QUANDO CADE LA NEVE
Lui sarebbe arrivato presto. Guardai fuori dalla finestra. La prima neve della stagione scendeva lentamente dal cielo plumbeo. Era il momento sbagliato. Deglutii, l'ansia che iniziava a salire. Sentivo la mia matrigna dare gli ordini per gli ultimi preparativi della tradizionale festa della Vigilia.
-Non stasera- sussurrai piano -Non stasera-
Ero abituata ai suoi assalti. Ero abituata alle sue lusinghe e alle sue bugie, sempre intrise di verità. Lui mi raggiungeva sempre. Non conoscevo il suo nome, ma avevo deciso di chiamarlo Jack. Un nome come un altro per indicare un terrore capace di paralizzarmi.
Il salotto era già pieno di gente. La palla di vetro, raffigurante un paesaggio natalizio, faceva bella mostra sul mobile. I divani erano stati spostati di lato, per non intralciare i presenti. Una musica natalizia usciva da un vecchio giradischi. Individuai subito la mia matrigna. Se ne stava in mezzo a un gruppetto di amici. A vederla da lontano poteva sembrare una ragazzina, ma io sapevo che non era così. Ossessionata dalla bellezza com'era, era disposta a qualsiasi cosa pur di non invecchiare.
Una voce mi chiamò. Il cuore iniziò a battere forte e mi tranquillizzai solo quando vidi la mia amica Mary, in piedi, nel suo abito rosso e bianco.
-Bianca, siamo qua-
Le feci un cenno con la mano, quindi andai verso di lei.
-Ben tornata, bellezza-
Sobbalzai. La voce del demone contro il mio orecchio. Jack era lì. Lo stomaco mi si strinse. Era tornato.
-Ti sono mancato?-
Non dovetti voltare la testa per guardarlo. Sapevo com'era, lo conoscevo bene. I capelli scuri che gli ricadevano sul viso diafano, le labbra carnose, i lineamenti affascinanti. E soprattutto i suoi occhi. Completamente azzurri, privi di sclera. Potevo fare solo una cosa. Ignorarlo. Procedetti, seguendo Mary nel salottino, dove ci stava aspettando Sally, che indossava un maglione con Babbo Natale troppo grande.
Mary sorrise, mostrando i denti storti. Teneva stretta tra le braccia una scatola. Un brivido mi percorse la schiena. Non stasera. Le cose stavano prendendo una brutta piega. Non era il momento giusto. La gola le si strinse in una morsa.
-Temo che ci presenterai qualcosa di sciocco- disse Sally.
-Non hai mai fiducia- si lamentò Mary.
-Ti conosco troppo bene-
Sentii un leggero brivido alla schiena. Lui era vicino.
-Oh, come sei noiosa!- ribatté Mary, poi si voltò verso di me -Che ne pensi?- mi chiese.
Sentii un leggero respiro vicino al mio orecchio. Deglutii. -Cosa proponi?-
-Un'evocazione!-
Strinsi i pugni, conficcandomi le unghie nei palmi delle mani. Era follia, solo follia. Una voce, la sua voce, mi sussurrò all'orecchio. -Bene, bene, la tua amica vuole giocare?-
Mi sforzai d'ignorarlo. Non potevo fare altro che ignorarlo. Lui voleva solo giocare con me.
-Pessima idea- dichiarò Sally, scuotendo la testa. I lunghi capelli biondi le ricadevano come onde sulle spalle.
-Carina la tua amica- mi sussurrò all'orecchio l'essere. Dovevo ignorarlo. Se ne sarebbe andato. Se ne andava sempre alla fine. -Quasi quasi potrei rivolgere le mie attenzioni a lei-
-Bisogna tentare la sorte!- esclamò Mary, posando la scatola che aveva in mano sul tavolino di vetro.
-Bisogna essere prudenti- rispose invece Sally.
-Mi piacciono le ragazze prudenti- sussurrò il demone. Rabbrividii.
Mary aprì la scatola e tirò fuori il contenuto: una tavoletta per evocare gli spiriti e un libro dalla copertina marrone consumata. -Ho già il nome da chiamare- aprì il volume che sbatté violentemente contro il tavolino.
-Attenta- esclamai -se lo rompi la mia matrigna mi punirà-
-La scrupolosa Bianca- borbottò il demone.
