capitolo 1
I ricordi, sono l'unica cosa che ci fa restare in vita, i ricordi belli ci danno speranza ci fanno sognare, ci danno qualcosa per cui lottare, ma non è il mio caso. I miei ricordi sono malinconici, privi di speranza.Mia madre era una schiava come me e mio padre semplicemente il padrone, una persona spregevole, senza scrupoli.Ricordo vagamente il sorriso di mia madre, la sua voce dolce, gli occhi spenti e le urla di dolore,strazianti e le lacrime salate. "Le donne sono la forza che porta avanti il mondo" recita un vecchio manifesto ingiallito e corroso dal tempo forse era del dopoguerra ma non saprei dire con precisione di quale. C'erano state parecchie guerre, rivoluzioni, cause perse. Le strade sono deserte, regna il silenzio, un silenzio inquieto e malinconico, quasi innaturale. Il vento soffia impietosamente facendosi strada sotto il tessuto del vestito logoro facendomi rabbrividire. È autunno e le foglie multicolori cadono senza sosta dagli alberi ormai spogli, scendono lentamente a terra e si posano con grazia sul cemento fresco. Ho sempre pensato all'autunno come ad una stagione di passaggio che serve soltanto a preparare le persone all'arrivo del grande freddo e a salutare a malincuore il caldo afoso dell'estate, una stagione piovosa e monotona. Soltanto quando arriva l'inverno si ha nostalgia dell'autunno, delle foglie cadenti e della pioggia dolce che cade copiosa dalle nubi che incupano il cielo colorandolo di grigio come se anche lui si fosse amareggiato e rattristato. Io ne sento nostalgia solo quando vedo i piccoli fiocchi di neve scendere a terra, freddi e ghiacciati e allora vorrei che fosse di nuovo autunno e che quei fiocchi di neve fossero che foglie che ora sto guardando e sto lasciando dietro di me . Camminando e pensando raggiungo la mia meta, ovvero il mercato delle schiave, una vecchia piazza in cui una volta venivano prima bruciate le donne accusate di stregoneria e poi ghigliottinate le donne accusate di adulterio e ora in questa stessa piazza sempre delle donne vengono vendute al miglior offerente, e guardandomi intorno adesso vedo solo visi tristi e sofferenti o visi sorridenti che si stringono nelle loro pellicce ammiccando a chi come me con se ha solo uno scialle di lana ruvida e bucata. Il freddo mi entra nelle ossa e aspetto soltanto di sentire una cifra, un numero che mi manderà all'inferno.
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