Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 1: Un giorno speciale

Mi svegliai un po' controvoglia, come tutti gli studenti del resto. Ma la scuola per me non era un grande problema se veniva considerata da sola. Il mio problema si chiamava Massimo, detto Max, ed era un ragazzo che di mestiere faceva il rubacuori. Aveva già fatto soffrire una mia amica e ora ci provava con me. L'amica in questione era una delle più care che avessi: Sandra! Lui stava con lei e faceva il carino con me. All'inizio mi limitavo a stargli alla larga, poi trovai Sandra dietro un albero, in lacrime. Max le aveva mostrato il suo vero volto facendo il carino con un'altra e fingendosi single.

"Che cos'hai, tesoro? Non stai bene?"
Quella che mi parlava era mia sorella.
Si chiamava Lucia, era la maggiore ed era la mia confidente a tempo pieno. Mi sosteneva, mi ascoltava e mi sopportava con le mie mille paure, i miei dubbi.
Le spiegai quello che provavo e come al solito lei mi tranquillizzò dicendo: "Se lui fa l'idiota non devi fartene una colpa e poi Max è un vigliacco! Ti assicuro che non farà niente! E poi... Non so bene perché, ma credo che oggi per te sarà una meravigliosa giornata!"
Chi avrebbe mai detto che io avessi una sorella con la sfera di cristallo? Andò davvero tutto bene, come aveva detto lei!
Andammo al pianterreno e vedemmo Tommaso, anche lui era parecchio giù di corda quella mattina.
"C'è un'epidemia di tristezza?" chiese Lucia, ridendo.
"Forse, ma siamo fortunati ad avere una persona vaccinata" risposi, scherzando.
"Mi fa piacere che la pensi così. Ma ti devo chiedere di farmi una promessa."
"Puoi chiedermi qualsiasi promessa!"
"Promettimi che starai tranquilla e non ti agiterà troppo questa faccenda."
"Va bene, va bene, te lo prometto." Ci salutammo con un abbraccio, come al solito. Ci eravamo preparati in fretta e al nostro saluto si era aggregato anche Tommaso che ne aveva bisogno.
Uscii di casa correndo. Attraversai un tratto di strada, poi vidi dei ragazzi che mi salutavano con la mano: Chiara, Sandra e Cosimo, i miei migliori amici. Corsi verso di loro.
"Ciao ragazzi!" li salutai, allegra.
"Ah, bene arrivata Cenerentola!" disse Sandra, la più estroversa del gruppo.
"Ti ringrazio fata madrina" scherzai.
Ci dirigemmo verso la scuola, ma quando arrivammo vidi che non mi aspettava una sorpresa molto bella. Max era lì, appoggiato al muro, e mi guardava fissa, con i suoi occhietti da predatore. Per fuggire da quello sguardo mi diressi verso l'entrata, ma dimenticai di guardare dove andavo e inciampai sui gradini dell'entrata. Sentii le guance prendere fuoco e gli occhi di tutti i ragazzi lì intorno puntati su di me. Poi mi sentii afferrare una mano. Vidi un ragazzo accanto a me che mi teneva la mano e mi aiutava a rialzarmi. Mi guardò con molta delicatezza, come se stesse cercando di non farmi male con lo sguardo. Forse voleva vedere se avessi qualche graffio, ma il suo sguardo mi provocava un'emozione molto strana. E potevo dire lo stesso della sua stretta.
Quando ebbi raggiunto un equilibrio stabile il ragazzo mi lasciò la mano e si allontanò. D'istinto mi voltai e alzai una mano per fargli segno di fermarsi, ma la ritrassi subito: non poteva vedermi, era voltato di spalle! Cercai di dirgli: "Aspetta!", ma dalla mia gola uscì solo una A strozzata.
I miei amici mi raggiunsero e mi chiesero se fosse tutto a posto. Risposi di sì perché in effetti era vero! Era davvero tutto a posto ed ero felice. Le cadute non mi piacevano, ma ci ridevo sempre sopra. Se mi fosse capitato di tornare indietro, però, sarei caduta altre mille volte pur di dargli la mano. E magari chissà, dirgli almeno un: "Grazie." Non ero riuscita a dire nemmeno quello che poi, tra parentesi, era la cosa più facile che mi riuscisse di dire in quelle occasioni.
Entrammo in classe e sedemmo ai nostri posti. Io ero seduta accanto a Cosimo, ma vedevo che il suo sguardo era perso altrove. Lo seguii e raggiunsi gli occhi azzurri di Chiara, poi abbassai la testa, pentita di averlo fatto.
Ero una ragazza curiosa, non pettegola.
Tornai con i ricordi a quel ragazzo. Non aveva parlato, ma io sentivo nella sua stretta una sicurezza che nessun ragazzo mi trasmetteva. O meglio: non mi sentivo sicura di poter fare di tutto, piuttosto mi sentivo al sicuro!
Nella sua stretta forte e delicata, nei suoi occhi castani attenti ai miei probabili graffi e alla mia sensibilità, percepivo una grandissima dolcezza. Non sapevo cosa fosse quel sentimento.
Non volevo chiamarlo Amore, era un nome un po' affrettato da dare, ma di qualunque cosa si trattasse era stupendo e per niente al mondo avrei modificato gli eventi che me l'avevano fatto provare. O forse qualcosa avrei cambiato se avessi potuto: quel rossore!
Proprio in quel momento entrò la prof di italiano, mi alzai e salutai, come si faceva di solito nelle classi, e la giornata scolastica ebbe inizio.
Le ore procedevano tranquille e uguali, almeno fino all'ora dell'intervallo.
Io e i miei amici andammo al bar a comprare qualcosa, poi uscimmo in giardino, dove incontrai Max.
"Ciao Cari!" mi disse con un falso sorriso.
"Ciao" mi limitai a rispondergli.
"Senti, ti va di fare un giro qui nei dintorni?" chiese guardandomi negli occhi come per leggere i miei pensieri.
"No, scusami, non ho molta voglia" risposi, cercando di svicolare.
"Dai, Cari! Si tratta di pochi minuti."
"Ehi, imbecille! Lasciala stare!" Era impossibile non riconoscere quella voce: era la voce di Cosimo!
"Ma tu che cosa vuoi?" chiese Max. "Mi spieghi che cosa t'importa?"
"Lei è mia amica! Lasciala in pace!"
Vidi le fiamme sulle guance di Cosimo.
"Ti prego, Cosimo, andiamo via" dissi.
"Che cosa c'è, amico? Sei geloso?"
Cosimo non resse più e gli diede un pugno che fu seguito da altri pugni. Non sapendo cos'altro fare li separai e mi beccai un colpo in pieno viso da Max. Subito dopo una folla di studenti si strinse attorno a noi per vedere cosa fosse successo. Sentii la guancia bruciare e capii che stava sanguinando.
Volevo uscire da quel cerchio, ma non sapevo come fare. Dopo un minuto che mi sembrò durare in eterno, però, qualcuno mi prese una mano e mi trasse in salvo.
Mi sentii al sicuro e chiusi gli occhi.
Quando li riaprii ero seduta su di una sedia e accanto a me c'era quel ragazzo che mi aveva aiutata la mattina stessa.
Con una mano mi teneva il viso sollevato e con l'altra mi tamponava la ferita usando un fazzoletto bagnato. Dopo un po' mi lasciò andare con delicatezza e mi chiese: "Stai meglio?"
"Sì, grazie. Ti devo un favore enorme."
"No! Veramente mi devi il tuo nome."
"Carina" risposi, tendendogli la mano.
"Io mi chiamo Ciro" disse lui, stringendomi forte la mano.
"Piacere!" dissi, e quella fu l'unica parola che gli dissi con disinvoltura.
"Ci siamo visti questa mattina, fuori scuola. A proposito, ti sei fatta male?"
Il mio cuore saltava come un coniglio.
Anche lui mi aveva riconosciuta!
"No, non preoccuparti, non mi sono fatta niente" risposi, con la voce che iniziava ad abbandonarmi.
Lui mi guardò. "Ti sei spaventata per questa rissa, vero?" Mi sorrideva, ma non aveva un sorriso di scherno, come i ragazzi che ti prendono in giro per qualsiasi cosa! Era un sorriso che, anzi, mi faceva sentire molto tranquilla, come se lui avesse in qualche modo capito come mi piaceva parlare, scherzare, insomma, interagire.
"Sì... mi sono spaventata" balbettai, molto più imbarazzata di prima.
"Ehi, non ti preoccupare. Ti assicuro che non c'è niente di assurdo in questo! Le risse mettono sempre angoscia." Era proprio quello che intendevo! Un altro al suo posto mi avrebbe derisa. Lui invece non sembrava il tipo da prese in giro. Anzi, se ti spaventavi lui ti capiva e cercava di confortarti.
Il suono della campanella mi penetrò nel cervello. L'intervallo era finito e per me questo voleva dire una sola cosa: separarmi da Ciro. Lasciai a malincuore quella mano che stringeva la mia e quel momento trascorso con lui mi sembrava troppo breve, come quelli che sarebbero venuti dopo, del resto. Rividi i miei amici. Erano molto agitati e volevano sapere se stessi bene. In quel momento, però, ci fu una discussione tra Sandra e Cosimo.
"Lo sai che sei proprio un incosciente? Perché ti sei scontrato con Max? Sai benissimo che non si risparmia mai con le risse!"
"Lui non è stato da meno, lo sai?" Anche Cosimo era furibondo.
"Appunto per questo non dovevi scontrarti con lui, Cosimo!"
"Ragazzi, smettetela! Cosimo voleva difendere me, è colpa mia se la cosa si è conclusa in questo modo, Sandra!"
"Che c'entra? Non doveva scontrarsi con lui, Max non ci va giù leggero!"
"Infatti l'unico colpevole è proprio Max" disse Chiara, "perché ha istigato Cosimo e ha dato fastidio a Cari!" Le sue parole mi procurarono un sollievo incredibile. Mi avvicinai a Cosimo e lo guardai: aveva un piccolo segno sulla bocca, ma non sembrava grave. Decidemmo comunque di tornare in classe, di incidenti ce n'erano stati anche troppi per quella mattinata! Mentre tornavamo in classe ripensai a Ciro. Non potevo e non volevo smettere di pensare a lui, ai suoi modi gentili, alla sua sensibilità verso una sconosciuta, "che sarei io!" Quando lo vedevo provavo un'emozione particolare.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro