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30- Fuga da New York

- Papà...?

- Ashley... -

Lui non esiste. Non esiste più. Non può essere qui. È morto. È morto davanti ai miei occhi.

Mi sento strana. La mia testa sta girando. E si è fatto improvvisamente caldo, mi sento soffocare. Mi sembra di sentire la mia pelle bruciare.

Qualcosa mi impedisce di respirare.

Qualcuno...

- N-non... non può essere... - Balbetto. - Tu...tu sei morto! Devi essere morto. -

- Ashley io... -

- Non ti avvicinare! - Urlo.

- Ashley aspetta... -

- Stammi lontano! Sparisci! Tu sei morto! Morto! - Ringhio con tutta la rabbia che ho dentro di me

È inguardabile. Non ci riesco. Scappo via. Non mi degno nemmeno di salutare Philip.

Continuo a correre, senza sosta, solo per scappare da lui. Da mio padre. Dal mio passato. Dal mio dolore

Le lacrime squarciano il mio viso scivolando giù dai miei occhi senza mai fermarsi.

Io l'ho visto bruciare davanti a me. Non può essere sopravvissuto. Non può.

Troppi ricordi iniziano ad anebbiarmi la mente.

Sei inutile. Tua madre è morta per mettere al mondo una nullità come te.

Le sue parole mi rimbombano in testa.

Un tuono improvviso mi fa sussultare costringendomi a fermarmi.

Alzo gli occhi al cielo e una goccia d'acqua gelida sfiora il mio viso.

Un secondo dopo dal cielo irrompe una cascata di pioggia che mi bagna tutta, fino a confondersi con le lacrime che continuano a solcare il mio viso.

Mi riparo sotto all'ingresso di un negozio. Prendo il telefono e digito tremante il numero di Federico.

- Fede...? -

- Ashley! - Esulta lui. - C-cosa...stai piangendo? - La sua voce cambia.

- Vienimi a prendere...ti prego. -

- Cosa è successo? Stai bene? -

Non rispondo. - Sono vicino a Boston street. Sulla 19esima. Non molto distante dal cimitero. Ti prego... fai in fretta.

E chiudo la chiamata.

*

Un taxi si ferma sul marciapiede davanti a me e vedo Federico scendere giù e correre verso di me.

Faccio lo stesso anche io, fregandomene della pioggia, e mi fiondo tra le sue braccia scoppiando a piangere.

- Sono qui amore. Sono qui... - Mi sussurra lui.

- Oh Fede... - Singhiozzo sull'incavo del suo collo. - È tutto così assurdo...

- Cosa è assurdo?

- Lui...

- Lui chi? Ashley di chi stai parlando?

- Di mio padre! È vivo... - Urlo colpendolo al petto gridando dalla rabbia. Lui mi afferra i polsi e se li mette lungo i fianchi stringendomi di nuovo tra le sue braccia, cercando di soffocare i miei singhiozzi.

- Dobbiamo andarcene... - Dico io cercando inutilmente di calmarmi.

- Cosa?

- D-dobbiamo lasciare New York...subito! -

- Come? Quando? Dove?

- Non voglio più stare qui. Voglio tornare a casa. -

- Che intendi per casa...?

Lo guardo dritta negli occhi e lo dico - Torniamo in Italia. Insieme. Lasciamo New York. Per sempre....









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