2.
«Niiic» la voce forte di Cesare riecheggiava dal corridoio, invitandolo a raggiungerlo.
«Ma...» la perplessità era incisa sul volto del neofita alle pratiche.
La visione che aveva davanti a sé era quella del fidanzato con una corda in mano e con indosso soltanto dei boxer neri aderenti in PVC. Il fisico marmoreo del Dominatore risplendeva con tutta la sua virilità investendolo come un'onda d'urto. Il suo membro gonfio riempiva completamente a pieno quel minuscolo boxer, tanto da sembrar striminzito. Era ricolmo ora più che mai. Ovviamente Nicolas aveva già visto il suo fisico, lo conosceva benissimo, ma quella sera c'era qualcosa di singolare nell'aria.
«Ti stai tirando già indietro?» Lo provocò maneggiando abilmente la corda in quelle grandi mani.
Con un ghigno che di innocente non aveva nulla, il più piccolo si avvicinò a lui.
«Iniziamo pure con questa. Giusto per farti prendere un po' di confidenza e familiarità con la corda» spiegò iniziando a legargli i polsi.
«Sono un po' arrugginito ma è uscito bene tutto sommato» nonostante da tempo ormai non praticasse l'arte del bondage aveva fatto in pochi secondi un nodo quasi perfetto.
Un nodo neanche tropo stretto. Era giusto l'inizio per prendere manualità con quello che gli aspettava...
«Allora?» Eccitato lo ammirava costretto dalla corda.
«Non mi dispiace la cosa» sincero rispose avvicinandosi per baciarlo. «No! Niente baci adesso» lo strattonò con l'apice della corda che aveva in mano e con grande forza verso il basso facendolo piegare.
Il sottomesso sembrava stare al gioco per il momento.
«Le regole adesso sono fondamentalmente due. Primo: una volta varcata questa porta io non sarò più Cesare ma il tuo Padrone, dovrai rivolgerti così a me. Secondo: dobbiamo scegliere una safeword in caso tu ti volessi fermare. Se dovessi sentire di essere arrivato davvero al limite e di non sopportare più quello che ti sto facendo, pronunciando quella parola io mi fermerò all'istante!» Concluse la rapida formazione.
«Che parola vuoi scegliere allora?»
«Mmh... qualcosa che riguarda noi. Qualcosa che c'entri con la nostra conoscenza ed il rapporto avuto dopo di conseguenza. La valle... Space Valley... facciamo: "Spazio"» ragionò a voce alta fantasticando sul nome del loro progetto che condividono per lavoro.
«Mi piace, aggiudicato! Allora la safeword sarà: "Spazio"»
Una volta concordata non restava molto da fare se non entrare in quella camera. La camera da letto che avevano condiviso in tutti questi mesi. Un covo di lussuria adesso nuovo pronto ad esser esplorato. La camera da letto che a quanto pare Cesare aveva preparato in modo particolare per questa sera speciale.
«Sai, prima ti ho tolto il collare perché questo è un dono che fanno i Dominatori ai sottomessi. Devo mettertelo io. Lo accetti, accettando me come tuo Padrone?» Chiese con l'oggetto in mano.
«Sì amor-»
Lo strattonò violentemente ancora una volta, segno che avesse detto qualcosa di sbagliato e quindi giustamente punito, invitandolo così a rimediare.
«Sì, Padrone» sveglio, intuitivo, si corresse nell'immediato.
Un sorrisetto malizioso apparì sulle labbra di Cesare in quell'istante. In altrettanti pochi secondi, il Dominatore sciolse quel nodo che per tutto questo tempo Nicolas aveva provato a sciogliere invano, per il gusto di sfidarlo.
«Ma come diavolo hai fatto!?» Era davvero impressionato dalla velocità in cui quel nodo era stato sciolto.
«Zitto ed entra pure in camera» leggermente lo spinse, giusto per indirizzarlo alla meta finale.
Le flebilo luci delle moltitudini di candele che aveva accesso Cesare illuminava fiocamente la stanza, rendendola tetra ma al tempo stesso romantica. Un piccolo baule era posizionato sul mobile ai piedi del letto.
«Sdraiati» gli disse.
Ma Nicolas era così concentrato sul bauletto che non gli diede ascolto. «Sdraiati a letto ho detto!» Ordinò il Dominatore dopo aver fatto schioccare la corda che aveva ancora in mano. Entrambi varcando quella porta, in quella serata dipinta di passione, entrarono nello spirito del "gioco".
