KUROKEN ★ LA CURIOSITÀ HA UCCISO IL GATTO
FANDOM: Haikyu!!
SHIP: Kuroo Tetsurou x Kozume Kenma
PAROLE: 6.096
RATING: ❤️ nsfw
TW: ✶ Yaoi ✶ Lemon ✶ Smut ✶ Spoiler (post Timeskip) ✶ Canon Compliant ✶
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La curiosità ha ucciso il gatto, ma la soddisfazione lo ha fatto ritornare.
(Eugene Gladstone O'Neill)
I gatti sono curiosi, ma odiano ammetterlo.
(Mason Cooley)
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"Sono davvero distrutto. Davvero davvero. Non ce la faccio nemmeno ad alzarmi. Kurooooooo... Portami in braccio, ti prego..."
Kenma tese le braccia verso Kuroo, il resto del suo corpo minuto quasi fagocitato dall'enorme divano di pelle scura. La bocca era atteggiata in un broncio supplichevole e forse Kuroo ci sarebbe anche cascato, forse (come se non lo conoscesse da tipo vent'anni), se non fosse stato per la luce maliziosa che brillava proprio sul fondo dei suoi occhi felini. La pupilla allungata si muoveva rapida nelle iridi dorate e, come a conferma delle sue intenzioni, un sorrisino soddisfatto si allargò sul suo viso spazzando via in un istante l'inutile broncio.
"Ti prego ti prego ti prego..." riprovò, lamentoso, allungando le vocali insieme alle braccia che ancora stendeva verso il moro.
Kuroo lo fissò per un istante con espressione seria e corrucciata. Era deciso a non cedere.
Non subito quantomeno.
"Micetto, lo vedi che sono occupato..." spiegò pacato, alzando davanti a sé la pila di bicchieri di carta che aveva raccolto da tutti gli angoli del salotto.
"Ma io sono stanco. Questa casa è troppo grande. Non ce la faccio a trovare la strada per la camera da letto. E se anche la trovassi, sono sicuro che morirei di stanchezza durante il tragitto..." lamentò ancora agitando la punta delle dita in direzione di Kuroo.
La t-shirt nera col logo dorato della Bouncing Ball era come sempre troppo grande ed era scivolata scoprendo due braccia lunghe e secche, di un colore così chiaro e cremoso che sarebbe parso forse malsano su un'altra persona, ma che conferiva a Kenma un'aria così eterea e soffice a cui Kuroo non sapeva proprio resistere.
Era un uomo debole.
Lo era sempre stato, nei confronti di Kenma quantomeno.
Posò i bicchieri sul tavolino mentre sospirava rumorosamente.
"E va bene, metterò a posto domani mattina. Tanto è domenica, posso anche fare con comodo..."
Kenma sorrise, sfacciato e brillante della sua soddisfazione. Fece anche lo sforzo di aggrapparsi allo schienale del divano e di mettersi seduto, così che per Kuroo fosse più facile prenderlo in braccio. Si avvinghiò al collo di Tetsurou come un grosso koala, le gambe attorcigliate sui fianchi fasciati nei jeans scuri, e infilò il naso nel suo collo inspirando forte.
"Che buon odore che hai, Tetsu. Come fai a sapere di buono anche dopo una serata come questa?"
"Dici?" domandò dubbioso mentre faceva il giro della sala a spegnere tutte le luci. Il corpo di Kenma tra le sue braccia sembrava non pesare nemmeno un grammo, era così abituato a portarlo in braccio ormai da sempre, che gli sembrava quasi un'estensione del suo.
"E pensare che durante il torneo di Beer Pong ho sudato un sacco."
"Ho visto! Sei riuscito perfino a battere Bokuto! Meno male che Akaashi era lì per consolarlo altrimenti avrebbe tenuto il broncio rovinandoci l'inaugurazione della casa nuova."
"Hai ragione. E, a proposito di inaugurazione..." Kuroo appoggiò il ginocchio sul grande letto matrimoniale per posare Kenma esattamente al centro "non abbiamo ancora inaugurato il letto nuovo, visto che ce l'hanno portato solo stamattina." aggiunse mentre si sdraiava lentamente sul suo ragazzo e infilava il naso tra le ciocche bionde.
"Che ne dici?" mormorò piano stuzzicando con la lingua la pelle tenera sotto l'orecchio "O sei troppo stanco?"
Kenma rispose con un mugugno sottile e mosse i fianchi in maniera stuzzicante. Infilò le dita tra le ciocche corvine di Kuroo e si accostò all'orecchio con le labbra.
"Va bene... ma devi fare tutto tu..." sussurrò, prima di allungare la lingua e farla scorrere lungo il padiglione auricolare di Kuroo.
"E dove sarebbe la novità?" chiese Tetsurou ridacchiando, mentre continuava a mordere e leccare la pelle tenera del collo.
Scese lentamente con la bocca, lingua e denti che si alternavano; tirò con le dita il collo già largo della t-shirt per raggiungere la clavicola e succhiare la pelle candida in modo rumoroso.
Kenma rispose muovendo ancora i fianchi, un chiaro invito che Kuroo colse in un istante scendendo con una mano a infilarsi nell'elastico della tuta.
