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2- Ordinazioni

. « Cosa ci fai tu qui?!? » Urlo.

No, no, no. Non può essere vero. Lui non può essere davvero qui. Non può.

Federico mi guarda come se avesse visto per la prima volta la luce. Ha il labbro inferiore tremante, come se fosse terribilmente nervoso.
È bello come me lo ricordavo. E irritante come me lo immaginavo.

« Io... »

« Rispondimi! » Urlo di nuovo. Ma lui rimane in silenzio a fissarmi. « Vattene. » Ringhio. « Fuori di qui, scendi. Questo è il mio taxi! »

« Ashley aspetta! Fammi parlare! »

« Non ho alcuna intenzione di ascoltarti. Taxista lo faccia scendere. »

« Ti prego fammi parlare! » Tenta di convincermi, ma non ho alcuna intenzione di parlare con lui. Mi fiondo sulla sua cintura e la slaccio. Inizio a spingerlo verso la portiera.

« Taxista, voglio che lo faccia scendere! »

« E io voglio che mia moglie la smetta di tradirmi con il postino quando sono a lavoro. Ma non tutti possono avere ciò che vogliono. » Risponde lui.

Ma cosa diavolo c'entra?!?

Lo ignoro e continuo a colpire Federico.

« Ashley! Ti supplico! » Mi afferra per i polsi e mi blocca.

Ho il petto accelerato, il respiro corto, l'adrenalina a mille e l'istinto omicida pronto ad attaccare.

« Lasciami! Non voglio più vederti! »

« Evidentemente questo non è il momento giusto per parlare. » Dice lui liberando la presa. « Ma non mi arrendo. Sappilo! » E scende dall'auto.

*

Sono andata a lavoro presto oggi. E sono venuto a piedi. Per evitare strani incontri in taxi.

« Tu in anticipo a lavoro?!? » Chiede Oscar entrando in cucina.

« Ti prego, niente domande. » Dico mettendo in forno le pizzette.

« No, ora voglio sapere che fine a fatto la Ashley ritardataria, depressa, golosona e sfruttatrice di potere. »

« Ehi, io non ti sfrutto! » Mi difendo.

« Solo nella maggior parte dei casi. »

Gli faccio una linguaccia e ritorno a preparare altre pizzette per la giornata.

« Allora...? »

« Allora cosa? » Chiedo.

« Non mi dici che ti succede? »

« Non mi succede nulla. »

« Vuoi per caso dirmi che non hai conosciuto nessun ragazzo?!? »

Bhè conosciuto no, ma rivisto sì.

« Oscar, vattene. » Dico dolcemente.

« Vado a pulire i tavoli. »

*

Finalmente. Ho terminato di preparare l'intera fornitura da vendere per la giornata. Ora posso ritornare al bancone.

« Sono esausto! » Dice Oscar stiracchiandosi.

« Hai un cappuccino da consegnare. Vai! »

« Servilo tu! Io devo fare una pausa bagno. »

Sbuffo e prendo il cappuccino. Sul foglio c'è scritto che va portato al tavolo otto.

Meglio che mi sbrigo. Alla cassa c'è fila.

« Ecco a lei il suo cappuccino. » Dico al ragazzo seduto al tavolo, che ora mi sta dando le spalle. Piano piano si gira e si toglie il cappuccio della sua felpa.

Il bicchiere mi scivola di mano per lo spavento e scaccio un urlo strozzato.

« Che diamine ci fai qui...?!? » Ringhio.

SPAZIO AUTRICE.
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