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SAKUATSU ★ OMI, SCELGO TE!


FANDOM: Haikyu!!

SHIP: Sakusa Kiyoomi x Miya Atsumu

PAROLE: 5.305

RATING: 💛 light nsfw

TW: Shonen-ai Lime Spoiler (post Timeskip) Canon Compliant Light Angst ✶ Panic Attack 



Se c'è soluzione perché ti preoccupi? Se non c'è soluzione perché ti preoccupi?
(Aristotele)

Far entrare qualcuno nelle proprie paure è più intimo che andarci a letto.
(Anonimo)



"Siete i ventisette migliori giocatori del paese. In questi cinque giorni vi conoscerete, vi abituerete allo stile di gioco dei vostri compagni di squadra. Identificherete i loro punti di forza così come le loro debolezze. E imparerete a creare sinergia con loro, per amplificare quei punti di forza e compensare quelle debolezze. So che sembrano ancora lontane, ma le Olimpiadi sono in realtà qui, dietro l'angolo. Abbiamo poco più di un anno* per farvi diventare la squadra migliore di sempre!"

[*a fine 2018 ancora non si sapeva che il covid avrebbe stravolto tutti i programmi rimandando le Olimpiadi di Tokyo 2020, di fatto, al 2021]

Le parole del coach Hibarida risuonavano ancora nelle orecchie di Iwaizumi mentre infilava una t-shirt pulita dopo la doccia.

Era stato un discorso davvero esaltante.

Così come era stato esaltante vedere tanti suoi coetanei in riga davanti a lui mentre il coach teneva il discorso di benvenuto: gli occhi lucidi per l'emozione e l'energia che già frizzava sottopelle, a fatica tenevano a freno la voglia di giocare, di andare in campo e dimostrare al mondo di cosa era capace la Monster Generation.

E il fatto di poter dare il suo contributo a quel progetto, per Hajime era già da solo un'enorme soddisfazione. Aveva lavorato tanto, fatto sacrifici come trasferirsi a studiare dall'altra parte del mondo, ed era determinato a dimostrare a tutti che la JVA non aveva sbagliato a concedergli quell'opportunità. In Giappone c'erano tanti preparatori atletici più esperti di Hajime, ne era ben conscio; ma la JVA aveva capito che doveva puntare proprio su quei giovani che, come lui e Kuroo, erano fatti della stessa materia della Monster Generation e avevano lo stesso obiettivo di portare la pallavolo giapponese fin sulla vetta del mondo.

L'esaltazione con cui avevano fatto quel primo allenamento aveva seguito tutti anche negli spogliatoi; la stanchezza e il sudore non erano sufficienti a frenare gli entusiasmi, se il modo in cui ancora i ragazzi scherzavano tra loro poteva essere un indicatore attendibile, in particolar modo per chi già si conosceva e giocava nella stessa squadra, come Hinata, Bokuto e Miya. A nulla erano valsi i pacati ammonimenti di Ushijima, capitano e membro più 'anziano' del Team sia per età che per presenza in nazionale, e l'inquinamento acustico nello spogliatoio era arrivato a livelli quasi intollerabili.

La soglia di tolleranza di Sakusa Kiyoomi, in particolare, era già stata superata da un pezzo.

Si era trattenuto a parlare con il coach un attimo di troppo perdendo così il posto nelle docce prima che tutto il gruppo entrasse nel bagno. Per quanto fosse una palestra grande e ben attrezzata, vantava una decina di box doccia collegati allo spogliatoio principale e, quando era arrivato, erano già tutti occupati. Aveva quindi preferito tornare in palestra per allenarsi in una serie di servizi, affiancandosi a Ushijima che ne faceva sempre cento al termine di ogni allenamento, abitudine che aveva mantenuto sin dai tempi del liceo.

Sakusa aveva quindi fatto la doccia dopo tutti gli altri, non senza aver comunque disinfettato con cura il box in cui era entrato. Era poi tornato negli spogliatoi sperando che il resto della squadra se ne fosse già andato, ma era rimasto deluso e contrariato dal chiasso che ancora i suoi tre compagni di squadra dei MSBY Black Jackals riuscivano a fare completamente da soli.

"Omi-Omi! Ma quanto ci hai messo! Ti stavamo aspettando."

"Ti ho detto che non vengo, Miya."

"Omi-san, è la prima uscita della Nazionale! Devi per forza venire a fare un brindisi con noi!" provò Hinata, senza peraltro ricevere che un'alzata di sopracciglio.

