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Pensiero 30: Umiliazione

Umiliazione, quella sensazione di essere piccolo e insignificante, ridicolo agli occhi degli altri.

Sei come un oggetto usato per far ridere, con tutta l'attenzione addosso con lo scopo di essere giudicato.

Fissato da occhi freddi e inespressivi che godono nel vederti stare male.

In imbarazzo, processato per aver commesso qualche crimine. Forse il crimine è l'essere vivo. Vivo e diverso. Diverso per motivi non apparenti.

Tu contro tutti, ma senza forza.

Io contro tutti, ma senza forza.

L'umiliazione non è una novità per me, ma non mi ci abituo. 

So che non posso dire una parola, mi assalirebbero. Spesso, però, vorrei tentare lo stesso, ma non mi esce la voce perché quegli sguardi mi intimidiscono, le risatine mi fanno sentire stupida.

Mi sento a disagio mentre subisco l'ennesima umiliazione da parte della professoressa di italiano. 

Ho i lunghi e lisci capelli neri legati in una coda abbastanza bassa, gli occhi verdi con uno strato sottile e trasparente perché sono lucidi per via dell'umiliazione appena inferta.

Mi sento esposta, come se i miei compagni di classe stiano guardando ogni particolare di me considerandolo disgustoso. 

Quelle pupille di un nero intenso mi penetrano dentro lasciando scoperti non solo i particolari del mio volto, ma anche quelli della mia anima vedendo, però, solo ciò che a loro fa comodo: i miei difetti.

Le espressioni serie e dure durano pochi secondi, poi iniziano a ridere per interi minuti che a me sembrano giorni.

Ridono di me. Tutti.

Credendo che la situazione sia divertente, ma non lo è.

La professoressa rimane seria, ma non fa nulla per fermarli, anzi con il suo silenzio li incoraggia a ridere più forte. 

Poi riprende a fare lezione come se nulla fosse successo, ma ormai dentro ho sentito un rumoroso strappo.

I miei compagni non smettono, neanche dopo la lezione, continuano tutto il giorno e sono sicura che continueranno anche i giorni successivi come sempre, parlando alle spalle.

Solo i più vivaci qualche volta me lo dicono in faccia. Sta accadendo ora.

"Cosa hai fatto ieri invece di studiare? Hai pelato le patate?". 

Tutti sono scoppiati a ridere un'altra volta e io non ne posso più, la mia pazienza ha un limite.

"E tu dov'eri? Alla festa di Sri, non di certo a studiare" rispondo stringendo i pugni.

"E' uno scherzo, dai!".

"Non te la prendere, stiamo solo scherzando" aggiunge Tri in sostegno di Filippo, nonostante abbia sempre affermato la sua antipatia verso di lui.

Ma sto zitta perché io non tradisco gli amici, io li aiuto.

Continuano a ripetere quella frase pronunciata dalla professoressa qualche ora fa.

Sempre quella frase.

Fanno sempre così, figuriamoci dopo che hanno avuto l'autorizzazione di un'insegnante. 

Si, perché invece di difendermi mi ha derisa davanti a tutti con l'unica colpa di aver sbagliato la risposta ad una delle sue solite domande a trabocchetto.

Secondo lei io ieri non avevo studiato, gli altri sì. La realtà però è diversa. Io ero a casa a studiare, gli altri erano alla festa a  cui non ero stata invitata. 

E' il caso di dirlo: oltre al danno la beffa.

Nota d'autore:

Hey, come state? 

Questa è uno dei Pensieri che mi sta più a cuore. Voglio farvi una domanda importante: vi siete mai sentiti umiliati da qualcuno? Se la risposta è si...beh, capisco come vi siete sentiti.

 Se avete bisogno di qualcuno con cui parlare sono qui, scrivetemi pure un messaggio privato. Vi voglio bene, alla prossima <3

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