Pensiero 44: Routine
La città è ancora buia perché il giorno non è arrivato, ma dentro di me è più nero del cielo.
Avrò almeno cinque chili di libri nello zaino, ma non è neanche lontanamente più pesante del macigno che ho nello stomaco.
Sto camminando con la testa bassa e gli occhi fissi sul pavimento perché mi spaventa vedere sguardi acidi e pronti a giudicarmi.
Tengo le spalle strette chiudendomi a riccio, non lo faccio apposta, forse nel mio inconscio spero che questo mi permetta di sparire.
In bilico tra l'essere ignorata e al centro dell'attenzione, vorrei soltanto essere considerata per come merito. Non è mai così. Nonostante tutto spero di non essere in ritardo così potrò rimanere all'entrata a parlare con le mie amiche, o meglio loro parlano, io dico qualcosa che puntualmente viene ignorata.
Non importa.
Continuo a ripetere a me stessa che non importa...e cerco di cacciare via i brutti pensieri in modo che non mi tormentino.
Mi trovo all'entrata della scuola, la campanella è appena suonata e non c'è traccia del mio gruppo. Non so se essere sollevata o dispiaciuta. Entro comunque in classe con il desiderio di raggiungerle.
Ogni componente della classe è impegnato a parlare con i suoi amici più stretti, qualcuno mi guarda con la coda dell'occhio senza interrompere la propria attività.
Nonostante sia stanca di essere sempre io ad andare da loro, mi avvicino lo stesso. In fondo è quello il mio gruppo anche se spesso mi sento l'ultima ruota del carro e se ce ne fosse una di scorta preferirebbero quella a me.
E' ciò che percepisco.
Spero sempre che sia sbagliato.
Con i loro gesti si contraddicono e io non so più a cosa credere.
Quando mi ritrovo in cerchio con loro accade ciò che avevo sospettato, come sempre in ripetizione da tre anni.
La professoressa di scienze entra in classe, la salutiamo in coro e ci dirigiamo ai nostri posti. I miei compagni comunque non smettono di chiacchierare, vogliono godersi gli ultimi secondi di svago prima che inizi una noiosa giornata scolastica.
Anche io vorrei parlare con qualcuno, ho tante cose da dire, ma non sono inclusa. Tutti parlano con il proprio compagno di banco, ma la mia invece che con me chiacchiera con Deb e Pri. Inizialmente cerco di entrare nella conversazione e loro mi accennano qualche sorrisino, ma mi sento un'intrusa perché Cri si sporge in avanti bloccandomi la visuale.
Non mi resta che rimanere immobile a fissare l'aria davanti a me aspettando che la lezione inizi.
E mi sento uno schifo.
Note d'autore:
Ciao ragazzi, come state?
Questo pensiero è semplice, ma allo stesso tempo molto importante. E' la routine di Sarah, ciò che lei vive TUTTI i giorni. Spero di essere riuscita a trasmettervi un po' del suo disagio.
Continuate a "votare" (cliccate la stellinaaaaa) e a commentare. Ci tengo tanto alla vostra opinione. Accetto critiche costruttive! Grazie :)
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