"Mmmhhh micetto, sei già tutto bagnato..." mormorò.
"È colpa tua, Tetsu. Non vuoi lasciarmi dormire e alla fine anche Kitty si è svegliato..."
Kuroo scese in ginocchio tra le sue gambe e, con un gesto fluido, gli sfilò la t-shirt e poi anche pantaloni e boxer scoprendo il torace asciutto e le gambe pallide di Kenma. Ma la sua attenzione era calamitata altrove.
"Ciao Kitty." sussurrò prima di scorrere con la lingua per tutta la sua lunghezza.
Kenma mugugnò alla sensazione, artigliò le ciocche scure di Kuroo mentre muoveva i fianchi per andargli incontro.
Kuroo continuò a scivolare con la lingua, avanti e indietro, stuzzicando con i denti la pelle più sensibile e poi ritraendosi un attimo dopo. Sapeva cosa voleva Kenma ma aveva intenzione di farlo sospirare un po' prima di darglielo.
"Kuroo!" gemette Kenma, il tono imperioso e impaziente di chi è abituato ad avere tutto.
"Pazienza, micetto, non essere ingordo..." ridacchiò. Ma si riconfermò l'uomo debole che sapeva di essere perché, a dispetto delle sue parole, si decise a prenderlo completamente in bocca.
Kenma emise un miagolio sottile mentre si inarcava e artigliava la seta delle lenzuola.
"Cazzo sì! Così..." lo incitò.
Kuroo approfondì il movimento, ruotando appena la testa per una migliore inclinazione, mentre scivolava con le mani in lente carezze sulla pelle morbida dei suoi fianchi.
"Oddio!" gemette ancora Kenma.
"Dimmi come mi vuoi..." mormorò Kuroo, le labbra a sfiorare la pelle tesa e arrossata in piccoli baci che si trasformavano in ondate di brividi.
"Te l'ho detto, Tetsu. Devi fare tutto tu..." ripeté ancora Kenma, le dita infilate nella chioma corvina mentre i polpastrelli accarezzavano piano il cuoio capelluto in languidi cerchi.
"Ricevuto." confermò Kuroo dando un'ultima lappata umida.
Si alzò quindi dal letto e prese a sbottonare la camicia scura con studiata lentezza, un bottone dopo l'altro. Kenma si sollevò sul gomito e fissò rapito il suo ragazzo nella penombra della loro nuova camera da letto. Per quanto impaziente e bisognoso, vedere Kuroo spogliarsi era uno spettacolo che non smetteva mai di eccitarlo.
La luminosità dei grattacieli di Tokyo filtrava obliqua dalle ampie finestre disegnando complicati giochi di luci e ombre che Kuroo riusciva a sfruttare con malizia rendendo il suo spogliarello degno dei migliori Host Club di Kabukicho.
Per quanto avesse smesso di giocare a pallavolo da qualche anno, ormai, il suo fisico conservava ancora le linee armoniose e definite di un tempo; le sedute bisettimanali in palestra avevano contribuito a mantenere i suoi muscoli asciutti e tonici. In fondo, per lui che aveva fatto della missione di diffondere la pallavolo nel mondo il suo lavoro, era importante presentarsi con un aspetto atletico e sano.
"Tetsu, dio, ti vuoi muovere!" gemette Kenma dopo qualche istante.
Perché tanto più era eccitante vedere Kuroo sfilare i jeans con movimenti lenti dei fianchi, tanto più impaziente diventava di attimo in attimo.
"Arrivo, micetto. Non cominciare senza di me!" lo ammonì Kuroo gattonando finalmente sul letto nella sua direzione.
Guardò con aria contrariata la mano di Kenma che aveva preso, forse inconsciamente, a scivolare sulla sua erezione, e Kenma rise "È colpa tua! Lo sai che..."
Si interruppe bruscamente quando Kuroo lo afferrò dietro le ginocchia e sollevò il suo bacino dal letto. Affondò il viso tra le sue gambe e cominciò subito a muovere la lingua strappando a Kenma dei versi davvero più vicini al mondo animale che a quello umano.
"Sì, Tetsu! Così, cazzo!" gemette ancora.
La lingua di Kuroo sapeva perfettamente dove e come colpire, tanti anni di relazione avevano solo reso il sesso tra loro ancora più intimo, elaborato e intrigante. Conoscevano alla perfezione il corpo dell'altro, sapevano cosa fare e come farlo; ma ogni volta che facevano l'amore, o che facevano sesso, sembrava che ci fosse sempre qualcosa di nuovo, un elemento stuzzicante, un esperimento audace, che li portava ad essere sempre più complici.
Fu solo quando aggiunse un dito alla sua lingua, che Kuroo riuscì finalmente a sentire le parole che stava aspettando.
"Scopami! Scopami subito!"
Kuroo non rispose, non poteva in ogni caso, e poi comunque era ben consapevole che accontentare Kenma nella sua richiesta avrebbe avuto come conseguenza che il giorno successivo Kenma non sarebbe riuscito ad alzarsi dal letto. E non era quello che voleva, non questa volta in ogni caso.
Prese il lubrificante e tornò a dedicarsi alla sua missione, scivolando con lentezza nel corpo bollente di Kenma che si contorceva sotto di lui, inarcando la schiena, la bocca aperta in cerca di aria e le palpebre che svolazzavano.
Aggiunse un secondo dito solo quando si fu abituato al primo, ignorando la richiesta di Kenma di fare in fretta, sordo ai suoi miagolii disperati, indifferente alle dita aggrappate ai suoi capelli e alla sua affermazione di essere pronto.
Aggiunse un terzo dito dopo un tempo che Kenma percepì come ingiustamente lungo. Le lacrime avevano ormai inondato le sue guance, le dita abili e maliziose di Kuroo dentro di lui continuavano a stuzzicarlo, a spingerlo vicino a bordo per poi ritirarsi all'ultimo minuto. Era un pasticcio insoddisfatto e impaziente, e Kenma decise che ne aveva abbastanza di essere preso in giro.
Strisciò a fatica verso la testata del letto, liberandosi dalla presa di Kuroo che non oppose resistenza e rimase a fissare il suo bellissimo ragazzo che si accucciava sul letto, lo sguardo di fuoco che avrebbe anche potuto ucciderlo, le gote arrossate e un'espressione davvero indignata in volto.
"Kuroo sei davvero uno stronzo!" lo insultò prima di avventarsi su di lui con tutto il suo peso (vabeh) per sbilanciarlo all'indietro sul letto.
Kuroo si lasciò atterrare, la schiena sul materasso e un ghigno storto sul viso mentre Kenma si metteva a cavalcioni su di lui e iniziava a strusciare il bacino con movimenti felini.
Non che ce ne fosse bisogno, l'erezione di Kuroo era evidente e svettava impudente tra le sue gambe già da tempo, e Kenma voleva solo approfittarsene.
Senza dire una parola, il biondo si puntellò con una mano sugli addominali di Kuroo e cominciò a calarsi lentamente sul suo ragazzo aiutandosi con l'altra mano.
Kuroo non riuscì a trattenere un gemito, aveva ottenuto esattamente ciò che voleva e ora si godeva il risultato delle sue provocazioni.
"Cazzo, Ken! Sei così stretto..." mugugnò mentre afferrava i fianchi candidi con le sue mani grandi e lo aiutava a scendere lentamente. Sapeva che le cosce di Kenma non avrebbero potuto sostenerlo a lungo, ma averlo in quella posizione valeva bene uno sforzo anche da parte sua.
Kenma era quanto di più bello avesse mai visto in vita sua, le lunghe ciocche dalle punte chiare gli incorniciavano il volto e scendevano scomposte fino al petto. Le sue iridi brillavano davvero nella penombra, luccicanti e misteriose in quel taglio di occhi allungato e sensuale. Il suo fisico minuto era delicato ed etereo, e Kuroo adorava vederlo così, svettare sopra di sé, i muscoli tesi fino allo spasmo e il volto stravolto dal piacere in una smorfia a metà strada tra la sofferenza e la lussuria.
"Kuroo..." gemette quando toccò il fondo. Il petto esile di Kenma era scosso da ansiti veloci, la pelle lucida e le guance di un bel rosso vivo.
Kuroo capì l'invito, non c'era bisogno di altre parole, e cominciò a sollevare il bacino mentre ancora le sue mani sostenevano Kenma per i fianchi esili.
"Sì..." confermò Kenma, la testa gettata indietro ed entrambe le mani ora a puntellarsi sugli addominali di Kuroo per non cadere sotto alle spinte che si facevano sempre più secche e incalzanti.
"Dio quanto sei bello, Ken!"
"Tetsu..." riuscì solo a dire, prima di impugnare ancora una volta la sua stessa erezione.
Bastarono poche spinte di Kuroo sotto di lui e il movimento esperto del suo stesso polso, che in pochi attimi Kenma prese a tremare, le testa che diventava leggera e un'esplosione al centro del suo stomaco che lo fece accasciare spalmandosi stremato sul petto di Kuroo insieme al suo stesso rilascio.
Kuroo lo seguì dopo un istante, il corpo di Kenma che rimbalzava alle spinte secche del suo bacino, e poi si sciolse dentro al corpo meraviglioso del ragazzo che amava da sempre.
Entrambi ansimavano rumorosamente, stretti in un abbraccio sporco e sudato, e il cuore che lentamente tornava ad un battito normale.
"Ti amo Ken." mormorò Tetsurou passando le dita tra le ciocche chiare sparse sulla sua schiena.
Un brivido corse lungo la spina dorsale di Kenma e gli strappò un gemito lamentoso.
"Tetsu... Sono morto..." riuscì solo a dire.
"Tranquillo amore, ti pulisco io. Ora puoi dormire."
Scivolò fuori lentamente e adagiò il corpo inerme di Kenma sulle lenzuola sfatte. Si alzò piano e uscì silenziosamente dalla stanza per poi tornare dopo qualche minuto con una spugna calda e bagnata con cui ripulì delicatamente il corpo di Kenma, prima di spostarlo sul cuscino e stendersi accanto a lui sotto le lenzuola.
"Dormi bene micetto" mormorò dopo aver depositato un ultimo bacio sulla sua chioma bionda. Ma Kenma era già nel mondo dei sogni.
