8° capitolo: vorrei tanto essere povero!
Domenico:
"Non ci credo, guarda come mi ha ridotto quella testolina buffa! " penso con un sorriso mentre mi guardo nello specchio del bagno della mia stanza. Sono appena tornato dalla casa di Emilia e sono senza forze.
Mi tocco i capelli imbrattati di vernice viola, assomiglio a Lela di Futurama e la faccia poi, non ne parliamo... sembro Junior di Dragon ball! Rido a crepa pelle, piú cerco di lavare via il colore più rimane lì, fisso e immobile. Capelli d'oro ha fatto un ottimo lavoro, mi ha sistemato come se fossi un clown, non sono più io e ne sono felice. Vorrei tanto regalare la mia vita a qualche sfortunato, ne farei volentieri a cambio, tanto nessuno potrebbe stare peggio di me.
"Guarda i miei vestiti! Li posso decisamente buttare nella spazzatura o magari li regalo a qualche barbone, sempre se li accetta! " sghignazzo mentre sono appoggiato sul lavandino del bagno. Un altro si sarebbe infuriato, ma io no, mi faccio senza nessun problema due risate, soprattutto se dà fastidio a mio padre.
Scendo in cucina per vedere se la cuoca mi ha lasciato qualcosa da mettere sotto i denti e stranamente trovo mio padre sul divano a sorseggiare il suo amaro, invecchiato da chissà quanti anni.
«Dominic, ma come sei conciato? » mi chiede innorridito dal mio aspetto. Lo guardo semplicemente con disprezzo senza proferire parola, se parlassi probabilmente lo ammazzerei.
«Allora? Cosa ti è successo? » mi sgrida guardandomi accigliato.
«Niente, ho avuto un problema con la vernice. » rispondo serrando forte la mascella e chiudendo le mani in due pugni.
«Prima di presentarti in pubblico avresti dovuto darti una sistemata, così sembri un barbone. » commenta facendo una smorfia disgustata.
«Primo, sono a casa mia e oltre a te non c'é nessuno. Secondo, me ne frego di quello che pensi tu di me e terzo, per quale motivo non mi hai detto che hai parlato con il preside e che vi eravate messi d'accordo di abbassarmi la media dei voti? » sbraito impazzito con le mani in aria.
«Dominic, calmati! Facendo come un pazzo non risolvi nulla! » dice mio padre alzandosi dal divano e mettendosi sulla difensiva. La sua calma apparente mi rende ancora più nervoso, non lo digerisco proprio quel vecchio riccone.
«Spiegami perché hai accettato che mi abbassassero la media senza muovere un dito ». Mi avvicino a lui minaccioso.
«Perchè così spero che tu e quella ragazzina, la smettiate di creare stupidi problemi a me e a tutta la scuola» ribatte guardandomi serio e io furioso gli sgancio un pugno sul naso. Lui cade a terra e grida dal dolore, ma si rialza subito e mi tira un pugno allo stomaco.
"Quanto è resistente quel figlio di buttana? Sembra fatto di acciaio. " penso, mentre sono piegato in due dal dolore.
«Credi davvero che non sono in grado di prendere a pugni un ragazzino viziato come te? Adesso mi hai proprio fatto arrabbiare, non la passerai liscia! » mi avverte sputando un po' di sangue dalla bocca e un ghigno malvagio spunta sulla sua stupida faccia. Ammetto che adesso mi fa una certa paura, ma io non sono un codardo e non mi farò scappare l'occasione di dare una lezione a quel bastardo che dovrebbe essere mio padre. Mi riprendo dalla botta e mentre mi avvicino per tirare un altro pugno, il mio braccio viene bloccato da un uomo molto più alto di me.
«Signorino, è meglio che la finiate qui, non credete? » mi domanda il nostro maggiordomo guardandomi stranamente comprensivo e quasi dispiaciuto per me. Mi guardo in torno e solo ora mi accorgo che il tappeto bianco super pregiato di mia madre, comprato due anni fa in Egitto, è sporco di sangue e puzza di alcool, mio padre è rosso in viso e la sua costosissima camicia di lino è stropicciata e anch'essa sporca, per non parlare poi del tavolino di legno che è completamente distrutto. Mi sento subito svuotato, non ricordo nemmeno più per quale motivo ho picchiato mio padre.
«Sì, hai ragione, scusami papà. » dico pentito e Giacomo mi lascia il polso. Mio padre ha il respiro affannato e lo vedo sedersi e asciugarsi il sudore in un asciugamano che il maggiordomo gli procura velocemente.
«Non ti biasimo, sei ancora un bambino posso capire la tua rabbia, ma non posso comunque fare finta di niente. Sei in punizione per due settimane e ricorda, provaci un'altra volta e ti butto fuori di casa per sempre. » mi minaccia facendomi venire la pelle d'oca.
«Ok, ho capito. » dico stringendo il pugno dolorante.
«Adesso fila in camera tua e vatti a fare un bagno che non ti voglio più vedere conciato come un pezzente! »
«Va bene». E senza aggiungere altro salgo le scale.
«Giacomo, portami del ghiaccio, veloce. » sento dire da mio padre mentre entro nella mia stanza.
Mi spoglio e vado dritto sotto la doccia. Prendo la spugna e inizio a strofinare fino a quando la vernice che si trova sul mio corpo non si toglie quasi del tutto.
"Odio mio padre, odio tutti e tutto, mi sento un tale casino, vorrei tanto essere povero! " penso mentre una lacrima si confonde con l'acqua che mi scorre addosso e porta via insieme al colore, le mie frustrazioni e i mie problemi.
Esco dalla doccia e mentre mi asciugo con una grande tovaglia, sento mia madre chiedere a mio padre cosa sia successo al suo tappeto preferito e al salotto. Mio padre le spiega brevemente che ha avuto una discussione accesa con me, ma che abbiamo risolto senza che lei si dovesse preoccupare e io pieno di sensi di colpa mi butto sul letto a pancia in giù. Non mi interessa niente di mio padre, ma vedere mia madre triste e delusa perché suo figlio è un gran combina guai mi dà un gran fastidio.
Dopo alcuni minuti bussano alla porta, è mia madre che mi ha portato la cena, mi sorride comprensiva accarezzandomi una guancia, mi porge il cibo e se ne va chiudendo dietro di sé la porta della mia stanza senza aggiungere niente. Dopo aver finito di mangiare, vinto dalla stanchezza, mi addormento sognando una chioma bionda e due lucenti occhi azzurri.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro