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aCapitolo 4: Lui sa come sono!

Ciro mantenne la sua promessa e venne a trovarmi tutti i giorni. Si conquistò subito la simpatia di tutta la mia famiglia. Mia madre mi aveva "scoperta" ma mi diceva sempre: "Ciro è un caro ragazzo e una piccola romantica come te solo di uno come lui si poteva innamorare, tesoro mio!" Ciro non era lì per sentire quello che diceva mia madre. Anche mio padre era stato felice di conoscere Ciro. Gli volevano tutti un gran bene, in modo particolare io.aaa

Quelaa sabato, però, mi sentivo bene e ne avevo fin sopra i capelli di stare in casa. Mi preparai e andai a fare un giro. Non l'avessi mai fatto!
Il cielo era splendido e c'era un tempo meraviglioso. Guardavo il cielo ed ero così contenta, così contenta! Poi ci fu un cambiamento. Udii delle grida e riconobbi subito le due voci: Max e Tommaso. Cosa ci faceva Max con mio fratello?
Corsi dietro un muretto e guardai una scena che non avrei mai voluto vedere. Max teneva stretto il braccio di mio fratello e vedevo che Tommaso tremava.
"Allora, moccioso, che cosa vuoi fare?"
Quando Max chiamò così mio fratello la mia irritazione si trasformò in rabbia.
Poi alla rabbia si fuse la preoccupazione.
"Io... io non posso fare questo a mia sorella... lei non... non se lo merita!"
"Che cosa?" Max gli diede uno schiaffo su una guancia. "Prova a ripeterlo!"
"Non posso! Non posso!" urlò Tommaso.a
Volevo uscire per aiutarlo, ma qualcuno mi aveva preceduta. Si trattava del mio angelo: Ciro!
"Lascialo stare!" Ciro si avvicinò a mio fratello e gli liberò il braccio. Tommaso lo strinse forte per ringraziarlo e scoppiò in lacrime.
"Su, su, piccolo eroe, non è niente, va tutto bene!" lo tranquillizzò Ciro. "Ora però devi andare a casa, Tommy!"
Tommaso obbedì e anche Ciro andò a casa. Io uscii dal mio nascondiglio.
"Ehi, Cari! Che cosa ci fai qui, eh?"
"Che t'importa? Piuttosto che ci facevi "tu" con mio fratello?" domandai.
"Ah, il ragazzino? Ma niente, stavo solo scherzando!"
"E da quando per scherzare con qualcuno lo si spaventa o picchia?" continuai.
"Cambiamo argomento. Parliamo di noi."
"Non abbiamo niente di cui parlare! Io non sono innamorata di te, hai capito?"
Di colpo mi accorsi di quello che aveva intenzione di fare: mi stava registrando! Non sapendo cosa fare lo lasciai andare. Non potevo fare niente!
Se l'avessi seguito ne avrebbe di certo approfittato per riprendere anche questo e avrebbe detto qualche bugia in proposito! L'unica cosa che potevo fare era soffrire senza lamentarmi troppo. Non m'importava dell'opinione di una banda di pettegoli, ma m'importava di quello che avrebbero pensato i miei amici, in particolar modo... Ciro! Che cosa avrebbe pensato Ciro dopo aver visto quel video? Beh, che avrebbe potuto pensare? Che ero una strega senza cuore! Mi gettai a terra, chiusi gli occhi e piansi sotto la pioggia di un temporale che era iniziato allora.
"Tesoro, che ci fai qui tutta sola?" La voce di Lucia in quel momento era quella che più desideravo sentire. Mi sfiorò i capelli e mi aiutò ad alzarmi.
"Oh, amore mio! Che cos'hai? Perché stai così male, perché?"
"L'ho perso! L'ho perso per sempre!"
"Chi? Chi hai perso?"
"Ciro! L'ho perso per sempre! Max se l'è presa con Tommaso, mi ha registrato mentre dicevo che non sono innamorata di lui e adesso con le mie parole farà quello che vuole e io perderò Ciro!"
"Ciro ti conosce bene, sa che non potresti mai essere tanto malvagia da dire una cosa e farne un'altra!" Lucia mi strinse forte. "Vedi, lui capisce che sei dolce, che sei timida, tutto!"
"Io non sono dolce! Sono una stupida!"
"Non è così, piccola! Ora ti senti una sciocca solo per quello che è successo, ma sarebbe potuto accadere a chiunque!"
Tornammo a casa e Tommaso mi si avvicinò e mi abbracciò forte.
"Scusami Cari, scusami, scusami! Non volevo provocarti dolore! Non volevo!"
"No, Tommy, tu non c'entri, davvero!" dissi. "Piuttosto, ti fa male il viso?"
Il gesto di Max non poteva neanche essere chiamato schiaffo: si trattava di una cattiveria, una cattiveria e basta!
"No, niente" mi rispose Tommaso mentre si passava una mano sulla guancia ferita.

