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ASANOYA ★ BONUS


PREMESSA

Prima di tutto voglio presentarvi la bravissima shadowSdream  (Kyulia03), scrittrice (di Fanfiction e Originali) e amante di tutto l'universo BL! Vi invito assolutamente a fare un giro sul suo profilo. Lei conosce tutti i fandom BL che esistono, sono sicura che troverete almeno una sua storia dedicata alla vostra ship preferita!

E devo proprio ringraziarla visto che, senza di lei, questo capitolo Bonus non esisterebbe; shadowSdream conosce e ama profondamente questa ship e, quando mi ha chiesto se facessero parte della storia, mi ha infilato una pulce nell'orecchio, piccola, energica e tenace come lo stesso Noya! Quella pulce mi ha tormentata così tanto che alla fine mi è sembrata una buona idea aggiungere un capitolo speciale dedicato alla AsaNoya, ship che non era prevista nella storia principale.

E mi è sembrata un'idea ancora migliore chiedere a shadowSdream di scrivere questo capitolo a quattro mani con me!

A onor del vero, lei ha usato tre mani e io una sola! 😉

Grazie ancora shadowSdream, è stato davvero divertente scambiarci le idee e rimpallarci il pezzo man mano che lo rendevamo sempre più uniforme.

Spero che il risultato sia gradito a voi che lo leggerete, e che vorrete farci sapere il vostro parere.

Non mi resta che augurarvi buona lettura e buon divertimento!

Raven



FANDOM: Haikyu!!

SHIP: Azumane Asahi x Nishinoya Yuu

PAROLE: 6.351

RATING: 💛 light nsfw

TW: Shonen-ai Lime Spoiler (post Timeskip) Canon Compliant



Il dolore della separazione non è nulla in confronto alla gioia di incontrarsi di nuovo
(Charles Dickens)

Ci si abbraccia per ritrovarsi interi.
(Alda Merini)



L'aria era tersa e frizzante, gli sbuffi di condensa che uscivano dalle labbra di Suga si disperdevano subito nell'azzurro polveroso del cielo. Ma i suoi occhi erano concentrati sui suoi stessi piedi mentre saliva la scalinata che portava al tempio.

"Non correre, Suga. Sono sicuro che Asahi non se l'avrà a male per cinque minuti di ritardo."

"Sì, sì, è che... oh, insomma, vedrai!"

Daichi alzò un sopracciglio mentre Suga ancora lo trascinava su per l'ampia scalinata affollata facendo lo slalom tra le persone che salivano più lentamente.

Quando arrivarono in cima, le gote arrossate di Koushi spiccavano sulla sua pelle di porcellana come quelle di una bambola hina appena dipinta. Con le mani sulle ginocchia, cercava di riprendere fiato mentre si guardava intorno con occhi attenti.

Gli sembravano così lontani quei giorni in cui saliva e scendeva per tre volte di seguito la scala del tempio, durante la sua routine di allenamento, senza riportare che un lieve affanno. Stava proprio invecchiando... Ma non aveva il tempo di farsi trascinare nella girandola dell'autocommiserazione. Quel giorno aveva una missione da compiere, ed era assolutamente intenzionato a collezionare un altro successo.

"Asahi ha detto che ci aspetta davanti al banco degli Omamori*" gli ricordò Daichi.

[*Gli Omamori sono amuleti giapponesi che hanno lo scopo di aiutare il possessore a far avverare un suo desiderio]

"Sì..." confermò Suga mentre Daichi lo prendeva per mano e lo guidava fuori dal flusso di gente che faceva la coda per il tempio.

"Ecco, vedi, abbiamo fatto tutto di corsa e Asahi non è nemmeno ancora arrivato..." ridacchiò.

"Già..." mormorò Suga senza guardarlo. I suoi occhi vagavano dietro le spalle di Daichi, scrutando la folla con attenzione.

"Suga, ma mi stai ascoltando?"

"Sì sì..." rispose distrattamente guardandosi ancora intorno, fino a che Daichi non lo prese per le spalle piazzandosi proprio davanti ai suoi occhi.

"Mi dici cosa cazzo sta succedendo?" ringhiò.

Aveva usato quello sguardo, quello che aveva sempre usato in campo per richiamare all'ordine Hinata e Kageyama quando litigavano, e che aveva ulteriormente raffinato negli ultimi anni per tenere sotto controllo le matricole più indisciplinate.

Suga fu costretto a capitolare.

"Ok, senti, ho saputo da Kiyoko che Noya è tornato, e che oggi sarebbe venuto con loro al tempio per l'Hatsumode*."

[*l'Hatsumode è la prima visita dell'anno ad un santuario shintoista]

"E...?"

"E niente, volevo salutarlo." rispose Suga con tutto il candore possibile.

"Suga..." lo ammonì Daichi incrociando le braccia sull'ampio torace strizzato nella giacca a vento nera.

"Che c'è?" domandò piccato riflettendo il gesto di Daichi come uno specchio.

"Potevi chiamarlo, potevi invitarlo a casa nostra se sapevi che era tornato. Perché vuoi incontrarlo proprio..."

La domanda gli morì sulle labbra quando la mano grande di Asahi calò sulle sue spalle facendolo strozzare con la sua stessa saliva.

"Scusate il ritardo. Sulla scala c'era così tanta gente che non ci si muoveva."

"Suga!" lo ammonì nuovamente Daichi quando ebbe finito di tossire.

"Che c'è?" ripeté ancora Koushi, il sorriso che aveva sostituito il broncio e si espandeva fino alle orecchie.