Il sottomesso così ubbidì senza dire una parola. Cesare ripose la corda che aveva per prenderne un'altra dal baule. Una un po' più sottile, più lunga e meno invasiva dell'altra. Si posizionò la corda arrotolata sulla sua spalla, facendo passare il braccio dall'interno di essa, e si diresse verso il letto.
«Questa la togliamo» sfilò subito la sua t-shirt che aveva ancora indosso Nicolas.
Poi passò a legare ogni arto ai quattro pali del letto. Era la prima sessione che affrontava e voleva essere un po' più cauto e buono, così legò i polsi e le caviglie in modo da fargliele muovere lievemente se le avesse sentite un po' intorpidite.
Una volta finito il capolavoro lo guardò e ne sorrise compiaciuto. Una risatina invece scappo al legato.
«Non riderai tra poco, lo sai questo vero?» Con una freddezza spietata gli disse Cesare baciandogli il collo.
«Non avevi detto niente baci?» Quasi lo rimproverò il sottomesso non avendo ben appresso ancora il suo posto.
«Tu non puoi baciarmi. Io posso fare e chiedere ciò che voglio ora!» Affermò in modo schietto.
Nicolas si morse le labbra. Era eccitato anche lui sotto sotto.
Il Dominatore si avvicinò di nuovo al baule del piacere per estrarre altri oggetti e mentre il sottomesso lo osservava intento nella sua scelta si ritrovò ad ammirare la sua possente, enorme schiena. I muscoli delle spalle. Quel boxer che gli faceva un sedere ancora più grosso di quello che possedeva per la sua piccolezza ed aderenza. Per poi soffermarsi su quelle potenti cosce. Cesare era davvero un Bronzo di Riace!
«Questa sera voglio farti provare cose che non hai mai provato prima. Voglio farti sperimentare pratiche nuove e farti conoscere lati di te che nemmeno conosci» avvicinandosi di nuovo al letto spiegò il Dominatore. «Questa sera voglio condurti in una vera e propria esperienza sensoriale» sussurrò proprio sulla sua bocca. Nicolas, d'istinto, schiuse le labbra pensando che lo volesse baciare, ma invece quando le loro labbra stavano per sfiorarsi gli infilò una ball gag* in bocca e in un gesto rapido la legò dietro al suo collo.
*Un semplice "bavaglio", alternativo, costituito da una pallina e da un laccio che poi si va a chiudere dietro la testa dello slave.
In questo modo era limitato, per non dire impossibilitato, nel parlare. Poteva solo biascicare suoni che alludevano a parole
«Ti piace?» Aveva un nascente sorriso maligno al di là dell'esser malizioso e non voleva davvero una risposta. Nicolas tentò di dire qualcosa che sembrava assomigliasse ad un "No". In questi casi, se non si pronuncia la safeword, anche se una cosa non piace al sottomesso si può andare avanti comunque. Anzi, sapere che il sottomesso sta "soffrendo" a causa di una cosa che lo infastidisce, può provocare ancora più piacere al Dominatore.
«Ah, hai detto "Sì", perfetto. Ne sono contento» lo schernì di gusto.
Da dietro la sua schiena cacciò una lunga piuma artificiale.
«Soffri il solletico per caso?» Con tono alquanto provocatorio e non curante chiese alla sua vittima.
Nicolas soffriva tremendamente il solletico e solo adesso aveva capita cosa volesse fargli.
Con la punta della piuma cominciò a sfiorargli l'addome facendolo muovere di scatto, ma non poteva fare nient'altro.
«Cosa c'è, una piccola piuma ti preoccupa così tanto? Be', allora non sei pronto al dopo!» lo ridicolizzò maggiormente.
Sempre con la punta di essa cominciò a solleticare le ascelle del malcapitato facendolo scoppiare in un enorme risata incontrollata, con altrettanti incontrollati movimenti.
«No, no, no, basta» tra le lacrime per le risate cercava di implorare.
«Sento qualcuno parlare ma non capisco cosa stia dicendo. "Continua" forse?» Imperterrito il Dominatore continuò a solleticargli sotto la pianta dei piedi nudi.
«Ti scongiuro basta», voleva dirgli, «ti supplico» riuscì a farsi capire bene e di scatto si fermò.
Nicolas forse aveva capito una cosa, gli bastava supplicare e stuzzicare così la vena di controllo da parte sua.
«Ti scongiuro, ti imploro» ma Cesare lo fissava come a dirgli: "Manca qualcosa. Concludi bene la frase".
