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Capitolo 1

~ Da ascoltare: Going Crazy Over You - Ano Hana (OST) ~

https://youtu.be/B_W9IQRxicQ

Essere sola non mi pesa.
Non ho paura del giudizio degli altri, faccio solo quello che mi sento, non mi interessano le altre persone e tutto ciò di cui ho bisogno sono i miei pennelli.
Già, tutto ciò di cui ho bisogno...

Mi diletto con i colori fin da quando ho memoria. A tre anni ero una bambina serena e tranquilla, che adorava riempire fogli interi di fiorellini. Mio nonno era fiero di me, da pittore qual era. Sono sempre stata concentrata sulla mia interiorità, non mi appassionavano i giochi con gli altri bambini, ma l'arte e la natura erano i miei elementi.

È così anche adesso. Piove, sto tornando a casa da scuola e cammino lentamente senza ombrello sulla strada che fiancheggia la ferrovia, assaporando ogni piccola goccia che mi arriva sulla pelle. È una sensazione bellissima; se penso al fatto che molte persone vivono nella frenesia delle amicizie, del divertimento e degli impegni, senza godersi momenti di quiete e silenzio come questi, non rimpiango affatto di essere sola.

La solitudine è la mia migliore amica, quando non c'è mi sento smarrita. Ho bisogno di tanto tempo per stare con me stessa, anche senza pensare a nulla. Direi che non mi servono gli altri e quasi tollero la loro presenza.

Tengo alla mia famiglia, certo. Non odio i miei compagni di classe. Semplicemente, la loro compagnia continua, il dover pensare a come parlare per non offenderli, a come potrebbero interpretare i miei atteggiamenti, è stressante. Preferisco osservarli da lontano, senza intromettermi nella loro vita. Non voglio fare la differenza nell'esistenza di nessuno, pretendo solo di poter vivere in pace.

L'unica persona che vorrei avere davvero vicina, purtroppo non c'è più. Lui, l'uomo che pur non facendo parte della nostra famiglia è riuscito a superare gli ostacoli della mia diffidenza e a guadagnarsi una vera stima da parte mia.
Non avere un padre non mi era mai sembrata una cosa tragica o difficile da accettare, dopotutto lui aveva scelto di abbandonarci per primo, e non mi interessava sapere come fosse fatto o da dove venisse. Non chiedevo nulla sul suo conto: mia mamma pensava e pensa tutt'ora che non voglio parlarne perché ricordarlo mi farebbe soffrire, ma nemmeno lei mi conosce, nemmeno lei sa che non me ne importa nulla. Nella mia bolla sto benissimo.

Poi però era arrivato quest'uomo, alto, con sorridenti occhi azzurri, che non voleva impormi la sua presenza e non voleva nemmeno costringermi ad accettarlo, nonostante si fosse appena sposato con mia madre e fosse diventato ufficialmente mio patrigno. Non avevo avuto nulla da ridire sulla loro unione, sicura com'ero che avrei ignorato la sua presenza in casa come facevo di solito. Invece, inconsapevolmente mi sentii attratta dalla sua figura calma e imperscrutabile...

Cominciai a parlargli perché volevo conoscerlo meglio. Anche lui era un'amante dell'arte e della pittura e teneva alla sua solitudine, però aveva un sorriso raggiante che infondeva il buonumore. Ogni volta che finiva una tela i suoi dipinti sembravano animarsi di vita propria: solo a guardarli sembrava di percepire i profumi e la brezza del vento che scuoteva le fronde degli alberi, sembrava di incontrare ogni persona o animale che ritraeva, ascoltando le storie che aveva da raccontare. Non era solo un inganno. I suoi dipinti erano davvero un mondo a sé stante, ne sono convinta. Anche se avevo solo sette anni, ricordo che me li faceva vedere in gran segreto, ero l'unica a cui li mostrava. Ero catapultata in quel mondo fatto di colori e luci splendenti. Avrei così tanto voluto imparare questo talento da lui. Far vivere dei mondi nelle mie tele.

Dopo la sua morte non rimase nulla di lui nella casa. Lo stesso giorno in cui fu colto da un inspiegabile malessere e portato in ospedale, quando il medico ci dichiarò che ormai non c'era più nulla da fare, i suoi dipinti scomparvero. Io li avevo visti, li cercavo in soffitta, dietro alla solita trave di legno dove li teneva nascosti come grandi tesori. Ma non c'erano più.

Il suo lavoro, quell'entusiasmante universo speciale, si era dissolto nel nulla.
C'era solamente una cosa in grado di portare la memoria del suo breve passaggio nella mia vita: il pancione della mamma.

~~~

Ehilà!

Ho iniziato la revisione di questa storia e pian piano correggerò e pubblicherò anche il resto, se avete qualcosa da farmi notare potete scrivermi nei commenti o in privato ^-^

Questo primo capitolo è abbastanza cortino, i prossimi saranno un po' più lunghi. All'inizio di ogni capitolo metterò un soundtrack (spesso provenienti da anime che ho guardato) che secondo me si abbina con l'atmosfera del libro e che, ascoltato durante la lettura, la rende ancora più piacevole ♥

Spero che la storia di Violet sia capace di suscitare tutte le emozioni che ci ho messo io durante la scrittura è un racconto triste e nostalgico ma soprattutto introspettivo, e vi assicuro che nasconde tanti colpi di scena!
Ditemi cosa ne pensate :)


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