15. Ricordi.
"Sasha stai bene? Ti è successo qualcosa? Perché mi chiami all..." Cam bloccó la sua raffica di domande per vedere che ore fossero.
"È l'una di notte.. - dissi io completando la sua frase - e comunque non è niente di tutto quello che hai detto, in realtà sì è successo qualcosa, ma nulla di grave.." dissi cercando di spiegargli il motivo per cui l'avevo chiamato, anche se pensandoci nemmeno io sapevo quale fosse.
O forse sì?
Perché vedendo la felicità e l'amore negli occhi della mia migliore amica avevo reagito così?
Mi veniva in mente solo un motivo..
"Mi manchi Cam, oddio mi sento così stupida! Non sono mai stata una ragazza romantica o altro.. io sento questa morsa stringermi al petto.. e prima ho visto la mia migliore amica e il suo ragazzo e sì ero invidiosa perché loro erano insieme e invece io sono qui a disperarmi come una cretina solo perché non sei qui con me!" Dissi alzando la voce.
Non sapevo se il mio tono fosse disperato, arrabbiato o solo sconvolto, ma di sicuro dovevo sembrare pazza perché avevo attirato molti sguardi.
Mi passai una mano tra i capelli e poi feci qualche passo avanti e indietro sul marciapiede.
Ero ridicola!
Per quale motivo l'avevo chiamato!? E soprattutto perché gli avevo detto quelle cose?
Cosa mi era preso?
Mi sembrava di essere una di quelle ragazzine super innamorate che non sapevano stare al mondo senza il ragazzo perfetto al loro fianco.
Ma io non ero così!
Per niente, anzi ero il contrario!
Avevo vissuto per anni e anni convivendo con ragazzi diversi e storie di una notte e via..
E ora, sì, amavo Cam, ma non potevo vivere così insomma..
Non potevo andare avanti e sentirmi vuota senza di lui..era irragionevole.
Non ero in un film, ero nella realtà, dove le persone adulte sono piene di problemi, di responsabilità e di tante altre cose..
E io, per quanto non mi piacesse, facevo parte di quel gruppo.
Di quel gruppo che deve pagare tutte le bollette, che deve rispettare le scadenze, prendere un minimo stipendio e vivere.
Io.. non..
"Sasha! Ascoltami bene! - la voce di Cam mi distolse da miei pensieri, riportandomi alla realtà - lo so che è dura, e so che per te è ancora più difficile perché si è capito che fai fatica con queste relazioni, ma io sono con te! L'amore è fatto di sacrifici, io sono disposto ad affrontarli per noi, ma tu sei disposta?"
La sua voce ora era forte e chiara e non assonnata e spenta come quando mi aveva risposto..
E le sue parole mi erano arrivate ancora più forti e chiare.
Ero disposta?
Senza neanche accorgermene mi ero trasformata in una di quelle ragazze piene di dubbi e insicurezze.
Questa non ero io, e la vera me poteva sopportare ben altro che una minima distanza per Cam, per noi..
"Io..." mi bloccai ripensando a tutti i momenti belli che avevamo passato quella settimana io e Cam.
"Tu?" Continuò Cam.
"Un secondo.." biascicai al telefono incastrandolo tra il mio collo e la mia spalla.
Tastai la tasca esterna della borsa e poi la aprii, e presi in mano il prezioso contenuto che avevo riposto lì dentro.
Sentivo la voce di Cam leggera al telefono che cercava di capire cosa stessi facendo, ma io non ascoltai.
Feci qualche passo e mi misi vicino ad un lampione per avere più luce.
Mi scontrai con delle ragazze e dopo essermi presa da loro un'occhiataccia alzai le tre piccole foto per illuminarle.
Mi vennero i brividi nel ripensare a quando pochi giorni prima io e Cam ci eravamo imbattutti in una macchina delle fototessere e avevamo deciso di entrare per fare qualche foto ricordo.
Cercai quello sguardo in tutte e tre le foto e quando lo trovai nella terza immagine seppi esattamente cosa rispondere a Cam.