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Kenma aprì gli occhi lentamente e li richiuse immediatamente. La luce era troppo forte, il sole si rifletteva sui grattacieli inondando la stanza di luce e calore. Prese nota mentalmente che la sera avrebbero dovuto ricordarsi di tirare le tende.
Scostò le lenzuola e allungò la mano accanto a sé. Il letto era vuoto ma il materasso era ancora tiepido, Kuroo doveva essersi alzato da poco.
Aprì piano gli occhi dando le spalle alla finestra e riuscì a fatica a tenerli aperti per osservare la stanza. Ancora non gli era famigliare; per quanto avessero scelto insieme i mobili per la loro casa nuova, Kenma era abituato alla sua vecchia casa a cui era affezionato. Ma non aveva dubbi che sarebbe bastato poco tempo per amare anche questa nuova vita, finalmente insieme a Kuroo in via ufficiale e definitiva.
Si stiracchiò tra le lenzuola e poi si voltò per guardare finalmente l'olosveglia sul comodino. Era quasi ora di pranzo, e il suo stomaco glielo confermò brontolando rumorosamente.
Era inevitabile, avrebbe dovuto alzarsi.
Scese lentamente dal letto, i muscoli doloranti nel modo migliore gli ricordavano ancora di come avevano fatto l'amore lui e Kuroo la sera prima. Sorrise al ricordo, il moto di stizza per come Kuroo era riuscito a provocarlo costringendolo a cavalcarlo, che si scioglieva subito nel calore che sentiva in mezzo al petto. Kuroo era l'amore della sua vita, e in parte lo amava proprio per quel suo modo di essere, dolce e premuroso ma anche stuzzicante e stimolante, capace di capire sempre di cosa avesse bisogno Kenma in qualsiasi momento. E in quel momento, quello di cui aveva bisogno era la colazione. E poteva scommetterci che Kuroo fosse già ai fornelli.
Prese una t-shirt pulita dal cassetto, una di Kuroo per la precisione, che gli arrivava fino alle ginocchia, e si avventurò negli immensi corridoi del loro nuovo appartamento all'ultimo piano di uno dei complessi più prestigiosi di Roppongi Hills.
Beh, in fondo avere i soldi non era così male.
Stava per entrare in cucina ma qualcosa nel tono di voce di Kuroo lo fece immobilizzare sul posto. Stava probabilmente parlando al telefono perché sentiva solo la sua voce alternata a momenti di silenzio. Ma non stava proprio parlando, piuttosto sembrava che sussurrasse, che parlasse piano per non farsi sentire.
Kenma restò nascosto dietro lo stipite della porta e si fece attento per cercare di capire cosa stesse dicendo.
"Sì, sì, lo so..."
Silenzio.
"Sei fantastica! Davvero, non so come farei senza di te."
Ancora silenzio da parte di Kuroo, ma il cuore di Kenma batteva così forte, invece, che riusciva a sentirlo nei suoi stessi timpani.
"Certo. Mi inventerò qualcosa, non preoccuparti. Ci vediamo dopo. Bacio."
Il suo corpo si mosse prima ancora che il cervello avesse iniziato a rielaborare quello che aveva sentito e sbucò dalla porta della cucina andando subito a sedersi su una sedia, le gambe rannicchiate sotto al corpo e il gomito sul tavolo a sostenere il mento col palmo della mano.
Kuroo lo scorse con la coda dell'occhio e posò subito il cellulare sul bancone accanto ai fornelli.
"Buongiorno micetto. Dormito bene?" chiese mentre rigirava le uova nella padella un'ultima volta. Spense il gas e si voltò per servire un po' di uova in uno dei due piatti che erano già disposti sulla tavola, e posava la padella con il resto delle uova su una sottopentola.
"Eri al telefono?" domandò Kenma a bruciapelo, senza peraltro rispondere al buongiorno di Kuroo.
"No... cioè, sì, hanno sbagliato numero."
Kuroo si sedette al suo posto e cominciò a sgranocchiare una fetta di pane che aveva già tostato in precedenza, mentre rigirava nervosamente la forchetta tra le uova che si era servito.
La tavola era apparecchiata con svariate pietanze, Kuroo sapeva che Kenma amava alternare colazione orientale e occidentale, dolce e salato, a seconda di come si svegliava, perciò gli lasciava sempre ampia scelta. Ma Kenma si versò solo una tazza di caffè e cominciò a sorseggiarlo piano, la tazza tenuta tra entrambe le mani, e gli occhi fissi su Kuroo che invece non lo stava per niente guardando.
"Hai dormito bene?" chiese ancora Tetsurou dopo qualche minuto, voltandosi finalmente a guardarlo.
"Abbastanza." rispose Kenma asciutto, ma Kuroo si era già alzato per mettere il suo piatto nel lavandino.
Non riusciva a capire perché la sua mente stesse viaggiando a velocità rallentata, pensava fosse colpa della stanchezza, anche se in verità era abituato a stare sveglio anche tutta la notte con le sue live; sperava che il caffè avrebbe rimesso in moto tutti i suoi neuroni, ma invece si rendeva conto di non essere ancora in grado di connettere.
Quello che aveva sentito non aveva senso.
