LEO

Ehi, il mio nome è Leo. Non sono un globetrotter, non ho collezionato francobolli da ogni angolo del mondo. La maggior parte del mio tempo l'ho passato in questa piccola cittadina di mare, cercando di far fruttare al meglio la mia tavola da surf e l'eterna estate.

Su una tavola da surf, ti imbatti in un tipo di libertà che, a mio avviso, non trovi da nessuna altra parte. Ogni onda è un nuovo quiz a cui rispondere, ogni cavalcata è un'epica battaglia con madre natura. È un bel parallelo con la vita, no? Non puoi fare il direttore d'orchestra del mare, ma puoi sempre imparare a danzare con le sue onde.

E, va beh, forse ogni tanto finisci a fare il bagno, ma questo è il bello, no? Che gusto ci sarebbe se non ci fossero le cadute? Non so voi, ma io preferisco un po' di sale nei capelli piuttosto che la monotonia di un ufficio. Sì, sì, mi sembra proprio che la vita da surfista non sia niente male!

Ma non sto qui a filosofeggiare sul surf. Siamo qui per raccontare una storia, giusto?

Quella mattina di luglio, il mare era piatto come un lenzuolo appena stirato. Le onde, pigre e indolenti, si gonfiavano con la stessa urgenza di un gatto al sole. Era una giornata perfetta per il surf, la classica giornata in cui potresti quasi giurare di vedere il Re dei Mari, Poseidone, farsi una nuotata accanto a te.

Era una di quelle giornate in cui ti senti imbattibile, come se avessi ingoiato una pozione magica di invincibilità. Una di quelle giornate in cui sei sicuro che anche se avessi provato a cadere dalla tavola da surf, l'acqua si sarebbe rifiutata di farti affondare. Insomma, una di quelle giornate in cui tutto sembra andare storto solo se vivi in un cartone animato o in un film comico.

Avanzavo verso l'oceano come un conquistatore pronto alla battaglia, il sole baciava la mia pelle e la sabbia mi massaggiava i piedi. L'aria era sazia di sale, e io mi trovavo già in acqua, con la mia fidata tavola da surf sotto il braccio, prima che il mio cervello potesse capire cosa stesse succedendo.

All'inizio, ho dovuto affrontare qualche difficoltà. Ogni onda è come un individuo con un proprio carattere, non tutte sono disposte ad accoglierti con amore. Prima devi conoscerle, capire il loro umore, prima di poter danzare con loro. Un po' come in una festa, non puoi semplicemente buttarti nella danza senza conoscere il ritmo, devi ascoltare, sentire la musica, e poi ti lasci andare.

E poi, come in un film hollywoodiano, l'ho vista. Un'onda così perfetta da far sembrare le altre delle brutte copie. Era là, davanti a me, invitandomi a unirsi a lei. Mi sono posizionato, ho raccolto tutte le mie energie, e in un attimo ero lì, in piedi sulla mia tavola, danzando con l'onda. Era come un brivido di adrenalina, un momento di pura estasi, come quando riesci a prendere l'ultimo biscotto prima che qualcun altro lo faccia.

E mentre stavo là, a surfare come un re del mare, mi giro e la vedo. Una ragazza sulla spiaggia, come un faro nel bel mezzo del nulla. Guardava l'oceano come se fosse un romanzo interessante, i capelli sballottati dal vento come una bandiera di una nave pirata. Non so spiegare perché, ma in quel preciso momento, ho avuto la sensazione che la mia estate, che fino a quel momento aveva avuto lo stesso ritmo di una partita di cricket, stava per diventare molto più movimentata.

Se avessi saputo quanto movimentata, forse avrei preso una pausa dal surf, mi sarei tirato su sulla spiaggia e avrei passato il resto della giornata a mettermi crema solare. Ma naturalmente, come qualsiasi eroe di un film d'azione che si rispetti, non avevo la più pallida idea di cosa mi stesse per succedere. E questa, amici miei, è un'altra storia, con più colpi di scena di una telenovela messicana.

Così, tra il surf e la vista di una ragazza misteriosa sulla spiaggia, iniziava la mia estate. Un'estate che avrebbe cambiato tutto. E io? Beh, non vedevo l'ora.