«Ti imploro Padrone!» Esasperato dal solletico si pronunciò come poteva. «Proprio questo volevo sentire» Disse dopo un profondo respiro insieme ad una maschera d'eccitazione che era il suo viso.
La supplica e l'implorazione non fanno altro che aumentare il desiderio del Dominatore nell'andare avanti e fare solo di peggio. Così Cesare si continuò a divertire torturando il suo schiavo.
«Credo di averne abbastanza per ora con te» si rivolse alla sua preziosa piuma.
Sciolse i nodi e rivoltò Nicolas prono sul letto legandolo poi nel medesimo modo.
«Ora cosa farai?» Il fatto di non poter vedere Cesare e cosa prendesse dal baule lo impauriva in quel momento, ma faceva tutto parte del gioco.
Il Dominatore aveva pensato ad ogni singolo e minimo dettaglio.
«Non ti è dato saperlo e faccia sul cuscino!» Gli girò con forza il viso. «Ah, tu sei perfetta ora» senza produrre alcun suono estrasse il prossimo oggetto dal baule come fosse una bellissima creatura.
«Ora sentirai qualcosa dopo il conto alla rovescia. 3... 2... 1...»
E Nicolas era lì ad aspettare inerme ad occhi strizzati, ma nulla arrivò. Cesare si prese il suo tempo facendo rimanere il sottomesso in uno stato d'ansia e preoccupazione su quello che sarebbe potuto accadere
«Ma che-» immediato non gli lasciò finire la frase sorprendendolo alla sprovvista con una forte frustata sui glutei.
Un respiro spezzato, mancato, uscì dalla ball gag insalivata.
Una seconda frustata lo fece urlare. Chiudendo gli occhi, il Dominatore, si gustava il momento in piena eccitazione. Una terza, una quarta, una quinta frustata e così via. Tra urla, respiri smorzati e pelle decisamente rossa, lo schiavo non disse nulla. Non pronunciò la safeword.
Che davvero gli stava piacendo tutto ciò che aveva negato al fidanzato in tutto questo tempo?
Cambiando posizione, Cesare ora era passato a stringere il collo del sottomesso con una mano, mentre con l'altra continuava a frustarlo.
L'asfissia erotica amplifica molto le sensazioni provate, soprattutto durante l'orgasmo. Ma ci vuole cautela nel praticarla essendo potenzialmente e altamente mortale! La mancanza di ossigeno, e l'accumulo di anidride carbonica, provoca così vertigini e stati di euforia.
Soddisfatto del lavoro con la frusta decide di muoversi avanti. Sciogliendo ancora una volta i nodi, facendo tornare supino Nicolas, lo rilegò sempre nello stesso modo di prima. Lanciò la frusta ai piedi del letto e con dei dolci baci scaldò il corpo che si trova davanti. Dalle labbra, con tanto di ball gag, passò al collo. Da esso scende sui pettorali stuzzicandone i capezzoli con le dita. Scese ancora di più sugli addominali lasciando una tiepida scia di saliva. Per un attimo Nicolas si rilassò, si dimenticò per un attimo di quello che stava vivendo. Scendendo sempre più giù arrivò all'inguine.
«Continuo?» Sussurrò lui perverso sulla sua pelle.
«Sì...» farfugliò Nicolas.
«Cosa? Hai detto "No"? Peccato sai» lasciò incompiuto il gesto con il membro ormai pronto e duro del sottomesso.
Sconfortato Nicolas produsse uno strano suono.
«Ora togliamola così magari ci capiamo meglio» le prese in giro erano all'ordine di ogni frase. «Problemi?» Chiese alzando un sopracciglio dopo avergli tolto la ball gag.
Scuotendo la testa rispose indiretto aspettando la sua prossima mossa. Non era spaventato, si stava solo lasciando trasportare da questa nuova esperienza. Ancora una volta Cesare si avvicinò al famoso baule delle meraviglie e Nicolas incominciò a pensare a cos'altro avrebbe potuto fare, ma non conosceva per nulla questo mondo quindi poteva aspettarsi qualsiasi cosa.
«Chiudi gli occhi» ordinò il Dominatore.
Lo schiavo obbedì immediatamente con la tensione che saliva. Si avvicinò al letto e poggiò qualcosa sui suoi occhi.
«Aprili!» con enfasi magica, da prestigiatore, gli disse.
«Ma non vedo nulla» perplesso, turbato, gli rispose.
«Perfetto, allora la benda non si è sgualcita o rovinata» soddisfatto replicò Cesare.