Kuroo parlava con una donna e, per di più, aveva un tono intimo e affettuoso. Fosse stata sua sorella o un'amica comune glielo avrebbe detto, invece di dire che aveva sbagliato numero.
"Finisci pure la colazione con comodo, Ken. Io devo uscire un attimo a comprare una un paio di cose che ho dimenticato per la cena di stasera, ma mi sbrigo alla svelta, così poi oggi pomeriggio possiamo finire di disfare gli ultimi scatoloni."
Kuroo depositò un bacio veloce sulla sommità del capo di Kenma, per poi sparire dalla cucina senza nemmeno ricevere una risposta.
L'intera situazione continuava a non avere senso.
Kenma si diede anche un pizzicotto per verificare di essere sveglio, perché era tutto talmente surreale da sembrargli davvero un brutto sogno.
Eppure era sveglio, era nella sua nuova cucina a sorseggiare il suo caffè, la tavola imbandita di frutta e vasetti di miele e marmellata, mentre le uova si stavano pian piano raffreddando nella padella. E lui ancora non capiva cosa stesse succedendo.
Gettò uno sguardo al bancone ma ovviamente il telefono di Kuroo non c'era, doveva averlo messo in tasca quando aveva lasciato il piatto nel lavandino.
Ma c'erano altri modi, oltre che andare a curiosare direttamente nel telefono del suo ragazzo.
Mise sul piatto due fette di pane tostato, le uova e un grappolo d'uva, e si portò il piatto nel suo studio. Posò la colazione accanto alla tastiera e digitò la password per sbloccare il sistema.
Si sentiva il cuore in gola, l'appetito gli era passato da un pezzo, ma si costrinse a mangiare un paio di forchettate di uova tiepide intanto che cercava la posizione di Kuroo su Google Maps.
La sua interfaccia personalizzata gli mostrò la zampina di gatto nera con cui aveva impostato la visualizzazione del telefono di Kuroo, che si muoveva attraverso le strade della città ad una velocità tale da indicare che fosse in macchina o comunque su un mezzo rapido, non certo a piedi. Stava andando verso il porto.
Aprì una nuova finestra e recuperò la cronologia delle chiamate del telefono di Kuroo. In cima alla lista, sopra a una sfilza di 'Micetto ↗ ' e 'Micetto ↙ ', svettava una chiamata in ingresso da un numero non registrato in rubrica.
Kenma restò per un istante con la freccia del mouse sopra al numero, indeciso se cliccare oppure no.
Si sentiva davvero una merda.
In tanti anni di relazione non aveva mai mai mai spiato Kuroo né controllato il suo cellulare. Non aveva mai avuto modo di dubitare di lui. Mai. Kuroo era sempre stato completamente trasparente con lui, affettuoso e comunicativo; anche quando c'erano dei problemi tra di loro (perché comunque c'erano stati come per ogni coppia), lui li aveva sempre affrontati parlandone, costringendo anche Kenma, che invece di natura spesso rifuggiva il confronto, a parlare fino a che si fossero chiariti.
La cosa davvero assurda era che Kenma non avrebbe avuto nessun motivo di dubitare di Kuroo nemmeno ora, se non avesse sentito quella strana telefonata. Tetsurou era affettuoso come sempre, presente e comprensivo. Tra i due, a voler ben guardare, era Kenma stesso a darlo un po' per scontato, sempre preso dal suo lavoro, l'azienda, le live e tutte le altre iniziative filantropiche alle quali partecipava. E Kuroo non se n'era mai lamentato. Ma forse, al posto di lamentarsi, aveva semplicemente trovato qualcuno che gli prestasse quelle attenzioni che forse Kenma aveva un po' ridotto, troppo preso dal resto della sua vita.
Ma non si sarebbe arreso senza lottare.
Kuroo era l'amore della sua vita, il suo amico d'infanzia, l'unica persona di cui Kenma si fosse mai innamorato, e non se lo sarebbe fatto soffiare così da sotto il naso.
Ma se doveva intraprendere una battaglia, doveva almeno conoscere il suo nemico.
Cliccò sul numero sconosciuto, lo copiò e lo inserì in BB-Spy, un tool prototipo della sezione Cybersec della Bouncing Ball.
In un istante comparvero tutti i dati disponibili per quel numero.
Il cuore di Kenma gli balzò in gola per l'ansia di scoprire a chi appartenesse, ma si accorse subito che era un vicolo cieco.
Il numero era registrato all'Università di Tokyo, non era disponibile nemmeno il dipartimento. Poteva essere uno delle centinaia di professori, assistenti, tesisti e quant'altro.
Forse avrebbe dovuto controllare i movimenti della carta di credito di Kuroo, magari sarebbe venuto fuori qualcosa di utile.
La finestra di Google emise un segnale acustico e il cuore di Kenma sobbalzò un'altra volta.
L'icona della zampina si era fermata e lampeggiava in un punto a metà di un molo del porto. Registrò le coordinate e cercò immediatamente a cosa corrispondesse l'indirizzo.
Google restituì solo un nome: 'Eden Garden'.
Kenma inserì nome e coordinate in BB-Spy ma anche questa ricerca si rivelò un buco nell'acqua: si trattava di un'attività registrata solo un paio di settimane prima, senza alcun dettaglio. Non esistevano informazioni né in merito a cosa si occupasse, né un sito internet o un numero di cellulare.
