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5° capitolo: una (a)normale lezione di arte

DOMENICO:

Finalmente siamo alla seconda ora, tra poco potrò esprimere liberamente quello che provo attraverso delle semplici pennellate. Adoro l'arte, da grande vorrei tanto diventare un pittore famoso come Picasso o Van Gogh, i miei artisti preferiti. Purtroppo temo che non accadrà. Mio padre pensa di avere il diritto di comandare sulla mia vita, è convinto che lavorerò per la sua azienda come ha fatto mio fratello, ma io non voglio finire a essere un semplice impiegato. Ho sempre pensato in grande per me, per il mio futuro, voglio diventare un artista famoso in tutto il mondo.
Ma i soldi rendono le persone infelici e prigioniere, quindi se non sfondo prima di avere vent'anni, mi potrò ritenere fortunato, se mio padre mi accetterà come fattorino.

Quanto è dura la vita e io sono soltanto una delle sue stupide pedine. Vorrei tanto essere un altro ragazzo, vorrei avere un altro cognome e non dover sopportare il grande peso che porta la famiglia Cooper e soprattutto non essere in continua lotta con l'unica ragazza di questa scuola che ha un vero cervello. Se fossimo in un' altra vita, in un mondo parallelo magari, Bianca sarebbe diventata senza dubbio la mia migliore amica o forse persino la mia ragazza e non sarei per niente deluso. Insomma, testolina buffa ha un bel fondo schiena.

Sono seduto su una sedia a riflettere, mentre aspetto che l'insegnante arrivi e ci dica cosa oggi dovremmo disegnare e non sto più nella pelle.

In questa scuola abbiamo una specie di laboratorio d'arte dove abbiamo tutto l'occorrente per dipingere come: i cavalletti di legno dove appoggiare i nostri quadri, pennelli di tutti i tipi, abbiamo perfino i contenitori dell'acqua e dei lava pennelli.
Insomma, se non fosse che siamo in un semplice liceo scientifico, saremmo davvero dei pittori professionisti.

È strano per voi gente comune capire che cosa ci fa un laboratorio d'arte in un liceo scientifico? Ora ve lo spiego, è una cosa semplice. Mio padre, siccome vuole un'istruzione a trecentosessanta gradi per suo figlio, ha finanziato l'istituto per avere tutto quello che si dovrebbe avere in una scuola perfetta. Per questo motivo abbiamo anche un nuovo e professionale laboratorio di scienze munito di cavie eccellenti, un'aula informatica con i computer nuovi di zecca e poi per un mio capriccio, abbiamo anche questa fantastica aula che per me è il paradiso.

E so anche che vi starete chiedendo: allora perché non ti ha iscritto semplicemente in una scuola privata? Facile come risposta, non ci andrò nemmeno morto.

«Cucciolo, ti piacciono le mie unghie? Le ho fatte ieri.» mi distrae dai miei pensieri Gemma, la mia ragazza. Sì, ho una fidanzata, incredibile vero? Credevate di sicuro che io ero il solito badboy che usa le ragazze, ma vi sbagliate alla grande. Il sesso è importante, è ovvio, ma che senso ha farlo con chiunque, soprattutto con persone che neanche conosci?

«Sì tesoro, sono bellissime». Le sorrido e le rubo un casto bacio sulle labbra. Sì, sono un tipo romantico, non troppo, ma lo sono.

«Grazie cucciolo.» mi guarda contenta. Si avvicina di più a me e grazie alla scollatura della maglietta, riesco a intravedere il suo bel seno prosperoso.

Scommetto cento euro che starete pensando: la solita oca senza cervello. Vi sbagliate anche qui. Non sono il tipo di stare con delle stupide galline brave solo a saltarti addosso. La mia ragazza è la prossima candidata alle elezioni di presidente dell'Istituto. Certo è intelligente, ha ottimi voti, ma non potrà mai eguagliare Bianca o me, nessuno ci riuscirà mai.