Daichi gli gettò ancora un'occhiata omicida prima di rivolgere la sua attenzione ad Asahi che lo stava trascinando verso la bancarella.

"Voglio comprare un Omamori nuovo e bruciare quello dello scorso anno visto che non ha funzionato granché..." stava dicendo Azumane mentre allungava il collo per guardare gli amuleti in esposizione.

"Perché dici così?" chiese Koushi.

"Beh, il desiderio che avevo espresso non si è avverato..." spiegò mesto.

"Magari è solo un po' in ritardo..." rispose Koushi con un sorriso consapevole.

La preoccupazione sul volto di Daichi era evidente ma, non appena aprì bocca, fu travolto da un uragano che piombò vorticando alle loro spalle.

"Suga-san! Daichi-san! Asahi-san! Che bello rivedervi! Buon anno a tutti!"

I tre si voltarono contemporaneamente.

"Noya sei tornato!" esclamò Suga con un'espressione di stupore all'apparenza davvero genuina, prima di lanciare un'occhiata ammiccante a Kiyoko che era appena arrivata, mano nella mano con Tanaka "Buon anno anche a tutti voi".

"Buon anno Suga-san! Anche a voi, Daichi-San, Asahi-san!" esclamò Ryunosuke, mentre Kiyoko sussurrava la stessa frase con un tono di voce più basso.

"Buon anno." risposero i due ragazzi.

Daichi cercava di non mostrare la sua espressione leggermente sconsolata, visto che il quadro generale gli era ormai chiaro, mentre Asahi era ancora parecchio sorpreso nel vedere il loro Kohai: quasi non riusciva a crederci che fosse tornato davvero...

"Sì, sono arrivato un paio di giorni fa." rispose il ragazzo, con la sua solita allegria nella voce, concludendo gli auguri per tornare alla domanda che gli aveva posto poco prima Sugawara.

"E quanto ti fermi?" chiese ancora Suga.

"Mah, non so, dipende. Qualche settimana di sicuro." affermò il minore, e sul 'dipende' il suo sguardo si spostò per un secondo su Asahi, che lo stava ancora fissando con aria incredula.

"Fantastico!" disse ancora Koushi, e poi aggiunse "Hai programmi per oggi? Potresti venire a pranzo da noi così ci racconti com'è l'Italia!"

"Ecco..." balbettò, prima che Kiyoko venisse in suo soccorso.

"Vai pure, Yuu. Io e Ryu abbiamo promesso a Saeko che avremmo accompagnato lei e Akiteru a fare visita alla mamma di Ryu. Sono sicura che ti divertirai più con loro che con noi." gli strizzò l'occhio.

"Ottimo!!" Suga batté le mani tra loro "Abbiamo giusto organizzato un semplice pranzetto per festeggiare il compleanno di Asahi, ci farebbe davvero piacere se ti unissi a noi." concluse infine con voce vellutata.

"È vero! Tanti auguri Asahi-san! Vengo certamente molto volentieri!" esclamò Yuu, felice di potersi unire al gruppo per festeggiare colui che era sempre stato il suo idolo.

Asahi deglutì visibilmente, il rossore sulle sue gote era sempre più evidente nonostante il vento freddo di gennaio.

Il sorriso di Suga si allargò e Daichi alzò gli occhi al cielo: doveva farci proprio una bella chiacchierata...



"Suga, adesso mi vuoi spiegare cos'hai in mente?"

Daichi aveva chiuso la porta della cucina dopo aver appoggiato nel lavandino tutti i piatti che aveva appena tolto da tavola.

"Cosa ti fa pensare che abbia qualcosa in mente?" chiese serafico sbattendo le lunghe ciglia. E chiunque, a parte Daichi, si sarebbe lasciato trarre in inganno dalla sua espressione angelica.

"Hai lo stesso sguardo che avevi in macchina dopo la partita degli Adlers contro i Jackals!"

"Quale sguardo?"

"Quello sguardo!" gli puntò un dito a pochi centimetri dagli occhi "Quello di un Cupido troppo entusiasta che se ne va in giro a giocare con le vite amorose degli altri!"

"Con Bokuto e Akaashi ha funzionato, però."

"Non sono affari nostri."

"Certo che sono affari nostri. Asahi è nostro amico da una vita, e Noya è un nostro Kohai." spiegò "E poi, visto quello che ci ha raccontato Hinata il giorno di Natale, il modo in cui la nostra iniziativa con Akaashi si è estesa con 'effetto domino' fino ad arrivare a farlo mettere insieme a Kageyama, direi che possiamo essere fieri e orgogliosi della nostra capacità di riunire le persone che si amano."

"Come fai a dire che si amano?"

"Come fai tu a non capirlo, Daichi? È così evidente! Asahi è arrossito da quando abbiamo incontrato Noya al tempio e non ha quasi spiaccicato parola! E Yuu sbava e saltella attorno ad Asahi come un cucciolo troppo cresciuto. Se non è amore questo...?"

Daichi si strinse il ponte del naso tra il pollice e l'indice, gesto che faceva sempre quando il suo adorabile, esuberante fidanzato metteva a dura prova la sua pazienza.

"Posso immaginare che tu sia rimasto deluso dal modo in cui Kageyama ha deciso di passare il favore, ma...."

"Certo che sono deluso!" lo interruppe Koushi "E' andato ad aiutare Miwa al salone per una settimana! Ma dico io, un atleta olimpico del suo calibro, che fa lo shampoo alle vecchie signore..."

"Ma era quello di cui sua sorella aveva bisogno in quel momento, visto che la sua assistente si era infortunata." spiegò Daichi con amorevole pazienza.