Aprì l'interfaccia estesa di BB-Spy e, dopo aver smanettato un po', ricevette un'immagine in bianco e nero di una banchina del porto di Tokyo. L'immagine era sgranata ma non c'erano dubbi che la figura avvolta nel cappotto scuro che camminava accanto al molo con quel passo flessuoso ed elegante fosse Kuroo. Si allontanava lentamente dalla telecamera ed era quasi uscito dall'inquadratura quando era comparsa un'altra figura. Arrivava dalla parte opposta della banchina e si fermò davanti a Kuroo che la copriva con la sua schiena rendendo impossibile vederla. Kuroo si chinò e il cuore di Kenma si strinse in uno spasmo alla realizzazione che, con buona probabilità, le aveva dato un bacio.
Smanettò ancora con i comandi di BB-Spy e riuscì ad hackerare un'altra telecamera, questa volta dalla parte opposta della banchina. Riusciva a vedere la ragazza di spalle. Era decisamente più bassa di Kuroo, con i capelli chiari lughi e vaporosi.
Kuroo le mise un braccio attorno alle spalle e si voltarono entrambi per entrare nella porta di un magazzino su cui era visibile un cartello bianco. Kenma riuscì a zoomare ma si trattava di un semplice foglio di carta che riportava ancora la scritta 'Eden Garden' scritta a pennarello con un tratto incerto.
Era chiaramente un luogo equivoco, il nome che rimandava al giardino dell'Eden e al peccato originale.
E Kuroo era andato lì con una docente universitaria o, peggio ancora, una studentessa o un'assistente, o forse una segretaria o...
Doveva smetterla di fare congetture e decidersi ad agire.
Infilò alla svelta un paio di pantaloni e le scarpe, raccolse i capelli in una coda improvvisata e prese la sua giacca a vento e le chiavi dello scooter dalla ciotola in ingresso.
Uno dei vantaggi del nuovo appartamento era il parcheggio sotterraneo privato riservato ai condomini, e Kenma aveva giusto comprato uno scooter un paio di giorni prima per potersi spostare più velocemente nel traffico di Tokyo quando doveva andare in ufficio. Non avrebbe mai pensato di doverlo utilizzare di domenica per andare a spiare Kuroo.
La vita era davvero strana, e Kenma sentiva la sua scivolargli tra le dita come la sabbia di una clessidra.
Sfrecciò come un pazzo tra le macchine seguendo il percorso tracciato dal navigatore sullo schermo dello scooter che aveva collegato tramite Bluetooth al suo cellulare, ed erano passati solo cinque minuti che parcheggiò davanti alla porta di lamiera dell'Eden Garden.
E poi si paralizzò.
Voleva davvero entrare e scoprire Kuroo in atteggiamento equivoco, e per giunta con una ragazza?
Perché, cazzo, con un altro ragazzo poteva anche provare a competere, ma con una ragazza... all'inizio della loro relazione aveva sofferto parecchio il fatto che Kuroo fosse bisessuale. Era sempre stato geloso delle ragazze con cui usciva Kuroo al liceo, comunque decisamente di più che in quelle due sole occasioni in cui Kuroo era uscito con dei ragazzi. Ma poi si erano messi insieme, dopo essersi confessati ammettendo di struggersi l'uno per l'altro da anni, e da lì in poi non ce n'era stato più per nessuno.
Eppure eccolo lì, sul punto di entrare e cogliere Kuroo in flagrante adulterio (come avrebbe detto sua madre) e mettere fine così alla loro convivenza esattamente il giorno dopo che era cominciata.
Non era certo quello che voleva, ma sapeva che non sarebbe stato in grado di tornare a casa e fare finta di niente. Non avrebbe nemmeno tollerato che Kuroo lo toccasse con le stesse mani con cui aveva toccato lei, che lo baciasse dopo aver baciato lei.
Non era quello che voleva, certo, ma era quello che doveva fare.
Prese un profondo respiro e allungò la mano per aprire la maniglia.
La scena che lo accolse lo paralizzò e gli mozzò il fiato in gola per la sorpresa, ma per un motivo del tutto diverso da quello che aveva immaginato.
Si trovava in un grosso capannone industriale scarsamente illuminato; la fredda luce invernale filtrava dagli ampi lucernari sul soffitto in strisce oblique in cui un sottile pulviscolo si muoveva pigro. E lungo il perimetro si trovavano decine di grosse gabbie piene di... gatti!
L'aria era calda e densa, pervasa da una cacofonia di miagolii; decine e decine di gatti giocavano, correvano, dormivano nelle gabbie, creando uno scenario del tutto surreale per chi non sapeva cosa aspettarsi.
Kenma si trovò a dover chiudere la bocca che si era spalancata per la sorpresa, e tornò finalmente padrone di sé stesso.
Fece un paio di metri e, voltato un angolo, riuscì finalmente a vedere la figura alta e slanciata di Kuroo che parlava con un tizio.
Tetsurou si accorse dell'arrivo di Kenma, la giacca a vento rossa dagli intarsi catarifrangenti era decisamente evidente nell'ambiente cupo, e voltò subito la testa nella sua direzione, gli occhi spalancati per lo stupore.
