capitolo 2
A quattro anni fui separata da mia madre, mi mandarono al Scolarium, un posto in cui le bambine vengono istruite e preparate per la loro futura vita. Quando compii 14 anni, io e le altre ragazze dovemmo lasciare il quel luogo infame che era diventata la nostra casa e fummo mandate nella piazza principale. Avevo un'amica, Katie, era intraprendente, combattiva. Non si era mai arresa come tutte noi, lei non voleva essere la schiava di nessuno e scappò, da quel giorno non ebbi più notizie di lei. Tutti dicevamo che era stata catturata e portata al Obsiculus, la cosa più vicina alle prigioni che avevamo a quel tempo. Si finiva lì solo se si aveva fatto qualcosa di veramente grave, nessuno sa come sia perché nessuno è mai uscito da lì , almeno non vivo. Giravano dei racconti su quel posto, dicerie, leggende e superstizioni popolari. Qualcuno diceva che i prigionieri venivano frustati a sangue ogni due ore, che mangiasserò ratti e vermi, che la fame e la rabbia gli avesse portati a mangiare persino una guardia. Si erano preparati e come con i sporchi ratti che erano abituati a mangiare gli avevano teso una trappola. Era uno nuovo, mingherlino, ma se lo fecero bastare e spolparono le sue ossa e le frantumarono così che non ne rimanesse nulla, solo polvere. Gli altri ci misero molto ad accorgersi della sua mancanza, erano in tanti in quel buco di cemento e lerciume e anche se avessero intuito qualcosa poco gliene importava. Ebbero la conferma dei loro più macabri pensieri quando una notte di luna piena trovarono il cane da guardia con un pezzo di osso in bocca, un osso umano ma infondo sono solo cose inventate da povera gente pazza. Si diceva anche che nel piano più basso ci fosse uno dei criminali più pericolosi in circolazione, non si sapeva il suo nome e nessuno ne era a conoscenza perché pare ci fosse una maledizione sul suo nome e chiunque lo pronunciava sarebbe stato scuoiato vivo e mangiato dalle volpi, quindi si usano solo dei soprannomi per lui. Si diceva che avesse ucciso 100 schiave e 11 Donne Libere. Le donne libere sono le mogli dei padroni, le intoccabili. Non vengono menzionate nei libri e quasi nessuno è a conoscenza di loro, vengono nascoste. Ne conobbi una quando facevo parte dell'harem di un uomo molto ricco. Si chiamava Violet e sembrava un'angelo, aveva i capelli di un biondo traslucido e gli occhi neri come la pece , gli abiti celesti leggeri come veli e sembrava sempre che stesse per spiccare il volo. Le Donne Libere in confronto alle schiave sono pure e caste, e non ce ne sono molte poiché gli uomini preferiscono la promiscuità e la libertà che gli può dare una vita con una schiava che l'amore e il legame di una sposa, di una Donna libera. Lei non parlava mai, né col padrone né con nessun altro, dipingeva, scriveva e leggeva, non era altezzosa né meschina, aveva scelto lei stessa di diventare una schiava tradendo il marito che ora era il suo padrone. Ho avuto molti padroni, il primo fù un uomo molto vecchio, lui mi diede il mio primo nome da schiava. Mi chiamò Shirley. Stetti con lui solo due anni perché dopo morì e ritornai di nuovo in piazza. Ero stata felice in quel periodo, avevo vissuto in una casa calda e confortevole, ero allegra e gioviale, l'uomo pur avendomi comprato non aveva mai preteso il mio corpo ed ero stata immensamente felice in quel periodo, uno stato d'animo che non avevo più provato e che desidero provare ancora.
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