GELOSIA (PRIMA PARTE)
La musica mi rimbombava nelle orecchie assordante. Avevo la nausea e una gran voglia di provare le mosse di karatè che avevo imparato da bambina, in una calda e noiosa estate. James ballava tranquillamente con l'altra tenendola un po' troppo stretta, quasi per timore che gli sfuggisse. E pensare che fino a un settimana prima quella che veniva tenuta in quel modo ero io. La nuova fiamma, una biondina alta appena un metro e un tappo, mi lanciò uno sguardo sprezzante e potei quasi giurare che mi avesse fatto anche la linguaccia, la mocciosa. Mi voltai e andai al bar, desiderosa di prendere qualcosa da bere. Quel triangolo amoroso mi rendeva tremendamente nervosa. Mi accasciai su uno sgabello e ordinai, quindi pensai a quello che potevo fare. Lei si chiamava Stephanie Orange e aveva iniziato a prestare interesse per James quando aveva saputo che si era fidanzato. Bassa e decisamente poco seria, ma questo a quale uomo importa? Sospirai. Beh, era stato bello stare con James, anche se per poco, essere il suo raggio di sole, ricevere i suoi messaggi pieni di parole dolci, quasi troppo per una come me. Ora era tutto per quell'altra.
-Il posto è libero?-
Voltai la testa e vidi un'anziana signora avvolta in un pesante scialle nonostante il caldo del locale. Strano che si trovasse in un posto del genere con tutto quel fracasso. –Certo, si sieda pure-
-Grazie, cara, sei proprio una dolce fanciulla- si arrampicò sullo sgabello con un'agilità incredibile per una donna di quell'età.
-Grazie- mormorai.
-Ma hai una faccia così infelice, perché una ragazza così bella non dovrebbe essere felice?-
Mi sforzai di sorridere. –Non ho nulla-
-Non puoi mentirmi, ho visto troppe cose in questa vita perché mi si possa mentire ... un problema di cuore, giusto?-
Annuii. Non era così difficile da capire dopotutto.
-Una terza incomoda, forse?-
-Proprio così-
-Mi spiace molto- disse con voce che mi parve davvero triste.
-Non ha importanza- mentii, ma sentivo gli occhi che mi bruciavano, ben presto sarebbero scese le lacrime, lo sapevo.
-Io posso aiutarti-
-Come?- chiesi sorpresa e un po' curiosa.
L'anziana sorrise e frugò un attimo in borsa per tirare fuori un medaglione a forma di piramide. –Prendi questo, è un amuleto che potrà realizzare qualsiasi tuo desiderio-
Sorrisi e, scettica, lo presi in mano. Subito fui scossa da un brivido. Seppur all'apparenza metallico l'oggetto in realtà era caldo.
-Devi stringerlo forte, appoggiartelo sul cuore e pensare a ciò che vuoi, ma attenta, lo puoi usare solamente nella notte di Valpurga [1], altrimenti le conseguenze saranno molto gravi-
-Notte di cosa?-
-Valpurga- sorrise, mostrando dei denti rovinati e distanziati tra loro –è il 30 aprile, questa notte-
-Quindi devo usarlo ora?-
-Esatto- scese dallo sgabello –e sii prudente, formula bene il desiderio, basta una parola sbagliata perché tutto finisca molto male-
Quella frase m'inquietò. Osservai la vecchietta allontanarsi, passo dopo passo, per poi sparire oltre la porta del locale. Ancora una volta mi chiesi cosa ci facesse lì. Una risata però mi riportò subito alla realtà. Girai la testa appena in tempo per vedere James che prendeva in braccio la terza incomoda. Fissai l'amuleto e lo strinsi a me con rabbia. Perché non provare? Espressi il desiderio in un sussurro.
-Voglio che Stephanie Orange sparisca dalla mia vita per sempre- più chiaro di così cosa dovevo dire? Improvvisamente la piramide s'illuminò di rosso. Sobbalzai, sorpresa e spaventata. L'amuleto tremò alcuni secondi poi si fermò. Restai immobile aspettando chissà cosa. Non successe nulla. Scossi la testa, ma cos'avevo in mente per credere a una cosa simile? Infilai l'amuleto in borsa e mi godetti il resto di quell'orrenda serata.
La mattina successiva mi svegliai tardi e con una forte emicrania. Scesi dal letto e m'infilai sotto la doccia sperando di riprendermi dalla serata precedente. James aveva avuto il buon gusto di riaccompagnarmi a casa, ma non speravo che ci sarebbe stato un proseguo della nostra storia. Uscii dalla doccia senza che sostanzialmente fosse cambiato nulla da prima. Feci colazione, quindi accesi il cellulare. Subito mi salutò un tintinnio. Era arrivato un messaggio? Lo presi e vidi che era di James. Mi diceva che Stephanie aveva avuto un grave incidente tornando a casa la sera precedente e che era morta sul colpo. Lasciai cadere il cellulare sul tavolo e fissai il vuoto. La vecchietta aveva ragione, il mio desiderio era stato esaudito anche se non esattamente nel modo in cui lo avevo espresso. Mi sedetti e iniziai a pensare alle possibili conseguenze. Essere arrestata? Perché mai? Non l'avevo certo uccisa io, non fisicamente almeno, né le avevo adulterato la bevanda o altro. Ma ero veramente priva di colpe? Ispirai a fondo e cercai di calmarmi, quindi risposi a James con le dita che mi tremavano. Nel messaggio esprimevo tutto il mio dispiacere per quella morte anche se non ne provavo nessuno. Dopodiché andai in camera mia, presi l'amuleto dalla borsa e lo nascosi in fondo al mio armadio, decisa a sbarazzarmene il prima possibile, come se si trattasse davvero della prova di un omicidio.