-Tranquilla- disse Mary, poi alzò il libro mostrandoci l'immagine di un uomo stilizzato -Il suo nome cambia in base all'epoca e al luogo, ma il suo compito è soltanto uno: portare la neve-
Queste ultime parole mi rimbombano nella mente. Qualcuno che porta la neve. Jack. Mi spinse in avanti e vidi che sulla pagina ingiallita c'era la forma stilizzata di un uomo, completamente nera. C'è scritto qualcosa lì vicino.
"Il demone è bugiardo, mentirà per confonderci. E alla menzogna mescolerà anche la verità per aggredirci. La sua è un'aggressione psicologica potente"
Rabbrividii. In che guai si stava cacciando?
-Che ne pensate?- chiese Mary, lo sguardo brillante di gioia.
-No- mi sentii dire. La voce mi uscì tremante. -Non possiamo-
-Bianca, non fare la noiosa... e poi se superiamo le sue prove possiamo chiedere al demone qualsiasi cosa- disse, la voce carica di eccitazione.
-Qualsiasi?- chiese Sally, interessata.
Mary sorrise, consapevole che stava vincendo. -Qualsiasi- confermò.
-Non possiamo- intervenni.
-Per fortuna non ti ascolteranno- mi sussurrò Jack -non è frustrante non essere mai ascoltati?-
-Facciamolo- dichiarò Sally, un sorriso timido di scusa sulle labbra. La odiavo quando faceva così. Alla fine cedeva sempre.
-Due a uno, che ne dici Bianca? Ti arrendi?- mi chiese Mary, raggiante.
-Dai, gioca- la sua voce era bassa, roca, sensuale. Sentii un brivido. Lo odiavo proprio per questo. Jack sa cosa volevo. Aspettai il resto, sapevo che sarebbe arrivato. -Potresti chiedere Stuart-
Il sangue mi si gelò nelle vene. Certo, lui sapeva di Stuart, della cotta che aveva per lui da anni. Lui sapeva sempre tutto.
-Potresti averlo- continuò -non è anche lui un invitato a questa festa? Magari potresti ricevere un suo bacio sotto il vischio-
Potevo immaginare me e Stuart insieme, lui che mi stringeva forte a sé. Le sue labbra bollenti sulla mia guancia, i suoi capelli castani che si confondevano nei miei neri. Illusioni, solo illusioni. Sapevo come lavorava Jack.
-Oppure potresti avere me- aggiunse -che sono decisamente meglio di Stuart-
Un brivido, un altro.
-Bianca? Terra chiama Bianca!- disse Mary.
-Certo, va bene- sussurrai. Non che potessi fare altro.
-Wow!- urlò Mary.
-Prepariamo la tavola- propose Sally.
-Butterei lei su quella tavola- mi sussurrò Jack -e le strapperei il cuore dal petto-
Rabbrividii. Quella storia sarebbe finita male. Mi morsi le labbra.
-Ci divertiremo- sostenne Mary.
-Io sicuramente- fu la risposta di Jack. Era divertito.
-Dobbiamo metterci in cerchio intorno alla tavola e tenerci per mano- spiegò Mary, entusiasta.
-Povera sciocca- commentò Jack -non è neppure bella... però ha la passione, si vede, dicono che una donna quando ha la passione ha tutto, che ne pensi, Bianca?-
Ignorarlo, dovevo ignorarlo.
-Non essere gelosa, tesoro- continuò lui -Sei sempre la mia preferita-
Mi morsi la lingua per non rispondere.
-Su, in cerchio intorno al tavolo!- ordinò Mary -L'incantesimo dice di evocare lo spirito a voce alta tenendosi per mano-
Sally ubbidì subito alle parole di Mary, mentre io rimasi immobile.
-Non vuoi giocare?- mi chiese Jack, ridacchiando.
-Bianca- mi chiamò Mary.
-Su, non farle aspettare- m'incitò Jack.
A malincuore raggiunsi la mia amica e presi la mano che lei mi porgeva e quella di Sally. Sapevo già come sarebbe finita quella storia. Male, molto male. Ascoltai Mary che lo evocava, la voce alta, quasi stridula. Dalla stanza vicina proveniva la musica allegra del Natale. Fuori potevo quasi sentire la neve scendere, come se i fiocchi pesassero chili. Si sentì un gran colpo. Seppi chi era arrivato ancora prima di voltare la testa.