"Lo so bene, tesoro. Ma così abbiamo perso il controllo sulla catena dei favori!" lamentò indossando il suo broncio più adorabile, ben consapevole dell'effetto che aveva sempre su Daichi "E solo i Kami sanno quanti altri nostri amici ne avrebbero bisogno."

"Suga, amore, ascoltami. Credo che tu ti sia fatto prendere troppo la mano; ormai non si tratta più di passare un favore ma di giocare con le vite degli altri."

Suga prese tra le mani il viso di Daichi e lo guardò dritto negli occhi.

"Daichi, amore, ascoltami tu. Non succederà niente di male. Se la mia idea non funzionasse, amici come prima, non cambierà nulla. Ma voglio fare almeno un tentativo. Ti fidi di me?"

Le iridi dorate di Suga brillavano, calde e sciroppose, e come sempre Daichi non riuscì a resistere a quello sguardo così dolce e pieno di promesse, anche se, questa volta, non erano per lui. Ma amava Koushi e nonostante avesse espresso più volte le sue perplessità, si fidava di lui, e come sempre gli avrebbe dato tutto il suo appoggio incondizionato e il suo pieno sostegno.

"Ok, cos'hai in mente questa volta?" cedette, alzando gli occhi al cielo mentre l'ombra di un sorriso cominciava a scivolare sulle sue labbra.

"Tu porta di là questi e lascia fare a me!" gli disse mettendogli in mano un piatto colmo di mochi*.

[* A capodanno è tradizione di mangiare mochi, delle palline mollicce e appiccicose preparate con acqua e riso glutinoso]

Stampò un bacio sulle labbra ancora tese del moro e poi lo sospinse di nuovo in sala da pranzo seguendolo a ruota.



"Certo. Mi farebbe molto piacere partecipare alla 'Giornata dei mestieri' con i tuoi alunni. Solo che non ho portato con me nessun capo dell'ultima collezione, e non credo che farei in tempo a preparare niente in così pochi giorni" spiegò Asahi.

"Oh, per quello non ti devi preoccupare. Mi piacerebbe che i bambini vedessero il processo creativo dall'inizio, non tanto il prodotto finale in sé. Vorrei che spiegassi loro come disegni i tuoi modelli, come abbini i colori, come scegli i tessuti, gli accessori..."

"Suga-san ma come fai a sapere tutte queste cose? Sei esperto di moda?" chiese Noya mentre addentava un altro mochi.

"Sono solo amante delle belle cose..." spiegò Suga facendogli l'occhiolino.

"Sì, beh, si potrebbe fare... Avete per caso un manichino a scuola?" domandò Asahi grattandosi la barba, lo sguardo rivolto verso l'alto mentre cercava di visualizzare come avrebbe potuto aiutare Suga in così pochi giorni.

"Purtroppo no... Ma una persona in carne e ossa potrebbe andare bene ugualmente?" domandò Koushi sorridendo.

"Sì, certo, spesso provo alcuni abbinamenti di tessuto direttamente con le mie modelle. Solo che nessuna di loro è disponibile in questo periodo."

"Potresti chiedere a Kiyok... ahi!" Daichi si chinò a massaggiarsi lo stinco mentre lanciava un'occhiata di traverso a Suga.

"Kiyoko è impegnata!" intervenne subito Suga "Mi diceva giusto l'altro giorno quante cose ha da fare con il negozio! Hanno l'inventario di inizio anno, i saldi... Ci vorrebbe qualcuno che in questo momento è libero... alto più o meno un metro e settanta... uomo o donna non importa, giusto Asahi? Ho visto la tua collezione 'no-gender' ed è davvero strepitosa!"

"Se vuoi posso aiutarti io, Asahi-san!" esplose Nishinoya saltando sulla sedia.

Asahi doveva aver preso un boccone di mochi troppo grosso, perché gli rimase bloccato in fondo alla gola. Il suo volto si accese in un istante di un violento rossore mentre si batteva la grande mano sullo sterno per aiutare il boccone a scendere.

"Ma è un'idea fantastica!" rispose subito Suga battendo dei piccoli colpetti sulla schiena di Asahi mentre con l'altra mano avvicinava il bicchiere alle sue labbra e lo aiutava a sorbire piccoli sorsi d'acqua.

Nishinoya, ormai in preda al più incontenibile entusiasmo, continuò a parlare come se niente fosse.

"Non vedo l'ora di cominciare Asahi-san!!!!Quando sono andato a Milano, sono stato all'atelier di 'Dolce & Gabbana' e l'ho trovato fantastico! Ho sempre sognato di capire come fate voi stilisti a creare! Perché..."



Nishinoya lo osservava completamente rapito dai suoi gesti sicuri e competenti.

Aveva improvvisato una crocchia sulla sommità della testa arrotolando le lunghe ciocche e infilandoci poi un paio di matite per tenerle ferme, ma un ciuffo ribelle era sfuggito e gli penzolava davanti agli occhi sfiorando pericolosamente le capocchie colorate degli spilli che Asahi teneva fra le labbra. Era così concentrato che sembrava non accorgersene, la testa inclinata e le mani che raccoglievano il tessuto in più punti prima di infilarci la punta dello spillo.

Le prime tre volte Yuu aveva trattenuto il respiro per paura che lo pungesse, ma si era presto reso conto che Asahi intercettava la punta con la sua stessa mano per non ferirlo. Aveva invece realizzato alla quarta volta, che il brivido che continuava a sentire non era per il timore di una puntura. La mano grande e calda di Asahi era a contatto diretto con la sua pelle e Yuu aveva il timore che potesse sentire il suo cuore correre furioso dentro la cassa toracica.