La ragazza bionda era di spalle, ma si accorse dello sguardo di Kuroo puntato sopra la sua testa e si voltò a sua volta.
Akane Yamamoto guardò per un istante Kenma con aria colpevole e poi gli sorrise.
La sorpresa di Kenma era totale e per un istante si dimenticò come si faceva a respirare. Ma poi scorse tra le braccia di Akane una testolina bianca con macchie scure e dorate, e tutto ebbe finalmente un senso.
"Kenma!" Akane fece un passo nella sua direzione mentre Kuroo ancora lo squadrava, un'espressione illeggibile sul suo viso.
"Cosa ci fai qui?" chiese ancora Akane "Uffa, così ci hai rovinato la sorpresa!" lamentò poi chiudendo la distanza che li separava.
Kenma era ancora immobile sul posto, paralizzato da un turbine di emozioni diverse, gli occhi ancora piantati in quelli di Kuroo.
Il suo cuore batteva veloce e disordinato, alternando il sollievo per aver avuto la conferma che Kuroo non lo stesse tradendo, alla vergogna per aver dubitato di lui. E poi si aggiungeva un altro sentimento ancora, il bisogno viscerale di prendere subito tra le braccia quella creaturina dagli occhi color miele che lo fissava attento e curioso tra le mani di Akane.
Fu la ragazza a toglierlo dall'imbarazzo, avvicinando il pelosino al petto di Kenma che, d'istinto, lo prese subito tra le braccia.
"Kuroo voleva farti una sorpresa." spiegò la ragazza, forse intuendo quello che era successo "Solo che non riesce a decidersi..."
Indicò con la testa in direzione di Kuroo e solo in quel momento Kenma si accorse del batufolo nero che Kuroo teneva tra le braccia. Era così piccolo e scuro che si era completamente mimetizzato con il cappotto di Kuroo.
Kenma si avvicinò lentamente a Kuroo e Akane lo seguì sorridendo. Allungò ancora la mano per fare dei grattini tra le orecchie del gattino tra le braccia di Kenma e con l'altra accarezzò il gattino di Kuroo.
"Tu che dici, micetto?" finalmente Kuroo parlò, la voce ancora spezzata dall'emozione, la comprensione di quanto successo ancora leggibile nei suoi occhi in uno sguardo dolce e mesto. Doveva aver capito quello che aveva passato Kenma; per quanto le sue intenzioni fossero buone gli aveva mentito, e Kenma se n'era accorto. Chissà cosa doveva aver pensato per arrivare perfino a seguirlo fin lì.
"Dico che li prendiamo entrambi." mormorò Kenma, il sorriso colpevole che si trasformava di minuto in minuto in sollievo e, ora, in gioia.
"Hai ragione Ken. Li prendiamo entrambi. La casa è talmente grande che forse potremmo prenderli anche tutti!" disse accompagnando le parole con un gesto della mano ad indicare le gabbie tutt'intorno!
"Ehi! Lo sai che li devi anche pagare, vero?" lo riprese Akane ridendo "I fondi ci servono per portare avanti il gattile e aiutare tanti più pelosetti possibile.... Ce li hai tutti questi soldi, con il tuo modesto stipendio da impiegato alla JVA?" scherzò dandogli una gomitata.
"Io no, ma il mio ragazzo è ricco!" spiegò Kuroo facendole l'occhiolino "Non è detto che non decida direttamente di comprare tutta la baracca, qui..."
"In effetti, non avete nemmeno un sito internet..." commentò Kenma sorridendo, le dita che scivolavano ancora tra le orecchie del micetto che si era messo comodo tra le sue braccia e vibrava sonoramente facendo le fusa soddisfatto.
"Bene, intanto ci portiamo a casa questi due, che dici?" chiese Kuroo.
"Certo, solo che... io sono qui in scooter." confessò Kenma abbassando ancora lo sguardo.
"Non preoccuparti, Kenma" intervenne Akane "ho la macchina poco distante. Ero già d'accordo con Kuroo che lo avrei riaccompagnato a casa. Vado a prenderla e ci vediamo qui fuori tra cinque minuti."
Seguirono con lo sguardo Akane che usciva dal capannone, mentre il ragazzo con cui Kuroo e Akane stavano parlando quando Kenma era arrivato, rientrava nell'area adibita a ufficio a preparare le carte per l'adozione.
"Ken..." mormorò Kuroo cercando il suo sguardo, ma Kenma guardava il micio tra le sue braccia e non osava alzare gli occhi in quelli di Kuroo.
"Va tutto bene, micetto. Anzi, un po' sono contento che sei arrivato, davvero non sapevo quale prendere e così mi hai risolto il problema."
"Mi dispiace Kuroo."
"Ti amo Ken, ricordalo sempre. Volevo farti una sorpresa, ho pensato che avessi bisogno di compagnia in quella casa così grande quando io sono via per lavoro..."
Furono interrotti dal ragazzo che tornò con i loro documenti.
"Ecco, tutto fatto. Mi mancano solo i nomi che volete dare ai due gattini, se avete già deciso. Sennò fatemelo sapere appena possibile. È per la bacheca delle adozioni, sapete, i bambini che vengono qui adorano vedere le foto dei gattini che sono stati adottati." fece l'occhiolino mentre consegnava le carte a Kuroo.