Lo so, la devo smettere di pensare a Bianca in quel modo, quella ragazza è una pazza maniaca, che vuole tutto sotto controllo e che è ossessionata dalla perfezione. Ma è entrata nella mia vita come una furia scombussolandomi completamente e so anche che sarà una cosa impossibile fare finta che lei non sia mai esistita.

A un tratto mentre la professoressa di arte fa l'appello, entra dalla porta una Bianca completamente trasformata. È seria, i suoi capelli stranamente sono lisci e composti, i suoi vestiti sono asciutti, sicuramente si sarà cambiata in bagno. Si scusa con l'insegnante per il ritardo e in silenzio si dirige al suo posto. Io e la mia ragazza siamo del tutto senza parole. Di solito quando io e la mia squadra attacchiamo, lei come una furia con i capelli tutti spettinati e con un terrificante sorriso sul volto, si vendica immediatamente distruggendo mezza classe e portando in esaurimento nervoso il docente che sfortunatamente si trova a dover assistere e fermare la nostra battaglia.

«Non ti fidare tesoro, scommetto che ha un piano.» mi bisbiglia la mia ragazza in un orecchio. Ne sono convinto anch'io, lei non potrà mai cambiare, figuriamoci in mezza giornata. Le accarezzo la coscia e le faccio un occhiolino cercando di calmarla. Non mi preoccupo per niente, qualsiasi cosa abbia in mente quella ragazza, non potrà mai prendermi alla sprovvista.

La docente dopo aver finito di firmare e fare delle cose sul computer, ci dice cosa faremo oggi. È un lavoro molto semplice, dovremo disegnare un paesaggio utilizzando la prospettiva che ci aveva spiegato due giorni fa. In silenzio tutti annuiamo e incominciamo a disegnare. Subito mi dimentico completamente chi sono e soprattutto non penso più né a Bianca, né alla mia famiglia.
Mi sento libero e svuotato da tutto quelle sensazioni negative che mi opprimono e che non mi fanno dormire la notte. Mi sento rinato.

L'arte per me è tutto, se me la togliessero non riuscirei più a vivere.

A un certo punto la professoressa si allontana dalla classe  per attaccare alcuni nostri lavori e io qui inizio a sudare freddo. Sento addosso lo sguardo assassino di Bianca, la sento ansimare come una bestia, quella ragazza a volte mi fa davvero paura.

Si alza con il suo lava pennelli pieno di acqua sporca e volontariamente me la getta addosso rovinandomi i vestiti.

Impreco in tutte le lingue del mondo. Sono dannatamente furioso, odio con tutto il mio cuore Bianca Rossi!

Non ci vedo più dalla rabbia, così prendo la vernice che teniamo nell'armadio e inizio a rovinarle il disegno e i vestiti come ha fatto con me. In pochi minuti quell'aula diventa il nostro campo di battaglia.

«Rossi, Cooper, sapevo che non era normale il vostro silenzio, non posso lasciarvi soli neanche un minuto!» Ci rimprovera l'insegnante non appena vede l'inferno che abbiamo creato. Poverini i nostri compagni, anche loro, come noi, sono stati coinvolti nella battaglia. Non appena ci fermiamo ci rendiamo conto di aver esagerato, siamo completamente sporchi dalla testa fino ai piedi.

"Dannazione! Ci sono cascato un' altra volta!" Mi maledico mordendomi la lingua.

Visto? Che vi avevo detto? Per noi due smettere è impossibile, ci viene automatico, sembriamo due drogati che non riescono a smettere.

Veniamo spediti dritti in presidenza e per miracolo, riceviamo solo una sgridata dal preside che sfinito non sa più cosa dirci. Come sempre ci scusiamo e torniamo in classe, pronti per un' altra ora.

"Non devo rispondere alle sue provocazioni, non devo rispondere alle sue provocazioni!" Mi ripeto incontinuazione. Ma ci riuscirò? Soprattutto, riusciremo a diplomarci con il massimo dei voti? Lo spero.

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