"Ragazzi, lasciatelo stare. Lo aveva già detto che non sarebbe venuto." intervenne Bokuto, che evidentemente non vedeva l'ora di precipitarsi a festeggiare il primo allenamento in nazionale col resto della squadra e non aveva per niente voglia di aspettare Sakusa, tra l'altro, inutilmente.

"Come vuoi. Allora noi andiamo, Omi-san, se cambi idea sai dove trovarci." Hinata salutò tenendo la porta aperta per far passare Miya e Bokuto.

Iwaizumi aveva seguito lo scambio con interesse; si era trattenuto fino a quel momento in quanto aveva il compito di richiudere a chiave la struttura quando tutti fossero usciti, ma doveva ammettere di trovare davvero divertenti le interazioni tra i ragazzi, specialmente quelle non verbali.

Hinata, ad esempio, aveva saltellato per tutto il tempo attorno a Kageyama, prendendolo in giro per la sconfitta degli Adlers di qualche settimana prima contro i Jackals. Kageyama non rispondeva, anche se non riusciva a non arrossire ogni volta che Hinata lo sfiorava anche solo di striscio. L'attrazione tra quei due era evidente anche a un cieco, e Hajime si chiedeva se almeno il fatto di giocare insieme nella Nazionale avrebbe dato loro una spintarella. Sapeva da Oikawa di quanto Hinata fosse innamorato del palleggiatore, e sperava di poter assistere a qualche sviluppo nella loro relazione.

"Iwaizumi-san, tu cosa fai? Ci raggiungi o torni da Oikawa-san?" gli chiese Hinata con un sorrisino furbo sulle labbra, prima di uscire a sua volta.

"Oikawa è andato per qualche giorno a Sendai a trovare la famiglia. Pare che Takeru voglia a tutti i costi farlo partecipare ad un allenamento della sua squadra. E Tooru era più esaltato di lui, l'idea di tornare in patria come 'star d'oltreoceano' lo ha gasato non poco..." Iwaizumi alzò gli occhi al cielo ma la sua espressione era più affettuosa che esasperata. E poi aggiunse "Quindi ci sono, vi raggiungo appena ho chiuso qui."

"Perfetto, allora. A tra poco!"

Lo spogliatoio piombò nel silenzio e Kiyoomi emise un sonoro sospiro di sollievo mentre toglieva l'asciugamano e infilava un paio di boxer puliti.

Hajime fece un giro per spegnere le luci nella palestra e nei bagni e, quando tornò nello spogliatoio, Sakusa era praticamente pronto. Stava chiudendo la giacca della tuta che la porta si spalancò di nuovo e Atsumu si precipitò dentro come una furia.

"Omi-Omi hai visto il mio telefono? Eravamo quasi arrivati al locale e volevo mandarti un messaggio quando mi sono accorto che non era in tasca."

"No." rispose asciutto, mettendosi la borsa in spalla proprio mentre Miya lasciava cadere a terra la propria.

"Eppure non posso averlo perso. Ero qui" spiegò a un interlocutore immaginario mentre si spostava vicino a una fila di armadietti "e stavo facendo vedere i meme dei gattini a Hinata. E poi mi sono spostato qui" aggiunse facendo due passi verso il distributore dell'acqua, mentre gesticolava cercando di ricreare i suoi movimenti di qualche tempo prima "e ho fatto il selfie con Bokuto..."

Miya sembrava smarrito e confuso mentre ricostruiva tutti i suoi movimenti, gli occhi che vagavano nello spogliatoio deserto alla ricerca del suo telefono che sembrava essere davvero scomparso.

Sakusa, dal canto suo, sembrava solo infastidito. Come lo era ogni volta che aveva a che fare con Miya.

"Sei inaffidabile come al solito, Miya. Non riesci nemmeno a prenderti cura dei tuoi effetti personali."

"Omi, non essere crudele con me! Aiutami a cercarlo anziché rigirare il dito nella piaga!"

Sakusa fece una smorfia alla metafora e borbottò un "Disgustoso" a denti stretti.

Non si capacitava del perché Atsumu gli urtasse i nervi così tanto. Era stato così sin dai tempi del liceo ma, negli ultimi tempi, il loro rapporto si era evoluto aprendosi come una forbice. Più giocavano insieme e più Miya prendeva confidenza con lui. E se da un lato era una cosa positiva – Kiyoomi non riusciva a negarlo – perché diventavano sempre più affiatati e coordinati in campo, dall'altro lato Sakusa trovava le loro interazioni fuori dal campo sempre più irritanti.

