27°
Tiberio
Imbocco una strada di campagna e poco dopo inizio a sentire della musica raggaeton in lontana. Percorro ancora qualche metro, stando attendo alla strada non asfaltata, finché inizio a vedere delle macchine parcheggiate tutte in fila sul bordo della strada e poi, in pochi minuti, mi ritrovo davanti all'enorme villa bianca.
Posteggio l'auto in un posto a caso, ossia dietro una macchina dal valore inestimabile, dato che non c'è nessun parcheggio libero in questo spiazzo enorme, e dopo aver chiuso a chiave, inizio a camminare verso la casa. Sento i sassolini scricchiolare sotto le scarpe del vialetto che conduce all'ingresso e mi rendo conto che intorno alla casa è tutto dannatamente floreale e curato.
La musica è fastidiosamente alta già da questa distanza e il posto è pieno zeppo di persone persino all'esterno, non oso immaginare come sia l'interno. Trovare Clarice sarà un'impresa, soprattutto per uno che come me odia questi posti così caotici e non familiari.
Entro cercando di non schiacciare i bicchieri abbandonati sotto al portico e provo a fare partire la chiamata a Clarice, ma dubito che in mezzo a tutto questo casino lo senta suonare. Evidentemente prima mi ha risposto all'esterno della casa, perché altrimenti non si spiega. E infatti lo sento squillare senza ottenere nessuna risposta.
Girovago per circa dieci minuti scrutando la folla per trovarla, finché la vedo. La scorgo non molto lontana da me, appoggiata al muro mentre parla e ride con dei ragazzi. Riesco chiaramente a riconoscere quel suo amico, Vane o come diavolo si chiama, mentre gli altri tre, tra cui una ragazza, non ho idea di chi siano.
Cammino spedito verso di lei e mi schiarisco la gola per attirare la sua attenzione. Smettono immediatamente di parlare tra loro e mi rivolgono tutti il loro sguardo, ma io osservo solo lei.
- Ma Tiberio cosa ci fai qua?- allunga leggermente la finale dell'ultima parola e capisco subito che non ha seguito il mio consiglio di mangiare e bere acqua. È ancora palesemente ubriaca
- Sono venuto per portarti via- sento i tipi ridere davanti alle mie parole e io li fulmino con lo sguardo, uno per uno, soprattutto Vane. Dio, sono ridicoli
- Ma non voglio andarmene, mi piace stare qua. Vattene tu- alzo gli occhi al cielo mentre lei mi parla come una bambina capricciosa, poi faccio un ulteriore passo verso di lei e l'afferro per il polso, pronto a portarla via, ma il suo amico si mette in mezzo, impedendomelo.
Davanti a questa scena sento immediatamente la rabbia avvampare in me. O si sposta o si prende un pugno in faccia, tanto è da a tempo che sogno di colpirlo. A lui la scelta
- Ha detto che non vuole andarsene- è ubriaco marcio pure lui e sono certo che non si renda completamente conto delle sue azioni. Ma perché stasera dovevo finire qua? Maledizione
Lo lascio perdere e lo sposto da davanti a me con facilità, visto i suoi riflessi spenti per via dell'alcool, poi riafferro Clarice e la trascino via dal gruppetto. Non mi fermo nemmeno sentendola lamentare, anche se non capisco perfettamente cosa mi stia dicendo a causa della musica. Continuo a camminare facendomi largo tra la folla e la porto fino alla mia macchina, facendola posare con le spalle alla carrozzeria.
Solamente ora le ripresto la mia completa attenzione e do retta a ciò che sta dicendo - sei uno stronzo, pensi di potermi trattare come una bambola? Te l'ho già detto che non lo sono-
- Non mi interessa nulla di ciò che hai detto. Sei completamente ubriaca e non sai nemmeno dove ci troviamo, ti sembra normale?- inizio a urlare, indispettito dal suo modo di fare scocciato
- Sì, mi sembra normale divertirsi senza dover rendere conto a te che non sei nessuno. Per te tanto è sempre solo sesso quando parli di me-
- Ma che cosa stai farneticando?- abbasso il tono di voce, vedendola trattenere inutilmente il pianto; alcune lacrime le sgorgano sul viso truccato leggermente - Clarice, non sai quello che dici-
Non riesco a fare a meno di comparare la Clarice di quando ci siamo conosciuti e quella di adesso. Quella di prima che rideva ed era sicura di sé e quella di ora che piange ed è piena di dubbi. È questo che le ha portato l'avere una relazione con me?
- Io so solo che mi hai usata, non provi nulla di quello che io provo per te. Tu mi hai usata per dimenticare la tua ex, e la prova è che ci sei tornato assieme appena ti ho lasciato
- cerca di asciugarsi gli occhi, ma finisce solo per sbavarsi il trucco e riempirsi il viso di macchioline nere. Mi sento uno schifo a vederla ridotta così, la colpa è solo mia.
Mi avvicino a lei, intrappolando il suo corpo tra il mio e l'auto, poi afferro le sue mani e le blocco tra le mie - Clarice, guardami.- evita il mio sguardo, così mollo le sue mani e porto la mia destra sul suo viso, obbligandola così a un contatto visivo - Ehi, guardami. Non ti ho mai usata e non sei mai stata solo sesso. Nemmeno la prima volta che ci siamo visti. Ti ho sentita così vicina mentre parlavamo, che venire a letto con te era così naturale, eravamo già intimi senza nemmeno spogliarci.-
Tira su con il naso, riniziando a piangere, mentre scuote la testa debolmente - mi fai sempre male, Tiberio. Non voglio perdonarti più, non posso-
Sento una fitta al cuore sentendo la sua frase, ma cerco di non darle peso, mentre sposto la mano sui suoi capelli e l'accarezzo piano - adesso andiamo via. Ti porto da me, ti calmi, e mangiamo, ok? Dopo che sarai tornata in te continueremo il discorso. Ci stai?-
Lei lancia uno sguardo all'abitazione, come se potesse darle qualche risposta o come se sperasse che l'amico esca da lì e l'aiuti, poi rinizia a osservare me attentamente, annuendo appena - va bene-
Mi fa spostare da davanti, e io la lascio fare, poi cammina fino al posto del passeggero, apre lo sportello e sale nell'auto senza aggiungere altro. Io, invece, prendo un bel respiro e cerco di scacciare via la tensione, prima di raggiungerla.
Devo riuscire a non rovinare le cose, questa è la mia occasione per farmi perdonare e risistemare le cose e il suo cuore. È evidente che l'abbia cambiata, che stia agendo talmente in modo sbagliato da rovinarle il sorriso e l'umore... Dovrei essere quello che la sostiene e la fa stare bene, mentre sto facendo la parte della persona tossica che la distrugge.
Ma io non voglio aver quel ruolo perché non mi appartiene, non mi sento di essere così, perciò devo darmi una calmata e tornare completamente in me. Devo darmi una svegliata e capire che la vita non mi darà un'altra persona come lei, qualora dovessi bruciarmi ogni chance e ogni possibilità di vivere serenamente con lei.
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