Aveva indossato una leggera canotta e un paio di pantaloncini come suggeritogli da Asahi, ma non credeva che avrebbe davvero puntato i diversi pezzi di stoffa sui suoi stessi abiti, facendo quindi passare le mani sotto al tessuto.

Asahi stesso sembrava non rendersi conto del contatto con la pelle di Noya; sembrava come in trance, era così concentrato da avere chiuso fuori il resto del mondo. Tutti i gesti impacciati, gli sguardi timidi e il rossore che imporporava le sue guance da quando aveva messo piede in classe, sembravano essersi volatilizzati nel momento in cui aveva iniziato a raccontare ai bambini il suo personalissimo processo creativo.

"Di solito succede per caso" aveva spiegato a Fumi, la più piccola della classe con la lingua più lunga di tutti "vedo qualcosa attorno a me che mi colpisce, oppure sento un odore, un suono, e nella mia mente si trasforma in un nuovo modello, o un gioiello, un accessorio..."

I bambini lo osservavano affascinati, la bocca spalancata e gli occhi sgranati mentre prendeva alcuni lembi di tessuto da una valigia che aveva portato con sé e iniziava a drappeggiarlo sulle spalle di Yuu.

"Cerco di appuntarmi subito l'idea, in modo da non dimenticarla: e poi pian piano inizio a creare la base, aggiungendo poi tutti i dettagli." continuò il ragazzo, mentre prendeva l'ennesimo spillo e lo appuntava sul tessuto; Noya, proprio come i bambini, lo fissava con aria quasi rapita, incantato da come Asahi, negli anni in cui non l'aveva visto, fosse riuscito a maturare, acquisendo una sicurezza che prima tirava fuori solo in campo, quando si trattava di mostrare il suo valore come asso della squadra.

Eppure, alcuni dettagli, come le premure che il maggiore continuava a rivolgergli, o quello che aveva appena raccontato, che si appuntava subito tutte le sue idee... gli facevano capire che Asahi era ancora quel ragazzo timido e impacciato che lui aveva sempre conosciuto, ammirato... e amato.

"Noya, tutto bene? Ti ho punto?"

Il minore si rese conto solo in quel momento che si era completamente bloccato a fissarlo, e che adesso Asahi lo stava guardando con una lieve aria di confusione e di preoccupazione.

"Pensavo solo che sei davvero bravo nel tuo lavoro, Asahi-san." dichiarò, e il maggiore si trovò ad arrossire leggermente: tra tutti i suoi compagni di squadra, Noya era stato certamente quello che più di tutti l'aveva incoraggiato, non si era mai fatto scrupoli a dirgli le cose come stavano perché riconosceva pienamente il suo valore. Non era il genere di persona che mentiva su cose così importanti, per cui Asahi sapeva bene che intendeva quelle parole dalla prima all'ultima, e quella consapevolezza gli scaldò il cuore.

"Ti ringrazio." mormorò distogliendo subito lo sguardo. Gli posò quindi la mano sul fianco, in modo da ottenere la giusta posizione che gli serviva per riuscire a inserire l'ennesimo spillo.

Nishinoya chiuse gli occhi, provando con tutto sé stesso a ignorare il calore che la mano di Asahi stava trasmettendo a tutto il suo corpo, fino alle sue guance. Ringraziò di avere davanti una classe di bambini, altrimenti sapeva già che la sua mente sarebbe corsa a pensieri impuri. Quei pensieri invadenti che lo avevano accompagnato parecchio durante il suo periodo di lontananza dal Giappone, soprattutto la notte.

Conclusa l'applicazione dello spillo, anche Asahi parve accorgersi del gesto compiuto e arrossì a sua volta: gli capitava spesso di entrare in contatto fisico con modelli e modelle, anche persone che a volte lo avevano messo a disagio con la loro sicurezza e la loro bellezza, ma quella era una situazione completamente diversa. Noya era una persona che conosceva, una persona a cui teneva, e che a lungo aveva osservato da lontano, chiedendosi come sarebbe stato avvicinarsi in quel modo a lui, a quel corpo minuto che racchiudeva così tanta forza, e che gli era sempre parso caldo, proprio come lo avvertiva in quel momento.

Suga, seduto in fondo alla classe, stava facendo del suo meglio per dimostrarsi tranquillo e rilassato e, come ogni volta in cui qualcuno intratteneva la sua classe per la giornata dei mestieri, cercava di non intervenire troppo, per lasciare che fosse l'esperto a parlare. Ma quel giorno, non stava intervenendo anche per un altro motivo: altrimenti, avrebbe sicuramente finito per rivelare il sorriso che stava cercando di comparire sul suo volto nel notare le interazioni tra i suoi due amici.

Daichi avrebbe dovuto vederli! Certo, non erano per niente innamorati (no no no), era assolutamente normale che si comportassero in quel modo... Suga era certo di non aver visto Nishinoya arrossire così tanto da quando lo conosceva, neanche quando Hinata iniziava a fargli i complimenti chiamandolo "Senpai".

Ma per quanto si stesse divertendo a osservarli, dovevano smetterla di fissarli in quel modo o avrebbe finito per traumatizzare i bambini...

"Asahi, perché non dici ai bambini cosa stai creando?" suggerì. Asahi annuì mestamente, grato per quella interruzione, e tornò a rivolgersi alla classe.

