, non avrei ottenuto nulla!
"Se io lasciassi tranquillo tuo fratello tu staresti con me?"
"Ma tu sei un... Come ti permetti di speculare su mio fratello?" gli gridai.
Cercai di liberarmi dalla sua stretta.
"Mi dispiace per il tuo compagno, non per te, perché me lo stai facendo apposta! Comunque no! E poi chi mi dice che lascerai in pace mio fratello se io accetterò di stare con te, Max?"
"Se vuoi te lo posso promettere" disse.
"Non voglio promesse!" gli dissi. "Non voglio niente! Spero solo che tu mi lasci tranquilla, non ce la faccio più!"
Lui mi afferrò per le spalle e in quel momento mi si gelò il sangue e provai la stessa sensazione del giorno di quel maledetto incidente. All'inizio non riuscii a respirare, poi, non so come, cacciai un urlo con tutta la forza che avevo in corpo e gli diedi una gomitata.
Quando fui libera presi a correre verso una meta insicura, poi scoprii che spesso l'istinto è come un angelo custode perché mi ricordai che la direzione che avevo preso era quella da cui eravamo arrivati in quel boschetto.
Correvo come una disperata quando mi sentii prendere una mano, ma questa volta era una mano che conoscevo bene e che non mi avrebbe giocato brutti scherzi.
"Dove corri?" mi chiese Ciro. "Cos'è successo? Perché sei così spaventata?"
"Perché sono stata una sciocca" risposi tremando come una foglia.
Ciro mi si avvicinò e mi strinse forte.
Quella stretta, quell'espressione dolce che Ciro aveva sempre, quegli occhi che mi avevano sempre guardata con affetto, mi diedero una sensazione di sollievo. Mi sentivo tranquilla quando ero insieme a lui e ogni timore andava a farsi friggere. Lui in un certo senso mi proteggeva e quella non è di sicuro una sensazione che si prova con chiunque ci si trovi davanti. Io la provavo solo con i miei genitori, mia sorella e Ciro. Nessun altro mi faceva provare niente del genere.
Avrei voluto che quel momento durasse per sempre, ma purtroppo non potevo fare una richiesta del genere al destino che era già stato tanto buono con me. Non tutti hanno la fortuna di incontrare tutti i giorni qualcuno a cui tengono.
All'improvviso, però, sentii una voce.
Max mi aveva seguita e ddoveva essersi nascosto dietro un muretto, come avevo fatto io per osservare più da vicino ciò che lui stava facendo a mio fratello.
"Ecco perché non hai accettato la mia proposta!" disse.
"Ma tu sai quanto male mi hai fatto? Hai una minima idea di quanto ha potuto soffrire Sandra a causa tua?" chiesi.
Max non rispose e si allontanò.
"Di che proposta parlava?" mi chiese Ciro.
"Voleva che mi mettessi con lui" risposi, "mi ha detto che se l'avessi fatto avrebbe lasciato stare Tommaso."
"E tu cos'hai deciso?"
"Ho deciso che non gli credo" risposi.
Lui mi guardò con dolcezza.
"Qualunque cosa tu scelga di fare puoi sempre contare su di me" disse Ciro.
"Grazie! Sei sempre così caro con me!"
"Quando la persona a cui viene fatto un favore lo merita è sempre bello farlo."
"E tu credi che io sia una di que_lle?"
"_Certo che lo credo!" rispose Ciro.
Non gli feci altre domande, anche perché non avevo più la forza di parlare e sentivo che non ce n'era bisogno, lui mi conosceva e capiva sempre tutto, anche se non avevo idea di come facesse.
Di colpo sentimmo delle voci e corremmo a vedere cosa fosse successo. Vedemmo Tommaso disteso per terra e di fronte a lui due degli amici di Max. Erano poco più grandi di mio fratello e purtroppo avevano la mano sempre pronta.
"Ma che fate? Siete matti? Lasciatelo stare!" gridai correndo verso di loro.
Ciro mi trattenne per un braccio.
"Aspetta, non gettarti così nella mischia!" mi disse stringendomi la mano.
"Non so che altro fare! Non ho la forza di guardare! Che gli stanno facendo?"
"Calmati, sembra che abbiano smesso."
Uno di quei ragazzi mi si avvicinò e guardò verso Tommaso.
"Hai bisogno della sorellina per difenderti, piccoletto?" lo derise.
Questa volta Tommaso mandò al diavolo i principi, la calma e il dolore che gli aveva provocato quel gruppetto, scattò in piedi e disse: "Se non sapessi di fare il tuo gioco non sai dove ti dovrei mandare in questo momento!"
"E tu, piccola? Sei una preda molto difficile!"
"E tu e i tuoi amichetti siete un branco di pecore, ma non nel senso di innocenti, nel senso che seguite tutti un pastore senza cuore e fate il suo stesso gioco! Bravi! Complimenti!"
Uno di loro mi prese per un polso, ma la stretta non durò neanche un secondo.
Ciro fece qualche passo verso di lui e disse: "Sta"@i alla larga!" Senza scomporsi prese delicatamente la mano che stringeva il mio braccio e mi liberò senza dover alzare le mani né fare nulla di simile. Mi guardò per essere sicuro che non mi fossi fatta male, poi si voltò verso Tommaso e gli disse: "Fatti vedere, coraggio! Va tutto bene! Non aver paura, Tommy!"
Lui si scoprì il viso e per fortuna non c'erano segni particolari, avevamo fatto in tempo!
"Coraggio, adesso vai" disse Ciro dandogli la mano per tranquillizzarlo.
"Io ne ho piene le tasche" disse Tommaso portandosi le mani sul petto.
Lo guardai andare via. In quel periodo ne aveva passate tante e quello che aveva detto mi preoccupava, anche se ne aveva tutte le ragioni. Anch'io ero stufa dei giochetti di Max, non ne potevo più! Non immaginavo che potesse arrivare a tanto, ma dovevo accettare che fosse un ragazzo dalle mille facce.
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