Il funerale di Stephanie fu decisamente ipocrita. Nessuno l'aveva sopportata in vita, ma in morte tutti diventano bravi e così io fui la prima a dolermi per quella scomparsa precoce. James, al mio fianco, sembrava il meno dispiaciuto, come se di quella ragazza gli fosse importato poco fin da principio. Questo, non posso negarlo, mi fece piacere, anche se non potei fare a meno di chiedermi come avrebbe reagito se ci fossi stata io al posto di Stephanie. Ma con me era stato vero amore, l'avevano detto tutti. Mi attaccai al suo braccio e lui mi sorrise.
-Non mi piacciono i funerali- commentò –che ne dici di andare a prendere qualcosa al bar?-
Annuii, persa nei miei pensieri. Non potevo infatti fare a meno di pensare all'amuleto. Forse era stata tutta una coincidenza. Sì, doveva essere andata proprio così.
I giorni successivi proseguirono rapidamente e riuscii anche a dimenticarmi per qualche ora dell'amuleto e di quello che era successo. James, dal canto suo, si comportò come un fidanzato modello, dedicandomi interi pomeriggi di passeggiate, risate e chiacchiere. Proprio in quelle occasioni ricordai cosa mi era piaciuto di lui e ciò che mi aveva spinta ad accettare la sua proposta di fidanzamento, nonostante sapessi bene che era stato più volte coinvolto in triangoli amorosi.
-Ti ho trascurata in questo ultimo periodo, ti prometto che non succederà più- disse una di quelle volte, tenendomi stretta sulle sue ginocchia –ho anche in mente una cosa per farmi perdonare- aggiunse, dandomi una carezza sulla guancia.
-Niente pattinaggio sul ghiaccio, lo scorso anno sono caduta-
Lui rise. –No, pensavo a un weekend in montagna, solo noi due, i miei dovrebbero andare a Londra per affari la prossima settimana, che ne diresti se ne approfittassimo per recarci alla baita?- Sorrisi. Con baita James intendeva la sua casa in montagna. Non mi aveva mai invitata là.
-Allora? Ti piacerebbe venire?-
-Non so- mormorai –forse è un po' presto, stiamo insieme solo da un mese-
-Su, ci conosciamo da due mesi-
Mi mordicchiai le labbra. –Ho solo bisogno di un altro po' di tempo- mormorai.
-Ho capito, non ne parliamo più allora-
Due giorni dopo James mi annunciò che non avrebbe rinunciato al weekend sulla neve e che non ci sarebbe neppure andato da solo.
-Combinazione vuole che anche Margaret si trovi sola nella sua casa- mi disse durante la nostra ultima uscita.
Venne così fuori che Margaret era figlia di amici dei suoi genitori. Una ragazza d'oro, la definiva la madre del mio fidanzato. Neanche a dirlo che a me già non piaceva.
-Non mi sembra il caso- iniziai, ma lui m'interruppe subito.
-Non iniziare con la tua gelosia, io e Margaret siamo stati più che amici, ma adesso siamo appena conoscenti-
E come poteva rassicurarmi con quelle parole? Tutt'oggi penso che lui volesse provocare la mia gelosia e che la colpa di ciò che successe dopo non fu del tutto mia.
-Promettimi almeno che ti farai sentire- dissi.
-Certo- e mi baciò.
Partì il giorno seguente e non rispose né alle mie chiamate né ai miei messaggi. Inutile dire che la rabbia prese il sopravvento. Mi tormentai tutto il sabato e chiamai tutte le persone di cui avevo il numero per organizzare un'uscita nel tentativo di dimenticare ciò che stava succedendo. Alla fine l'unica ad accettare fu la mia compagna di università, Julie. C'incontrammo in un bar in centro verso il tardo pomeriggio per un aperitivo.
-Mi dispiace che tra te e James le cose non funzionino- mi disse quando mi fui sfogata, bisognosa di confidarmi con qualcuno.
Tutto qua? Nessun consiglio? Tornai a casa più infuriata che mai e presi immediatamente l'amuleto. Ci avevo pensato a fondo, ma non vedevo nessun'altra soluzione attuabile in breve tempo. Ricordavo bene l'avvertimento che mi aveva dato l'anziana signora, ma in fondo la prima volta aveva funzionato benissimo, perché la cosa non doveva ripetersi? Strinsi a me la piramide ed espressi il desiderio.
-Voglio che James sia solo mio-
Di nuovo la luce nell'amuleto. Più rilassata mi rifugiai nel letto e mi addormentai subito, certa che il giorno seguente mi avrebbe portato delle buone notizie.
Note:
[1] Notte di Valpurga: notte tra il 30 aprile e il primo maggio era festeggiata dai Celti ed era considerata come il momento d'arrivo della primavera.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao 😊
Ho deciso di dividere il racconto in due parti perché era troppo lungo. Pubblico immediatamente la seconda parte.
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