"Visto che ho davanti un modello, sto creando qualcosa su misura per lui: se dovete creare vestiti generici, è importante che seguiate semplicemente la vostra idea ma, se sono per qualcuno in particolare, è importante sapere cosa gli piace e cosa potrebbe indossare. In questo caso, il nostro modello" poggiò una mano sulla spalla del minore, che assunse un'espressione fiera "è un ragazzo piuttosto vivace ed esuberante, che non ama i vestiti con cui non si muove bene. Per cui, ho in mente qualcosa di elegante, ma che lo faccia comunque sentire libero di muoversi." si staccò da lui, in modo da dirigersi verso la sua borsa per prendere altra stoffa.

Nishinoya continuò a osservarlo, un sorriso luminoso sul suo volto: Asahi era, come sempre, una delle persone più dolci e attente che avesse mai conosciuto... era davvero speciale.

"Adesso passerò alla parte dei pantaloni... cerca di non muoverti troppo." disse il maggiore, tornando verso di lui con una stoffa piuttosto lunga in mano.

Gliela avvolse intorno alla vita a mo' di gonna e gliela chiuse sul davanti con uno spillo, ma dato che era più larga di quanto avesse pensato, si spostò dietro al ragazzo per applicare uno spillo anche in quel punto.

Nel farlo, quasi senza volerlo la sua mano si poggiò parecchio vicina alla natica del minore; Asahi se ne accorse solo dopo aver applicato lo spillo e alzò di scatto la testa, notando che Nishinoya era arrossito parecchio.

Aprì la bocca per chiedergli se stesse bene, ma in effetti probabilmente era stata colpa del suo gesto: i modelli ci erano abituati, ma Noya gli stava solo facendo un favore, non era un professionista... era stato stupido a non pensarci prima.

Se avesse parlato, avrebbe peggiorato la situazione? Magari il minore l'avrebbe frainteso, o qualcuno dei bambini avrebbe iniziato a farsi strane domande... di sicuro, il loro insegnante se le stava facendo, Suga tendeva sempre a esaltarsi quando vedeva una potenziale coppia di fronte a lui.

Scosse la testa: cosa stava pensando? Potenziale coppia? Lui e Noya... sarebbero mai potuti essere una coppia?

"Asahi-san, c'è qualcosa che non va con il mio fondoschiena? O ti ha dato qualche nuova ispirazione?" commentò Yuu, abbastanza a bassa voce perché i bambini non potessero sentirlo; Asahi arrossì ancora di più e si tirò su.

"Scusami, è che hai la vita piccola e stavo cercando di capire se mi servissero più spilli, ma per ora non penso... appunto un attimo sulle gambe." dichiarò Asahi, spostandosi nuovamente davanti al ragazzo e chinandosi.

Nishinoya alzò lo sguardo al cielo, e prese un respiro profondo: così non migliorava decisamente la situazione... anche perché Asahi aveva iniziato a premergli delicatamente la stoffa sulle gambe, in modo da capire dove applicare gli spilli, ma lo stava toccando con una certa pressione...

Abbassò lo sguardo: Asahi stava lavorando in modo più che rigoroso, ma non appena le sue mani lasciavano le gambe del ragazzo per prendere nuovi spilli e si distraeva per un attimo, la sua mente non poteva fare a meno di correre a quanto la sua pelle, anche attraverso i vestiti, sembrasse morbida e calda... e soprattutto, i muscoli che aveva sviluppato in anni di pallavolo, non erano decisamente svaniti.

"Bene, le stoffe sono pronte: volevo farvi vedere anche le basi della cucitura, ma non so se ci sia abbastanza tempo..." mormoro Asahi, alzandosi e lanciando uno sguardo all'orologio: aveva scelto un capo semplice proprio per mostrare ai bambini tutto il processo, ma era certo che tra poco la campanella sarebbe suonata.

"Tra poco c'è l'intervallo, possiamo rimandare a dopo." dichiarò Koushi, mentre Asahi iniziava delicatamente a sfilare le stoffe da addosso a Nishinoya, facendo attenzione a non muovere gli spilli per tenere le misure.

Sul volto di Suga comparve un piccolo sorriso: chissà se, con l'aiuto dei suoi bambini, sarebbe riuscito a premere leggermente l'acceleratore sulla situazione...

"Intanto, Asahi, avevi portato dei vestiti già confezionati da mostrare ai bambini, giusto? Perché non li fai infossare a Nishinoya?" propose.

"Non sarebbe una cattiva idea... te la senti Noya?" chiese Asahi, voltandosi verso il ragazzo.

"Certo! Travestirsi è divertente! Cos'hai portato?!" rispose il minore con un sorriso.

"Vediamo..." Asahi si diresse verso la sua borsa e iniziò a tirare fuori alcuni vestiti "ho portato un vestito elegante, degli abiti sportivi... volevo farvi vedere anche qualcosa di più divertente, per cui ho dei vestiti da fata, da principessa, da pirata, da...".

"Vogliamo vedere la principessa!" esplosero i bambini in coro.

Asahi si voltò di scatto.

"Nishinoya... non è un giocattolo, non è che posso vestirlo come voglio..." fece notare, leggermente in imbarazzo; lanciò uno sguardo a Nishinoya, aspettandosi di vedere uno dei suoi scatti veloci che passavano con un paio di moine, ma il ragazzo sembrava piuttosto divertito dalla situazione.

"E va bene, dato che siete bambini così carini mi travestirò da principessa! Ma a una condizione" Yuu si voltò verso il maggiore, rivolgendogli un sorriso "che Asahi-san sia il pirata che mi rapirà!".

Asahi diventò completamente rosso, ma prima che potesse ribattere, i bambini iniziarono una specie di coro che incitava la principessa e il pirata a mostrarsi; lanciò uno sguardo a Suga, nella speranza di ricevere qualche aiuto, ma il ragazzo sembrava anche più divertito dei bambini, per cui non ebbe altra scelta che arrendersi.