Miya era uno sbruffone, sempre a ridere e scherzare con tutti, incapace di prendere qualsiasi cosa sul serio, e Kiyoomi proprio non riusciva ad andare d'accordo con persone come lui.

"Omiiiii cosa posso fare?" si lamentò ancora sedendosi sconsolato su una panca, gomiti sulle ginocchia e la testa china in una posa teatrale e drammatica talmente eccessiva che sarebbe sembrata quasi divertente se Atsumu non fosse stato davvero in preda allo sconforto.

"Se mi dai il tuo numero, provo a chiamarti." intervenne Iwaizumi.

Un po' perché voleva davvero aiutare, un po' perché cominciava ad essere stanco dei battibecchi tra quei due.

Si erano pizzicati durante tutto l'allenamento e lui stesso, che li vedeva interagire per la prima volta, si era accorto che le dinamiche tra loro avevano qualcosa di particolare che gli era stranamente famigliare. Un sottotesto non dichiarato ma che lui conosceva bene sin dai tempi del liceo, quando con Oikawa ancora si nascondevano dietro ai loro ruoli di capitano capriccioso e asso burbero, con punzecchiature (e pallonate e testate) affettuose. E, per quanto chiaramente ci fossero delle differenze – Sakusa e Miya giocavano insieme da relativamente poco tempo – la tensione tra di loro era palese ed evidente, una sorta di attrazione magnetica che li faceva finire, chissà come, sempre vicini quando si mettevano in riga davanti al coach, o in fila per fare i giri del campo, salvo poi continuare a beccarsi per tutto il tempo.

Atsumu, d'altro canto, aveva un carattere giocoso e comunicativo, spesso faceva lo sbruffone anche se, rispetto ai tempi del liceo, aveva imparato a mascherare la sua innata arroganza dietro ad una patina di simpatia che lo rendeva alla fin fine una piacevole compagnia. Ma con Sakusa diventava sempre appiccicoso e petulante (in effetti era inquietante quanto Miya gli ricordasse Oikawa per certi versi), ogni scusa era buona per attirare la sua attenzione, che comunque Kiyoomi gli concedeva sempre nonostante tutto, condendola con una sfilza di insulti e parolacce.

Hajime non riuscì infatti a trattenere un sorriso quando Sakusa intervenne prima ancora che Iwaizumi fosse riuscito a tirare fuori il suo telefono.

"Ti chiamo io, Miya. Il tuo numero è il primo della lista dei contatti bannati, lo trovo alla svelta." spiegò cercando di mantenere un'aria infastidita.

Hajime rimise il telefono in borsa e si appoggiò all'armadietto, le braccia incrociate sul petto e un sorriso sornione sul volto.

Era solo il primo giorno del ritiro e aveva già tantissime cose da raccontare a Tooru quella sera, quando si sarebbero sentiti al telefono.

I want to be the very best,
Like no one ever was.
To catch them is my real test,
To train them is my cause.

"Non posso crederci!" intervenne Sakusa mentre Miya cercava di capire da dove provenisse il suono "Solo tu potevi avere la sigla dei Pokemon come suoneria!"

"Ma è stupenda Omi! E poi, se l'hai riconosciuta, vuol dire che li guardavi anche tu! Non puoi davvero... Oh, eccolo qui!" disse allungando infine la mano sopra all'armadietto che aveva occupato quel pomeriggio.

Atsumu finalmente recuperò il cellulare, protetto da una sgargiante cover gialla di Pikachu. I suoi occhi brillavano e sorrideva soddisfatto mentre sbaciucchiava il suo adorato telefono.

Ad Hajime non era certo sfuggito il sorriso che aveva tirato per qualche attimo anche le labbra di Sakusa. Ma era subito tornato padrone di sé stesso, vestendo di nuovo la sua solita aria austera.

"Miya sei disgustoso. Chissà quanta polvere c'è sopra gli armadietti, per non parlare di qualche insetto morto. O peggio, potrebbero passarci dei topi, lì sopra..."

Miya lanciò il telefono sulla panca con la velocità di un fulmine (qualsiasi riferimento a Pikachu è puramente casuale).

"Hai ragione, Omi. Meglio disinfettarlo."

Si precipitò verso il bagno, riaccese la luce che Iwaizumi aveva già spento, e cominciò a rovistare in un armadietto che veniva utilizzato dagli inservienti per le pulizie.

"Omiiiii" chiamò dopo qualche istante "Vieni ad aiutarmi per favore. Tu che sei esperto di disinfettanti, quale pensi sia meglio per il telefono?"

