Riflessioni
Marzo sta terminando, un anno è passato da quando stiamo a casa, in questo tempo ho letto tantissimo, ogni libro che ho avuto la fortuna di avere tra le mani è stato, per me, una fonte di nuovi pensieri ma mi sono resa conto anche che ho navigato altrettanto sui social, e ho riflettuto sui cambiamenti a cui ci siamo dovuti adattare.
Devo dire che per me, il cambiamento più duro da digerire è stato la mancanza di contatto fisico, vivevo per gli abbracci, per il sorridere agli sconosciuti, perché avevo letto che sorridere crea una connessione e fa sentire le persone meno sole. (Autobus per il paradiso, Leo Buscaglia)
La mia connessione col mondo sono diventate le foto e il mio sorriso, i like, prima che la mascherina me ne privasse. Come me, immagino che ci siano tanti, ad aver sofferto di questa mancanza di “contatto” e si siano riversati sulle varie piattaforme, usando il nuovo potere acquisito, non indifferente, racchiuso in una scatola come la definisce Stephen King e Richard Chizmar in “La scatola dei bottoni di Gwendy”. Un click, spesso secondo me usato per minare le menti più sensibili. Non è che non si faceva anche prima, Facebook impazza di post con la frase perfetta che manda un messaggio preciso a una persona in particolare cercando di colpirla, di fare centro.
Pero è come se questa solitudine forzata, abbia fatto scendere un gradino ancor più in basso, e non bastano più i post mirati, ma si sfogano frustrazioni e angosce in una lunga serie di commenti, è come se ci fosse stata una metamorfosi, una Voce muta ma molto presente e a volte molto offensiva, dove la vita si è arenata.
Si sente spesso “ne usciremo migliori”, credo di si, solo se “ Ci solleveremo dalle tenebre dell’ignoranza, ci accorgeremo di essere creature di grande intelligenza e abilità. Saremo liberi! Impareremo a volare.” (cit. Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach.
Ho riflettuto come ogni gesto, ogni parola detta o meglio scritta dettata dal momento, rivolta a uno sconosciuto, può diventare come una seconda pelle cucita addosso per il destinatario, Virginia Woolf in Orlando la definisce:
"La cucitrice Memoria… invece di riuscire una bell'opera solida e squadrata, di cui nessuno debba vergognarsi, le nostre azioni più comuni svolano in un inquieto batter d'ali, in uno sfarfallare intermittente… La memoria è inesplicabile.."
Come scrive Salvatore Scalisi in Lo strano caso dell’uomo scompasrso «Viviamo tempi difficili, ci si fa continuamente guerra l’uno contro l’altro, ci muoviamo perennemente in un clima di sospetti, non ci fidiamo più di nessuno, neppure del nostro migliore amico…”
Con la limitazione di contatti esterni ma solo virtuali, forse ha portato a pensare che quello che si scrive sia più un prolungamento delle parole racchiuse nella mente, quindi forse si crede che una volta riversate sulle tastiere non verranno lette sulla “scatola a bottoni”, senza riflettere che al di là dello schermo vi è un essere umano, in carne e ossa, come chi sta scrivendo, come chi sta leggendo. Sono convinta del potere che hanno le parole, possono far male più di un pugno eppure anche fisicamente non ne usciamo bene.
"Ci sono mostri che mordono solo se li affronti e altri che si possono ammansire con le lusinghe e il silenzio" cit Le donne del fiume Tala Masca
E mentre rifletto mi è tornato in mente un film di Paolo Villaggio, non ricordo il titolo, nella scena finale, lui invita il quartiere intero a uscire, di non barricarsi dentro casa e far vedere ai prepotenti che non possono nulla contro chi ha voglia di affrontarli. (Beh non prendiamo alla lettera questo ultimo pezzo che uscire,dipendendo dalla zona in cui state, non si può ora), ma penso che rispondere cercando sempre un confronto civile, perché certamente si può non essere d’accordo con il nostro interlocutore, ma trovando le parole giuste per un dialogo, secondo il mio modesto parere, apre un ventaglio di punti di vista diversi che non possono far altro che arricchire la nostra conoscenza.
“Ogni giorno un nuovo essere chiede di rivelarsi e di schiudersi a chiunque voglia dedicarsi ad ascoltarlo… Esprimiamo il meglio di noi stessi quando ascoltiamo veramente gli altri, perché nel farlo sfruttiamo uno dei più nobili aspetti umani. ‘Ti ascolto perché ti rispetto, ti voglio conoscere, ti voglio capire meglio’ ‘ti ascolto perché ti sento, sapendo che un giorno avrò anch’io bisogno della tua sensibilità’….”
(cit. Autobus per il Paradiso, Leo Buscaglia)
Buon sorriso a tutti
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