"E va bene, ci travestiamo... ma voi tornate seduti composti, va bene?" rispose Asahi, tirando fuori i due travestimenti.

"Va bene!" esclamarono i bambini, tornando a sedersi ai loro banchi. Asahi si avvicinò a Nishinoya e gli porse il vestito da principessa.

"Mi spiace... sicuro di sentirtela?" chiese, leggermente imbarazzato.

"Ma certo! Sarà divertente! E poi, non vedo l'ora di vederti nelle vesti del pirata cattivo che mi rapirà!" esclamò Yuu, prima di iniziare a indossare il vestito.

Asahi si voltò, sperando non si notasse il suo rossore, e iniziò a cambiarsi a sua volta: erano vestiti leggermente larghi, che si riuscivano a indossare anche sopra i loro.

Quando Asahi si voltò nuovamente, poté notare Nishinoya avvolto in un bellissimo vestito rosa, con parecchi brillantini sparsi intorno: era possibile che gli stesse così bene? Forse era per il suo sorriso raggiante...

"Wow, ma sono una principessa bellissima!" esclamò Yuu, facendo un paio di passi in avanti; il vestito però era leggermente lungo e il ragazzo si trovò a inciampare nella stoffa.

"Attento!" Asahi per fortuna era vicino, e riuscì ad afferrarlo prima che cadesse... peccato che, per colpa del vestito, sbagliò mira; il suo braccio sinistro avvolse il petto del ragazzo, ma la sua mano destra invece che sul bassoventre del ragazzo finì qualche centimetro più in basso.

Entrambi arrossirono di colpo, rimanendo per un attimo immobili, senza sapere bene come muoversi.

"Guardate, il pirata ha salvato la principessa!" esclamò Eiji, sorridendo.

"Adesso devi rapirla e portarla via con te, così potrete coronare il vostro sogno d'amore!" dichiarò Kiyoka, con aria sognante.

"Eh? Ecco..." balbettò Asahi, imbarazzato: quando mai aveva detto a Suga di quei costumi... colpa della sua paranoia che i bambini potessero annoiarsi...

D'un tratto, sentì un paio di braccia allacciarsi attorno al suo collo e il suo sguardo incontrò quello di Nishinoya, che gli rivolse un sorriso.

"Oh mio pirata, portami via da qui, in salvo sulla tua nave, e partiamo insieme all'avventura verso un nuovo mondo dove saremo liberi di esprimere il nostro amore!" declamò il minore; e per un attimo, ad Asahi sembrò che non stesse per niente recitando.

Spostò il braccio dietro le gambe del ragazzo e l'altro dietro la sua schiena e lo sollevò, prendendolo in braccio a mo' di sposa.

"Sono pronto ad andare ovunque per te, mia principessa!" dichiarò, e il sorriso di Nishinoya si allargò.

Sentirono il suono della campanella ed entrambi sospirarono di sollievo, perché non avevano idea di dove li avrebbe portati quella recita se l'avessero continuata... o forse, lo sapevano fin troppo bene.

"Bambini, andiamo a fare ricreazione alla mensa." disse Koushi, alzandosi.

"Si maestro!" risposero i bambini, iniziando a uscire dall'aula.

"Vi lascio a riposare un attimo... cercate di non distruggermi l'aula." Koushi rivolse un occhiolino ai due amici, prima di seguire i bambini.

Per un attimo, i due ragazzi rimasero in silenzio, sia perché non sapevano cosa dire, sia perché nessuno dei due in realtà avrebbe voluto aumentare la distanza tra loro.

"Beh, è stato piuttosto divertente." commentò Yuu.

"Scusami per tutto questo e... per prima." mormorò Asahi, mentre lo riappoggiava a terra "Con il vestito... non vedevo bene dove mettevo le mani." dichiarò.

"Non preoccuparti Asahi... In fondo non ho nulla che non abbia anche tu... ci siamo già visti senza vestiti nello spogliatoio, no?" mormorò il minore, avvicinandosi a lui; Asahi sbarrò gli occhi e arretrò, finendo con la schiena contro la scrivania.

"Noya...? Cosa stai facendo...?" balbettò.

Si stava avvicinando fin troppo, e aveva uno sguardo che Asahi non riuscì a definire... era malizioso, forse anche un po' speranzoso, ma aveva una nota di esitazione che non si addiceva al ragazzo che conosceva.

"Volevo solo aiutarti a ritirare gli spilli." Yuu allungò la mano verso il portaspilli.

"Aspetta!" Asahi gli afferrò velocemente la mano prima che potesse afferrarlo "Ci sono degli spilli che sporgono, potresti farti male."

Compiendo quel gesto, l'aveva tirato ancora più vicino a sé... c'erano ormai pochi millimetri tra i loro corpi.

"Sai che non mi faccio male facilmente, Asahi-san." rise Yuu.

"Lo so, tu sei sempre stato... molto forte, Nishinoya. Però non per questo voglio che tu ti faccia male: sei pur sempre più piccolo di me... è mio compito proteggerti" mormorò Asahi.

Nishinoya lo fissò per un attimo, sorpreso da quelle parole; poi un sorriso dolce comparve sul suo volo.

"Passo la vita in giro per il mondo da solo, Asahi-san... So badare a me stesso; ma sono felice che ti preoccupi per me. Lo fai anche mentre sono in viaggio?" chiese.

