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28°

Soffio sulla cioccolata calda, per poi posarla sul tavolo e continuare a mangiucchiare qualche patatina dal pacchetto che io e Tiberio stiamo condividendo.

Sono passate ormai ore da quando è venuto a prendermi alla festa e siamo venuti a casa sua. Da allora ho bevuto tanta acqua, mangiato un panino che abbiamo preso dai paninari lungo la strada, e devo dire che grazie a questi metodi sono quasi completamente sobria. Infatti, in questo momento, pure il mio umore è cambiato.

Quando l'alcool mi scorreva nelle vene, non capivo bene cosa sentissi realmente nel vederlo davanti a me. Ero felice, ma incazzata, mi ha sorpreso che sia venuto fin là per me, ma ero pure nervosa perché mi rendevo comunque conto del male che mi ha fatto da quando ci conosciamo. Invece, in questo momento, è rimasta solo quella delusione e quel senso di nervoso. Più nessuna felicità, l'alcool non può più aiutarmi.

- Ti senti meglio?- mi guarda come se fosse davvero preoccupato per me e volesse sincerarsi del mio stato d'animo e stato fisico

Annuisco, tagliando corto, ma lui continua a guardarmi, non contento della mia risposta poco esaustiva. - Avanti, che vuoi dire ancora Tiberio? Parla e non guardarmi come se fossi perso-

- Non ho niente da dire...- mente, evitando il mio sguardo e io sbuffo infastidita. Si decide a parlare o no? Non ho voglia di pregarlo, perché i postumi della sbornia si sentono, e il mal di testa non mi fa essere loquace nemmeno per sbaglio

- Come ti pare- faccio spallucce, fingendo disinteresse, sapendo che questo lo farà vuotare il sacco. Poi inizio a bere un po' di cioccolata e, pochi secondi dopo, lui inizia a parlare proprio come avevo immaginato.

Mi sembra abbastanza chiaro che non gli piaccia fare ciò che gli altri dicono e che quindi agisca sempre con l'intento di andare contro gli altri, e questa è l'ennesima prova.

- Non mi fa piacere che fossi ubriaca marcia in un posto come quello- una smorfia infastidita gli nasce sul volto, mentre io gli lancio un'occhiata maligna. Ma con quale coraggio mi dice una cosa del genere? Lui può tornare con la sua ex e fare tutto ciò che vuole e io non posso nemmeno andare ad una festa con un amico?

- Spoiler: non sei mio padre. Non decidi tu dove posso o non posso andare, ti è chiaro?-

Sbatte la mano sul tavolo, provocando un tonfo sordo, poi scatta in piedi come se fosse una molla, sotto il mio sguardo scioccato - Forse sei tu che non vedi chiaro. Non ti sto dicendo che non puoi fare qualcosa, ti sto solo dicendo che non mi fa piacere saperti in una situazione del genere. Una situazione dove non hai nessun tipo di protezione-

- Infatti non ho bisogno di nessun tipo di protezione, Tiberio. I miei amici, tra l'altro, sono abbastanza sicura che non mi lascerebbero in brutte situazioni da sola- appoggio la tazza sul tavolo e lo guardo con aria di sfida, incrociando le braccia al petto

- Non volutamente, ma erano andati anche loro. Pensi che avrebbero avuto i sensi per percepire un reale pericolo?- ride nervosamente, mentre scuote la testa da destra a sinistra - Non stai ragionando. Non capisci che voglio solamente proteggerti? Come fai a non capirlo?-

- Proteggermi?- scoppio in una fragorosa risata, mentre ripeto ciò che mi ha appena detto - Dovresti proteggermi da te stesso, mica dagli altri. Sei l'unico che mi fa del male, ultimamente-

La sua espressione furiosa diventa affranta in un secondo, mentre un sorrisino amaro e sbilenco gli increspa sulle labbra - sto provando a rimediare, ma forse non è quello che pure tu vuoi-

- Scusami? Credi di poter fare tutto quello che vuoi e poi sistemare tutto chiedendo scusa, solo perché l'hai deciso tu? Sei assurdo!- ora anche io alzo la voce infastidita, come può credere di poter decidere ogni cosa?

Le azioni hanno delle conseguenze, ma lui non sembra capirlo. Pensa che si possa fare qualunque cosa e poi sistemare sempre tutto in modo facile? Non funziona così, ci sono dei limiti, e una volta oltrepassati quelli non è semplice tornare indietro. Non può decidere lui quando litigare e quando fare pace. Sennò io che ci sto a fare nella coppia?