Jack era in piedi di fronte a noi. Fiocchi di neve gli cadevano sui capelli scuri. Finalmente era visibile a tutti. Lessi negli occhi delle mie amiche quanto era bello. Il fascino è tentatore, il fascino incanta e uccide.
-Mi avete chiamato?- si piegò in un inchino.
Sally avvampò, Mary sorrise. -Sì, io ho letto nel libro che puoi realizzare qualsiasi desiderio-
-Certamente, mia bella- un altro profondo inchino -ma dovrete prima superare una prova-
-Qualsiasi- disse Mary e lasciò le nostre mani.
-Aspetta! Non possiamo rompere il cerchio- esclamai.
Mary m'ignorò. -Comincio io-
-Come vuoi, dolcezza- Jack batté le mani e apparve un pettine.
Mary lo fissò confusa.
-Prendilo-
Mary obbedì. Io sentii il cuore balzarmi nel petto. Dove voleva arrivare?
-Cosa devo fare?- chiese Mary confusa.
-Semplice, colpisciti gli occhi- lo disse quasi con candore.
-Cosa?- chiese Mary, confusa.
Al mio fianco Sally tremò.
-In fondo non meriti di vedere, dopo quello che hai fatto a tua sorella-
-Non ascoltarlo- urlai.
Mary impallidì. Sapevo che sua sorella era morta. Da quel momento Mary si era interessata al paranormale.
-Fallo- le sussurrò Jack e la sua voce cambiò. Era quella di una bambina. Sentii lo stomaco stretto in una morsa. Stava imitando la sorellina di Mary. -Dopo che mi hai fatto cadere dalle scale non meriti di vedere, quel giorno tu non mi stavi guardando-
-No, no!- urlai, ma stava già succedendo. Guardai con orrore Mary che s'infilava i denti del pettine negli occhi. Un attimo dopo cadde a terra, senza un suono, il sangue che le scivolava lungo le guance, come lacrime.
Sally lanciò un grido e lasciò la mia mano. Si portò le mani al viso, come se non sapesse cosa fare. Era terrorizzata. Mi sentii orrendamente impotente.
-È stato rapido- borbottò Jack, quindi rivolse la sua attenzione a Sally -ora tocca a te, tesoro- schioccò le dita e apparve un lungo nastro bianco.
Sally arretrò, terrorizzata. -No, ti prego, no- ma le sue mani si tesero a prendere il nastro.
-Sei tu che devi scegliere- la sua voce era bassa, dolce, affascinante.
-Io non voglio- piagnucolò la mia amica.
-Nessuno ti ama, piccola Sally- sussurrò Jack, seducente -non mancherai a nessuno-
-Mancherai a me- intervenni, ma Sally non mi sentiva. Il suo sguardo era vitreo e pieno di lacrime. Mi chiesi cosa stesse vedendo veramente. Nulla di buono.
-I tuoi genitori ti mandano sempre al centro estivo, no? Lo sai che preferiscono tuo fratello- continuò Jack.
Deglutii. Mi sembrava di avere della sabbia in gola. Era vero, i genitori di Sally erano sempre stati poco presenti nella vita della figlia, ma io ero certa che non preferissero il fratello a lei. Quello che pensavo io però era privo d'importanza. Osservai con orrore Sally che si avvolgeva il nastro intorno al collo. I movimenti erano impacciati, il suo viso era una maschera di disperazione. Dovevo fare qualcosa. Guardai fuori dalla finestra e lo vidi. La mia salvezza. Stuart. Era in piedi vicino alla sua auto, il cappuccio sollevato. Fiocchi di neve gli cadevano sui capelli. Non ci ragionai oltre. Corsi alla finestra e l'aprii, quindi chiamai Stuart con tutta la voce che avevo.
-Aiutaci, aiutaci-
Il ragazzo si voltò, mi fissò, poi qualcosa mi afferrò e mi tirò indietro.
-Non ti aiuterà, piccola, non ti merita- sentii le mani di Jack intorno alla mia vita e le sue labbra contro il mio orecchio.
Stuart lanciò un grido. Voltai la testa e vidi che Sally si era impiccata al lampadario, il corpo che pendeva avanti e indietro. Quando guardai nuovamente fuori Stuart stava correndo via.
