5.Spiraglio di luce.
Restai ferma lì, stesa sul mio letto per tutto il resto della notte.
Mia nonna Maggie, mi aveva lasciato una lucetta accesa per vederci meglio e di sicuro avrei dovuto ringraziarla dato che a causa dei tacchi, di qualche goccia d'alcool e di Cam, sarei sicuramente caduta senza essa.
Nonostante fossero le tre di notte mi ero messa lì a guardare il soffitto bianco, illuminato dalla luce della luna.
La sua voce rimbombava nella mia mente.
"Tu non sei così"
"Non starò qui a guardarti mentre ti distruggi"
Mi meravigliai pensando a tutte le risposte che gli avevo dato.
Tutte fredde e gelide.
"Tu non mi conosci."
Non era Cam che non mi conosceva, ero io che non mi lasciavo conoscere.
Io sapevo esattamente come ero prima di quel dannato giorno, lo sapevo fin troppo bene e non volevo più essere così, faceva troppo male.
Non volevo che lui entrasse in tutti i miei casini e in tutte le mie domande senza risposta, soprattutto non lo volevo che lui diventasse un altro problema.
Aveva avuto ragione lei.
"Tu sei solo un errore, non dovresti essere qui.."
Queste erano le parole che mia madre, la donna che mi aveva regalato il mio primo respiro, mi aveva ripetuto da sempre.
E io ci avevo sempre creduto, e ci credo ancora.
Ero una buona annulla.
Logan ne era la prova, le mie cicatrici ne erano la prova.
E ora si aggiungeva Cameron, l'unico che, involontariamente, era riuscito ad avvicinarsi troppo a me.
Quando stavo con lui stavo bene, per qualche momento ero riuscita a non pensare a tutto il resto, ma poi tutto era tornato.
La luce dell'alba si fece spazio attraverso le finestre, così decisi di alzarmi.
Indossai dei pantaloncini corti e una canotta leggera.
Cercai di fare il più piano possibile, per non svegliare mia nonna.
Scesi in cucina e mi feci una tazza di caffè e poi mi sedetti sul dondolo verde di nonna Maggie ad osservare l'alba.
Tutto ciò che riuscivo a pensare, erano quegli occhi.
Lui era il mio unico pensiero.
Sembrava che mi tormentasse.
In più lo conoscevo solo da due settimane e tre giorni, non osai immaginare altro.
In fondo lui voleva conoscere me, ma io ero molto curiosa di conoscere lui e la sua famiglia.
Per esempio, nella mia testa aveva una domanda a cui non riuscivo a dare un risposta.
Perché avevo sempre sentito parlare di sua madre, ma non di suo padre?
Mi immaginai cosa avrei potuto rispondere io al suo posto su mio padre.
Niente.
Non sapevo niente, del mio vero padre.
Né il suo nome, sé se assomigliassi a lui in qualcosa.
Guardai i colori caldi della luce del sole prendere spazio nel cielo, mentre sorseggiavo qualche goccio di caffè.
In quel momento mi sentii un po' come la ragazza tranquilla e serena che ero una volta.
"Avevo ragione.."
Sentii una voce provenire dalla strada, così mi girai alla mia destra e lo vidi, proprio nel giardino di nonna Maggie.
Indossava una t-shirt blu e dei pantaloncini color cachi.
Era elegante e casual.
Alle 6 del mattino?
"Su cosa?" Ribattei io pronta.
Mi voltai completamente verso di lui a testa alta.
L'avevo lasciato tre ore prima ed era nuovamente da me.
Non riuscivo proprio a capirlo.
Cam voltò la testa verso l'alba e rise sotto i baffi non appena sentì le mie parole.
"Perché ridi?" Gli chiesi io quasi delusa dal suo comportamento.
Si voltò verso di me e si avvicinò attraversando il giardino, salì in veranda e si fermò davanti a me.
Per istinto portai le ginocchia al petto e mi strinsi proprio come facevo quando ero piccola.
Cam si inginocchió e posò le mani sul dondolo vicino ai miei fianchi.
"Tu non riesci a vederlo vero? Non ti rendi conto.."
"Di cosa?" Scattai io avvicinandomi al suo viso e rimettendomi seduta normalmente.
Mi stava facendo innervosire con tutte queste frasi lasciate in sospeso, non mi erano chiare e io preferivo le cose dirette.
Lui scosse la testa e poi sorrise.
"Vieni con me.." mi propose con un tono dolce.
"Dove?" Gli chiesi osservando i suoi occhi.
"Non vuoi che io ti conosca, quindi lascia che io mi faccia conoscere.. Non parleremo di te, solo me.. " mi spiegò tranquillizzandomi e facendomi venire molta curiosità.