Sakusa alzò gli occhi al cielo, sbuffò e poi appoggiò a terra la sua borsa. Posò il suo stesso cellulare sulla panca, non troppo vicino a quello di Miya, e lo raggiunse in bagno.

Iwaizumi fissò per un istante ancora i due telefoni, il giallo striato di Pikachu e la cover argentata con inserti metallici di Sakusa, ed ebbe un'epifania.

Miya e Sakusa erano come quelle due cover, assolutamente diversi, ma che in qualche modo stavano bene insieme.

Sapeva cosa doveva fare.

"Grazie Omi! Mi sembrava troppo semplice usare l'alcool ma... Ehi, ma dov'è finito ora il mio telefono?"

Miya si fermò ad un passo dalla panca e Sakusa lo raggiunse dopo un istante.

Anche il suo telefono era sparito.

Anche Iwaizumi era sparito.



"Ecco, Omi. Coi soldi che avevo sono riuscito a prendere solo un pacchetto di m&m's. Se hai della moneta possiamo prendere anche qualcosa di salato, se preferisci."

Dalla panca su cui sera seduto, Sakusa alzò gli occhi e lo squadrò per l'ennesima volta con aria nauseata. In effetti era davvero pallido, più del solito in ogni caso, i due nei che spiccavano sulla pelle candida ogni volta che alzava le sopracciglia. La sua espressione era tesa e guardinga, e sembrava dover fare uno sforzo perfino per parlare.

"Io non uso una cosa schifosa come il denaro contante. È il veicolo principale della maggior parte delle malattie."

"Beh, mi dispiace, la macchinetta nel corridoio non prende la carta di credito." spiegò Atsumu, calmo e serafico, mentre si sedeva sulla panca di fianco a Omi.

Aprì il pacchetto delle m&m's e se ne versò un po' nel palmo della mano, quindi le offrì a Sakusa.

"Le mani sono pulite, le ho appena lavate." aggiunse poi, senza nessuna intenzione di scherzare o schernire.

Sakusa fissò per un istante le palline colorate e lucide che riflettevano i neon sul soffitto dello spogliatoio, quindi allungò le dita e ne prese qualcuna.

"Ehi, non dirmi che prendi solo quelle marroni perché hanno meno coloranti..." Atsumu sorrise mentre versava altre m&m's nell'incavo della mano "Guarda che ho visto anch'io il film con Jennifer Lopez. Ma sono tutte stronzate..." ridacchiò.

Sakusa non rispose e si infilò i confetti in bocca cominciando a masticarli piano.

"Non posso credere che nessuno sia ancora venuto ad aprirci." mormorò con un filo di voce dopo aver inghiottito "Eppure Iwaizumi-san non sembrava il tipo da fare scherzi del genere."

"Abbi fede, Omi. Vedrai che Hinata e Bokuto verranno a cercarci."

"È passata più di un'ora, Miya. Io credo che non verrà nessuno, sennò sarebbero già venuti."

Atsumu continuò a masticare riflettendo sulle parole di Sakusa.

In effetti era strano. Più ci pensava e più sembrava che gli mancasse qualche elemento per capire, perché davvero non aveva senso. Perché Iwaizumi avrebbe dovuto chiuderli nello spogliatoio della palestra? E senza i loro cellulari, per giunta, di modo che non potessero chiamare nessuno per venire a liberarli.

Non aveva nessun senso.

Anche se, in fondo in fondo, Atsumu doveva ammettere almeno con sé stesso che la situazione non gli dispiaceva poi così tanto. Se c'era una persona con cui avrebbe volentieri passato la notte rinchiuso in qualsiasi posto, quella era proprio Sakusa.

Ricordava ancora una serata passata con Osamu a guardare le stelle cadenti e a fare i giochi stupidi che facevano al liceo; e, già all'epoca, alla domanda di Samu 'Con chi vorresti restare intrappolato in ascensore?' aveva risposto senza esitare 'Sakusa'. Samu lo aveva guardato, lo aveva guardato per davvero per un lungo istante, cercando di cogliere forse uno scherzo nelle parole del fratello o, quantomeno, un motivo dietro a quella risposta che ancora gli sfuggiva. Ma davanti al silenzio indifferente di Atsumu aveva scosso la testa e non aveva commentato, ed era andato avanti con la domanda successiva.

Atsumu era consapevole di essere 'in fissa' per Sakusa da diversi anni, ormai, e quando finalmente Kiyoomi era entrato nei MSBY Black Jackals, appena uscito dall'università con un bel 'MVP' cucito sul curriculum, Atsumu aveva finalmente sperato che Kiyoomi si accorgesse di lui.