"Si, io ce la posso fare.." dissi con voce seria.
"E io sono con te, Sasha... e comunque anche tu mi sei mancata da morire.." mi disse Cam e io sorrisi prestando attenzione alla sue parole, ma anche al suo sguardo nella terza foto.
Lo stesso identico sguardo che avevo visto negli occhi di Alexis e di George.
"Ora devo andare.." dissi piano mentre la mano che teneva le foto tremava.
"Si.. ti amo Sasha.." disse Cam dolce.
Io sorrisi e alzai gli occhi al cielo sentendo tutta la dolcezza nella sua voce, non mi piacevano tanto queste cose smielate.
"Smettila!"
"Di fare cosa?" Mi chiese Cam facendo finta di non capire.
"Oh tu lo sai bene cosa!"
Gli avevo spiegato che non andavo pazza per le cose dolci da coppiette super innamorate..
"Ti amo comunque.." disse in modo più serio.
Io annuii e gli risposi.
"Ti amo anch'io.." gli dissi.
"Ora facciamo quella cosa che fanno sempre nei film.. la ragazza non vuole attaccare, il ragazzo neanche e continuano a fare quelle battutine.."
"Cam cosa hai fatto al mio ragazzo? Facciamo così attacco io, ti chiamo domani!" Non gli lasciai neanche il tempo di rispondere, sentii solo la sua risata e poi attaccai.
Rimisi il cellulare in borsa e rientrai velocemente nel locale per avvertire Alexis che sarei tornata a casa, per quella sera avevo visto abbastanza.
La trovai mentre ballava con George e non volendola interrompere le feci semplicemente un cenno per avvertita che l'avrei richiamata il giorno dopo, lei annuì e tornò a ballare felicemente con George.
Quando mi richiusi la porta di casa mia alle spalle restai ferma un secondo come se avessi avuto paura di quello che avrei potuto fare dopo.
E in effetti non era proprio sbagliata come metafora, perché avevo paura.
Avevo paura di fare un passo falso, di rovinare tutto.
Con Cam, con il lavoro, con i miei amici e con l'avanzo di famiglia che mi restava.
Mossi un passo dopo l'altro, posando la borsa sul divano insieme alla giacca, andai direttamente nella mia camera lasciando la porta socchiusa.
Avrei dovuto dormire, la sveglia sarebbe suonata tra meno di 7 ore e io stavo rovistando nel fondo del mio armadio, sotto maglie vecchie di anni e anni che non avevo mai più indossato, ma che non ero mai riuscita a buttare.
Per quale motivo?
Perché sotto a tutte quelle magliette rovinate e sgualcite avevo nascosto le poche cose che sapevo sul mio vero padre.
Nonna Maggie aveva risposto a molte mie domande, e ora potevo riguardare tutti quei vecchi documenti a cui avevo messo un grosso punto interrogativo sopra e venirne finalmente a capo.
In più avevo anche più informazioni grazie a tutti le vecchie scartoffie che nonna Maggie mi aveva lasciato.
Presi un foglio dove anni prima avevo scritto i nomi di tre possibili uomini che avevano qualcosa in comune con me e con le poche cose che sapevo.
Solo uno di loro di chiamava Robin, Robin Fremont..
Cancellai gli ultimi due e sottolineai con un evidenziato giallo il nome.
Ora sapevo che era lui, sapevo che viveva a Lemont.
Sembrava che in quel paese vivessero tutti i miei scheletri.
Mio padre, Logan..
Tutto si concentrava in un unico posto che per me poteva benissimo essere chiamato inferno.
Sbadigliai, così decidi di portare tutti i documenti al lavoro il giorno seguente, avrei potuto cercare qualcosa su internet per scovare qualche informazione in più.
Sasha Fremont, era questo il mio vero nome, non Carter.
Indossai il pigiama e mi buttai a letto.