"Certo. Non posso non preoccuparmi per te: sei spesso avventato, ti lanci anche a fare cose pericolose, e non dici mai quando torni, per cui... mi preoccupo sempre di non riuscire più a rivederti, che un giorno deciderai di rimanere per sempre in un altro paese, e io non ti rivedrò più." buttò fuori Asahi tutto d'un fiato.

Non sapeva perché gli stesse dicendo tutto quello, ma aveva passato anni a sperare nel ritorno del minore... adesso che era lì, non poteva fare a meno di avvertire la voglia di stringerlo a sé, di fare con quel ragazzo tutte le cose che aveva sempre desiderato fare: di viaggiare con lui, poter essere al suo fianco, passare le giornate con lui, e anche le notti, poterlo baciare, poter sentire la sua risata, il suo respiro ansimante, il suo corpo tanto piccolo quanto energico muoversi insieme al suo...

Non riusciva più a tenere a bada quei sentimenti, sapeva che non ci sarebbe mai riuscito, perché Nishinoya era il ragazzo che sempre l'aveva spinto a tirare fuori la sua forza, ottenere ciò che voleva e non avere paura: come poteva averla... proprio con lui?

"Non potrà mai succedere, Asahi-san... sono tornato, hai visto? Sono qui." sussurrò Yuu.

"Adesso sì, ma... è la prima volta." mormorò il maggiore.

"La... prima volta?".

Un sorriso triste si dipinse sul volto del ragazzo. Era arrivato il momento di fare uscire quelle parole che gli pesavano sul cuore ormai da tanto tempo.

"Da quando sei partito, tutti gli anni sono andato al tempio e ho comprato un Omamori, esprimendo sempre lo stesso desiderio."

Alzò lo sguardo su di lui.

"Volevo... che ti accorgessi di me; di tutte le volte in cui ti osservavo in campo, di tutte le volte in cui avrei voluto esserti vicino. Del fatto che, da quando sei partito, io sono qui, ad aspettarti. Ti osservo andare in giro per il mondo, e non posso fare a meno di sorridere nel vedere quanto sei felice, perché stai riuscendo a realizzare il tuo sogno: ma poi penso a tutto il tempo che passo lontano da te, a tutte le persone che ti stanno vicino e che non sono io, ed egoisticamente penso solo che... vorrei poter stare con te. Tu sei la persona che mi ha insegnato quanto i sogni siano importanti, e io voglio che continui a inseguire il tuo senza preoccuparti di altro: perciò..."

Asahi non fece in tempo a finire la frase: proprio come un fulmine che arriva all'improvviso, le labbra di Nishinoya entrarono in contatto con le sue, toccandole velocemente, come se temesse di prendere la scossa, prima di posarle con più calma sulle sue.

Asahi rimase per un attimo immobile, preso alla sprovvista da quel bacio improvviso: aveva il cuore che batteva a mille, ma si accorse con stupore di essere estremamente calmo... in fondo, era Nishinoya che aveva davanti, era tutto ciò che aveva sempre desiderato, era la persona che più l'aveva incoraggiato a essere sé stesso; adesso, non poteva certo tirarsi indietro.

Allungo le mani, posandole sui fianchi del ragazzo e tirandolo appena verso di lui, facendo combaciare i loro corpi mentre si chinava, approfondendo il loro bacio.

Nishinoya, libero da ogni freno, gli cinse il collo con le braccia, premendo ancora di più le sue labbra contro quelle morbide del maggiore, sorridendo per la stretta del ragazzo su di lui e per tutto il calore che stava riuscendo a trasmettergli con un semplice tocco.

Staccò le labbra dalle sue e lo fissò negli occhi.

"Avresti dovuto dirmelo, Asahi-san... sarei tornato prima." mormorò.

"Io... non volevo che tu ti sentissi obbligato." sussurrò il maggiore, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quello del ragazzo.

"So che non mi obbligheresti mai, Asahi-san: io amo viaggiare, però... mi sei mancato, mentre ero in viaggio." ammise il minore "Stavo cercando di distrarmi, ho continuato a viaggiare anche quando sarei voluto tornare solo per vederti, ma sapevo che ce la stavi mettendo tutta con il tuo lavoro e non volevo rischiare di incasinare tutto. Ma se tu vuoi che torni, e io voglio tornare... niente mi impedisce di farlo un po' più spesso, no?"

"Vorresti davvero... tornare di più per me?" mormorò Asahi.

"Asahi-san, sono sempre stato innamorato di te, da quando ero solo un novellino nella squadra e tu mi hai accolto con un sorriso gentile... per poi spaventarti non appena hai visto la mia bravura in ricezione." Rise.

"Ti ho trovato da subito adorabile e, allo stesso tempo, incredibilmente forte: non ho mai smesso di ammirarti, Asahi, anche adesso stai portando avanti il tuo sogno con tutte le tue forze, cercando di non farti distrarre da ciò che non hai o da ciò che vorresti. Per questo, non sentivo di avere il diritto di venire qui e incasinare la tua vita; sai... faccio sempre fatica a contenere i miei sentimenti, quando sono con te. Per questo non ho mai agito, non sapendo cosa provassi tu per me." raccontò il più basso, continuando a fissarlo.

"Ma mi sembra di capire... che non sia un sentimento a senso unico. O mi sbaglio, Asahi-san?".

"Yuu".

Nishinoya sentì il suo corpo scosso da un brivido nel sentire il ragazzo chiamare il suo nome, con quel suo tono profondo e le sue forti mani che ancora gli stringevano i fianchi.