Beh, si era di certo accorto di lui, ma forse Atsumu non aveva giocato bene le sue carte perché sembrava che Omi non lo sopportasse.

Ma in quel momento, in realtà, Kiyoomi sembrava avere altri pensieri per la testa, che gradire o meno di essere rimasto chiuso in palestra con lui.

In tutta onestà, Atsumu si era aspettato una reazione esplosiva da Sakusa per essere rimasto bloccato lì. Pensava che avrebbe sbraitato, che si sarebbe agitato camminando nervosamente su e giù per lo spogliatoio. E invece se ne stava lì, a fissare il vuoto, le dita aggrappate al tessuto dei suoi stessi pantaloni con così tanta forza che le nocche erano ormai diventate bianche.

E aveva un colorito tutt'altro che sano.

"Omi ti senti bene?" gli chiese infatti "Sei davvero pallido e stai sudando..."

Sakusa si passò la mano sul viso asciugando il sudore.

"Sì, sto bene." rispose con un filo di voce, senza ancora guardare Atsumu negli occhi.

Prese un profondo respiro e strinse i pugni ancora più forte, come se quello che stava per dire richiedesse una dose di coraggio che in quel momento Kiyoomi non sapeva proprio dove trovare. Ma evidentemente in qualche modo doveva esserci riuscito, perché si decise a continuare.

"È che... i luoghi chiusi mi innervosiscono. I luoghi chiusi, piccoli e angusti, mi innervosiscono. I luoghi chiusi, piccoli e angusti, e senza la minima possibilità di uscire... Voglio dire, se scoppiasse un incendio faremmo la fine del topo senza nemmeno poter scappare. O se scoppiasse una tubatura dell'acqua potremmo morire annegati; o se si verificasse un corto circuito e noi restassimo folgorati, o..."

La voce di Kiyoomi diventava via via più concitata, il fiato corto e spezzato da piccoli ansiti mentre pronunciava quelle parole che gli pesavano sul cuore evidentemente già da un po'. Ma il fatto di dirle ad alta voce sembrava amplificarne la portata, renderle più reali, possibili, probabili, man mano che la sua fervida immaginazione partoriva scenari catastrofici per i cinquanta modi in cui lui e Atsumu avrebbero potuto morire quella notte negli spogliatoi del palazzetto.

"Omi... Ehi, Omi. Guardami!"

Atsumu posò il sacchetto di m&m's sulla panca e scese in ginocchio a terra di fronte a Sakusa, le mani ben strette sui suoi bicipiti e lo sguardo piantato in quello di ossidiana dello schiacciatore.

"Non succederà niente di tutto questo! Te lo garantisco, non hai niente di cui preoccuparti."

Lo aveva detto scandendo piano le parole e ostentando tutta la sicurezza che era riuscito a racimolare; e si congratulò con sé stesso per il tono pacato e rassicurante che gli era uscito, considerando invece il turbine di emozioni che gli stava sconquassando il petto.

Perché, prima di tutto, i bicipiti di Sakusa sotto le sue mani erano di marmo. Atsumu aveva sempre sognato di poterne saggiare la consistenza ma non aveva mai osato toccarlo proprio alla luce del fatto che Sakusa non amava il contatto fisico con le persone. Temeva di essersi spinto troppo oltre con quella presa sulle sue braccia, ma era stato un gesto istintivo, il bisogno di calmare e confortare Kiyoomi aveva superato la paura di poterlo irritare.

E poi, gli occhi di Kiyoomi visti così da vicino erano spettacolari. Di un nero profondo e magnetico, così scuri che non c'era distinzione tra la pupilla e l'iride.

Ma la cosa che colpì davvero Atsumu fu l'espressione smarrita e fragile del suo sguardo.

Allentò la presa sulle sue braccia ma Sakusa non sembrava averci nemmeno fatto caso. Fissava Atsumu negli occhi, per la prima volta diretto e sincero, senza filtri né finzioni, cercando nelle dolci iridi castane del biondo quella rassicurazione di cui aveva chiaramente un disperato bisogno.

Fu Atsumu il primo a distogliere lo sguardo, e lo fece solo e unicamente per preservare la sua sanità mentale. Perché guardare Kiyoomi così da vicino era pericolosissimo, e Atsumu era un uomo debole, incapace di resistere a qualsiasi tentazione. E Kiyoomi era la più grande di tutte.

"Immagino però che su una cosa tu abbia ragione, Omi." mormorò lasciando a malincuore la presa su Sakusa e accucciandosi all'indietro sui talloni "Penso che non verrà nessuno a liberarci. Forse dovremmo cercare di dormire un po'. Domani mattina arriveranno tutti presto, gli allenamenti iniziano alle 8."