Non sapevo se quella pazzia che mi ero messa in testa fosse una buona cosa da fare, ma solo in quell' ultimo mese mi ero resa conto che i miei problemi ad avere un qualcosa di serio e stabile con la gente erano legati a tutto ciò, al mio passato, perché non avevo mai avuto niente di stabile e forse avrei potuto rimediare in qualche modo no?
Andavo alla cieca, ma sentivo di doverlo fare.
Facendo piccoli passi forse sarei arrivata da qualche parte, era questo il mio obiettivo.
Per il momento mi costrinsi a chiudere gli occhi e lasciarmi trasportare in un dolce sonno rilassante e riparatore.
***
Altro che rilassante e riparatore!
Quando mi svegliai la mattina seguente, non mi sentivo molto meglio come avevo sperato sei ore prima, anzi.
Eppure, sfortunatamente, erano le sette e la mia sveglia non la smetteva di lampeggiare emettendo una stupida canzoncina pop trasmessa dalla radio locale in quel preciso istante.
Avevano tutto il santissimo giorno e la dannatissima notte per mettere canzoni del genere e dovevano per forza metterle in quello scarso minuto quando io mi svegliavo!
Mi alzai a fatica dal letto e feci una piccola sosta in bagno prima di raggiungere la cucina.
Preparai del caffè e mi sedetti mangiando una brioche alla ciliegia confezionata.
Era strano mangiare da sola, di solito quando mangiavo c'era sempre anche mio fratello, quegli erano gli unici momenti in cui ci vedevamo.. facevamo una pausa dal lavoro e da tutto il resto e stavamo insieme.
Lui era l'unico che mi aveva sempre sostenuta così come io avevo sostenuto lui.
Non ci eravamo mai arresi, avevamo sempre continuato a combattere per avere una vita serena, l'uno per l'altro.
Anche se solo per metà eravamo veri fratelli, non ci era mai passato dalla testa di considerarci fratellastri o roba simile, avevamo solo nostra madre in comune, ma eravamo comunque fratelli.
E ovviamente come veri fratelli, avevamo litigato tantissime volte, ma era una cosa normale.
Ero la sorella maggiore, e nonostante lui ormai avesse 19 anni, saperlo lontano da casa, lontano da me, chissà dove non mi dava nessuna sicurezza.
Mi aveva spiegato i suoi motivi e io non avevo potuto fermarlo.
Solo che la casa era vuota senza di lui, e anche se non mi piaceva ammetterlo mi mancava..
Avrei tanto voluto riuscire a rinchiudere Jo e Ash nella stessa stanza, così avrebbero chiarito e lui sarebbe tornato qui con me.
E per quanto fosse un pensiero egoista era quello che volevo.
Mi alzai da tavola e andai in camera per vestirmi.
Indossai dei jeans scuri e una camicetta e poi dopo aver messo tutti i documenti nella mia cartellina andai al lavoro.
Come al solito, Alexis iniziò a parlarmi di tutti i gossip del locale e della nostra compagnia, e si lasciò sfuggire aanche qualche informazioni su di lei e George.
Io l'ascoltai, senza perdermi un passaggio, ma restano attenta alle varie pagine internet che trovavo su Lemont, su Robin e sulle poche altre informazioni che avevo, tipo l'ultimo indirizzo.
Mentre Alexis stava descrivendo di come Luke era preso da Ruby, trovai una pagina o meglio un articolo di giornale della gazzetta locale di Lemont.
"Sai si vedeva benissimo che era geloso di qualunque ragazzo si avvicinasse a lei.." nonostante la voce di Alexis fosse forte e squillante, il quel momento mentre lei si era posizionata su un angolo della mia scrivania, sentivo le sue parole quasi svanire nel silenzio.
Non ero più concentrata.
Aspettai impaziente che la pagina internet si caricasse e mi mostrasse l'unica cosa concreta che avevo trovato.
"Sasha? Mi stai ascoltando?" Mi chiese
Alexis passando una mano su e giù davanti al mio viso.
Distolsi lo sguardo sulla pallina blu che girava e girava caricando la pagina e guardai la mia migliore amica.