Respirai profondamente e poi abbassai lo sguardo.
Sentii una sua mano sul mio viso, che mi incoraggiò ad alzare lo sguardo su di lui.
I lineamenti del suo viso erano ben definiti e una leggera barba incorniciava le sue guance e aveva due dolci fossette ai lati delle sue labbra quando sorrideva.
Nei suoi occhi notai un luccichio, per un solo istante, e non appena lo vidi, seppi esattamente la mia risposta.
Annuii, stranamente più decisa che mai.
"Si.."
Cam mi sorrise e mi tese una mano, l'accetai e lui mi aiutò ad alzarmi.
Lo superai e mi diressi verso la porta per entrare.
"Mi vesto e arrivo.." gli dissi e feci per voltarmi, ma una mano afferrò il mio polso bloccandomi.
Lo fissai negli occhi senza capire.
"Non devi.. - disse Cam mentre la sua mano scivoló delicata fino ad intrecciarsi alla mia - Non truccarti, sii te stessa per una volta, solo con me.." Cam finì la frase lasciando mi senza parole.
"Mmh.. io... grazie."
Fu l'unica parola sensata che riuscii a pronunciare.
In qualche modo mi sentivo in debito con lui, e quel ringraziamento fu al di là di quelle semplici parole che mi aveva detto.
Era per tutto il resto che aveva fatto, perché forse lui non se ne stava accorgendo, ma non mi aveva permesso di cadere da sola, lui non mi aveva salvata, ma in quel preciso istante lui diventò la mia ancora.
Una cosa a cui aggrapparsi per restare a galla e per non sprofondare giù nel passato.
Fu per quell'esatto motivo che io lo ringraziai, con tutto il mio cuore.
***
"Dove mi stai portando?" Gli chiesi mentre lo seguivo senza fiatare tra le vie più strette e centrali della città.
Non che fosse così grande, ma un po' di cose c'erano.
Eravamo passati davanti ad un biblioteca e Cam mi aveva spiegato che di solito d'estate Jo ci lavorava.
Mi sorprendevo sempre di più su Jo.
E più cose sapevo più mi piaceva.
Forse mi sentivo così nei suoi confronti perché rivedevo una parte di me in lei.
Cam non mi rispose continuando a camminare pochi passi davanti a me in totale silenzio, finché non svoltó in un piccolo vicolo.
"Perché siamo davanti ad un negozio di..." mi bloccai facendo fatica a riconoscere la merce all'interno perché le vetrine erano piene di polvere e molto sporche.
"Musica, è un negozio di strumenti musicali.." mi spiego Cam.
Io ero dietro di lui, e non appena lui pronunciò quelle parole notai la sua schiena farsi piú rigida.
Mi avvicinai a lui, dal modo in cui aveva reagito il suo corpo, capii che quel posto doveva essere molto importante per lui.
Posai una mano sulla sua spalla e lui si voltò verso di me.
I suoi occhi, di quel colore così caldo erano diventati improvvisamente freddi e gelidi.
Privi d'emozione.
Chiuse gli occhi e quando lì riaprì notai nuovamente il Cam di sempre.
Cosa nascondeva Cameron dietro quello sguardo così dolce e gentile?
Ero sicura che ci fosse altro, quella freddezza nei suoi occhi me l'aveva confermato.
"Ti ho promesso di parlarti di me, quindi ti ho portato in uno dei posti più importanti..." mi spiegò.
"Sono pronta ad ascoltarti.." gli dissi tranquilla, cercando di fargli capire che non avevo fretta.
Lui si voltò totalmente verso di me e alzò una mano.
Io trattenni il fiato finché lui mi portò un ciuffo di capelli neri ribelli dietro l'orecchio, per poi indugiare sulla mia guancia.
"Sei bellissima.. senza niente di troppo..." mi disse osservandomi attentamente.
Un sorriso si aprì leggero e imbarazzato sulle mie labbra.
"Grazie."
In effetti quando mi aveva detto di essere me stessa senza fronzoli, avevo fatto un po' di difficoltá a vestirmi.
Era da tempo che non uscivo di casa senza truccarmi, o senza scegliere vestiti attentamente.
Per la prima volta dopo anni, mi ero vestita per il mio piacere e non per piacere agli altri.
Avevo rovistato in fondo all'armadio trovando dei jeans a vita alta, strappati in vari punti e una maglietta nera molto maschile.
Mi sentivo diversa, ma meglio.
Guardai ancora Cam che aveva privato la mia guancia dal suo tocco e lui forse notando la mia curiosità incominciò a raccontarmi la storia.
"Passavo sempre qui da bambino, tornavo da scuola e sentivo il suono degli strumenti, mi piaceva molto e un giorno ho deciso di entrare e di esplorare questo posto che per me sembrava incantato.