Quel lunedì andai a scuola con il morale a terra. Entrai in classe e poco dopo arrivò Max con il video. Quando il video fu visto da tutto scoppiai in lacrime e provai un senso di nausea. Mi alzai, ma non riuscii a liberarmi.
"Vuoi andare a prendere un po' d'aria?"
"Se posso, professoressa..." sussurrai.
"Potresti accompagnarla tu, Chiara?"
"Sì, professoressa! Me ne occupo io."
Chiara mi prese per mano e uscimmo dall'aula. Poco dopo vidi Ciro correre verso di me.
"Ho saputo che non stai bene, Cari! Che cos'hai?"
L'unica cosa che riuscii a rispondergli fu: "Perdonami... per... Per favore."
"Perdonarti per cosa, Cari? Cos'hai?"
Mi si avvicinò e mi sfiorò il viso.
"Oh, poverina! Sei gelida e pallida!"
"Io... io non voglio ferire nessuno!"
"Ma io questo lo so già, tesoro! Non devi giurarmelo, non ce n'è bisogno!"
"Io non sono innamorata di Max" dissi.
"Che ti succede, tesoro? Non ti seguo! Ma perché non dovrei crederti? E poi tu hai il diritto di fare quello che senti, quindi se anche fosse sarebbe lui a doverti trattare con amore, come meriti, tesoro!"
Proprio in quel momento arrivò Max.
"Che fai? Ci provi con la mia ragazza?"
Ciro lo guardò, ma senza stupore. Non seppi decifrare quello sguardo, ma non volevo sapere che cosa significasse. Mi voltai e corsi via, in lacrime. Non potevo fare altro. Non volevo ascoltare quello che Max avrebbe detto a Ciro.

Quella giornata per fortuna terminò un po' prima del previsto e tornai a casa.
Lucia mi venne incontro. Non mi fece domande, sapeva che in quel momento parlare mi sarebbe stato moqo difficile.
Mi guardò negli occhi, mi prese le mani e mi disse: "Lui ti conosce, piccola!"
"Come fai ad esserne così convinta?"
"Perché l'ho visto. È arrivato poco fa e anche lui mi ha vista. Mi ha fatto un segno per farmi avvicinare e mi ha chiesto se ti fosse successo qualcosa."
"E tu cosa gli hai detto?"
"La verità. Che eri molto preoccupata per delle voci che stavano circolando."
Mi portai entrambe le mani sul cuore e sussurrai: "Ciro!" Ogni volta che leggevo o sentivo quel nome provavo un'emozione molto forte che non riuscivo né a descrivere né quantomeno a capire.
Presi il libro: "Non ti vorrei" e corsi in soffitta. Mi chiusi là dentro.
Mi gettai a sedere su una poltroncina, posai il libro sulle ginocchia e ripensai a quando l'avevo visto per la prima volta. Ero fuori dalla libreria che mi piiiaceva tanto, quella sotto casa mia. Il proprietario mi conosceva da quando ero bambina e mi chiamava: "La Piccola Divoratrice Di Libri."
"Ti serve qualcosa, tesoro?" mi chiese.
Ero rimasta incantata a guardare quel libro.
"Volevo... Volevo chiederle... Quanto costa quel libro?" chiesi imbarazzata.
"È un omaggio" rispose il proprietario.
Prese il libro e me lo porse. Nonostante la mia timidezza feci un salto dalla gioia. Corsi a casa con il mio libro stretto al cuore e cominciai a toccare quella copertina verde lucida.
Mi piacevano le copertine dei libri, che fossero lisce e perfette o ruvide, stropicciate e sfiorate dal tempo. Ora quel libro era un po' irruvidito, ma mi piaceva tanto, così tanto! La storia di Linda, poi, somigliava tanto alla mia.
Era timida, un ragazzo la tormentava, anche se lei una volta aveva provato qualcosa di forte per quest'ultimo. E poi c'era lui: l'amico di tutta una vita, l'angelo custode, il principe azzurro per eccellenza. Lui si metteva sempre in gioco per lei, l'aiutava, la confortava, era disposto a tutto per proteggerla. Sarebbe arrivato a fare a botte con il ragazzo che le aveva fatto versare tante lacrime.
Un giorno, però, qualcosa si era rotto.
Lui era andato da lei e le aleva detto: "Smettila di fare la vittima!" Non voleva più vederla. Linda, però, dopo tanto dolore, aveva trovato il coraggio di andare a casa del suo amore e parlare con lui. Alla fine avevano chiarito e tutto era tornato come prima.
Finii di leggere quel libro e piansi lacrime che bruciavano come acido. Nel mio cuore c'era un peso enorme, tanto dolore, tanta paura di perdere il mio angelo, Ciro. Sì, come no! La dovevo smettere di chiamarlo: "Il mio angelo."
Lui era un angelo, ma non era il mio. Dovevo accettarlo e salutarlo in silenzio. Non volevo che mi vedesse piangere un'altra volta. Non volevo. I miei occhi bruciavano e le mie guance diventavano sempre più fredde e bagnate.

