Non ce la faccio più. Ogni giorno mi sento annegare.
Annegare nei compiti, annegare nelle aspettative delle persone, annegare nei giudizi, nei divieti e nelle lacrime. Mi sento cadere, cedere inerme come un corpo morto nella corrente.
Di notte dormo poco o niente, sotto le palpebre chiuse scorrono ansie, paure, spettri di un passato che avrei voluto dimenticare. Incubi.
Sento che tutto è colpa mia. Che tutto è causato da me. Che gli altri starebbero meglio senza di me.
A volte mi viene voglia di prendere una cosa, qualunque cosa, e farmi del male da sola.
Vedere il mio sangue che scivola via insieme alle lacrime mi farebbe stare meglio.
Ma non preoccupatevi, non cominciate a dire "No Lucia, non farlo, ci sono persone che ti vogliono bene" e altre cose così, perché non lo farò mai. Sono troppo codarda.
Penso sempre più spesso a farla finita. Se mi trovo in un posto alto desidero saltare, se mi trovo in mano un coltello desidero ammutolire il mio cuore. Ma non l'ho fatto, e non lo farò, perché in fondo c'è quella piccola parte di me attaccata alla vita, indissolubilmente.
Come vorrei poter spezzare quel legame, come vorrei poter morire senza dolore!
Staccare le corde che mi tengono ancorata fra persone che non mi amano, e semplicemente giacere fredda dentro una tomba, senza preoccuparmi di nulla.
Perché tutto quello che ho voluto in questa vita è stato un po' d'amore.
L'amore è quello che tutti vogliono, in effetti.
Ma io sto scoprendo solo ora che non valgo niente per i miei genitori.
Sono un oggetto, un animale da esposizione, la figlia-intelligente-carina-coccolosa. Io non sono così.
Sono disordinata, un po' strana, voglio solo stare sul mio letto a ascoltare musica triste e a deprimermi. Non so perché, questo mi fa stare meglio. Ma poi puntualmente arriva mia madre, urlandomi di smettere di perdere tempo (quando lei passa tutta la giornata ad ascoltare la sua stramaledetta musica reggae o come cazzo si chiama) e cominciando a insultarmi. E chiamarmi in modi che non ripeto.
Allora vorrei essere inghiottita dalle coperte, vegetare sotto uno strato di cotone. Vorrei andare via, scappare, dare un calcio a un vetro, romperlo e farmi male. Mi sento in una stanza che si restringe schiacciandomi, perché neanche la donna che mi ha partorito mi vuole bene. Devo essere la figlia modello, sempre impeccabile, che usa l'iPad e il telefono solo per studiare. Che non guarda film, non guarda la TV. Che non sa nulla di quel che succede fuori, perché è murata dentro solo con le idee, probabilmente sbagliate, di sua madre. Che aiuta i genitori nelle faccende domestiche, mentre suo fratello sta bello tranquillo dove vuole.
Ebbene, miei cari mamma e papà, se volete una figlia così fatene un'altra. Io tolgo volentieri il disturbo.