Così da quel giorno, iniziai a venire sempre più spesso e il proprietario mi ingegnò a suonare il pianoforte... "
"Sai suonare il piano?" Gli chiedi sbalordita, non lo sapevo.
Lui annuì e poi sorrise.
"Non è un posto molto importante, ma mi è molto caro."
"Perché è ridotto cosi?" Gli chiesi senza riuscire a trattenere la mia curiosità.
Si vedeva molto bene che era abbandonato e anche da tempo.
"Il signor Grover è morto due anni fa e da allora si sono scordati di questo posto.. "
"Mi spiace tanto.." gli dissi, si sentiva dalla sua voce che ci era affezionato.
Cam scosse la testa e le spalle e poi si girò verso di me e mi sorrise.
"Ora un po' di divertimento!"
Mi prese per mano e incominciò a correre.
"Non siamo troppo vecchi per queste cose?" Gli chiesi a scatti mentre correvamo.
"Abbiamo 20 anni, non 60.." mi rispose poi lui fermandosi.
"Io ne ho 21, sono più vecchia di te.."
"Ummh intrigante non sono mai stato con una ragazza più grande di me." Disse Cam ridendo e poi scuotendo la testa.
Chissà a cosa stava pensando?
"Ora dove siamo finiti?" Gli chiesi curiosa mente attraversavamo un prato appena fuori dal centro.
"Ora vedrai.." mi disse sogghignando.
Mi piaceva questo suo lato giocoso, in più la sua mano era stretta alla mia e io mi sentivo leggera.
"Vedi quegli alberi li dietro?" Mi chiese fermandosi all'entrata di un boschetto.
Mi appoggiai ad un tronco per riprendere fiato e poi risposi alla sua domanda annuendo.
"Là ho portato la mia prima fidanzatina, avevo 13 anni.. sono successe cose bollenti..." Mi spiegò quasi fiero di sé.
Gli uomini e il loro egocentrismo da testeroni.
"Immagino che le abbia portate tutte qui.." gli dissi guardandomi intorno.
In effetti era un posto suggestivo.
"Beh.. - disse lui grattandosi la nuca imbarazzato - al liceo ero molto richiesto sai?" Mi disse aavvicinandosi a me.
Io mi spinsi all'indietro, finché non sentii la mia schiena a contatto con un tronco.
"Tu? Richiesto da delle ragazze?"
"Dovresti ritenerti fortunata ad essere qui con me.." mi disse posando le mani sul tronco ai lati della mia testa e intrappolandomi con il suo corpo.
"Assi? E perché?" Gli chiese alzando il viso verso di lui e sfidandolo.
"Perché nessuna di loro ha mai ricevuto le mie carezze.. - disse e nel mentre mi accarezzó la guancia facendomi chiudere gli occhi - nessuna di loro è stata mai baciata così.. - e mi posò un dolce bacio sulla guancia - e nessuna di loro mi è mai piaciuta come te.."
Fissai i suoi occhi.
E tremai.
Mi guardava intensamente, sembrava che volesse leggermi dentro.
La sua vicinanza era troppa per me in quel momento.
Addosso non avevo niente che mi proteggesse, ero debole e senza difese.
Lui deglutí e si avvicinò finché il suo naso non sfiorò il mio.
"Sasha.." sussurrò.
"Cam.."
Lui si avvicinò ancora, ma prima che potesse posare le sue labbra sulle mie, suonò il suo cellulare.
Cam sbuffó e si allontanò da me sbuffando.
Rispose a monosillabi e poi quando ripose il telefono si voltò verso di me.
"È mia sorella, ci cercava, è meglio andare.."
Io annuii e guardai l'ora.
Erano già le dieci di mattina.
Il tempo era volato al suo fianco, mi ero sentita così libera e felice.
Avrei tanto voluto che Cameron mi portasse via da lì per sempre.
Lui era diverso e non ero intenzionata a perderlo.
In quel momento lui fu il mio unico spiraglio di luce, l'unica mia via d'uscita, l'unica mia possibilità di salvarmi.
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Buon venerdì sera!
Stranamente questo capitolo mi piace molto!
Spero anche a voi .
Mi scuso per il ritardo, ma in queste settimane sono molto impegnata con la scusa e con le ultime verifiche.
Pubblicità.
@xho1124 -Con te.
@_bigfootprint -Resta con me.
@Asia801 - AmoreCriminale {I.S}
@Eliza25Styles -Innamorata delle cose impossibili.
Ecco qua.
Grazie a tutte
DITEMI CHE NE PENSATE COME SEMPRE.
CIAO..
xoxome
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