Portatelo via, vi prego! Non è altro che uno scherzo della natura! Un essere informe, un ibrido, una creatura priva di ogni senso. Quel becco su quel corpo peloso! Quelle zampe! Non capisco come possa esistere. Un castoro che si finge un uccello, ecco cos'è.

Voglio raccontarvi una storia. Come tutto è iniziato, come sono finito in questa cella. La colpa è sua. Di quell'essere mostruoso chiamato ornitorinco. Persino il nome è orribile! Non sentite con quanta difficoltà si pronuncia? Sembra uno scioglilingua.

Successe in Australia. Il paese della mia Margaret. Luce dei miei occhi, fuoco del mio cuore. Mi manca così tanto. La sua assenza è una lama che penetra il mio cuore. Grondo sangue per lei.

-Voglio portarti in un posto- le sue dita calde s'intrecciarono alle mie gelide.

-Un posto per cacciare?-

-No, non per la caccia- fece il broncio -sai che non mi piace-

-Sei una donna, non puoi capire-

Margaret sbuffò. -Non so come faccio a uscire con te-

M'irrigidii. Non mi voleva?

-Su, non fare quella faccia, amor mio- mi sfiorò la guancia. Provai dolore. Segni invisibili pulsarono sulla mia pelle. -Andiamo- la sua mano s'incastrò nella mia e mi tirò con sé.

Camminammo tra alberi contorti. Io perso nei miei pensieri, lei ebbra di gioia. Mi raccontava dei luoghi della sua infanzia. Mi sussurrava di posti che io mai avrei immaginato. Sosteneva l'esistenza di strane creature.

-Non ti credo- le dissi.

-Mi dai della bugiarda?-

La tensione tra di noi. Voleva lasciarmi.

-Guarda- e indicò uno specchio d'acqua dal quale uscì l'essere. Zampettava, la pelliccia scintillante e il becco socchiuso. Mi fissò. Non avevo mai visto occhi così neri. Occhi che mi leggevano dentro.

-Che roba è?-

Margaret rise. Acqua sulla mia pelle. -Un ornitorinco- esclamò -non fare quella faccia! Sono animaletti unici-

L'essere raschiava la terra. Pareva che strisciasse.

-La conosci la leggenda?-

Scossi la testa. Quell'essere... era orribile.

-L'ornitorinco sarebbe il frutto di un incrocio, un topo d'acqua rapì un'anatra e la violentò, da questa unione nacquero due cuccioli palmati con quattro zampe, il becco e la pelliccia- rise -buffo, no?-

-Un abominio-

-Ma cosa dici? Non vedi che è adorabile?- Margaret si piegò, ciocche di capelli scuri sul suo viso d'ebano. Bellissima, eppure quel giorno vidi un filo di crudeltà nei suoi perfetti lineamenti. Assomigliava a quell'animale.

L'odio mi strisciava lungo il corpo. L'ornitorinco mi guardava. Perché mi fissava così? Sapeva dei miei problemi con Margaret? 

-Bellissimo- lei lo sfiorò.

Il cielo si stava colorando di cremisi. Nuvole scivolavano sulla superficie. La testa mi girò. Provai un senso di sconfitta. Io misero umano.

-Su, seguimi- Margaret si alzò.

Tremai. C'era qualcosa di diverso in lei. Era distorta. Crepe sul viso. Non era Margaret, lo giuro. Era un mostro con il becco e la pelliccia. Lei e l'ornitorinco si erano fusi. Mi trovai la pistola in mano. Il dito premette il grilletto. Volevo colpire il mostro! Volevo distruggerlo! L'esplosione, il tonfo, il brivido lungo il braccio.

Margaret mi fissò, confusa. Un cerchio rosso in mezzo all'abito bianco. Il sangue scivolò fino a terra come una lacrima. 

-Margaret- gemetti.

Lei singhiozzò. -Perché? Perché?-

Non capiva che avevo sparato all'ornitorinco, non a lei?

Margaret rimase su, una bambola sanguinante. La ragazza tremante di un film dell'orrore. La presi tra le braccia. Mio fu l'ultimo viso che conobbe.

Tutta colpa di quello stupido ornitorinco. Lo sento ancora sussurrare il mio nome. Non ha smesso di seguirmi. Mi cerca ancora. So che è lui. Quel mostro. Perché quello non è un animale! Quello è un vero abominio!