"E noi non avremo nemmeno un cambio pulito da indossare..." commentò Sakusa con una smorfia di palese disgusto.

"Questo non è detto Omi! Sono un uomo dai mille talenti. Ti fidi di me...?"

Sakusa aprì la bocca perplesso ma Miya si tirò in piedi alla svelta, zittendo qualunque commento Sakusa stesse per fare.

"Ok, ok, come non detto. Non rispondermi. Fidati e basta." concluse mentre cominciava a frugare nella sua borsa e tirava fuori la divisa da allenamento che aveva usato quello stesso pomeriggio.

"Dammi anche la tua. Ho visto che in bagno ci sono dei detersivi. Quantomeno possiamo lavare quella di oggi così da averla pulita per domani mattina."

Sakusa restò ad osservare Miya che si precipitava in bagno e cominciava a rovistare nell'armadietto dopo aver aperto l'acqua e riempito uno dei lavandini.

"C'è del Sapone di Marsiglia" disse ad alta voce per farsi sentire da Sakusa "è il più naturale e delicato dei detersivi, direi che siamo stati fortunati."

La mezzora successiva passò in fretta.

Atsumu chiacchierava tranquillamente mentre lavava le loro divise e le risciacquava con cura e, tutto sommato, Kiyoomi era grato al palleggiatore per quella distrazione. Ascoltare gli aneddoti di Atsumu e Osamu al liceo era quantomeno divertente e le sue storie erano riuscite a distogliere la mente di Kiyoomi dalla situazione assurda in cui si trovavano.

Fu solo quando Atsumu si avvicinò al grosso calorifero del bagno per stendere le divise ad asciugare, che la realtà tornò prepotente a farsi sentire.

"Il calorifero è quasi freddo, credo che abbiano spento il riscaldamento..." mormorò perplesso.

"Beh, poco male" si rispose da solo "ci metteremo un po' di più ma possiamo sempre asciugarle con i phon."

Ed era quasi mezzanotte, ormai, che Atsumu posò sulla panca le due divise piegate con cura. Entrambe erano ancora tiepide e profumavano di pulito, e Miya dovette ammettere di provare un brivido di anticipazione all'idea che lui e Sakusa l'indomani avrebbero avuto lo stesso odore.

"Bene. Direi che adesso dobbiamo davvero dormire." mormorò guardandosi in giro con attenzione. E poi ebbe un'idea.

Recuperò alcuni materassini dallo sgabuzzino nel corridoio e li portò nello spogliatoio, accatastandoli in due pile ordinate. Corse poi in bagno dove recuperò l'alcool e uno strofinaccio, e disinfettò con cura i materassi su cui avrebbero dormito.

"Ta-dah! Il letto è pronto!"

Sakusa guardò i due letti improvvisati, e poi spostò lo sguardo sul volto di Atsumu.

Miya lo guardava in attesa del suo verdetto, l'autocompiacimento per la soluzione ingegnosa che aveva trovato risultava solo vagamente annacquato dal timore che Sakusa non avrebbe comunque gradito la sistemazione.

Per la prima volta da quando erano rimasti intrappolati lì, Sakusa non riuscì a trattenere un sorriso. Un sorriso vero, non una di quelle smorfie che ogni tanto gli scappavano – e di cui sperava che Atsumu non si fosse accorto – e che cercava sempre di nascondere immediatamente.

Fece un passo verso Miya e lo stupì ancora di più mettendogli le braccia al collo e stringendolo in un abbraccio goffo e impacciato.

"Grazie." mormorò accanto al suo orecchio "Non so cosa avrei fatto senza di te..."

E per la prima volta da che erano rimasti intrappolati lì, o forse in assoluto, fu Atsumu a restare senza parole.

Appoggiò con cautela i palmi delle mani sui fianchi stretti del moro e, solo quando fu certo che Sakusa non si sarebbe ritratto, scivolò dietro la schiena circondando la sua vita e si rilassò nell'abbraccio.

"Prego." sussurrò.

Sakusa si scostò dopo pochi attimi in preda all'imbarazzo, e lo stesso fece Miya, che si voltò verso il bagno e si allontanò con la scusa di spegnere le luci; non poteva permettere che Sakusa vedesse i suoi occhi lucidi e le sue guance arrossate.

Ed era troppo intento a nascondere il suo imbarazzo per accorgersi che anche Sakusa era rosso in volto.

