Che parola questa. Difficile o forse siamo noi a renderla tale. La rendiamo complicata quando ci nascondiamo dietro questa parola per indicare cosa e chi non capiamo o non vogliamo capire, per poterlo poi  eventualmente anche giudicare. Credo che da sempre il nostro più grande problema sia stato di credere che chi non è come noi  è diverso da noi, ma una diversità intesa in senso negativo come un qualcosa  da allontanare, perché si ha troppa paura o troppo poca voglia di provare a cercare un punto di contatto che sicuramente si potrebbe trovare. Perché di punti di contatto c'è ne sarebbero tanti, ma per il semplice fatto che siamo esseri umani, tutti diversi ma poi anche uguali. Questo è un particolare che forse  troppo spesso tendiamo a dimenticare.

Per cercare di spiegarmi meglio potrei citare una frase di un film che mi è sempre piaciuto. Forrest Gump.  C'è una scena dove la mamma di Forrest dice al figlio: "Forrest se Dio avesse voluto che fossimo tutti uguali, avrebbe dato a tutti un apparecchio per le gambe".
Ecco, qui una mamma cerca di spiegare al figlio che essere diversi non vuol dire non essere normali, ma anzi ogni difetto, ogni imperfezione ci rende quello che siamo, un essere unico e per forza diverso, ma in senso positivo, perché ogni cosa che ci rende diversi, ci rende unici. Sono le nostre ricchezze, che volendo potrebbero intrecciarsi e non per forza scontrarsi.
Forrest è un film bellissimo perché lui, il protagonista, considerato diverso,anche strano se vogliamo, dimostra a tutti con la sua semplicità ed ingenuità che vivere è un viaggio stupendo anche se le persone non ti capiscono, anche se ti allontanano. Insegna agli altri cosa davvero voglia dire vivere e che chi è considerato diverso è a volte più normale di chi si definisce tale.