La privazione e l'inibizione di un senso amplifica temporaneamente ed inevitabilmente gli altri quattro.
Privato della vista adesso, Nicolas spaesato si trovava a non sapere Cesare dove fosse di preciso, a non sapere cosa potesse prendere dal baule e di conseguenza a non sapere quale fosse stato il prossimo oggetto che avrebbe usato su di lui. Avvertiva solo dei movimenti senza capire cosa stesse succedendo realmente. Un gioco di ombre e di illusioni. Di sensazione fittizie e non. Un mondo onirico attraverso lo scuro tessuto di una benda.
All'improvviso il silenzio più totale piombò nella stanza. Il sottomesso non avvertiva nemmeno più gli spostamenti dell'altro.
Passò qualche minuto in questa situazione surreale tale da confonderlo a tal punto dall'essere disorientato sullo spazio che aveva attorno.
Appena Nicolas schiuse appena le labbra per emettere un suono Cesare fece schioccare violentemente la frusta a terra facendo sobbalzare lo schiavo dal letto ansimante. Dal silenzio che c'era, si poteva sentire quasi il cuore di Nicolas che stava battendo all'impazzata per lo spavento causato dal forte e stridulo rumore. Batticuore seguito da una scarica di adrenalina sbalorditiva.
Il Dominatore si avvicinò lentamente a lui e con l'indice destro sfiorò le labbra del suo schiavo mentre si accarezzava il boxer gonfio, a livelli massimi, con l'altra mano. Prese qualcosa dal comodino, tolse il dito e poco dopo lo rimpiazzo con le labbra. Nicolas poteva sentire il suo respiro su di esse. Tentò di baciarlo, la voglia era tanta, ma il più grande si spostò tirandosi indietro facendolo spazientire.
«Ti ho già detto che non puoi baciarmi, ma devo essere io a farlo solo se ne ho voglia. O tu lo farai solo se te lo comando!» Scandendo bene le ultime parole sussurrò a pochissimi centimetri dalle sue labbra.
Rimase poi immobile. La distanza era millesimale ma il sottomesso non si allungò per baciarlo. Restava buono e fermo come gli era stato imposto.
«Baciami!» Ordinò infine.
E appena Nicolas allungò leggermente le labbra una sensazione quasi dolorosa alla base del petto lo fermò facendolo boccheggiare. La persona davanti a lui rimase ferma, sempre davanti le sue labbra, a bocca aperta aspirando quel respiro affannoso ne dolorante. Era come se si stesse nutrendo di quelle sensazioni. Si staccò poi da lui e continuò a versare la cera calda della candela rossa, che aveva preso poc'anzi dal comodino, sul petto dello schiavo.
Faceva cadere adagio la cera da altezze diverse in modo da provocare sensazioni diverse sulla pelle, sentendo così un intenso calore o un tiepido tepore. Pacatamente, tra le piccole urla miste all'ansimare e a respiri pesanti, era come se disegnasse qualcosa sulla pelle tramite la cera. Non era buttata lì in modo casuale.
Conclusa la sua opera, e soddisfatto della sessione svolta per qualche ora, decise di chiuderla lì per quella sera.
Nicolas era stato molto bravo ma non si voleva spingere troppo oltre essendo soltanto la sua prima sessione di queste nuove pratiche erotiche. Senza proferire parola sciolse i nodi che tenevano bloccati polsi e caviglie ed infine gli slegò la benda scura che aveva sugli occhi.
Così poté guardare di nuovo finalmente negli occhi il suo amato Cesare.
«Allora, come ti senti amore?» Apprensivo gli baciò una tempia e si posizionò steso di fianco a lui. «Strano, molto strano. Ma bene» confessò sorridendogli per poi dargli un bacio.
«Finalmente!» Esclamò dopo essersi staccato.
«Non ho mai desiderato così tanto le tue labbra» disse pensando a quanto gliele aveva negate questa sera.
Cesare ridacchiò per poi stringerlo in un caloroso abbraccio.
«Tieni, mangiane un po'» gli pose davanti del cioccolato.
«Ma non ho fame»
«Fidati, ascoltami, in questi casi serve tanto. Fai anche solo un morso su» cercava di invogliarlo Cesare.
Si può dire che il cioccolato rende felici. Agisce sui centri umorali del cervello e genera una sensazione di buonumore perché stimola i recettori della serotonina, "l'ormone del benessere". Dopo una sessione piena di BDSM è perfetto.