Il cuore di Kiyoomi batteva forte e le sue guance scottavano; si era reso conto, non senza stupore, che non aveva percepito nessuna repulsione ad abbracciare Miya. Era caldo e profumato, il docciaschiuma dalle note marine che aveva usato qualche ora prima aveva preso anche il sentore del sapone di Marsiglia, creando una combinazione assolutamente gradevole. Come era stato gradevole sentire il calore del petto di Atsumu contro il suo, la solidità del suo corpo asciutto e muscoloso e, soprattutto, scoprire la bellezza del suo carattere gentile, che stava emergendo ai suoi occhi come unica nota positiva di quella assurda serata.

Spente le luci, lo spogliatoio rimase immerso in una fragile penombra, la luce di un lampione del parcheggio che filtrava da un finestrone vicino al soffitto.

Atsumu raggiunse il materasso e si sdraiò con cautela sul rivestimento di plastica: era una sensazione spiacevole perfino per lui e fu lieto di sentire che Omi, invece, non se ne lamentava. Si era appallottolato su un fianco dandogli le spalle, e poteva sentire il suo respiro lento e regolare nella penombra.

"Buonanotte Omi."

"Buonanotte Atsumu."

Il cuore del biondo fece una capriola e si trovò a rigirarsi anche lui per qualche minuto, troppo agitato per trovare anche solo una posizione comoda. Era la prima volta che Sakusa lo chiamava per nome. E sperava che non sarebbe stata l'ultima.

Restarono immobili sui materassini per un tempo imprecisato, potevano essere passati cinque minuti come mezz'ora, Atsumu non poteva dirlo.

Sapeva solo che non riusciva a dormire.

La vicinanza di Sakusa lo rendeva stordito e confuso, la sua mente iperattiva non riusciva a non tornare a quell'ascensore in cui aveva immaginato di restare chiuso con Omi, e a come tutti i film mentali che si era fatto terminassero con lui e Sakusa che facevano l'amore.
Samu avrebbe detto che era un idiota, e probabilmente lo era davvero, visto che continuava a gettare lunghe occhiate nel buio in direzione di Omi, sperando che dicesse o facesse qualcosa per primo (come succedeva sempre nei suoi sogni).

L'altro motivo per cui non riusciva a dormire era che cominciava oggettivamente a sentire freddo. Il riscaldamento era spento già da un po', e la leggera tuta sintetica non riusciva a scaldarlo più di tanto.

Ma fu solo quando un tremore più violento degli altri gli fece sbattere i denti tra loro che si accorse che anche Sakusa era sveglio.

"Hai freddo?" gli chiese il moro.

"Cazzo, sì! Omi, tu no?"

In tutta risposta Sakusa si spostò verso il bordo del materassino, dalla parte opposta rispetto ad Atsumu, ma non gli lascò il tempo di essere deluso per essersi allontanato perché borbottò un fievolissimo "Vieni qui."

Non era sicuro di aver capito bene ma non c'era altra spiegazione. Sakusa gli aveva fatto spazio, voleva che si sdraiasse vicino a lui.

Miya non gli lasciò il tempo di cambiare idea, si sdraiò subito dietro Sakusa, abbastanza vicino da poterne sentire il calore ma non direttamente a contatto col suo corpo.

Sakusa sbuffò e si fece indietro di qualche centimetro, appoggiando la schiena al petto di Atsumu, e facendo aderire completamente le lunghe gambe con quelle del palleggiatore.

"Solo perché fa freddo..." borbottò, prima di allungare la mano dietro di sé. Prese il polso di Atsumu e se lo tirò davanti al petto, avvolgendo il braccio del biondo attorno al suo torace come il lembo di una coperta.

Non aggiunse altro.

Ma Atsumu fu grato di quello perché non sarebbe stato in grado di rispondere. Aveva la bocca secca, le guance in fiamme e il suo cuore picchiava talmente forte nel petto che era certo che Sakusa lo sentisse sbattere contro la sua schiena.

Se anche Sakusa lo aveva sentito, sembrò non farci caso perché si sistemò ancora meglio contro al petto di Atsumu cercando di non far disperdere il calore generato dai loro corpi e di trattenerlo in mezzo a loro.

Il respiro di Sakusa si fece di attimo in attimo più calmo e lento e, forse inconsciamente, Atsumu regolarizzò il suo respiro con quello di Sakusa.

Poteva ancora sentire l'aria fredda contro la sua schiena, ma avrebbe dormito anche appoggiato contro a una lastra di ghiaccio pur di tenere Kiyoomi tra le braccia in quel modo.