"Ken, hai già in mente come chiamarlo?" chiese Kuroo indicando il micio maculato tra le braccia di Kenma.
"In realtà, la signorina tra le sue braccia è una lei." spiegò il ragazzo sorridendo a Kenma.
Kenma sembrò illuminarsi.
"Lei è Zelda, allora!" confermò.
Aveva ricevuto la sua prima Switch con il gioco installato per il suo quinto compleanno; dal principio era rimasto un po' deluso, lui aveva chiesto un gatto, in realtà. Ma gli avevano spiegato che sua madre era allergica e quindi si era dovuto accontentare. Era stato proprio quel giorno che aveva deciso che prima o poi avrebbe avuto una gattina e che l'avrebbe chiamata Zelda.
"E lui..." lo incalzò Kuroo.
Kenma non dovette nemmeno pensarci. Se Kuroo lasciava a lui la decisione di entrambi i nomi, beh, la scelta era davvero facile da fare.
"Ovviamente lui è Link." Kenma sorrise e Kuroo si sentì stringere il cuore a vederlo così emozionato e felice.
Forse organizzare una sorpresa alle spalle del suo ragazzo super intelligente e, soprattutto, dotato di ogni mezzo informatico possibile e immaginabile, non era stata un'idea così brillante. Aveva rischiato di rovinare tutto, ma per fortuna era andato tutto bene, e vedere gli occhi di Kenma così lucidi per l'emozione ne era valsa assolutamente la pena.
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"Mi dispiace, Kuroo. Dico sul serio, non so cosa mi è preso per arrivare a dubitare di te."
"Già. Non avresti dovuto..." il tono serio con cui lo aveva detto era in contrasto con il sorriso che gli stendeva le labbra mentre lo osservava con uno sguardo dolce e amorevole.
Sprofondato nell'enorme divano, Kenma stava accarezzando lentamente Zelda che si era appallottolata sulle sue gambe; la gattina emetteva una vibrazione bassa e intensa che trasmetteva tutta la sua soddisfazione felina. Sulle gambe di Kuroo anche Link faceva le fusa, il suono era un po' più basso e ritmico, ma si fondeva con quello di Zelda creando un'onda sonora armoniosa e rilassante.
"Voglio dire" continuò Kuroo più dolcemente "non esiste che non posso farti una sorpresa senza che tu lo scopra..."
"Hai ragione, scusa."
"Non è che sei andato anche a guardare i movimenti della mia carta di credito, vero?"
Se anche aveva notato il rossore sulle guance di Kenma, Kuroo non lo diede a vedere.
"No, no, che dici?" obiettò il biondo, pensando a quanto poco c'era mancato che facesse anche quello, e chiedendosi poi cos'altro avrebbe potuto scoprire.
"Ecco, bravo, non farlo per favore." chiese Kuroo più dolcemente.
Perché un movimento da quasi ottocentomila Yen* sul sito di Tiffany non poteva certo passare inosservato, ma così avrebbe davvero rovinato anche l'altra sorpresa che Kuroo aveva in serbo per il loro anniversario di lì a un paio di settimane, chiedendo a Kenma di sposarlo.
[*ottocentomila Yen sono poco più di cinquemila Euro]
"Non lo farò, non ti preoccupare, ho imparato la lezione." e lo intendeva davvero.
Aveva capito che poteva continuare a fidarsi di Kuroo come aveva sempre fatto. E aveva capito anche che lui stesso, invece, avrebbe dovuto prestare al suo ragazzo un po' più di attenzione. Aveva temuto di perderlo, e non voleva certo correre il rischio che succedesse davvero.
"Quindi mi dicevi che questa buffonata della catena dei favori che ti ha passato Bokuto, deve essere portata avanti..." Kenma riprese il discorso da dove si erano interrotti, il tono scettico che aveva sempre verso tutto ciò che non era concreto e trasformabile in un algoritmo.
"Sì micetto. Bokuto mi ha aiutato a imbiancare, e io, beh, l'intenzione era di fare qualcosa per te, prendere un micetto per il mio micetto così che avesse compagnia in questa grande casa."
"E così ci hai guadagnato un micetto pure tu..." gli fece notare Kenma.
"Già..." sorrise Kuroo senza smettere di scivolare con le dita tra i polpastrelli rosati e soffici di Link. Aveva scoperto essere un fantastico antistress, adorava sentire la consistenza morbida di quelle zampine, e si divertiva un mondo a premere proprio al centro del soffice cuscinetto per far uscire quei piccoli artigli affilati.
Anche il suo micetto aveva tirato fuori gli artigli. Avrebbe mentito se non avesse ammesso almeno con sé stesso che un po', solo un po', era contento che Kenma si fosse dimostrato geloso e possessivo. Era confortante sapere che lo amava ancora come il primo giorno, e che non era poi così assorbito dalle sue passioni da non accorgersi se c'era qualcosa di strano.
"Ricordati però che adesso anche tu devi passare il favore." aggiunse guardando Kenma con un sorriso curioso.
"Sì, beh, ho già un'ideuzza..."
↪
[segue]
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