- Non ho detto questo- digrigna i denti, cercando di trattenere il nervoso - solo proviamo a parlare senza litigare. Voglio farmi perdonare, farti capire che mi dispiace. Non ho mai voluto farti del male-

- È quello che continui a ripetere ogni volta. Mi perdonerai se stento a crederti ora-

Lo osservo mentre sospira pesantemente e si passa le mani prima sul viso e poi sui capelli, con aria pensierosa e stizzita. Per un momento mi viene in mente il ricordo di noi che ci baciamo e le mie mani sui suoi capelli, ma cerco immediatamente di scacciare via questa immagine. Devo essere più forte di così, non devo cedere così facilmente.

- Non sei di aiuto... Non so come dirti che sono pentito e mi rendo conto di essere stato più che stronzo con te.- si risiede nella sedia e cerca di calmarsi, mentre rinizia a parlare con un tono di voce molto più basso - Non so perché abbia agito così con te e perché ti abbia parlato in quel modo questa mattina, ma io non penso a una sola parola di quelle che ho detto. Non ho mai avuto una cosa bella come te nella mia vita e non voglio rischiare di perderti per sempre-

- Perché me lo vieni a dire dopo mesi, Tiberio?- è questo che non riesco a capire, cosa è cambiato da allora a oggi? Se n'è reso conto dopo così tanto tempo perché? Solo perché con Ilenia non è andata?

Io non voglio continuare ad essere solo un ripiego per lui. Voglio essere la prima scelta, non la scelta obbligata che si fa quando non ti resta altro. Uno scarto. Non voglio una storia in cui mi sento in più e costantemente sotto esame.

- Perché ho lasciato vincere l'orgoglio, Clarice. Ma non posso più permetterlo.- le sue dita accarezzano nervosamente il disegno della tovaglia in plastica, poi raccoglie qualche briciola di tabacco che giace sul tavolo e la butta a terra - Dammi un'altra possibilità-

- Non è la prima volta che mi chiedi nemmeno questo... E pure l'altra volta hai cercato di convincermi che eri dispiaciuto per ciò che era successo ma che non avresti permesso più che accadesse. Eri pentito e sembravi sinceramente intenzionato a non commettere più gli stessi errori, ma poi è accaduto ancora, ancora e ancora. Perché io dovrei credere che ora sarebbe diverso?-

- Lo so, non è semplice, e ti sto chiedendo molto, ma dovresti fidarti di me. È l'unico modo per riprovarci- quasi mi prega con un tono di voce quasi disperato - Se ne vale la pena, per tutto ciò che abbiamo condiviso-

- Stai scaricando le responsabilità su di me? Io so quanto valgono i momenti con te, non devo dimostrarti niente- mi metto sulla difensiva, forse anche per capire fino a che punto arriva la sua sincerità di voler cambiare e tornare ciò che siamo stati nei momenti che stavamo bene

- Lo so, era solo per dire che se vuoi vivere altri attimi così, devi provare a fidarti ancora di me, per quanto sia difficile-

I suoi occhioni verdi mi scrutano attenti, non lasciando la mia figura nemmeno per un attimo, come se volessero leggermi dentro e trovare una risposta a ogni mio dubbio e/o tentennamento. Ma credo sia impossibile per lui farlo, nemmeno io stessa riesco a leggere cosa davvero vuole la mia anima. Sono divisa tra la paura di stare male e la voglia di annientare la distanza e fiondarmi sulle sue labbra.

Quale parte dovrei ascoltare? Non credo che una abbia più ragione dell'altra. Credo che entrambe abbiano delle motivazioni valide e si completino l'un l'altra.

- Prendiamoci del tempo, Tiberio. Riniziamo a vederci, ma con calma. Non saltiamo gli schemi, andiamoci piano.- suggerisco in un sussurro, tanto che fatico a riconosce la mia stessa voce che risulta flebile nel silenzio assordante dell'appartamento - Riniziamo una frequentazione lenta, senza bugie, possessività, gelosie. Veniamoci incontro e costruiamo piano piano le fondamenta, invece di avere fretta di costruire la casa rischiando che crolli per un terreno non adatto. Non so se mi capisci-

Una piccola luce gli illumina lo sguardo e annuisce, trovandosi evidentemente d'accordo. Per un momento ho avuto paura che non accettasse. Insomma, stiamo scendendo a patti. Facciamo un compromesso che faccia stare tranquilli entrambi, no?

- Piano piano, ma insieme- mi porge la mano e io la afferro prontamente stringendola, trovandomi d'accordo con ciò che ha detto e speranzosa che stavolta, e così, qualcosa cambi.

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