La nuca di Omi era vicinissima al suo volto, poteva sentire un ricciolo ribelle solleticargli il naso, il profumo del suo shampoo che gli invadeva le narici e i sensi, e Miya ci infilò tutta la faccia; inspirò a fondo, beandosi di quel profumo dal sentore vagamente alcolico che era tipico di Kiyoomi, e a cui aveva già cominciato ad abituarsi. Tutte le sue percezioni erano invase da Omi, l'eccitazione iniziale che si scioglieva in una morbida consapevolezza; si crogiolò ancora nel suo calore, il suo torace che si alzava e si abbassava lento, ipnotico, in qualche modo rassicurante, e finalmente Atsumu riuscì a spegnere il cervello e godersi semplicemente quella inaspettata e meravigliosa vicinanza.

Doveva essersi addormentato senza accorgersene, ma si riscosse sentendo che Kiyoomi aveva iniziato ad agitarsi tra le sue braccia. Piagnucolava parole incomprensibili e stava tremando, ma non per il freddo visto che il suo corpo era sudato ed emanava calore.

"Tranquillo, Omi..." mormorò accanto al suo orecchio mentre faceva scorrere la mano sulla sua spalla in carezze rassicuranti "Va tutto bene. È solo un sogno..."

Sakusa si agitò ancora per qualche istante tra le sue braccia e poi di colpo si voltò, seppellendo il volto contro il suo petto mentre le mani si aggrappavano alla sua giacca. Aveva il respiro pesante di chi ha fatto una lunga corsa e un sottile piagnucolio si levava dalla sua gola.

Atsumu lo circondò di nuovo con le braccia e prese a tracciare lenti cerchi sulla sua schiena mentre con l'altra mano attirava la testa riccia contro al suo petto ancora una volta, e continuava a sussurrare parole di conforto, il tono pacato e morbido, forse più rassicurante delle parole stesse.

Sakusa lentamente si calmò, i suoi tremori cessarono ma non mollò la presa sulla giacca di Atsumu. Il suo respiro si fece più regolare e cadenzato, e Atsumu cominciava a pensare che si fosse riaddormentato quando Sakusa sollevò lentamente il viso dal suo petto. I suoi occhi erano sgranati nella penombra e ancora colmi di lacrime, e Atsumu non ebbe il coraggio di staccare le braccia dal corpo di Omi, e lo tenne così, continuando ad abbracciarlo, anche a rischio che si arrabbiasse.

Ma Sakusa non si arrabbiò.

Sakusa, di tutte le cose, fece l'unica che Atsumu non si sarebbe mai aspettato.

Sollevò il volto cercando le sue labbra e trascinandole in un bacio lento e disperato.

Atsumu si riprese dal primo stupore e avvolse la schiena di Kiyoomi ancora più stretta, attirandolo a sé, trattenendolo per non farlo scappare. Perché non sapeva se Kiyoomi stesse ancora sognando, o se fosse lui stesso a sognare, ma era tutto troppo meraviglioso e non voleva che finisse.

Sakusa distese le gambe che aveva tenuto piegate in posizione fetale fino a quel momento, e scivolò completamente addosso ad Atsumu, i pugni ancora stretti nella giacca e la lingua che rincorreva quella di Atsumu dentro e fuori dalle loro bocche.

Si baciarono a lungo e profondamente, spingendosi l'uno contro l'altro, strusciandosi, cercando un contatto sempre più esteso, fino a che non fu Kiyoomi a staccarsi, ancora a corto di fiato ma per un motivo ben diverso, ora, rispetto all'incubo che lo aveva tormentato nel sonno.

"Miya... sei davvero senza vergogna..." mormorò ridacchiando, senza peraltro lasciare la presa sulla giacca della nazionale di Atsumu "Ma ti piaccio davvero così tanto da farti venire un'erezione solo per un bacio?"

"Sì, Omi. Mi piaci tanto. Davvero, davvero tanto." confessò in un soffio, prima di tornare svelto a baciarlo, senza dargli il tempo di rispondere; perché non era ancora sicuro di essere sveglio né, nel caso lo fosse, di voler sentire cosa avrebbe potuto rispondere Sakusa.

La domanda così schietta e diretta, tipica di Sakusa, lo aveva costretto a dichiararsi suo malgrado, e ormai il danno era fatto. Ma non era pronto a ricevere un rifiuto.

Atsumu fu presto rincuorato perché, dopo qualche attimo, fu lui stesso a staccarsi ridacchiando.

"Mi pare di capire che non sono l'unico, qui, con un'erezione..."

"E pensi di fare qualcosa a riguardo...?"


[segue]

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