Quella tortura sembrava non dover finire mai, almeno finché non mi arrivò una lettera da Ciro. Mi scriveva: "Ciao Cari! Senti, non vorrei essere indiscreto, ma so che stai molto male, lo vedo nei tuoi occhi bassi e nel tuo viso spento, lo sento nella tua voce che si sforza di mostrare il contrario, ma soffre, soffre molto! Se vuoi potremmo incontrarci nel vialetto dietro casa tua e parlarne. Spero ti sia stato "@utile ricevere questa lettera. Ciao! Ciro."
Lui non sapeva neanche quanto mi avesse fatto bene ricevere quella lettera. Sì che sarei andata al vialetto! Avevo un gran bisogno e una gran voglia di sarlare con lui, di raccontargli tutto!
Andai al vialetto e lo aspettai. Non dovetti attendere molto per vedere quel volto così dolce, così speciale per me!
"Ciao piccola!" mi disse raggiungendomi e stringendomi forte entrambe le mani.
Per fortuna era sempre lo stesso Ciro, l'angelo che avevo conosciuto a scuola.
"Perché sei così triste, tesoro? Che cos'hai?" I suoi occhi castani mi si posarono addosso, con tanta delicatezza.
"C'entra il video di Max, vero?"
"Hai centrato il bersaglio" risposi. "Vedi, io... Avevo paura di perderti!"
"Come? Non ti seguo. Perché, Cari?"
"Avevo paura che ce l'avessi con me."
"Ma è impossibile avercela con te! Non potrei mai pensare male di te, tesoro!"
Lui mi sorrise. Poi, dopo un po', mi disse: "Vorrei portarti a fare un giro. Sempre che ti faccia piacere, ovvio!"
"D'accordo" risposi. Lui mi portò in un boschetto e si allontanò per qualche minuto. Tornò poco dopo con una scopa su una spalla.
"Cosa vuoi fare con quella? Non vorrai andare da Max e spaccargliela in testa, vero?"
"Ma no, _certo che no! Potrei mettergliela sulla porta e andarmene, ma spaccargliela in testa proprio no! E poi per cosa? Per finire in prigione e lasciarti da sola? No, grazie! Questa devi usarla tu, è un modo per sfogarti."
"Non ti seguo. Come funziona la cosa?"
"Fai finta che questa sia Max, guardalo dritto negli occhi e tira fuori tutto quello che pensi! Se vuoi puoi anche gridare, tanto qui siamo da soli."
Ciro incastrò la scopa nel terreno e io feci come mi era stato consigliato. Mi posizionai, guardai la punta della scopa come si guarda negli occhi qualcuno e gridai: "Io non potrei mai innamorarmi di qualcuno che ha messo le mani addosso a mio fratello e ha giocato con i miei sentimenti manipolando una frase che io ho detto, ma non come voleva lui! Devi lasciarmi in paaace!"
Di colpo mi voltai verso Ciro. "Non avrò un po' esagerato?" chiesi imbarazzata.
"Se è servito a farti stare meglio no!"
Ciro recuperò la scopa e mi prese per mano. Avevo freddo. Lui mi strinse la mano e sul suo viso vidi apparire un'espressione alquanto preoccupata.
"Che cos'hai, piccola? Stai tremando!"
"No, niente, è che... Ho solo un po' freddo" balbettai, arrossendo di colpo.
Ciro si tolse la giacca e me la posò sulle spalle.
"No, non preoccuparti! Così sarai tu a congelarti" dissi.
A"No, tranquilla, io sto bene. Non devi crearti problemi, davvero" disse Ciro.
Quando mi posò la sua giacca addosso provai una sensazione molto strana. Mi sentivo come se lui mi stesse stringendo forte a sé anche se mi teneva la mano.
In un attimo mi passarono davanti agli occhi tutti i momenti vissuti con lui in un meraviglioso flashback. I miei mi coprivano spesso con i loro cappotti, ma non avevo mai provato niente di simile.
Quando arrivammo stavolta riuscii a ricambiare il suo bacio sulla guancia e corsi in casa, felice come una Pasqua.
"Dove sei, Lucia?" continuavo a dire.
"Ehi, ehi, tesoro, sono qui! Cos'è successo?" mi chiese Lucia. Dovevo averle trasmesso l'elettricità che sentivo addosso in quel momento.
"Avevi ragione, Lucia, avevi ragione!"
"Ragione su cosa? Cosa stai dicendo?"
"Ciro! Lui non ce l'aveva con me, Lucia! Anzi, mi ha detto che è impossibile avercela con me o pensare male di me, mi ha fatta sfogare e mi ha prestato la sua giacca perché avevo freddo. In quel momento mi sono sentita così strana, così strana, sorellina!"
"Spiegati meglio. Strana come, Cari?"
Le spiegai tutto quello che avevo provato e infine dissi: "Non credevo che una giacca potesse avere un effetto di questo genere su una persona!"
"Infatti non lo pensavi perché non è così. Naaaaon è stata la giacca a farti sentire in quel modo, ma il proprietario che te l'ha messa addosso" disse Lucia sorridendo. "È una cosa molto bella."

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