"Sono diventato forte perché tu sei sempre stato al mio fianco. Non smetterò certo di seguire il mio sogno solo perché tu vieni a trovarmi: ma non per questo voglio rinunciare a te. Te l'ho detto, sono disposto ad andare ovunque per te. Mi sono innamorato di te dal primo momento in cui ti ho visto; sei comparso all'improvviso in campo come una furia indomabile, con un sorriso luminoso e una frase d'incoraggiamento sempre pronta per i nostri compagni. Non importa quanto sarai lontano o quanto tempo passerà, non potrò mai smettere di provare questi sentimenti per te. Anche se starti lontano è difficile, se so che tornerai posso affrontarlo." dichiarò Asahi.

Nishinoya sorrise e si fiondò di nuovo sulle sue labbra.

"Lo affronteremo insieme, Asahi-san! Siamo una coppia asso-libero perfetta in fondo, possiamo affrontare tutto! Io tornerò più spesso, e se tu hai qualche trasferta ti raggiungerò! Così potremo finalmente stare insieme!" esclamò, emozionato.

Da quanto tempo sognava di organizzare qualcosa di simile, poter avere finalmente il tempo di stare con quel ragazzo, poter dare sfogo a tutti i suoi sentimenti...

"Dato che tra poco torneranno i bambini... che ne dici se ne parlassimo stasera a cena?" propose Asahi.

Gli occhi di Nishinoya si illuminarono.

"Volentieri!"

Asahi non poté fare a meno si sorridere nel vedere il suo sguardo così luminoso: gli era mancato decisamente tanto... doveva assolutamente ringraziare Suga per avergli permesso di rivederlo.



"Dovevi vedere quanto erano felici! A causa dei bambini non ho potuto seguire tutta la scena, ma ho visto perfettamente il loro bacio! Erano così teneri... e finalmente stasera avranno il loro appuntamento!".

Daichi non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire una risata nell'osservare Sugawara che, mentre girava per la cucina per apparecchiare la tavola, gli stava raccontando ciò che era successo quel giorno.

"E va bene, hai vinto!" lasciò i fornelli per raggiungerlo; da dietro, gli circondò la vita con le braccia, tirandolo appena verso di lui "Avevi ragione, sono una coppia bellissima... e sarai ricompensato per avere aiutato due persone tanto innamorate." dichiarò, lasciandogli un bacio sul collo che lo fece rabbrividire di piacere.

"Ma non tutti ne sarebbero così felici, per cui stai attento con questi giochetti, va bene?" si raccomandò il moro, facendolo voltare verso di lui per guardarlo negli occhi.

"Lo so, non temere: farò solo lo stretto necessario per aiutare." dichiarò, lasciando un veloce bacio sulle labbra del compagno, prima di sottrarsi alla sua presa per dirigersi a prendere i bicchieri.

"Infatti, stavo pensando di comprare a Lev un biglietto per raggiungere il suo Yaku in Russia...".

"Suga...".

"Cosa c'è? Non puoi dirmi niente su di loro: Yaku è mio amico, conosco bene i suoi sentimenti, e sappiamo tutti che Lev è innamorato di lui da anni. Se Yaku non fosse dovuto partire, ci sarebbe stato molto più che un semplice bacio tra di loro".

Daichi sbarrò gli occhi.

"Si sono baciati!? Non lo sapevo..." mormorò.

"Alla festa che hanno organizzato per salutare quelli del terzo anno." confermò Koushi, prima di voltarsi verso di lui con un sorriso vittorioso in volto "Visto che farei solo bene?".

Daichi sospirò.

"Koushi, forse sarebbe meglio parlargliene prima." fece notare "Anche se sei sicuro di ciò che provano, non è detto che al momento vogliano una relazione".

"Non preoccuparti, parlerò con Yaku... ma in modo velato, e chiederò a Hinata di fare lo stesso con Lev; voglio che sia una fantastica sorpresa!" esclamò il maggiore.

"Assicuratene davvero." sospirò Daichi, sapendo bene che non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea, e che una maggior sicurezza sarebbe stato tutto ciò che avrebbe potuto ottenere "Ma dopo loro basta, va bene?".

"Certo! Anche se stavo pensando... Yamaguchi è un po' giù, visto che Tsukishima è spesso in giro per lavoro o troppo stanco per uscire quanto lui vorrebbe...".

"Koushi!".

"Sono i nostri Kohai, è giusto che ci preoccupiamo per loro!".

"Koushi, non esagerare, è la loro vita...".

"Si, ma hanno sempre fatto affidamento sui loro Senpai." Koushi gli rivolse un enorme sorriso "Voglio solo che le persone a cui tengo siano felici quanto lo sono io, cosa c'è di male?".

Daichi gli si avvicinò, poggiandogli delicatamente le mani sui fianchi.

"Dubito che qualcuno potrebbe mai essere felice come lo sono io con te: ma ricordati che non tutti cerchiamo le stesse cose, quindi modera il tuo entusiasmo, va bene?" si raccomandò.

"Farò del mio meglio; a proposito, dovremmo parlare di tutta la faccenda ad Asahi e Nishinoya, magari gli viene in mente un'idea sui nostri amici o su qualcun altro...".

Daichi scosse la testa, ma non poté fare a meno di sorridere: in fondo, amava tutti i lati di quel ragazzo... il favore più grande che gli aveva fatto la vita era stato decisamente mettere Sugawara Koushi sul suo cammino, e lui l'avrebbe ricambiato prendendosi cura di quel ragazzo e amandolo per tutta la vita.

E se le voci che aveva sentito nei corridoi della Centrale erano vere, di lì a poco avrebbe davvero potuto inginocchiarsi in quella stessa cucina e chiedere all'uomo più meraviglioso del mondo di fargli l'onore di diventare suo marito.

Ma questa è un'altra storia.


[fine]

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