Restai immobile, gelata. La neve avvolgeva tutto, come un dolce manto. Peccato che io la collegassi sempre a lui, a Jack, al mio peggiore incubo. Inspirai a fondo e mi voltai verso il demone
-Ti odio- gemetti.
Jack rise, buttando indietro la testa. I capelli scuri gli ricaddero sul viso. Era bello, talmente bello che era facile dimenticare che era cattivo. Inspirai il suo profumo. Sapeva di notti invernali, di promesse non mantenute, di passione bruciante.
-Sei mia, Bianca, la sei sempre stata- mi porse una mela, comparsa dal nulla. Il caramello scendeva languidamente su di essa. -Un solo morso e staremo insieme per l'eternità-
Arretrai. -Non credi che sia un tempo molto lungo?-
-Non più di un battito di ciglia, ma per voi umani potrebbe sembrare tanto- sorrise -Stuart ti ha lasciata, lo sai, se n'è andato-
Ripensai a lui che correva via. Aveva ragione Jack.
-Non hai motivo per rimanere qua- continuò il demone, la voce dolce, comprensiva.
Aveva ragione. Le mie amiche erano morte, il mio innamorato se n'era andato, la mia matrigna mi odiava, non c'era motivo per restare.
-Sarai mia per sempre, non ti piace come idea?- avanzò -Solo io e te, in questo folle mondo, questa è un'offerta che non ho mai fatto a nessuno-
-Menti- sussurrai, ma mi sentivo così stanca, così sconfitta. Sarebbe stato semplice mordere quella mela, dimenticare tutto.
-C'è sempre un pizzico di verità nelle mie bugie, lo sai-
Lo sapevo bene.
-Se n'è andato- insisté.
Stuart era andato via.
-Arrenditi, piccola mia, vieni da me, devi solo mangiare la mela-
-Morirò- sussurrai.
-Staremo insieme per sempre- mi rispose lui.
Presi la mela dalle mani di Jack e la morsi, senza indugio. Il sapore del caramello mi si diffuse in bocca. Incrociai lo sguardo soddisfatto di Jack. Aveva vinto. Sentii la gola andare in fiamme e improvvisamente mi mancò l'aria. Puntini neri mi passarono davanti agli occhi. Sarei caduta a terra se Jack non mi avesse afferrata e adagiata sul pavimento con cura. La mela rotolò via dalla mia mano.
-Staremo insieme per sempre- mi sussurrò Jack. La sua voce pareva arrivare da lontano, come se fossi sotto la neve. E fu in quel momento che la porta si spalancò. Stuart si gettò verso di me, l'espressione preoccupata sul viso.
-Resisti, resisti- disse, chinandomi su di me.
Avrei voluto ridere, ma non ci riuscii. Mentre scivolavo nell'oscurità pensai che Jack aveva unito come sempre verità e menzogna. Stuart se n'era andato solo per chiedere aiuto.
Freddo, riuscivo a sentire solamente freddo. Gocce gelide su di me. No, non erano gocce. Aprii con fatica gli occhi. Mi sembrava di avere le palpebre incollate. La prima cosa che vidi fu il bianco. Ci misi un istante a comprendere che era neve. Leggeri fiocchi danzavano nel cielo e mi cadevano addosso.
-Ben svegliata-
Mi tirai su, riconoscendo quella voce. Davanti a me c'era Jack, un sorriso da imbroglione sulle labbra.
-Dove sono?- chiesi, confusa.
-Nel regno della neve, il mio regno-
Mi alzai e fu allora che vidi il riflesso del vetro. Restai ferma, inorridita. Dietro di esso c'era il salotto di casa mia. -Sono in una palla di vetro- gemetti.
-Proprio così, mia per sempre-
Mi gettai contro il vetro, inutilmente. Sentii le lacrime pungermi gli occhi per uscire.
-Di qua non si esce- disse Jack, ridendo.
-Abiti qua?- chiesi, voltandomi per fronteggiarlo.
-Esatto, sono sempre stato qua dentro, posso uscire solamente durante la prima nevicata-
Ogni tanto tento ancora di romperlo. Inutilmente. Sono chiusa qua dentro con Jack. Non sono altro che il suo giocattolo. Ho però una speranza. Di poter uscire la prossima volta che i fiocchi di neve ricopriranno la città.
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