Come faceva a non capire che avevo cose più importanti a cui pensare?
Non vedeva?
"Ci sono Alexis, ma sto cercando una cosa importante, se solo tu potessi evitare di.. " non finii la frase perché la vidi annuire per poi scendere da dove si era seduta e raggiungermi chiedendomi di farle un po' di spazio sulla sedia girevole grigia.
Lei mi sorrise e insieme a me spostò lo sguardo sullo schermo del computer dove in quel momento apparve un'immagine in bianco e nero di un uomo vestito da pompiere.
Vicino a lui un bambino dai capelli castani tutto sporco di pece.
L'uomo sorrideva.. quel sorriso dove l'avevo già visto?
Scesi con mano tremante e iniziai a leggere ciò che descriveva l'articolo.
"L'EROE DI LEMONT"
Ogni storia ha un eroe, e oggi abbiamo assistito al nuovo eroe di Lemont.
Un pompiere locale, Robin Fremont, ha salvato un bambino dell'orfanotrofio Saint Mary's Child.
Il piccolo bimbo orfano era rimasto bloccato tra le fiamme.
Tutta la squadra dei nostri eccezionali pompieri aveva precedentemente salvato tutti i bambini e i loro insegnanti.
L'incendio provocato da una causa per ora sconosciuta ha distrutto l'intero edificio lasciando questi poveri bambini ancora una volta senza una casa.
La vicenda si è fortunatamente risolta senza nessun incidente grave e senza nessun ferito.
Il sindaco e tutta la comunità ringrazia particolarmente Robin Fremont per avere salvato il piccolo Logan Eastwood di soli 8 anni.
19.05.1997
Mi allontanai di scatto dalla scrivania, dal computer, da quella notizia e da quella foto.
Non poteva essere.
Mio padre aveva salvato Logan?
Quella foto.
Lui era mio padre e il piccolo bimbo era senza dubbio il mio Logan, si vedeva da quegli occhi che avevo amato tanto.
Mi girai dando le spalle al computer.
Non volevo vedere.
Non poteva essere vero, era uno scherzo.
Mio padre aveva abbandonata la sua vera figlia e aveva scelto un lavoro così.. umano.
Insomma rischiare ogni giorno la propria vita per salvarne delle altre era veramente ammirevole.
Lui aveva conosciuto Logan, quel piccolo bambino che diventato uomo mi aveva ridotto in pezzi.
Doveva essere uno scherzo.
"Sasha, guarda qui..." sentii la voce di Alexis così mi voltai e osservai questa volta la foto a colori allegata all'articolo.
Mi portai una mano sul cuore e restai letteralmente senza fiato.
Non c'erano dubbi.
Nella foto c'erano mio padre solo più anziano e un Logan diciottenne.
"L'EROE RICEVE IL MIGLIOR GESTO DI RINGRAZIAMENTO DOPO ANNI DAL PICCOLO BAMBINO ORMAI UOMO"
Questa era la didascalia che descriveva la foto e in effetti mio padre stava abbacciando Logan come se fosse suo figlio.
"Sasha ti senti bene?" Mi chiese Alexis alzandosi e sorreggendomi.
Gli occhi iniziarono a chiudersi e dopo aver scosso la testa, vidi solo il buio.
~~~~~~~~~
Happy Friday, Chicass.
Allora eccomi di nuovo qui con voi!
Questo capitolo è stata una dura botta per la povera Sasha e devo ammettere che lo è stata anche per me!
Non so come la mia testolina faccia ad elaborare queste cosette.
MA DITEMI VI ASPETTAVATE UNA COSA DEL GENERE?
Spero vi sia piaciuto, come sempre.
Volevo ringraziarvi per tutte le gentili ragazze che mi seguono ANCHE su Instangram!
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Ho ripostato il capitolo 10 di Pazza di te, perché Wattpad me lo aveva cancellato!
Ho detto tutto!
Au revoir mie care girls.
xoxome
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