«Cos'è, un ordine?» scherzoso e con un velo di provocazione ribatté.
Cesare alzò gli occhi al cielo insieme ad una risata.
Alla fine Nicolas si lasciò tentare addentando così il primo dei tre quadratini che componeva la riga del pezzo di cioccolato.
Qualche minuto di silenzio passato a coccolarsi e a scambiarsi tenere effusioni.
«Ma, per caso è un cuore?» Si studiava il petto.
Cesare sorrise e basta.
«È quella è una lettera? È una "C"?» Vedendo al contrario Nicolas cercava di capire cosa avesse sul petto.
«Sì. Quello è un cuore e quella è una "C"», prese una pausa, «perché il mio cuore ormai ti appartiene amore. Puoi farne ciò che vuoi è completamente nelle tue piccole e adorabili mani» dolce, sincero, spiegò il significato del disegno con la cera.
Un sorriso spontaneo e felice si stampò sul volto di Nicolas.
«Ti amo» ribadì a Cesare.
«Ti amo anch'io»
Quel momento non poteva essere perfetto senza un bacio, solo che... all'improvviso Nicolas iniziò a mettere più foga e più voglia in quei baci innocenti, puri e dolci in partenza. Con entrambe le mani, non fermando quello scambio travolgente di baci, gli sfilò il boxer aderenti in PVC nero che ancora indossava. Cesare era un po' perplesso. Non si aspettava che dopo una prima e nuova sessione Nicolas volesse anche fare l'amore. Alzando di poco il bacino aiutò l'altro nell'estrazione dei boxer. Arrivati alle ginocchia, con i piedi spinse da solo verso il basso l'indumento mentre il fidanzato era intento a salirgli sopra a cavalcioni.
Il più piccolo afferrò il duro membro, ormai pronto da tempo, e rapidamente lo infilò dentro di sé.
Un gemito all'unisono si elevò all'interno della stanza rompendo quel silenzio che si era creato per qualche secondo.
«Ti voglio Cesare!» Gli sussurrò all'orecchio iniziando a muoversi facendo su e giù.
Quest'ultimo diede un leggero schiaffo sulla sua natica mentre l'altra mano era posizionata sulla guancia mentre lo baciava.
Ma Cesare si sbagliava. Il fidanzato non voleva fare l'amore, lo si capiva da come si muoveva sopra di lui. Quella sera era soltanto voglioso e avido di quel corpo mozzafiato che tanto aveva desiderato per l'intera serata. Quel corpo marmoreo che stava cavalcando. Era desideroso di quelle forti e grandi mani che lo stringevano. Affamato di quei gemiti di piacere che uscivano dalla bocca di Cesare mentre lo penetrava sempre più a fondo. Desideroso dell'impeto e bramoso del membro che aveva dentro di sé, della gioia pronta ad uscirne e riempirlo.
Così, ancora una volta, i due amanti si lasciarono trasportare completamente da quella bufera di lussuria in cui si trovavano!
#MySpace
Ed eccoci qui alla fine di questo turbinio di emozioni forti.
In primo luogo ci tengo a dare i crediti per le foto che ho usato in questa storia. Per la foto del capitolo "1." ringrazio aboutcesolas (foto modificata da me ma presa da lei) e per quanto riguardo la foto del capitolo "2." è uno screen fatto dalle storie sempre di aboutcesolas che a sua volta era stata taggata da un'altra page chiamata "gliocchidinicolas".
(Dare i crediti è importante, FATELO!
Ci sono persone che anche per una semplice foto magari hanno passato ore davanti ad uno schermo per trovarla, magari editarla e poi postarla. Non fate gli infami :D)
Detto questo, non mi dilungherò ulteriormente se non per dire che un ringraziamento va sempre ad aboutcesolas . Posso affermare che questa storia è nata da alcuni nostri scleri che poi la mia mente malata ha deviato in scene hot e... insomma, avete capito, avete letto.
Quindi la ringrazio per lo sfogo artistico nato da una nostra conversazione e per la piccola spinta nel fare qualcosa che non avevo mai fatto, ovvero scrivere in terza persona una storia. Grazie di cuore.
(Se volete altro materiale su questi due bei ragazzi di cui avete appena letto le vicende, passate sulla sua page su Instagram, c'è un BOTTO di roba lì. È davvero brava, fidatevi di me!)
Detto questo, spero tanto che la storia sia stata di vostro gradimento.
Fatemelo sapere con una stellina e un commento nei vari capitoli, è importante :)
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